Angeli & altri pennuti
Editoriale di Engramma 197
a cura di Maria Bergamo, Delphine Lauritzen, Massimo Stella
English abstract
Il movimento sinuoso dell’ala di un uccello; la disposizione perfetta delle sue penne, funzionale alla fisiologica necessità del volo; lo splendore pittorico dei colori cangianti, summa di bellezza naturale e sovrannaturale al tempo stesso. Alato, angelico, mistico, animale, ermetico, conturbante: lo spirito di questo numero di Engramma è contenuto tutto nell’immagine di copertina.
E il titolo ironico, d’altro canto, restituisce la scintilla da cui esso ha preso avvio: il felice incontro tra la ricerca ‘angelologica’ di Delphine Lauritzen e la ‘caccia al falco’ nell’iconografia imperiale di Maria Bergamo; Massimo Stella si è assunto poi l’onere di affondare lo sguardo nell’aspetto più perturbante e ambiguo dell’Essere alato.
Già a partire dal Fedro di Platone, infatti (per restare nei confini della nostra tradizione), l’ala non è soltanto un arto e uno strumento di locomozione: l’ala è in sé un organo autonomo, un animal, ovvero un’entità animata, è un’energia, è una dynamis del vivente, tanto che Platone, sulla base di una secolare sapienza pregressa, ne fa tout court il simbolo dell’anima. D’altra parte, l’angelo, erede del daimon pre-platonico e platonico e nondimeno degli uccelli aristofanei, occupa lo spazio intermedio tra l’umano e il divino rendendo l’invisibile immaginabile e dicibile in chiave fantasmatica. E il phantasma angelico, per converso, si cristallizza, nel tempo, come sintesi tra l’antropomorfo e l’animale. E ancora, l’ala come l’occhio.
All’angelo e al rapace è data la visione, la contemplazione del sole e della xvarnah, oltre il velo della carne, ai confini del cerchio del sacrum: esseri ibridi, liminali, sospesi in volo tra la fissità dell’assoluto e il precipizio nel transeunte, solo a loro è concessa la possibilità di ascesa e caduta, passaggio e penetrazione continuo tra la dimensione fisica e la metafisica, tra il reale e il simbolico.
Ma, nonostante questa continua interrelazione semantica, nell’indicizzare il numero si è preferito seguire una rigida nomenclatura, quasi una tassonomia di specie: vi sono due sezioni, una più prettamente angelica, una più ornitologica.
I due articoli di Delphine Lauritzen, Comment le Quatrième Vivant (re)devient-il un ange ? Plasticité symbolique de l’anthropomorphisme sur les mosaïques de Ravenne, e di Massimo Stella, Fabula angelica, l’ombelico del sacro. caccia, volo, ferimento, estasi e caduta tra Balzac e Apuleio: Séraphîta e Metamorfosi V 22-25, in apertura del numero, sono in dialogo molto stretto tra di loro, puntando proprio l’accento – dal testo biblico all’età tardo-antica il primo, e sulla modernità matura nella scrittura di Balzac il secondo – sulla natura ibrida dell’essere angelico, tra antropomorfizzazione a animalizzazione.
Filippo Perfetti in Putti e fiamme aggettivi dell’angelo, nell’arte fiorentina del Quattrocento, ricerca la ‘forma’ dell’angelo tra l’ermetismo ficiniano, gli spiritelli di Donatello e i motivi ornamentali di scuola botticelliana. Sempre di un’opera del grande maestro fiorentino, la Natività mistica, si occupano Monica Centanni e Paolo Cipolla: l’integrazione della lacuna in caratteri greci apre un’interpretazione apocalittica e salvifica, che procede dal grido dell’aquila di Apocalisse XII al coro angelico sulla capanna del Dio incarnato – ΟΥΑΙ ΟΥΑΙ, il secondo grido dell’aquila. Angeli apocalittici e demoni sconfitti nella iscrizione greca (integrata) della Natività mistica di Botticelli. Gli articoli di Tommaso Scarponi, Dove tu passi è Samarcanda. Sull’Angelo come purificazione dello spazio, e di Giorgiomaria Cornelio, Sul parlare angelico. Un’antologia da Fabula mistica di Michel De Certeau, si concentrano invece su due versanti complementari e interdipendenti in cui si articola la ‘questione angelica’ dal punto di vista squisitamente noetico e, forse meglio, meta-noetico: il versante linguistico-verbale-epifanico attraverso De Certeau, per un verso, e il versante ‘imaginale’, per l’altro, che torna a riflettere sullo spazio angelico come vuoto tra Corbin e Florenskij.
Concetta Cataldo, con l’intento di decifrare uno strano e fortunato aneddoto antico – la tradizione secondo la quale Eschilo sarebbe stato ucciso da una tartaruga piovuta dal cielo sulla sua testa calva – riesce a coniugare nozioni squisitamente etologiche a fonti classiche ed erudite in Aquile e tartarughe, dall’aneddoto sulla morte di Eschilo agli Adagia di Erasmo. L’uccello rapace, il falco, nel saggio di Yannis Hadjinicolaou sull’arte della falconeria, acquista un respiro teorico ispirato ai visual studies in Immagini in volo. Nachleben iconica della falconeria, ove l’iconografia del re con il falcone posato sul braccio è accostata al concetto di Pathosformel warburghiana.
In Angeli, ali e pennuti dal Theatrum mundi di Vettor Pisani, Asia Benedetti descrive i misteriosi e affascinanti pennuti del bestiario dell’artista, tra materia umana e sostanza alata, mentre Ilaria Grippa in Icaro, l’ascesa, la caduta. The suffering of light di Alex Webb restituisce a un noto scatto del fotografo Alex Webb la tragica e dolorosa profondità del celeberrimo mito.
Anna Ghiraldini e Chiara Velicogna, in Ali di Massimo Scolari. A proposito di Aliante 1991, presentano la ripubblicazione della relazione di progetto di Massimo Scolari, trasportandoci in un’altra dimensione: la scultura di Scolari, ora posta vicino alla sede didattica principale dell’Università Iuav di Venezia, è il frutto di una “progettualità simbolica e insieme figurazione di sapere atto ad andare oltre – lavorando di peso, di equilibrio e di vento”.
Chiudono il numero tre recensioni: Filippo Perfetti, Angeli e altri pennuti. Una lettura della mostra Recycling Beauty (Fondazione Prada, Milano novembre 2022/febbraio 2023), recensisce la mostra curata da Salvatore Settis riconnettendone il tema al numero di Engramma e richiamando l’attenzione sui Troni degli dèi esposti insieme per la prima volta; mentre Maria Bergamo, The Venetian Bride. Bloodlines and Blood Feuds in Venice and its Empire, ripercorre il romanzo-saggio di Patricia Fortini Brown che è una testimonianza di amore per Venezia e per la ricerca su Venezia. Il portato sapienziale e mistico di matrice orientale legato all’immagine del potere imperiale precipita nella figura del falconiere che compare tra le “placchette profane” della Pala d’Oro in una monografia di Maria Bergamo, presentata qui da Patricia Fortini Brown.
Appendice semiseria e autoironica, tra paradiso celeste e paradiso terrestre. Numerologia del numero 197 di Engramma
Il numero 197 è un numero primo che rivela la sua natura angelica sotto vari rispetti. Innanzitutto è un numero composto da una trinità di numeri dispari: 1, 9, 7. Ciascuna di queste cifre è portatrice di un elemento simbolico che la ricollega al divino ma anche ai numeri angelici. Infatti, se l’1 è il numero assoluto, l’Uno del Neoplatonismo che confluisce sincreticamente nel Dio unico del Cristianesimo, ne La gerarchia celeste dello pseudo-Dionigi l’Areopagita – l’opera dell’inizio del VI sec. che può essere considerata il primo trattato di angelologia – il 9 corrisponde alle 3 triadi (3 x 3) di ordini di esseri celesti, in ordine discendente: i Serafini, Cherubini, Troni; le Dominazioni, Virtù, Potestà; i Principati, Arcangeli, Angeli. Nello stesso testo dello pseudo-Dionigi, 7 sono gli arcangeli (così leggiamo in vari passi della Bibbia: Apoc. 8,2; Tb 12,15, et alibi), dei quali i più noti sono Michele, Gabriele, Raffaele, Uriel ma non sono soli: nella tradizione bizantina troviamo anche i nomi di Barachiel, Geudiel, Selatiel, e nella Cabala i nomi di Chamuel, Haniel, Jophiel, Raguel, Remiel, Samael, Sariel, Zadkiel. Procedendo nell’esercizio numerologico si possono sommare progressivamente le cifre che compongono il numero 197: 1+9 = 10, numero le cui cifre sommate tra di loro riportano a 1 (1+0 = 1); l’unità che così risulta sommata all’ultima cifra porta al numero 8 (1+7 = 8). Girato in orizzontale 8 è, nella scrittura della matematica, il simbolo dell’infinito: ∞; ma 8 pare essere anche un numero universalmente riconosciuto come fondante: il numero dell’unità cosmica nel Egitto Antico, è il numero che porta fortuna e prosperità nella cultura cinese; Shiva in India spesso è raffigurato con 8 braccia (2 x 4): secondo la tradizione ebraica, alla fine dei tempi il Messia entrerà per l’ottava porta di Gerusalemme; per l’Islam, 8 porte aprono sul Paradiso, come 8 anche sono gli angeli che sostengono il trono di Dio. Infine, per chiudere tornando sulla terra – nel piccolo paradiso terrestre che cerchiamo di coltivare – le 3 cifre del numero 197 segnalano che mancano soltanto 3 numeri per arrivare al traguardo del numero 200 di Engramma, in pubblicazione nel terzo mese dell’anno 2023.
English abstract
This issue of Engramma is divided into two sections: the first one focuses on the representation of the angel between anthropomorphism and zoomorphism; the second one retraces some significant scenarios in the symbolic history of the winged bestiary, with a special focus on the figures of the eagle and the falcon. The two articles by Delphine Lauritzen, Comment le Quatrième Vivant (re)devient-il un ange ? Plasticité symbolique de l’anthropomorphisme sur les mosaïques de Ravenne, and Massimo Stella, Fabula angelica, l’ombelico del sacro tra Balzac e Apuleio, which open the issue, are in close dialogue with each other, focusing precisely on the hybrid nature of angelic being, between anthropomorphism and animalisation. Filippo Perfetti in Putti e fiamme aggettivi dell’angelo, nell’arte fiorentina del Quattrocento, seeks the ‘form’ of the angel between Ficinian hermeticism, Donatello’s “spiritelli” and the ornamental motifs of the Botticelli school. Monica Centanni and Paolo Cipolla in ΟΥΑΙ ΟΥΑΙ, il secondo grido dell’aquila. Angeli apocalittici e demoni sconfitti nella iscrizione greca (integrata) della Natività mistica di Botticelli study Sandro Botticelli’s Mystical Nativity, and integrate the lacuna in the Greek inscription on the upper margin of the painting: the result is an apocalyptic re-interpretation of the scene which proceeds from the cry of the eagle in The Book of Revelation XII “ΟΥΑΙ ΟΥΑΙ”. The two articles by Tommaso Scarponi, Dove tu passi è Samarcanda. Sull’Angelo come purificazione dello spazio, and Giorgiomaria Cornelio, Sul parlare angelico. Un’antologia da Fabula mistica di Michel De Certeau, focus on the two complementary and interdependent features, namely the ‘imaginal’ (Scarponi) and the linguistic (Cornelio) ones, to which the ‘angelic question’ from a meta-noetic perspective is shaped. Concetta Cataldo, in her article Aquile e tartarughe, dall’aneddoto sulla morte di Eschilo agli Adagia di Erasmo, unravels one of the most bizarre mysteries of Antiquity – the death of Aeschylus in which both an eagle and a tortoise are involved – combining ethological notions with classical and erudite sources. The article by Yannis Hadjinicolaou Immagini in volo. Nachleben iconica della falconeria focuses on the art of falconry: the iconography of the king with the falcon resting on his arm is interpreted through the Warburgian lens of Pathosformel. Asia Benedetti, Angeli, ali e pennuti dal Theatrum mundi di Vettor Pisani, describes and reinterprets the mysterious and fascinating creatures of Vettor Pisani’s winged bestiary, while Ilaria Grippa in her Icaro, l’ascesa, la caduta. The Suffering of Light di Alex Webb recalls the mythic and tragic background which underlies a famous shot by the renowned photographer. The essay by Anna Ghiraldini and Chiara Velicogna Ali di Massimo Scolari. A proposito di Aliante 1991, transports us to another dimension: Massimo Scolari’s sculpture, now placed near the headquarters of the Iuav University of Architecture in Venice, is the fruit of “symbolic design as well as figuration of knowledge capable of going beyond visibility - playing with weight, balance and wind”. Three reviews close the issue: Filippo Perfetti, Angeli e altri pennuti. Una lettura della mostra Recycling Beauty (Fondazione Prada, Milano novembre 2022/febbraio 2023), analyses the famous Thrones of Gods reconstructed in the exhibition curated by Salvatore Settis. Maria Bergamo reviews the novel-essay by Patricia Fortini Brown, The Venetian Bride. Bloodlines and Blood Feuds in Venice and its Empire. Finally, Patricia Fortini Brown presents the book Alessandro, il cavaliere, il doge. Le placchette profane della Pala d’Oro di San Marco by Maria Bergamo, in which the image of the Mystic Falconer emerges in the representation of imperial power transferred from Byzantium to Venice.
keywords | Angels; Wing; Anthropomorphism; Zoomorphism; Falcon; Falconry; Eagle; Metamorphosis; Hybrid; Messenger; Monster; Witchcraft; Shamanism.
Per citare questo articolo / To cite this article: M. Bergamo, D. Lauritzen, M. Stella, Angeli & altri pennuti. Editoriale di Engramma 197, “La Rivista di Engramma” n. 197, dicembre 2022, pp. 7-12 | PDF