"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

200 | marzo 2023

97888948401

Festa a corte

Rappresentare il potere a Xanthos nel IV secolo a.C.

Alessandro Poggio

English abstract

Diciotto partecipanti a un banchetto, tra cui il padrone di casa, sedici membri della servitù e dell’entourage nonché un cane: non sono i protagonisti di una sceneggiatura di Julian Fellowes, ma le figure che affollano il fregio scolpito del banchetto del Monumento delle Nereidi di Xanthos, una tomba a forma di tempio in Licia, regione dell’Anatolia sud-occidentale, agli inizi del IV secolo a.C. (Coupel, Demargne 1969; Childs, Demargne 1989). Eppure, questi rilievi, oggi al British Museum di Londra, potrebbero essere al centro del copione del film Gosford Park o della serie Downton Abbey, perché anche qui persone di diversa condizione sociale si comportano secondo codici ben distinti, ma interagiscono e hanno un ruolo ciascuna nella vita dell’altra. Infatti, come vedremo, il programma figurativo del Monumento delle Nereidi è contraddistinto da un’attenta rappresentazione della corte, intesa come un insieme di persone che affianca il signore nell’esercizio del potere. 

La scena di banchetto del monumento, secondo le ricostruzioni, occupava un intero lato del fregio esterno della cella (Dentzer 1982, 415-419; Childs, Demargne 1989, 202-209, 284-287; Nieswandt 1995, 132-140; Poggio 2017; Hoff 2017, 519-520); uso qui il termine convenzionale ‘banchetto’ per indicare una rappresentazione incentrata esclusivamente sul consumo di vino (si veda Tofi 2006, 830). Pertanto, attraverso l’analisi del banchetto del Monumento delle Nereidi, in particolare di quattro blocchi a mio avviso significativi (per una proposta di sequenza si vedano Childs, Demargne 1989, tav. LXXXIX, Façade nord), questo contributo intende riflettere sugli aspetti della rappresentazione del potere che emergono come distintivi di Xanthos [Figg. 1-4]; inoltre, il confronto con testimonianze funerarie coeve, incluso un ritrovamento recente, permetterà di valutare eventuali elementi che inseriscono i rilievi analizzati in un contesto più ampio, quello del Mediterraneo orientale.

1 | Scena di banchetto del Monumento delle Nereidi (BM 903), rilievo in marmo, da Xanthos, inizi del IV secolo a.C., Londra, British Museum, n. 1848,1020.97. © The Trustees of the British Museum.

Partiamo dal padrone di casa, sul blocco BM 903 [Fig. 1]. Raffigurato frontalmente, porta una barba vistosa e un diadema in testa; due cuscini, su cui poggiano il gomito e un piede, rendono la sua posizione più confortevole; tiene in mano una coppa e un sontuoso recipiente a forma di corno con protome di animale alato; sotto il suo letto (kline) è accucciato un cane. Tale ricchezza di attributi pone un accento particolare su questo personaggio, che va infatti identificato con il committente della tomba, forse Erbbina/Arbinas, signore di Xanthos; questi, come altre figure chiamate convenzionalmente “dinasti”, governava nell’ambito dell’Impero Persiano godendo di un certo grado di autonomia. Secondo Pierre Demargne questo rilievo era posto al centro del fregio del banchetto (Childs, Demargne 1989, 249), una posizione che accrescerebbe un’enfasi già chiara. Mi soffermo su due attributi a mio avviso di particolare rilevanza. Innanzitutto, la presenza del cane ha un ruolo ben preciso nell’identificazione del signore. Il dinasta, infatti, è raffigurato sul Monumento delle Nereidi almeno tre volte insieme a questo animale: sul fregio del banchetto all’esterno della cella, come si è appena detto; nella rappresentazione con la famiglia e la corte sul frontone orientale; nella scena di caccia sull’architrave. Si tratta di momenti diversi della vita del committente: il banchetto è un momento dalla forte valenza sociale, in cui si esplica una chiara gerarchia dei rapporti interpersonali all’interno della corte; sul frontone il signore compare invece in una scena di autorappresentazione dinastica dalla sfumatura intimista, insieme a dignitari e servitori (Poggio 2016). In queste due situazioni il cane, sotto la kline del padrone in un caso e sotto il suo seggio-trono nell’altro, è a riposo. Nelle cacce dell’architrave, invece, sono rappresentati in azione sia il dinasta, apparentemente non riconoscibile ma certamente presente almeno in una delle scene, e più cani, che giocano un ruolo importante nel successo dell’impresa. Appare dunque rilevante la ripetuta associazione tra dinasta e cane sul Monumento delle Nereidi anche al di fuori della caccia, un’iconografia molto importante per l’autorappresentazione del potere nel Mediterraneo orientale di età persiana (Poggio 2020).

Il secondo attributo su cui porre l’accento è il caratteristico vaso a forma di corno utilizzato in combinazione con la coppa: si tratta con tutta probabilità di un rhyton, recipiente con un foro in fondo. Da qui fuoriusciva la bevanda, che veniva così versata nella coppa e bevuta (su tipologie e terminologia, Manassero 2008; sull’utilizzo, Ebbinghaus 2000, 101; si veda anche Ebbinghaus 2018). Questi vasi, tipici dei contesti persiani, sono spesso in argento e oro, ma ne esistevano anche di più modesti: quello maneggiato dal personaggio barbato deve essere in effetti un oggetto in materiale prezioso, che rientra in una logica di ostentazione di beni suntuari. Peraltro la presenza sugli altri blocchi del fregio di recipienti analoghi in combinazione con il cratere (Ebbinghaus 2000), sembra suggerire che sia qui rappresentato un momento del banchetto dedicato al consumo collettivo del vino.

Su questo blocco (BM 903) l’attenzione si concentra sul personaggio principale non solo per mezzo degli attributi, ma anche grazie al modo in cui è costruita l’intera scena: infatti, verso di lui convergono simmetricamente due figure. A sinistra, un servitore con le gambe divaricate protende un braccio e la mano aperta: ha probabilmente appena consegnato al signore il rhyton colmo di vino. A destra, invece, si china all’orecchio del dinasta un uomo barbato, che tiene una mano sulla gamba come per facilitare il mantenimento di quella posizione: si tratta di un membro dell’entourage, forse un consigliere, che sta sussurrando parole riservate. 
Questi due personaggi, con movimenti diversi – dinamico il servitore, statico il consigliere – ma convergenti, sottolineano l’importanza del protagonista, vero e proprio perno delle loro azioni, come dell’intera composizione. Considerando la rappresentazione del consigliere, si può evocare la quattrocentesca Camera degli Sposi del Palazzo Ducale di Mantova, opera di Andrea Mantegna: il marchese Ludovico III Gonzaga, seduto su un seggio riccamente ornato, sotto il quale è accucciato un cane, domina la scena che comprende la sua famiglia, dignitari di corte e membri della servitù. L’attenzione del marchese è però momentaneamente distratta: egli, infatti, tenendo una lettera tra le mani, si volge verso un messo o un segretario, che si china tenendo il copricapo in mano in segno di rispetto. Ovviamente, non si può e non si vuole suggerire una derivazione diretta dell’opera di Mantegna dal fregio di Xanthos; si intende piuttosto sottolineare come queste immagini, in contesti molto distanti dal punto di vista geografico e cronologico, ci restituiscano un codice convenzionale del potere, che mira a rappresentare non solo una chiara gerarchia all’interno della corte, ma anche un’organizzazione efficiente in tutte le sue componenti, che consente al signore di essere sempre informato e pronto ad agire. 

Se analizziamo la metà sinistra del blocco BM 903, invece, vediamo che lo scultore ha rappresentato altre due figure addette alla gestione del banchetto. Il personaggio più a sinistra compie un movimento speculare e in direzione opposta rispetto alla figura protesa verso il dinasta: è stato ipotizzato che si muova verso un cratere, posto sul margine del blocco e ora perduto. Al centro, tra le due figure divergenti, ne è raffigurata una terza stante, che con la sua mano levata sembra impartire ordini, regolando il movimento degli altri due personaggi: per questo motivo è stata definita come “maggiordomo” (Childs, Demargne 1989, 207). 
Su questo blocco, dunque, le cinque figure sono presentate come parte di una gerarchia articolata, che svolgono funzioni diverse nell’ambito della corte di Xanthos: il dinasta, un membro del suo entourage, un “maggiordomo” e altri servitori.

Se volgiamo il nostro sguardo verso le altre corti delle regioni costiere del Mediterraneo orientale, vediamo che il tema del banchetto compare sulle tombe di altri dinasti che governavano entro la cornice dell’Impero Persiano tra V e IV secolo a.C. Sul cosiddetto sarcofago del Satrapo, risalente alla fine del V secolo a.C. e proveniente da Sidone (Fenicia), il protagonista è raffigurato in alcune attività che ne denotano il rango, come la caccia e il banchetto; in questa scena il personaggio principale è, come il signore di Xanthos, comodamente adagiato sulla kline con il gomito appoggiato su un cuscino. Con la mano sinistra tiene una coppa, con l’altra si accinge a prendere un vaso a forma di corno, in cui il servitore versa del vino; ritorna ancora una volta l’associazione tra questi due recipienti, anche se in questo caso non è certo che il corno sia un vero e proprio rhyton. Un altro servitore è stante sulla destra, mentre una figura femminile si abbandona seduta al margine sinistro del rilievo: si tratta della consorte del protagonista, in un atteggiamento di lutto che richiama il contesto funerario (Kleemann 1958, 120-125). Caratteristiche analoghe presenta la scena su un lato del cosiddetto sarcofago di Ecatomno, re di Caria e satrapo (ca. 392/1-377/6 a.C.), nonché padre di Mausolo; si tratta di una testimonianza recentemente rinvenuta a Milas, l’antica Mylasa, capitale della Caria prima di Alicarnasso (Diler 2020). Sul lato immediatamente visibile a chi entra nella camera ipogea è rappresentato un personaggio barbato, identificato con Ecatomno, semi-sdraiato su una kline, con in mano probabilmente una phiale; vicino, un altro uomo con barba, in piedi, tiene un recipiente con avancorpo animale, che sembra richiamare analoghi esemplari persiani in materiale prezioso (si veda per esempio il manufatto in oro detto da Hamadan in Curtis, Tallis 2005, 121 n. 118). Circondano la kline del protagonista la moglie assisa, come a Sidone, e altri membri della famiglia e della corte (così le identificazioni in Işık 2020, 212-224).

I sarcofagi di Sidone e Mylasa offrono dunque un parallelo significativo per il fregio di Xanthos confermando l’importanza del tema del banchetto con recipienti alla persiana per i signori del Mediterraneo orientale di V-IV secolo a.C., che erano certamente in contatto e in competizione tra loro nella cornice dell’Impero Persiano; tale dinamica favoriva la diffusione di valori e, conseguentemente, di temi decorativi funzionali all’autorappresentazione del dinasta in ambito funerario. Ci sono però anche significative differenze con la scena di Xanthos. Qui, in primo luogo, manca una figura femminile identificabile con la consorte del signore, presente invece sul già citato frontone orientale del monumento. Una donna è presente sul fregio del banchetto, ossia la figura stante con lungo chitone sul blocco BM 898 [Fig. 2], ma deve essere associata al gruppo di servitori (si tratterebbe di una suonatrice, secondo Bruns-Özgan 1987, 250). Inoltre, il fregio del banchetto del Monumento delle Nereidi include un altro personaggio su una kline isolata (BM 902), che può essere difficilmente interpretato come la consorte del protagonista; si tratta in ogni caso di un membro della famiglia, la cui presenza conferirebbe valore dinastico alla scena, o della corte (Jenkins 2006, 196).

2 | Scena di banchetto del Monumento delle Nereidi (BM 898), rilievo in marmo, da Xanthos, inizi del IV secolo a.C., Londra, British Museum, n. 1848,1020.98. © The Trustees of the British Museum.

3 | Scena di banchetto del Monumento delle Nereidi (BM 899), rilievo in marmo, da Xanthos, inizi del IV secolo a.C., Londra, British Museum, n. 1848,1020.99. © The Trustees of the British Museum.

La scena di banchetto del Monumento delle Nereidi non presenta particolari caratterizzazioni dello spazio in cui si svolge: sono presenti numerose klinai e almeno un cratere per il vino (forse un secondo è andato perduto sul blocco BM 903); tuttavia si può supporre che la scena si svolga in una sala della residenza del signore di Xanthos oppure in un grande ambiente di un contesto sacrale, sull’esempio degli andrones di IV secolo a.C. nel santuario di Labraunda, nella vicina regione della Caria (Poggio 2017, 72-73). Si tratta in ogni caso di uno spazio in grado di accogliere il gran numero di partecipanti raffigurato sul fregio, almeno 34 figure (quella sull’ultima kline a destra su BM 898 è perduta) [Fig. 2]. E’ questa una differenza marcata rispetto ai due sarcofagi di Sidone e Mylasa. Oltre ai due personaggi su klinai isolate, di cui abbiamo già parlato, sedici sono semi-sdraiati a coppie, secondo lo schema dei simposi greci, modello evocato anche dal cratere in BM 898 (Poggio 2017); altrettanti ricoprono diverse mansioni nell’ambito dell’evento e, più in generale, nel funzionamento della complessa macchina della corte.

A uno sguardo d’insieme del fregio sono enfatizzate quelle differenze tra partecipanti al banchetto e servitori già notate sul blocco BM 903. Questi due gruppi differiscono prima di tutto dal punto di vista visivo: c’è un’opposizione tra la posizione semi-sdraiata dei partecipanti sulle klinai, i cui movimenti sono limitati al busto, alle braccia e al capo, e la verticalità di tutte le altre figure, stanti o in movimento dinamico [Figg. 2-3]. I blocchi BM 898 e 899 rivelano la capacità dell’artista di plasmare l’articolazione spaziale della scena conferendole una profondità narrativa: in primo piano si muovono i servitori, che comunicano tra loro e distribuiscono i recipienti colmi agli invitati; in secondo piano, invece, gli ospiti dialogano tra loro. Si creano dunque due canali di comunicazione paralleli, da una parte le disposizioni di servizio, dall’altra le conversazioni del banchetto. In maniera significativa, la sovrapposizione di piani non interessa l’immagine del signore, poiché tutte le azioni si svolgono ai lati della sua kline [Fig. 1]. Questo, ovviamente, è determinato dall’esigenza di lasciare la sua figura completamente visibile all’osservatore, ma si può ipotizzare un elemento di etichetta di corte: probabilmente non era permesso passare davanti al letto del dinasta, ma solo stare a lato, anche per lasciargli una completa visuale di quello che accadeva nello spazio del banchetto.

Risalta poi l’articolazione gerarchica all’interno di questi due gruppi. Per quanto riguarda i partecipanti, emerge il contrasto tra coloro che sono semi-sdraiati a coppie e i due personaggi su letti singoli; l’identificazione della figura su BM 903 con il signore di Xanthos, committente della tomba, risulta così ulteriormente rafforzata. Al contrario, le due scene sui sarcofagi di Sidone e Mylasa sono incentrate su un’unica figura di banchettante, il cui ruolo di protagonista è dunque indiscusso.

4 | Scena di banchetto del Monumento delle Nereidi (BM 900), rilievo in marmo, da Xanthos, inizi del IV secolo a.C., Londra, British Museum, n. 1848,1020.100. © The Trustees of the British Museum.

Parallelamente, sul Monumento delle Nereidi le figure stanti e in movimento hanno funzioni distinte: come sul blocco BM 903, su BM 900 si osserva una figura di “maggiordomo” che sembra indicare i due personaggi sulla kline al servitore che si muove verso sinistra con due recipienti in mano, mentre un secondo si slancia verso destra [Fig. 4]. Il ritmo a tratti concitato dei servitori, che ricevono le disposizioni dei due “maggiordomi”, non ha dunque niente a che fare con i movimenti più marcati di alcuni dei convitati (si veda in particolare su BM 899), determinati da conversazioni coinvolgenti e dagli effetti del vino. In questo contesto, l’analisi delle figure sul Monumento delle Nereidi fornisce importanti informazioni sull’ambito in cui i rilievi furono realizzati: una corte dinastica in cui riveste un ruolo importante non solo la distinzione sociale tra signore e servitori, ma anche la distribuzione e il rispetto delle specifiche mansioni. Anche a Sydone e Mylasa riscontriamo una differenziazione di compiti delle figure che circondano la kline, tuttavia senza il dinamismo e la gestualità che contraddistinguono la scena di banchetto del Monumento delle Nereidi.

In conclusione, la presenza del banchetto sulla tomba del signore di Xanthos si inserisce in un fenomeno ampio, basato su un codice figurativo condiviso dai dinasti che governavano nella cornice dell’Impero Persiano. Il loro linguaggio del potere si presenta per molti aspetti omogeneo, come dimostrano i preziosi recipienti riconducibili all’orizzonte politico e culturale persiano. Pertanto, la recente scoperta del sarcofago di Mylasa rafforza l’immagine di un linguaggio comune nel Mediterraneo orientale di questo periodo.

Tuttavia, accanto alle tendenze comuni emergono alcune particolarità. Per il Monumento delle Nereidi, oltre all’enfasi sull’associazione tra dinasta e cane, va sottolineata l’assenza di quell’atmosfera intima e luttuosa riscontrata a Sidone e Mylasa; è questa una caratteristica del contesto regionale, visto che su un’altra tomba dinastica della Licia, l’Heroon di Trysa, risalente alla prima metà del IV secolo a.C., è presente una rappresentazione di banchetto collettivo allietato da musica e danze (Landskron 2015, 235-237). 
Il fregio di Xanthos, pertanto, offre un’immagine preziosa delle dinamiche all’interno della corte, restituendo in maniera efficace la dimensione sociale e politica di questi momenti conviviali.
 

Riferimenti bibliografici
English abstract

The article considers the banquet scene that decorated the external cella frieze of the Nereid Monument, a 4th-century BC funerary monument erected in Xanthos (Western Anatolia, present-day Turkey).
The scene, populated by numerous figures including the dynast himself and members of the court, is analysed taking into account iconographic and compositional aspects; in addition, comparisons from the same period are proposed from other regions of the eastern Mediterranean under Persian power. In so doing the contribution intends to reflect on the language of power adopted in Xanthos highlighting both its distinctive elements and the aspects shared with other areas in a broader context.

keywords | Banquet; Xanthos; 4th century BC.

Per citare questo articolo / To cite this article: A. Poggio, Festa a corte. Rappresentare il potere a Xanthos nel IV secolo a.C. ”La rivista di Engramma” n.200, vol.2, pp. 187-196 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2023.200.0031