Bonne nuit la Tristesse!
A proposito della torta di compleanno di James Stirling
Chiara Velicogna
English abstract
Berlino, maggio 1988: si inagura il nuovo Wissenschaftszentrum, uno dei tanti, controversi, prodotti della Internationale Bauaustellung (IBA) del 1984-1987. Ignoti commentatori, come nel caso del più noto edificio di Álvaro Siza realizzato anch’esso per la stessa IBA, decorano il muro al di sopra dell’ingresso sud dell’edificio con la scritta “Geburts-tags-torte!” (torta di compleanno).
L’edificio di Stirling e Wilford, complice anche la notorietà dei due architetti in Germania grazie alla nuova Staatsgalerie di Stoccarda inaugurata nel 1984, finisce per diventare il simbolo della ‘postmodernità’ dell’edizione dell’IBA 84/87. Il complesso articolato in più corpi di fabbrica, stabilito su piante stilizzate di tipi edilizi storici – campanile, basilica a croce latina, stoà – è unito dalla colorazione a grandi fasce rosa e azzurre, che suggeriscono in modo evidente la sua associazione con una torta (Akcan 2018, 195).
Sebastiano Brandolini, su “Casabella”, fa notare che l’aspetto “gaudente” dell’edificio, in aperto contrasto con il luogo in cui sorge, sembra irritare molti: “Ho sentito diversi architetti paragonarlo a una ‘torta’, come se fosse fatto di strati di crema pasticciera”; gli stessi percepiscono questo uso del colore come ‘poco serio’, rimarcando che l’intero complesso avrebbe funzionato meglio in bianco e nero (Brandolini 1988, 49). Oltre che a una torta, Stirling stesso paragona, con la consueta ironia, l’edificio appena inaugurato a un colorato nuovo animale nello ‘zoo’ architettonico del nuovo cultural forum berlinese (Stirling 1988, 36) – a sua volta parte di una recente tradizione della città, che non riguarda solo l’IBA, ma anche l’iniziativa dell’Hansaviertel e la sua collezione di ‘pezzi’ d’autore: una zebra a righe rosa e azzurre.
La critica, prevedibilmente, si affretta a cercare identità precise ai riferimenti storico-formali dell’edificio di Stirling e Wilford, come a risolvere un ipotetico gioco enigmistico, un gioco per altro riconosciuto – e forse anche incoraggiato – da Stirling stesso, che alla domanda sul perché utilizzare forme appartenenti alla storia risponde con laconico “Why not?” e nelle fasi preliminari del progetto, in un aneddoto riportato da uno dei collaboratori dello studio, brandendo un piccolo volume dedicato agli stili architettonici, avrebbe dichiarato “We’ll have one of each” (Girouard 2000, 224). Dal “Why not?” Masiero parte per un’acuta analisi di uno Stirling paragonato non tanto al consueto architetto-demiurgo o a una figura tragica, quanto piuttosto a un cuoco il quale
[…] non può avere nulla di tragico.[…] [S]e ti do da mangiare non posso volerti o volermi del male. Anche alla cena del condannato a morte si offrono cose buone. Stirling ci offre cose buonissime. Forse perché sa che siamo, in quanto Moderni, già condannati a morte? Forse che sì, forse che no (Masiero 1997, 178).
Ma la torta, e il graffito che, come vedremo, ha messo in vago imbarazzo più i fotografi di architettura dell’architetto, sarebbe solo un caso di teutonico sense of humour, se non fosse che una torta di compleanno per James Stirling non solo era esistita davvero – sia in forma edibile, che in forma di modello ligneo – ma era anche assurta agli onori delle cronache per la sua presenza, in forma monumentale, alla mostra Roma Interrotta del 1978.
L’anello di collegamento tra il cuoco (o per essere più precisi il pasticcere) e l’architetto si ritrova nella rubrica Astragal sull’“Architect’s Journal”, che in due settimane consecutive nel 1987, nell’illustrare un’immagine del Wissenschaftszentrum in costruzione, definisce Stirling “Mr Pastry”, citando il discorso di accettazione della Gold Medal del 1982 da parte di Berthold Lubetkin, secondo il quale – non senza ironia – l’architettura sarebbe solo una branca minore della “pasticceria ornamentale” (Stirling aveva ottenuto la Gold Medal solo due anni prima, e non è escluso che la frecciata possa essere, in parte, anche nei suoi confronti), e così descrive l’edificio:
Jim Stirling’s freshest confection, the pink and blue candy striped Wissenschaftszentrum […] features hooded marzipan architraves, gingerbread cornices and rusticated base with sugar icing applied evenly to all facades [sic] the individual elements being arranged like fairy cakes on a plate (Astragal 1987a, 7).
Rincarando la dose, nel numero successivo (Astragal 1987b), il WZB è un “candy striped, half baked Battenburg” (si tratta di un tipo di torta di origine inglese, in sezione tipicamente a scacchi rosa e gialli), e il nostro commentatore in questa occasione ‘serve’ la critica insieme alla foto della torta realizzata dallo studio nel 1976 per il cinquantesimo compleanno dell’architetto: “James Stirling has his cake and eats it” (approssimativamente traducibile in italiano, con la perdita del gioco di parole, come “Jim Stirling ha la botte piena e la moglie ubriaca”). La stessa fotografia era però già stata pubblicata, sempre da Astragal, a commento della partecipazione di Stirling alla mostra Roma Interrotta, nella quale alcuni architetti contemporanei, “attenti alla storia”, rielaborano a loro piacimento porzioni della settecentesca mappa di Roma di Nolli:
[…] his submission for a particularly dotty project, involving such humourless maestros as Leo Krier and Venturi, to develop the eighteenth century Nolli plan for Rome […]. The history faculty hero chose to rework his segment, using all this [sic] projects, built and unbuilt, in new contexts. Megalomaniac frustrated architecture as Stirling put it, proving his point with a proposal to replace Garibaldi’s statue with his own birthday cake (Astragal 1978, 1034).
E proprio il Megalomane Architetto Frustrato (MAF) di Stirling, Wilford, Bevington e Weiss, utilizzando un “self deprecating sense of humour” (Astragal 1978, 1034), illustra l’approccio dello studio al tema:
La megalomania è privilegio di un’eletta minoranza. Piranesi, che tracciò il suo piano nel 1762, era senza dubbio un Megalomane Architetto Frustrato, come pure Boullée, Vanbrugh, Soane, Sant’Elia, Le Corbusier ecc., ed è in questa insigne compagnia, da architetti MAF, che avanziamo la nostra proposta. L’architetto megalomane è frustrato al massimo grado a proposito di progetti disegnati ma non costruiti, e una prima decisione fu quella di correggere la pianta del Nolli incorporandovi tutte le nostre opere non realizzate (Roma Interrotta 1978, 83).
Su questo sfondo, come si legge nel testo:
C’è pure uno scambio di monumenti, per es. la torta di compleanno di JS al posto di Garibaldi (Roma Interrotta 1978, 83).
La torta riappare anche nell’ “Itinerario educativo” proposto dallo studio attraverso la loro interpretazione della “Roma Interrotta”,
Proseguendo lungo via della Lungara, la strada rettificata da Giulio II, si raggiunge il nuovo Campus universitario. [....] Lo scalone monumentale è il cuore del progetto: da esso si diparte l’asse principale di un giardino geometrico che è stato esteso e leggermente riallineato, concludendosi al piede di JS, maggiore del naturale, su una torta di compleanno che ha sostituito Garibaldi a cavallo (Roma Interrotta 1978, 89).
Lasciamo qui aperta al nostro lettore una questione: che genere di colonna è mai quella a cui si appoggia, à la Singing in the Rain, la figura di Stirling sulla sua torta di compleanno? L’oggetto pare costruito con cognizione di causa dallo studio: un tronco di colonna scanalata su base attica, con al di sopra una ibrida colonna intera che poggia su un plinto esagonale simile a quelli per i lampioni stradali e regge una specie di quadrifoglio di trabeazione. Difficile rintracciare un modello del curioso oggetto: pare probabile che, nello spirito ludico e festoso dell’intera vicenda, la colonna possa essere un frankenstein nato da dettagli provenienti dai diversi progetti all’epoca sui tavoli da disegno dello studio – e che, visto il periodo, lì erano per lo più destinati a rimanere.
Ma ritorniamo nella Berlino dell’IBA 84/87. A pochi chilometri di distanza dal Wissenschaftszentrum, nei pressi di Schlesischer Tor, l’edificio residenziale di Álvaro Siza era stato fin da subito soprannominato Bonjour Tristesse grazie alla scritta posta in sommità, con tutta probabilità realizzata da ‘non autorizzati’ saliti sui ponteggi: la tipografia un po’ naïf (le s di tristesse sono speculari) unita al riferimento, ironico ma colto, al romanzo di Françoise Sagan fanno sì che quel graffito non solo venga preservato, ma diventi il segno distintivo della struttura. Fintanto che può essere ricondotto a un riferimento ‘alto’, anche il vandalismo viene tollerato e, in un certo senso, integrato.
Nel caso del Wissenschaftszentrum – pur sempre la sede di uno dei maggiori istituti di ricerca europei per le scienze sociali – il graffito è più prosaico e viene prevedibilmente e prontamente cancellato, grazie alla concorrenza tra il senso di decoro dell’istituzione e la sua posizione a bassa quota, al di sopra dell’architrave dell’ingresso sud dell’edificio; la scritta però non viene rimossa prima delle visite della stampa e della successiva inaugurazione del centro. Questa espressione di un sentimento sicuramente popolare mette in un certo imbarazzo i fotografi di architettura, che si cimentano nel mettere in secondo piano la scomoda (e tipograficamente un po’ sgraziata) scritta; nelle testimonianze fotografiche, l’edificio a emiciclo è strategicamente riprodotto nei suoi dettagli piuttosto che nella conformazione generale. Le fotografie dell’articolo di Francesco Dal Co su “Lotus” (Dal Co 1988) non scelgono la censura tout court come nel caso dell’“Architectural Review” (Blomeyer 1989), dove non vi è traccia dell’ingresso sud, ma giocano sulla presenza di alberelli utili a mascherare l’intruso [Fig. ]. Gerhard Ullmann, su “Archithese”, sceglie la strada del tutto opposta e, nello spirito giocoso del complesso, apre il suo articolo con un primo piano dell’ingresso sud, in cui “Geburts-tags-torte!” (compreso di trattini e di a capo) compare in tutta la sua gloria, pur senza alcun commento della scritta nel testo (Ullmann 1988, 33). L’accento però è sulla “giocosità” dell’intero complesso, cifra stilistica che d’altronde viene registrata pressoché da tutti i critici (un’antologia si trova in Cazzullo, Gabrielli 1997).
I commentatori, quantomeno sulle riviste di architettura, pur curandosi di dimostrare di saper riconoscere l’ironia nel lavoro di Stirling e Wilford (riconoscimento quasi obbligatorio), non fanno menzione del graffito. Si tratta di un ospite scomodo, che avrebbe avuto il potenziale di diventare iconico tanto quanto la scritta “Bonjour Tristesse” a coronamento dell’edificio di Siza, che però in virtù della sua nascita più “alta” – in tutti i sensi – pare avere tuttora un maggior diritto di cittadinanza nel mondo dell’architettura. “Geburts-tags-torte!” viene dapprima sommariamente ridipinta [fig. 7] e poi definitivamente uniformata all’intonaco azzuro.
Nonostante la strategica semi-censura da parte dei fotografi, il silenzio dei recensori e la disapprovazione degli invitati, Stirling stesso riconosce l’analogia del suo edificio con una torta avanzata “da alcuni” nel discorso inaugurale. Senonché – e forse si tratta di dettagli lost in translation? – la torta di compleanno è diventata nuziale. Con questo dettaglio si chiude il discorso di Stirling (e anche questa breve nota):
I am told the building appears to some as a wedding cake – so on this happy occasion I would like to thank all of you who have come to the celebration (Stirling 1988, 37).
Riferimenti bibliografici
- Akcan 2018
E. Akcan, Open architecture. Migration, citizenship, and the urban renewal of Berlin-Kreuzberg by IBA-1984/87, Basel 2018. - Astragal 1978
Astragal: When in Rome, do as Stirling, “The Architect’s Journal” 167, 22 (31 May 1978), 1034. - Astragal 1987a
Astragal: Mr Pastry, “The Architect’s Journal” 186, 35 (2 September 1988), 6-7. - Astragal 1987b
Astragal: Mr Pastry Speaks, “The Architect’s Journal” 186, 36 (9 September 1987), 6-7. - Blomeyer 1989
G. Blomeyer, Learning and Stirling, “The Architectural Review” 1105 (March 1989), 28. - Brandolini 1988
S. Brandolini, WZB: osservazioni su un edificio semplice, “Casabella” 551 (novembre 1988), 49-61. - Cazzullo, Gabrielli 1997
M. Cazzullo, S. Gabrielli, Why not WZB. Wissenschaftszentrum Berlin 1979-1996, James Stirling Michael Wilford with Walter Nageli, Peter Schaad, John Tuomey, Sestri Levante 1997. - Dal Co 1988
F. Dal Co, Dove le cose cominciano, “Lotus International” 58 (1988), 30-35. - Girouard 2000
M. Girouard, Big Jim. The Life and Works of James Stirling, London 2000. - Masiero 1997
R. Masiero, Ragionando su “Why not?”, in M. Cazzullo, S. Gabrielli, Why not WZB. Wissenschaftszentrum Berlin 1979-1996, James Stirling Michael Wilford with Walter Nageli, Peter Schaad, John Tuomey, Sestri Levante 1997, 173-179. - Roma Interrotta 1978
Roma interrotta: Piero Sartogo, Costantino Dardi, Antoine Grumbach, James Stirling, Paolo Portoghesi, Romaldo Giurgola, Robert Venturi, Colin Rowe, Michael Graves, Leon Krier, ALdo Rossi, Robert Krier, a cura di G.C. Argan, C. Norbert-Schulz, Roma 1978. - Stirling 1988
J. Stirling, Inaugural Speech, “Lotus International” 58 (1988), 36-37. - Ullmann 1988
G. Ullmann, Spielen mit den Formen der Baugeschichte, “Archithese” 3, 88 (Mai/Juni 1988), 33-36.
In this short note, the author retraces the vicissitudes of James Stirling’s birthday cake, and its use by the critics – both formal, on architecture journals, and informal (street artists) – to bring forward their point on the appearance of the Wissenschaftszentrum in Berlin.
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Per citare questo articolo / To cite this article: C. Velicogna, Bonne nuit la Tristesse! A proposito della torta di compleanno di James Stirling, ”La rivista di Engramma” n.200, vol.2, marzo 2023, pp. 343-350 | PDF