Che cosa era il festeggiamento (εορτή, πανήγυρις)
Per molti anni si ha avuto un’immagine di Bisanzio come quella di uno stato teocratico estremamente severo. L’interesse per la vita sociale e il divertimento si concentrava sulla vita quotidiana dell’imperatore, della sua corte, dell’aristocrazia e del clero, mentre si pensava che gli abitanti durante il Medioevo si fossero rivolti alla religione e non si preoccupassero del loro divertimento. Questa credenza non è verificata perché la popolazione bizantina si divertiva in molti modi, ma il loro modo di divertirsi ha cambiato forma dall’antichità al Medioevo. A questo proposito il lessico Suda nell’XI secolo scrive: ψυχαγωγεῖ· [...] παραμυθεῖται, τέρπει· ἢ ψυχὰς ἀνάγει (Suid. ψ 157 Adler IV 851) così come lo storico Leo Diakonos (950-992) che scrive in modo caratteristico degli abitanti di Costantinopoli: φιλοθεάµονες γὰρ τῶν ἄλλων ἀνθρώπων Βυζάντιοι (Leo Diaconus Hist. Historia, 61,10; Αλυσανδράτου 2019, 3, 31).
I festeggiamenti avevano un posto importante nella vita quotidiana dei Bizantini. Questi potevano essere eventi gioiosi, o feste di origine nazionale o celebrazioni di anniversari che includevano gli anniversari della famiglia imperiale, oppure essere di contenuto ecclesiastico. Secondo l’Oxford Dictionary of Byzantium l’elenco di Manuel I del 1166 che comprendeva tutte le festività dell’anno, contava 66 πανηγύρεις complete (escluse le festività domenicali) e 27 mezze giornate (O.D.B. 1991, Vol. 2, 781). La parola πανήγυρις negli anni bizantini, come oggi nel greco moderno, ha vari significati: festa religiosa, celebrazione di gruppo, con canti, balli, ecc., o anche una fiera annuale, come la grande fiera commerciale di Agios Demetrios a Salonicco, così come le feste a Efeso e a Coni (Χώνες) della Frigia. Durante le festività religiose, a volte in concomitanza con gli eventi, intorno alla chiesa avveniva la compravendita di prodotti o vino, per cui si dice che fosse una εμποροπανήγυρις. Lo pseudo-Dionigi di Alicarnasso, nel VI secolo, menziona che le πανηγύρεις, κατεστάθησαν δὲ ὑπὸ πόλεων κοινῇ κοινῷ δόγµατι εἰς τέρψιν καὶ ψυχαγωγίαν τῶν παρόντων (D.H. Rh. 1, 1, 5; Αλυσανδράτου 2019, 145). Molto care agli abitanti erano anche le feste popolari, pubbliche o familiari, nelle case o nelle osterie, i banchetti così come le πανηγύρεις, fiere che si tenevano talvolta nelle strade e nelle piazze, all’interno delle città e talvolta in luoghi fuori di esse.
Durante alcune festività, soprattutto in quelle ricorrenti annualmente, oppure nelle epinicie (i cosiddetti trionfi) ecc., si svolgevano sfilate in città e gli ospiti dell’imperatore cenavano nel palazzo e spesso venivano intrattenuti con spettacoli di mimi. Cibo e vino era distribuito alla popolazione nelle piazze e lo stesso veniva fatto davanti ai monasteri ai poveri. I festeggiamenti erano accompagnati anche da varie forme di intrattenimento, dalle corse di cavalli agli spettacoli semi-teatrali e di altro genere. Un esempio di questi festeggiamenti era quello svolto dai notai, che durante la festa dei loro Santi protettori, Marcianos e Martyrios, sfilavano per le strade travestiti (O.D.B. 1991, Vol. 2, 782), In epoca bizantina continuarono a essere celebrate anche molte feste romane a carattere ricreativo. Nonostante la feroce guerra ecclesiastica alcune di loro sopravvissero fino al XII secolo. La più famosa, quella delle Calande (invece del nome Calende romano) di gennaio, si sviluppò in forme di intrattenimento molto popolari, con feste, scambi di doni e giochi di adulti – come i κύβοι – nelle case, molto simili ai festeggiamenti del Capodanno moderno. Lo studioso e chierico del XII secolo Eustazio fa notare in una sua lettera che tutti i bizantini si divertivano nelle Calande, mentre coloro che non volevano partecipare ai balli e agli scherzi erano considerati queruli (μεμψίμοιροι). Una rappresentazione completa della festa in una taverna di Constantinopoli è riproposta in una produzione televisiva musicale greco-francese “976, il y a 1000 ans. La fête de Kalendes à Byzance”.
Rassegna storica
Per esaminare l’evoluzione del tempo libero e delle festività durante il periodo bizantino medio, dal IX secolo alla presa di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204, è necessaria una breve retrospettiva per vedere come la vita sociale e le modalità di ricreazione si relazionassero alle mutevoli condizioni nel tempo e nello spazio del vasto Impero Bizantino. Una grande antithesis tra l’antichità classica e il Medioevo bizantino, secondo la storiografia, è l’opposizione tra città e campagna. Ricordiamo come Pausania definisce la città: ειγε ονομάσαι τις πόλιν και τούτους (Πανοπέα, πόλιν Φωκέων), οις γε ουκ αρχεία. Ου γυμνάσιον έστιν. Ου θέατρον, ουκ αγοράν έχουσιν, ουχ ύδωρ κατερχόμενον εις κρήνην… (Paus. X, 4, 1; Μουτσόπουλος 2011, 29).
L’Impero Romano d’Oriente è caratterizzato dall’esistenza di molte città, il Medioevo, invece, si proietta attraverso una campagna molto scarsamente popolata, dove dominano i famosi castelli medievali. Dopo un lungo processo di devastanti incursioni barbariche, guerre ed epidemie, molte città cadono in rovina e, accanto al mutamento della base produttiva con il declino della schiavitù, procede l’oscura e vasta agrarializzazione dell’impero. Nelle campagne scarsamente popolate, i castelli vengono costruiti su postazioni fortificate e alture che prendono il posto delle città. Le mura racchiudono un’area libera in cui si rifugiavano i contadini durante le incursioni, un abitato con piazzale antistante la chiesa, e piccole attività artigianali principalmente al servizio dell’esercito e del clero. “La tendenza alla semplice sopravvivenza, all’elementare autosufficienza materiale, fece quasi scomparire le ricerche spirituali ed estetiche del tempo, che si limitavano alla religione, la prima, e alla costruzione di chiese, la seconda” (Λουγγής 2003, 106).
La rivolta di Nika è il punto finale delle tensioni di una società polarizzata. Scoppiano disordini nelle periferie tra i liberti (o servi) impoveriti e i ricchi proprietari terrieri. Durante il VII secolo, che è considerato il passaggio tra l’antichità e il Medioevo, così come durante l’VIII secolo, la periferia rurale è autosufficiente e vive duramente senza il sostegno delle città. L’amministrazione è esercitata centralmente nella capitale come sempre e le grandi città come Alessandria, Antiochia, Laodicea e Tessalonica, che, sebbene rimpicciolite, non furono distrutte. Queste città, e le poche sparse sopravvissute, erano fortificate e includevano necessariamente terreni agricoli all’interno delle loro mura. “Tra le città con vita ininterrotta fin dall’antichità si possono annoverare, oltre a Salonicco, Nicea, Ankara, Calcedonia, le città greche di Atene, Corinto e probabilmente Tebe” (Μπούρας 1995, 5). Le infrastrutture urbane, le palestre e i teatri sono stati distrutti. Il Μedio Ιmpero Βizantino è caratterizzato da castelli.
Nel IX e X secolo abbiamo una rinascita urbana. Insediamenti recenti, utilizzavano i materiali delle vecchie città in rovina, e costruiti rozzamente apparivano o sulle stesse o in nuove posizioni. Allo stesso tempo, l’economia si sta rigenerando. Le incursioni cessano e il commercio via mare cresce. Contemporaneamente arrivano mercanti veneziani e genovesi. Nelle regioni vengono creati centri urbani con il commercio e l’artigianato. Per esempio, a partire dal IX secolo si sviluppò a Tebe una grande industria della seta e Atene divenne sede di una metropoli. Durante il X secolo, gli imperatori crearono strutture sociali per la salute e la solidarietà a Costantinopoli, ma non aggiunsero nuove aree ricreative e nella capitale rimase solo il Grande Ippodromo. Le feste si tengono da tempo per strada. “The streets were also the setting for various kinds of shows with exotic or strange animals and wild beasts. Performances were given by acrobats, jugglers, magicians, actors, and mimes… The common people went to taverns, where they engaged in dances and jesting, while baths and the theater gradually declined in importance” (O.D.B.1991, Vol. 1, 306). Lo spirito del rinascimento raggiunge l’apice nell’XI e nel XII secolo. Nascono nuovi insediamenti, privi dell’antico carattere monumentale ma con ampi depositi che attestano una vita strettamente legata alla campagna. (Mango 1990, 83), mentre castelli e nuove città continuano a svilupparsi in posizioni particolarmente fortificate. Tali città, ad esempio nel Peloponneso, sono Mystras, Geraki, ecc. (Μουτσόπουλος 1997, 53)
L’evoluzione delle forme di intrattenimento
Infine, vedremo come si svilupparono alcuni degli importanti modi di ricreazione degli anni medio-bizantini fino alla presa di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204.
L’Ippodromo. L’Ippodromo di Costantinopoli continuò fino al XII secolo a essere la forma di intrattenimento più popolare, per l’imperatore, per la corte e l’amministrazione, così come per la gente comune. Nell’Antichità Bizantina, i grandi padri della Chiesa si opposero agli spettacoli dell’Ippodromo con riserve sulle reazioni imprevedibili delle masse divise in fazioni, e Giovanni Crisostomo criticò i suoi spettatori abituali nel suo Sermone Contra ludos et theatra, Πρὸς τοὺς καταλείψαντας τὴν ἐκκλησίαν καὶ αὐτομολήσαντας πρὸς τὰς ἱπποδρομίας καὶ τὰ θέατρα (Joannes Chrysostomus, Contra ludos et theatra, LVI, 263-270). Inoltre, alcuni imperatori vietarono gli spettacoli sanguinosi di tradizione romana.
Centro di intrattenimento, sede di eventi sportivi, politici, di propaganda imperiale ed eventi sociali, il Grande Ippodromo era decorato con sculture che gli imperatori avevano portato dalle antiche città greche e sculture del loro tempo e si stima che se poteva ospittare almeno 30.000 spettatori, mentre secondo altri si raggiungeva gli 80.000. Secondo le fonti, nel periodo Μedio Βizantino l’Ippodromo continuò ad esistere per lungo tempo anche in altre grandi città: Salonicco, Antiochia, Alessandria, Dyrrachium, Nicomedia, Apamea, Neapolis, Calcedonia, Edessa, ecc. Durante il IX e X secolo, nell’Ippodromo di Costantinopoli si fraquentava di più nuovi eventi, con esibizioni di equitazione, gare acrobatiche e battaglie inscenate, con lo scopo di addestrare i soldati. Il Grande Ippodromo, con la sua funzione ricreativa e politica, continuò a funzionare fino alla presa della Città nel 1204 dai Crociati (Αλυσανδράτου 2019, 51).
Τζικάνιο. Si tratta di un tipo di polo giocato da due squadre di cavalieri che si chiama Τζικάνιο. Fu adottato dai Βizantini dall’Impero Persiano Sassanide e continuò ad essere praticato fino al XII secolo. Oltre a Costantinopoli, altre città avevano Τζικανιστήριο, in particolare Sparta, Efeso e Atene, fatto che gli storici moderni interpretano come un’indicazione dell’esistenza di una fiorente aristocrazia urbana (Kazanaki-Lappa 2002, 643).
Teatro. Le antiche rappresentazioni e il teatro furono infatti denunciati dai Padri della Chiesa come residui di feste religiose pagane che promuovevano lo spirito di profitto e la leggerezza dei costumi. Giovanni Crisostomo nel IV secolo nella sua Omilia Contra theatra, Εἰς τὸ μὴ πλησιάζειν θεάτροις, καὶ ὅτι μοιχοὺς ἀπηρτισμένους ποιεῖ, καθώς ου γαρ ψυχαγωγία, αλλ’όλεθρος, και τιμωρία και κόλασις (Joannes Chrysostomus, Contra theatra, LVI, 541), ha fortemente criticato il teatro. Suggerì anche ai fedeli, se avessero voluto divertirsi, invece del teatro, di andare a vedere i boschetti, ascoltare il canto delle cicale e visitare i templi dei martiri. Così il teatro è cambiato. Durante il primo periodo bizantino, piccoli estratti di drammi classici venivano presentati in rappresentazioni e in seguito la loro lettura era limitata ai circoli degli studiosi o veniva utilizzata per scopi didattici. Il pubblico era ora intrattenuto dall’evoluzione ellenistica e romana della commedia antica che era l’arte del mimo e della pantomima.
Durante il XII secolo, tuttavia, fiorì la letteratura. Da un lato, abbiamo il revival dei generi letterari del patrimonio storico accompagnato da un forte atticismo, con l’imitazione del linguaggio e dello stile degli autori classici e ha importanti esponenti in Anna Komneni e Nikitas Choniatis. Inoltre, poco prima della fine del periodo bizantino medio, appare un nuovo tipo di letteratura in vernacolare con Ptochoprodromos e Michael Glykas come i principali rappresentanti.
Arte mimica. L’arte mimιca si presentava nei quattro teatri che sappiamo che Costantinopoli aveva già dal V secolo, ma principalmente nell’Ippodromo, mentre in periferia apparivano compagnie itineranti organizzate. Le esibizioni di pantomima muta con accompagnamento strumentale e corale furono limitate dopo il VII secolo. Decisiva per la continuazione fu la regola del Concilio Ecumenico a Trullo del 691 che vietava τους λεγόμενους μίμους και τα τούτων θέατρα e per i transgressori stabilì che ει μεν κληρικός είη καθαιρείσθαι, ει δε λαϊκός αφοριζέσθω. La predica di Giovanni Crisostomo Contra teatra, fu tramandata anche nei secoli successivi da ecclesiastici influenti nella società. Di conseguenza, mentre gli spettacoli di mimi permanevano, senza scomparire dalle feste nelle regioni, si limitavano progressivamente agli spazi privati, nelle taverne e nei banchetti e soprattutto alla corte imperiale. I Bizantini apprezzavano le rappresentazioni degli attori, per questo li onoravano generosamente e li invitavano nei momenti di festa nelle loro case, soprattutto ai banchetti e ai matrimoni (Αλυσανδράτου, Αθήνα 2019, 132, 136).
Nel XII secolo ci sono diversi riferimenti ai mimi e alle loro esibizioni. Lo storico Nikitas Choniatis si riferisce agli scherzi del mimo a una cena imperiale in cui Isacco II si diverti alla presenza dei suoi parenti. Guglielmo di Tiro descrive la brillante accoglienza riservata dall’imperatore Manuel I al re crociato della prima crociata, Amalrico I. Ciò includeva spettacoli di danza, musica e canti di ragazze e pantomime (historium), nonché spettacoli che lo storico latino definiva come ludos teatrales, vel Circenses consuevimus. (Runciman, Jerusalem 1982, 153-158). Allo stesso tempo, i mimi intrattenevano il popolo alle corse dei cavalli. Riferimenti anche a commedie con mimi sono inclusi in opere letterarie del XII secolo.
Danza. Si balla nelle case private, nell’Ippodromo, nel Palazzo Sacro, ecc., ma anche nei luoghi sacri, e perfino durante il servizio funebre, dove gli officianti del threnos funebre che recitano i canti improvisati chiamati μοιρολόγια, li accompagnano con movimenti vigorosi. Durante il servizio matrimoniale invece gli sposi del periodo medio bizantino, lo stesso come quelli di oggi in Grecia, camminano lentamente intorno al Sacro Altare, quasi in una coreografia cerimoniale, accompagnati dal canto ecclesiastiko “Isaia balla” (Ησαϊα χόρευε). Tra gli strumenti musicali usati dai Bizantini vi erano: flauti, chitarre, policordi, strumenti a percussione, o il πολύαυλον όργανον l’organo, come è conosciuto oggi.
Sitografia
- Manthoulis 1976
“976, il y a 1000 ans, la fête de Kalendes à Byzance”, Produzione televisiva Greco-francese, regia R. Manthoulis, 1976.
Riferimenti bibliografici
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Although Byzantium has the image of a strict theocratic state, the sources assure us that the Byzantines had more entertainment than others. In their daily life, the festivities had an important place, whether they were happy events, festivities, πανηγύρεις, of ancient-pagan origin, anniversary celebrations, or feasts of ecclesiastical content. The entertainment in the Hippodrome, the heart of Byzantine entertainment, in Constantinople and other major cities, had various forms: from horse races to semi-theatrical and other performances. The emperor's guests dined in the palace and were entertained by mimes, while the population ate and drank at banquets in the Hippodrome. Public or family celebrations, in homes or in taverns, as well as banquets and fairs, were also very dear to the inhabitants The period from the 6th to the 8th century was characterized by enemy raids, and the destruction of most cities, the impoverishment, and ruralization of the population. Infrastructure was destroyed and most cities were replaced by castles built around makeshift settlements with only a small square in front of the church, where public life took place. Then we have the economic renaissance and growth that lasted from the 9th to the 12th century and new forms of entertainment and wealth in the imperial court. The Hippodrome entertainment is now operated only in Constantinople. The impoverished population of the Empire, drained by the landlords, mainly entertained themselves at home for family holidays and ceremonies, in the streets and squares, and in the countryside in front of the monasteries where food was offered.
keywords | festivities; πανηγύρεις; cities; Hippodrome; ruralization; castles; streets; squares entertainment.
Per citare questo articolo / To cite this article: D.Antonakou, I festeggiamenti nel periodo medio-bizantino (VII-XII secolo d.C.) ”La rivista di Engramma” n.200, marzo 2023, vol.1, pp. 31-38 | PDF