Progetto Mnemosyne:
prototipo per una mostra sull'Atlante di Aby Warburg

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Figure del mito in tavola 5

Le figure mitologiche che compaiono in questa tavola non sono il frutto dell’incontro incidentale nello stesso pannello di miti diversi, accostati in un assemblaggio casuale.

Al contrario, la scelta dei personaggi del mito che compaiono in tavola 5 mette in evidenza la decisa intenzione di privilegiare alcuni fili tematici, che corrono in parallelo alla riflessione su forme e posture.

I fili che intrecciandosi costituiscono la trama della tavola sono: la Madre assassina (volontaria e involontaria); Dioniso (che compare anche nelle sue figure sacrificali: i personaggi del mito che si oppongono al dio e vengono perciò puniti); Ade (miti del ritorno dagli Inferi). Il tema fondamentale riguarda il sacrificio (la morte violenta per placare un dio o come offerta della vittima).

ALCESTI
Figlia di Pelia, re di Iolco, andò in sposa ad Admeto, che la conquistò dopo aver superato la prova impostagli dal padre di lei. Alle nozze di Admeto e Alcesti erano presenti anche le Moire, che vennero ubriacate e indotte prima ad allungare la vita al re, poi a promettergli uno speciale dono di nozze: egli avrebbe potuto evitare la morte se qualcun altro si fosse offerto in vece sua. Nessuno, nemmeno gli anziani genitori di Admeto si offrirono e solo la giovane moglie Alcesti era pronta al sacrificio. Ma Eracle, di passaggio a corte prima di affrontare l’ottava fatica, intervenne e strappò Alcesti a Thanatos.
[Euripide, Alcesti; Apollodoro, Biblioteca I.9.15]

ATTIS
Fanciullo di meravigliosa bellezza di cui si innamorò la dea frigia Cibele; la dea lo assisteva nella caccia, assicurandogli prede abbondanti. Alle nozze di Attis con la figlia del re Mida, Cibele fece la sua epifania suscitando la follia in tutti gli invitati alla festa; Attis stesso si evirò sotto un albero di pino. La Dea addolorata, trasformò il corpo di Attis in pino e istituì in suo onore una festa funebre da celebrare ogni anno durante l'equinozio di primavera.
In età ellenistico-romana i sacerdoti di Cibele, sottoponendosi a castrazione rituale, imitavano il sacrificio di Attis.

CIBELE
Antica figura divina di origine anatolica, venerata come dea della fecondità e della forza vitale, e in Grecia identificata con la dea Rea. La sua figura rientra tra le divinità femminili genericamente definite Grandi madri. Cibele impone ai suoi sacerdoti il sacrificio della castrazione, che si configura come una morte simbolica.
[nell’Atlante anche in tavv. 6, 27, 33, 49]

LICURGO
Re della Tracia, ostile a Dioniso, lo bandì dal suo regno, mettendone in discussione la divinità e imprigionando Baccanti e Satiri al suo seguito. Licurgo venne allora fatto impazzire per volere divino: scambiò il proprio figlio per un ceppo di vite e lo uccise con un colpo di accetta. Le sue terre intanto erano diventate sterili e l’oracolo suggerì che avrebbero ritrovato la fertilità solo se Licurgo fosse stato squartato. I suoi sudditi dunque lo legarono a quattro cavalli, che, spinti in direzioni diverse, lo fecero a pezzi.
[Igino, Favole 132; Apollodoro, Biblioteca III.5.1; Ovidio, Metamorfosi IV.22]

MEDEA
Figlia di Eeta, re della Colchide, si innamorò dell’argonauta Giasone, giunto in quella regione per recuperare il vello d’oro. Egli riuscì nell’impresa grazie all’aiuto di Medea, che partì con lui sulla nave Argo per la Grecia. Dopo qualche tempo Giasone decise di sposare la figlia del re di Corinto e Medea allora, secondo la versione euripidea, si vendicò crudelmente di Giasone, prima uccidendo con un maleficio la giovane sposa e il padre di lei, poi uccidendo gli stessi suoi figli, che aveva avuto da lui. Dopo aver compiuto la sua vendetta Medea vola lontano, a bordo di un carro del Sole, trainato da serpenti alati.
[Euripide, Medea]
[nell’Atlante anche in tavv. 38, 41, 44, 73]

MELEAGRO
Eroe greco figlio di Altea e del re di Calidone Oineo, ancora bambino le Moire predissero che egli sarebbe morto quando si fosse consumato un tizzone che in quel momento ardeva nel focolare. La madre allora, per evitare che continuasse a bruciare, spense immediatamente il tizzone nell’acqua e lo conservò al sicuro. Meleagro, adulto, partecipò, insieme a molti altri eroi, alla caccia al cinghiale che devastava la regione di Calidone. La belva venne abbattuta da Meleagro e Atalanta, e l’eroe innamorato della cacciatrice le donò la pelle del cinghiale ucciso. I fratelli della madre di Meleagro volevano per sé il trofeo: scoppiò, allora, una lite e Meleagro, in preda alla collera, li uccise. Questo gesto aizzò l’ira di Altea, che gettò nel fuoco il tizzone da cui dipendeva la vita del figlio, che di lì a poco spirò.
[Igino, Favole 171; Apollodoro, Biblioteca I.8.2]
[nell’Atlante anche in tavv. 40, 42, 44]

MIRRA
Figlia di Cinira, re di Cipro, consumò un amore incestuoso con il padre senza che questi sapesse che si univa con la sua stessa figlia. Non appena Cinira scoprì come stavano le cose inseguì la figlia con la spada sguainata. Mirra allora implorò gli dei di salvarla, questi, mossi da pietà, la trasformarono in un albero di mirra (che da lei prese il nome). Adone, il bambino frutto dell’amore incestuoso, nacque dalla corteccia dell’albero: la sua bellezza era tale che suscitò una contesa tra Afrodite e Persefone.
[Ovidio, Metamorfosi X; Apollodoro, Biblioteca III 14.3-4; Igino, Favole 58, 164, 251]

NIOBE
Figlia di Tantalo e moglie di Anfione, re di Tebe, fu madre di una numerosa prole che era l’oggetto del suo orgoglio, al punto che osò dichiararsi superiore a Latona, madre di Apollo e Artemide. Gli dei per punirla della sua presunzione le uccisero tutti i figli (i Niobidi) saettandoli con le loro frecce.
[Ovidio, Metamorfosi IV.146 ss.]
[nell’Atlante anche in tav. 76]

ORFEO
Secondo alcune versioni del mito era figlio di Apollo e Calliope, ed era considerato il più celebre poeta vissuto prima di Omero; accompagnò gli Argonauti alla conquista del vello d’oro e al suo ritorno si stabilì in Tracia dove sposò la ninfa Euridice. Quest’ultima morì, morsa da un serpente; Orfeo, allora, la seguì nell’oltretomba e grazie all’incanto della sua musica riuscì a persuadere Ade a restituirgli la sposa, a una condizione: che Orfeo non si voltasse, per guardarsi dietro alle spalle, finché l’amata non fosse giunta alla luce del sole. Ma Orfeo, giunto sulla soglia dell’oltretomba, non rispettò il patto e voltandosi indietro vide Euridice, che nuovamente gli veniva rapita da Ade.
Quando Dioniso giunse in Tracia, Orfeo dimenticò di onorarlo, iniziando invece i suoi fedeli ad altri misteri. Ogni mattina si alzava per salutare l'alba dalla sommità del monte Pangeo e affermava che Apollo era il più grande di tutti gli dei; Dioniso, irritato, incaricò le Menadi di vendicare questo affronto. Esse raggiunsero Orfeo a Delo, attesero che i loro mariti fossero entrati nel tempio di Apollo e, impadronitesi delle armi, uccisero tutti gli uomini e fecero a pezzi Orfeo. Gettarono la sua testa nel fiume Ebro e la testa galleggiò, continuando a cantare, fino nell'isola di Lesbo. Le Muse addolorate seppellirono le membra di Orfeo a Libetra, ai piedi del monte Olimpo.
[Ovidio, Metamorfosi X-XI]
[nell’Atlante anche in tavv. 33, 35, 36, 40, 41, 49, 57, 70]

PENTEO
Eroe greco figlio di Echione e di Agave, una delle figlie di Cadmo e Armonia. Penteo succedette a Cadmo sul trono di Tebe e si oppose all’introduzione del culto di Dioniso in Tebe. Il dio allora segnò il terribile destino di Penteo che vide la distruzione del proprio palazzo e fu lui stesso dilaniato dalla madre che, in preda all’estasi bacchica, aiutata dalle sorelle diede la caccia a Penteo sul monte Citerone e alla fine fece a pezzi il figlio, credendolo un giovane leone e riportandone alla reggia la testa come macabro trofeo.
[Euripide, Baccanti]

PERSEFONE
Detta Proserpina nel mondo romano e Core in Attica, era figlia di Zeus e Demetra, dea della fertilità della terra. Suo padre, senza informare la madre, aveva promesso la sua mano ad Ade, re degli Inferi. Così, mentre la giovane ignara era intenta a cogliere fiori, la terra si spalancò sotto di lei e Ade la rapì. Demetra, dopo disperate ricerche, seppe dell’accaduto e a causa della sua collera la terra si inaridì. Allora Zeus si vide costretto a inviare Ermes negli Inferi a reclamare Persefone. Ade la restituì consegnandole una melagrana, mangiando la quale Persefone fu condannata a trascorrere nell’Oltretomba un terzo dell’anno, ritornando sulla terra per il resto del tempo.
[Ovidio, Fasti IV 614 e Metamorfosi V.450-563]
[nell’Atlante anche in tavv. 39-70]

PROTESILAO
Figlio di Ificle ed Astioche, fu il primo eroe dell’esercito acheo a mettere piede sul suolo di Troia e per primo cadde ucciso in battaglia. La moglie Laodamia ottenne da Ade di riavere, solo per un giorno, lo sposo di ritorno dagli Inferi.
[Igino, Favole 103-104]