"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

190 | marzo 2022

97888948401

“Il pericolo gravissimo è la prospettiva immediata”

Intervista a Luciano Canfora

a cura di Chiara Velicogna

English abstract

Chiara Velicogna | In redazione di “Engramma” abbiamo letto con molto interesse l’articolo apparso sul “Corriere della Sera” del 18 Marzo su Tucidide e l’inizio della guerra del Peloponneso. Vorremmo chiederle, in particolare, in che modo lo studio del mondo antico può essere utile per la lettura delle vicende odierne.

Luciano Canfora | Da oltre cinquant’anni mi occupo di questo autore antico, però questa guerra mi ha aiutato a capirlo meglio. Non avevo mai apprezzato fino in fondo il passaggio del primo libro, quando Tucidide dando una valutazione complessiva del conflitto dice: “La guerra la incominciarono gli Ateniesi e gli Spartani” (I, 23,4: ἤρξαντο δὲ αὐτοῦ Ἀθηναῖοι καὶ Πελοποννήσιοι λύσαντες τὰς τριακοντούτεις σπονδὰς αἳ αὐτοῖς ἐγένοντο μετὰ Εὐβοίας ἅλωσιν).

Lo intrapresero, lo incominciarono – al plurale – gli ateniesi e gli spartani, quindi intende chiaramente che entrambi sono responsabili di quella guerra, che è durata trent’anni. E perché dice questo? Perché supera il livello superficiale, al quale molti spesso si attengono, di considerare soltanto l’ultimo segmento, l’ultimo atto: Sparta ha invaso l’Attica, allora Sparta è l’aggressore. Ma se uno legge Tucidide, in quei capitoli iniziali trova questa valutazione: gli Spartani si mossero perché ormai la potenza economica, militare, commerciale di Atene era per loro insostenibile e insopportabile. Allora la responsabilità ricade su entrambi. Nel nostro caso, siamo di fronte a un fenomeno analogo: il passato prende luce dal presente e viceversa.

Si può aggiungere qualche esemplificazione più vicina nel tempo, per dire un fatto gigantesco di cui paghiamo ancora le conseguenze, cioè la Prima guerra mondiale iniziata nel 1914. È superficiale far riferimento all’attentato di Sarajevo, alla reazione troppo violenta dell’Austria: da tempo l’Inghilterra, la grande potenza marittima che dominava in sostanza i mari dell’intero pianeta, non sopportava che la Germania diventasse sempre più forte proprio sul terreno delle armi e dell’industria pesante e della flotta. Quindi l’Inghilterra desiderava arrivare allo scontro – l’élite naturalmente, chi comanda, non i cittadini inglesi. Ecco, quello è un caso perfettamente analogo allo scontro Sparta/Atene. Dire questo magari potrebbe sembrare troppo equidistante? No, non è affatto equidistante. Vuol dire che quando ci sono imperi in lotta, fatalmente si scontrano. E allora la responsabilità ricade sulla politica di potenza come tale. L’Alleanza Atlantica ha sfidato in maniera brutale la Russia negli ultimi venticinque anni, portando i suoi confini, i confini della Nato fino nei pressi di Mosca e Leningrado: qualunque grande potenza a un certo punto reagisce.

CV | Chi racconta questo, cioè lo storico, ha una posizione di neutralità, oppure si può parlare anche di altro?

LC | Io sono sempre stato schierato a sinistra e mi considero comunista: ma la Russia di Putin non mi suscita affatto simpatia perché è un paese ormai iper-capitalistico, però mi rendo conto che forse a un certo punto, politicamente, non poteva che reagire. Poi i modi della reazione si possono criticare, disprezzare, eccetera. Però guardando da militante di sinistra uno scontro di potenze, devo cercare di capire e di far capire che si tratta, appunto, di uno scontro di potenze.

CV| Quello che noi subiamo in questo momento si può definire una tempesta di immagini?

LC | Si tratta di un’unica matrice: le immagini dei giornali sono tutte uguali. Fotografie colossali che occupano i 4/5 della pagina, che devono emozionare, scandalizzare, scuotere, anche se poi l'immagine, se fosse ridotta alla dimensione normale di una fotografia quotidianamente pubblicata in un giornale, non sarebbe così significante. Poi ci sono anche i casi di falsificazione, per esempio tante immagini della guerra di Bosnia sono state utilizzate come se riguardassero questa guerra. Qui ci può essere un errore, ma può essere una mossa maliziosa e tendenziosa. A essere benevoli ci possiamo attenere a un’ipotesi di errore, però tanti errori messi insieme rinviano a una volontà di informazione parziale, un’informazione che può definirsi faziosa. Purtroppo questo meccanismo non è mai stato così violento e uniforme, direi almeno da settant'anni a questa parte. Questo mi preoccupa perché vuol dire che c'è una direttiva che prevede il peggio. Spero di no.

CV | In “Engramma” ci occupiamo molto di immagini, del loro senso e del loro valore. Rispetto a questo discorso, si nota anche un uso delle immagini in funzione di un “romanticismo pornografico”, ma anche come arruolamento di icone e di santi nella propaganda della guerra. Nella serie di falsificazioni non si può davvero trovare una neutralità. Qual è il compito dello storico in questo orizzonte?

LC | Uno storico italiano, Angelo d’Orsi, ha denunciato che qualche giorno fa la fotografia che campeggiava nella prima pagina de “La Stampa”, fotografia che occupava 2/3 della prima pagina, presentata col titolo “La carneficina” in riferimento a Mariupol, in realtà era una foto dell'attacco ucraino contro il Donbass. Credo che il direttore de “La Stampa” si sia scusato, abbia cercato di giustificarsi. Ecco, questo è un caso concreto: Angelo d’Orsi ha preso la parola e ha denunciato un errore depistante, proprio mirante a dire il contrario della verità.

CV | Queste tecniche anche di depistaggio, di allontanamento della verità, potrebbero essere collegate a una sorta di tremendo amore per la guerra?

LC | La cosa forse più grave è la prospettiva immediata, cui dobbiamo guardare lucidamente come un pericolo gravissimo. Se il cosiddetto presidente ucraino continua a chiedere l’intervento armato dell’Alleanza Atlantica, desidera lo scoppio della Terza guerra mondiale. E in realtà sei mesi fa, intervistato da una televisione americana, diceva che ci sarebbe stata una guerra e sarebbe stata l’inizio della Terza guerra mondiale. Quindi noi siamo alle prese con un irresponsabile, un vero irresponsabile che viene presentato come un eroe. Ma coloro che oggi lo esaltano come un eroe si rendono conto che un domani saranno le vittime di costui?

English abstract

In this interview, Luciano Canfora analyses the current conflict between Ukraine and Russia by proposing a parallel with Athens and Sparta, both of which were responsible for the war, as famously pointed out by Thucydides. There is, he observes, a tremendous love of war, but what should worry us most is the very serious danger of a third world war in the immediate future. 

keywords | Ucraine War; Thucydides; Athens/Sparta; Sarajevo.

Per citare questo articolo: C. Velicogna, Intervista a Luciano Canfora. “Il pericolo gravissimo è la prospettiva immediata” ”La rivista di Engramma” n.190, marzo 2022, pp. 147-150 | PDF dell’articolo

To cite this article: C. Velicogna, Intervista a Luciano Canfora. “Il pericolo gravissimo è la prospettiva immediata” ”La rivista di Engramma” n.190, marzo 2022, pp. 147-150 | PDF of the article

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2022.190.0004