"Uno itinere non potest perveniri ad tam grande secretum"
Recensione a: La maschera della tolleranza. Ambrogio, Epistole 17 e 18; Simmaco, Terza Relazione. Introduzione di Ivano Dionigi, traduzione di Alfonso Traina, con un saggio di Massimo Cacciari, testo latino a fronte, Milano BUR 2006
Giacomo Dalla Pietà
Particolarmente significativa appare la recentissima pubblicazione delle lettere di Ambrogio relative alla disputa sull'altare della Vittoria unitamente alla Relatio III di Simmaco, dal momento che tale disputa sembra in qualche modo ricollegarsi al non sopito e sempre fecondo odierno dibattito sul dialogo interculturale ed interreligioso. Non può non colpire la sensibilità odierna (pur tenendo doverosamente presente la diversità di intenti e di contesto) l'affermazione di Simmaco secondo cui: "Quid interest qua quisque prudentia verum requirat? Uno itinere non potest perveniri ad tam grande secretum" (Relatio III, 10). La conoscenza del divino, dice il prefetto di Roma, può essere raggiunta in modi diversi; perché dunque privilegiarne uno soltanto?
A tale dibattito in ultima analisi sembra alludere la prefazione di Ivano Dionigi, che si conclude con un'interrogazione:"Dobbiamo allora rassegnarci alla scelta tra un altare e un altro, e all'impossibilità di dialogo tra chi crede nel dio noto e chi s'interroga sul dio ignoto? (pag. 27)".
Particolarmente interessante sembra il saggio di Massimo Cacciari posto in fondo al volume. Il filosofo dimostra come la disputa tra Simmaco e Ambrogio rivesta un'importanza capitale in quanto espressione dell' inconciliabilità di fondo allora esistente tra Paganesimo e Cristianesimo: se Simmaco invoca l'antica e romana pax deorum, quale condizione nella quale il cristianesimo possa vivere accanto agli altri culti dell'impero, Ambrogio non sa cosa farsene di tale dissimulatio, di tale tolleranza o permissività (stimolante la riflessione etimologica e filosofica sul termine 'tolleranza' che Cacciari ritiene per lo meno ambiguo, contenuta alle pagg. 135-43), poiché comprende perfettamente che un simile atteggiamento è contrario al disegno di salvezza universale proprio del Cristianesimo, e che in realtà Simmaco lo pretende da parte dell'imperatore, anche se cristiano ("Si exemplum non facit religio veterum, faciat dissimulatio proximorum", Relatio III) non tanto per amor di pace, quanto in funzione di una futura e ancora possibile rinascita del Paganesimo; vent'anni prima, nel 363, era morto l'imperatore Giuliano, che aveva tentato l'ultima seria restaurazione del Paganesimo, sia pur su nuove basi, vagheggiando una sorta di chiesa pagana.
Dio dunque non può convivere con la pax deorum, non può essere equiparato alle divinità dei popoli soggetti che Roma ha assimilato in precedenza: "Il dio cristiano – scrive Cacciari, pag.119 – non è un "dio degli eserciti", e perciò non viene sconfitto, e perciò non può venire invocato-persuaso a 'trasferire' a Roma la propria potenza".
Siamo lontani, in questa delicata fase in cui il Paganesimo ha ancora sufficienti possibilità di rivincita, dalla sintesi di Agostino, che individua nell' ascesa dell'impero romano la possibilità di un disegno provvidenziale (De civitate Dei, 5, 12 e seguenti); unica possibilità di salvezza per l'impero, secondo Ambrogio, è la totale cristianizzazione sua e delle sue humanae virtutes.
L'importanza della disputa tra Simmaco e Ambrogio risiede appunto anche nel fatto che essa è l'ultimo documento nel quale Cristianesimo e Paganesimo si fronteggiano a forze quasi pari.
La bella traduzione di Alfonso Traina, fedele e scorrevole, giova alla comprensione del manierato stile dei due autori, simili per educazione e cultura; stile latino artificioso, ma non per questo privo di vigore, fascino letterario ed artistico. Nelle pagine 107-109 è contenuta un'interessante nota filologica.
English abstract
This paper is the review of the book “La maschera della tolleranza. Ambrogio, Epistole 17 e 18; Simmaco, Terza Relazione“. Particularly significant appears the very recent publication of Ambrose's letters relating to the dispute over the altar of Victory together with the Relatio III of Symmachus, since this dispute seems in some way to be connected to today's not dormant and always fruitful debate on intercultural and interreligious dialogue.
keywords | Review; Book; BUR; La maschefra della tolleranza; Ivano Dionigi; Alfonso Traina; Massimo Cacciari; Interreligious dialogue.
Per citare questo articolo / To cite this article: G. Dalla Pietà, “Uno itinere non potest perveniri ad tam grande secretum”. Recensione a: La maschera della tolleranza. Ambrogio, Epistole 17 e 18; Simmaco, Terza Relazione, Milano 2006, “La Rivista di Engramma” n. 51, ottobre 2006, pp. 29-30 | PDF