"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

200 | marzo 2023

97888948401

Ciudad Abierta

km 4, camino Concón - Quintero, Valparaíso

Patrizia Montini Zimolo

English abstract

Torneo 70 anni PUC Valparaíso, e[ad] , Ciudad Abierta, 12 ottobre 2022, foto di Ivan Ivelic.

Nel 1950 inizia una collaborazione tra un poeta - Godofredo Iommi nato a Buenos Aires - ed un gruppo di architetti cileni - tra i quali uno maggiore per età, Alberto Cruz, con il nome del quale spesso viene identificato il gruppo che si mantiene e cresce durante 40 anni in forma ininterrotta. Nel 1952 si sposta da Santiago a Valparaíso, e nell’Università Cattolica di Valparaíso, fonda l’istituto di architettura. Nel 1965 dopo aver attraversato l’America meridionale sorse Amereida, un componimento poetico che racchiude nel suo nome la scoperta dell’America ed il viaggio epico di Enea raccontato da Virgilio. Realizzato con appunti, frammenti, pensieri dei primi cronisti americani del XVI secolo e dei poeti, artisti, architetti e studenti che erano parte della scuola si concretizza nella ricerca di un luogo dove la dimensione della parola possa convivere nella costruzione di un nuovo spazio urbano. Nel 1970 il gruppo cresce, dai dieci degli inizi si arriva a cinquanta con donne e bambini, e viene fondata la città aperta, non lontano da Valparaíso. Nel 1984 iniziano dei viaggi, le travesías, per il continente americano, realizzati da professori ed alunni della scuola di architettura. Sono questi la continuazione di un primo viaggio, che nel 1964 compimmo insieme a poeti, filosofi, scultori europei ed americani, da Capo Horn a Santa Cruz, da la sierra in Bolivia, attraversando il continente interno (Gruppo Ciudad Abierta in “Zodiac” n. 8, 1992, 193).

Così nel 1992 la Ciudad Abierta presenta sulle pagine di “Zodiac” il sorprendente progetto “accademico”, già esposto dal poeta Godofredo Iommi all’Università Cattolica di Valparaíso con questa frase di esordio: “La Universidad tiene que ser erótica, si no es erótica deja de ser universidad” per proseguire spiegando a un pubblico stupefatto che Eros deve essere presente nella capacità di innamorarsi del lavoro che si sta facendo, nel piacere che può dare l’avventura di costruire la vita. In un atteggiamento che annulla qualsiasi separazione tra vita e arte, in opposizione all’architettura intesa come mera professione, nel rifiuto dei canoni tradizionali che vengono sostituiti dalla possibilità di reinventare tutto ogni volta e “agradecer de un modo no convencional”. L’insegnamento si svolge in loco e la Ciudad Abierta viene concepita come spazio di vita e lavoro, come luogo dove concretizzare e dare forma ad una esperienza creativa collettiva, frutto delle differenti relazioni fra l’uomo e il suo intorno caratterizzato da una particolare e stringente topografia contratta tra l’Oceano e le Ande. L’azione creativa si produce nel modo detto ‘en ronda’ dove tutti insieme, professori e studenti sono uniti nella costruzione dell’opera, ma anche dell’evento, dello spettacolo e della festa.

Nel 1970 iniziano a comparire le prime architetture, gli abitanti sono di passaggio, sono tutti ospiti, sono parte del cambiamento della forma e dello spazio della città che sviluppa una nuova identità per la città sudamericana. E anche se la Ciudad Abierta non ha la forza e la dimensione di una città, non è stata costruita per isolati ben scanditi, griglie ortogonali, non ha una storia, trae la sua legittimazione a chiamarsi Città per essere stata concepita e realizzata ‘en ronda’. L’atto dell’abitare ha portato alla costruzione di luoghi dove ad ogni incontro si rinnova l’atto della fondazione poetica della Ciudad: le Agorà e la Sala de Música; i luoghi dove si abita e si lavora, le cosiddette Hospederías e quindi Hospedería del Errante e Hospedería del Diseño; i Pórticos de los Huéspedes che accolgono i professori dell’Università a rotazione e i loro ospiti; le officine dove realizzare i prototipi; Palacio del Alba y del Ocaso, luogo che consente di abitare le soglie tra natura e costruzione. La materialità e la concezione del costruire che accomunano gli edifici della Ciudad sono parte di un enigmatico atteggiamento verso la natura e il luogo, che non è arbitrario, ma cerca di appropriarsi delle qualità essenziali dell’ambiente naturale: il mare, le dune, la sabbia vengono usate come una sorta di tessuto su cui alzare le differenti opere che si plasmano seguendo l’andamento dei venti, della luce, del sole nell’arco della giornata. Si instaura una forte relazione con il presente, l’essere e l’adesso diventano gli strumenti principali dell’azione architettonica. Coloro che vi transitano sono il momento di un progetto in evoluzione, che si modifica e rimodula, in un continuo dialogo tra la Comunità e le arti. Disegnano, sperimentano, manipolano lo spazio e la struttura architettonica in senso fisico. Perché è il tempo presente la destinazione dell’operare architettonico in questa America del Sud, dove l’effimero diventa permanente con un costante rinnovo di sé stesso, la temporaneità della città e dei suoi spazi entra a far parte del progetto. L’architettura è sempre in trasformazione, finché dura, finché silenziosamente sparisce. Qui la costruzione fragile, contrariamente a quel che il nome può far pensare, è fatta per durare. Liberandosi dalla schiavitù delle vecchie forme, l’architettura si fa leggera, esce dalla Ciudad e si adagia sul territorio cileno dove nascono altre piccole opere, le opere della travesía, segni leggerissimi, luoghi per il teatro, lo svago, la festa.

Nell’ottobre 2022 l’Università IUAV di Venezia è stata invitata a partecipare alla ronda di costruzione della Hospedería del Errante, per realizzare con i professori e gli studenti cileni la terza parte dell’edificio. La Hospedería, destinata ad accogliere gli spazi per la didattica e per l’ospitalità, è un’opera concepita per parti che possono essere autonome, due delle quali sono state compiute in tempi diversi. Il disegno dell’involucro rimanda alla forma di una fusoliera, plasmata modulando le energie naturali e utilizzando al meglio i fattori climatici: nel lato sud, l’involucro si deforma secondo l’andamento dei venti dominanti, la tramontana che porta il sale marino; il lato nord è protetto da una cascata di celosías, da cui filtrano i raggi del sole modulando l’intensità della luce nell’ampio spazio aperto. La stereometria dell’opera, comporta la formazione all’interno di geometrie deformate da cui nascono gli spazi principali, la sala di ricevimento, i locali degli ospiti grazie all’intersezione dei piani con la volumetria esterna dell’abitazione.

Abbiamo cominciato a costruire il terzo volume mancante. La facciata che chiude il lato est, data dalla composizione di sei pilastri a forma di L, di legno e acciaio alti nove metri, che posano sul terreno in modo morbido e leggero e proiettano all’esterno su una nuova terrazza pavimentata. Questa avvolge l’intero lato orientale dell’edificio instaurando un forte rapporto con le gradonate, le rampe, i muri di contenimento inseriti nel suolo nella parte ovest dell’Hospedería. Dopo settant’anni, il progetto accademico della Pontificia Universidad Católica di Valparaíso, non è più un’utopia ma una magnifica realtà. La Ciudad Abierta ha continuato e continua a essere costruita da studenti, universitari, poeti, e, anche se alcune opere sono già scomparse o ne restano solo le tracce, altre stanno per essere terminate. La Hospedería del Errante, per esempio.

English abstract

In October 2022, a group of students from Iuav University, Venice have joined a ronda for the realization of one of the buildings of this singular school of architecture, the Ciudad Abierta, in Chile. Ciudad Abierta founded in 1970 by Alberto Cruz and a group of Chilean architects, is a settlement extending over 277 hectares of sandy dunes along the Pacific coast. It consists of buildings designed and made by architects, poets, artists, students, teachers who temporary reside there.

keywords | Ciudad Abierta; Amereida; Schools of architecture.

Per citare questo articolo / To cite this article: P. Montini Zimolo, Ciudad Abierta. km 4, camino Concón - Quintero, Valparaíso. ”La rivista di Engramma” n.200, vol.2, marzo 2023, pp. 91-94 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2023.200.0079