ANONIMO (1462)
Traduzione anonima del Calumniae non temere credendum di Luciano, Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, ms. F 78, c. 68r
Sopra una sedia sta uno principe con due grandissime orecchie che a quelle de Mida si potiano assimigliare. Costui a la Calunnia anchora da lontano venendo la mano destera porgit cum la quale due altre donne sono l'una Ignorantia et l'altera Suspitione è chiamata. Questa Calumnia è excessimamente bella et bene ornata affanata tamen et comossa come quella che rabie et iracundia significa. Ne la mano dextra una facella de focho accensa tene. Nel altra un picolo fanciulo per le capegli levato da terra porta. Questa è Innocentia che levate al ciello le mane et come dios in aiuto et testimonio supplica et chiama. Da costei el guida è un homo pallido et deforme tum atro et tedioso guardare che ad uno longamenti stato infirmo si può comparare. Livore chiamato che del altrui bene honore et fama continuo per che sciopi. Doppo li sono due altre donne, l'una Insidia, l'altra Fraude chiamata. Et subsequentes una de panni negri vestita, scapigliata, tutta straciandosi se ne vere nominata Penitentia, che indietro sempre rivolgendosi cum multu confusione la veritatem che più che di goloppo la segue.
ANONIMO (1462)
Prefazione, indirizzata a Spineta di Campofregoso, alla traduzione anonima del Calumniae non temere credendum di Luciano, Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, ms. F 78, c. 70r
Sogliono li mortali, Magnifico et Praestantissimo unico mio Signore, per continuo studio et de longa experientia de varie cose farsi docti cum argumentis de potere de molte materie rendere vafrone et cum vere similitudine demonstrate l'essentia del humane cose sottoposte ad infiniti pericoli, le quale poi dano più diligentia et cura al guardarsi da quelli, et anche qualche volta stimolo a delinquenti de continersi et portarsi piu humanamente verso il prossimo suo. Hinc est che havendo io molte et infinite volte provato quanta forza habiano la detractione et maligne lingue, et a quantis extremis me habiano spesse fiate voluto condure, maxime rivulgendo continuamente nel animo la recente calamitate, mi se apparegniava denanzi a tua signoria, si la divina gratia mediante la supprema prudentia non havessimo al innocentia mia dato aiuto, quanto più dignamente poco, secundo la qualitate del mio debile et rude ingenno invocando primamente et implorando l'aiuto del omnipotente dio, da cui ogni cosa ha iusto et debito fine, me fforzero de fare intendere descrivendo a tua Signoria qual sia de Calumnia la condictione e in che modo denanzi al auditore accompagnata se ne vene, et cum quante simulatione, ypocrexia, assentatione, fraude et bugiarde, fictione, smizigna far malcapitare l'accusato. Et come la veritate habitante in cello per ordine divino si parte de la sedia, et vene a liberare l'innocentia de le false imputazione, cum la quale materia et condictione non ho voluto descrivere in latino, non perch'io non cognosco l'ingenio tuo esser dotato de maiore intelligentia, ma perché venglia meglio ad essere intesa capitando in mano de qualunche persona men che docta. Et a te Magnanimo mio Signore l'aiuto et destino non che mi te cognosca, credulitate in detractori, ma più tosto che legendola te venga in memoria el tuo sincero et vero servitore et de la continentia de ipsa possi prendere piacendoti qualche recreatione come mi par essere certo, cognoscendo a tua excellente natura per innumerabile virtute le malfacte cose essere exoxissime, et poi cum lo tempo havai da me una operata in latino de li praeclari et magnifici tui gesti de memoria dignissimi già ordinata per recordo de tua immortale et gloriosa fama.