Esperidi | Spolia divina, ferinae exuviae
Sulla genesi e trasmissione degli attributi divini di Alessandro e dei sovrani ellenistici
Lorenzo Bonoldi
English abstract
Percorso di lettura
Nella tavola si prendono in esame attributi divini o trionfali che divennero elementi caratterizzanti prima della ritrattistica di Alessandro il Grande e poi di quella dei sovrani ellenistici e degli imperatori romani: la leonté di Eracle, il corno di Ammone e le exuviae elephantis.
La tavola, articolata in tre fasce, si legge da sinistra a destra, secondo uno sviluppo cronologico che tiene conto anche del rapporto modello-derivazione: a sinistra gli archetipi divini; al centro le immagini di Alessandro il Grande; a destra le figure dei suoi imitatori.
Fascia superiore | Leonté
La leonté nasce come attributo iconografico di Eracle, come trofeo della sua prima ‘fatica’: dopo aver sconfitto il leone nemeo, l’eroe lo avrebbe scuoiato e – a ricordo e testimonianza del trionfo nella prima di una lunga serie di prove – ne avrebbe vestito la pelle [Fig. 1]. Alessandro, che per via paterna vantava fra le proprie ascendenze il divo Eracle, utilizzò già in vita l’attributo della leonté come segno della propria genealogia divina: numerosi i tetradrammi nei quali l’Eracle giovane (ovvero imberbe) assume i tratti somatici del sovrano macedone [Fig. 2]. L’attributo della leonté è presente anche nella ritrattistica statuaria di Alessandro, come confermato, ad esempio, dalla bella testa in marmo pentelico del Museo Archeologico di Atene [Fig. 3]. I sovrani ellenistici, eredi di quello che era stato il grande impero di Alessandro, presero a imitare anche nella politica dell’immagine il grande Macedone, assumendolo a modello per la realizzazione dei propri ritratti, nell’ottica della glorificazione dei nuovi dinasti, volta a sottolineare la continuità con l’impresa del grande predecessore. È il caso, ad esempio, della testa in marmo di Mitridate VI Eupatore, sovrano del Ponto, conservata al Louvre (fig. 4). Successivamente – secondo il disegno dell’imitatio Alexandri – anche gli imperatori romani presero a farsi raffigurare rivestiti dall’erculea leonté (come accade a Commodo nel busto conservato ai Musei Capitolini di Roma [Fig. 5].
Fascia mediana | Corno di Ammone
Le corna di ariete sono una caratteristica iconografica del dio libico-egizio Amon, che fin dai tempi arcaici veniva considerato un’epifania africana ed esotica del greco Zeus. Numerosi centri di culto di Zeus-Ammone erano comunque presenti anche in terra ellenica: ad Afitide, ad esempio, nella penisola Calcidica, si trovava un grande santuario di Zeus-Ammone, il cui culto risaliva a un’epoca di gran lunga precedente l’impresa di Alessandro; le monete della zona rappresentano Zeus adorno di corna di ariete. La stessa iconografia si riscontra anche nelle monete di Cirene [Fig. 6].
Il centro di culto più importante di Ammone si trovava comunque nell’oasi di Siwa, nel deserto libico, presso la quale era l’oracolo del dio. Tale oracolo era stato meta di pellegrinaggi e ambasciate greche già dal V secolo (Erod. III, 25.3-26.3) e secondo il mito anche Eracle e Perseo si sarebbero recati nell’oasi in veste di pellegrini (Call. FGrH 124 fr. 14a, Arr. III, 3.1-2, Curz. Ruf. IV, 7.8). Nel 332 a.C., dopo aver conquistato l’Egitto, anche Alessandro attraversò la depressione di Qattara per recarsi presso il santuario di Ammone. L’oracolo di Siwa salutò Alessandro quale figlio del dio (Plu., Alex. 27 e Rom. Alex I, 30). Nelle monete battute da Lisimaco re di Tracia dopo la morte di Alessandro il sovrano macedone viene raffigurato con le corna di ariete sul capo, come si conviene al figlio divino di Zeus-Ammone [Fig. 7]. Ma già in vita Alessandro aveva indossato sul capo le corna di Ammone: l’abitudine di Alessandro di mostrarsi in pubblico con corna di ariete sul capo è ricordata da Efippo di Olinto (FGrH 126 fr. 5); lo stesso Efippo ricorda inoltre che nel 324, a Ecbatana, un eminente dignitario di Iaso di nome Gorgo, avrebbe posto sul capo del re una stravagante corona, verosimilmente adorna di corna, proclamando nuovamente il re “figlio di Ammone”.
Il corno di Ammone – segno della diretta genealogia divina – resta una caratteristica esclusiva di Alessandro e non viene adottato dai Diadochi nei loro ritratti; fa eccezione il caso di Arsinoe II, regina tolemaica di Egitto, che in una serie di conii viene raffigurata con un ornamentale corno di Ammone avvolto attorno all’orecchio, parzialmente coperto dal velo che le ricopre il capo (fig. 8). Le corna di Ammone della regina tolemaica non vanno confuse con le piccole corna di mucca spesso presenti sulla fronte delle regine greche d’Egitto, che sono sì segno divino, ma che rimandano non alla figura di Ammone, ma all’iconografia della vacca Io – progenitrice, secondo il mito ellenico, della stirpe d’Egitto – o all’iconografia della stessa, egiziana, dea Iside che porta sul capo un’ampia mezzaluna cornuta.
Fascia inferiore | Exuviae elephantis
La spoglia elefantina, portata a copertura del capo, è un attributo iconografico che nasce all’interno della ritrattistica alessandrina come declinazione esotica e orientaleggiante della leonté: come Eracle aveva vestito la pelle del leone nemeo dopo averlo sconfitto, così anche Alessandro venne raffigurato ricoperto di pelle d’elefante dopo il trionfo su Poro e la (più proclamata che reale) conquista dell’India [Fig. 9]. Non si hanno attestazioni di raffigurazioni di Alessandro rivestito di exuviae elephantis realizzate durante la vita del Macedone: si presuppone quindi che l’attributo sia stato inventato dopo la morte del re, nell’ottica di una sua glorificazione trionfale in immagine.
Da Alessandro le exuviae elephantis passarono poi a rivestire Demetrio della Battriana [Fig. 10] e i faraoni tolemaici successori del Macedone in Egitto (Tolomeo II e Cleopatra III [Fig. 11]), per passare poi al repertorio iconografico della numismatica neo-punica di Numidia e Mauritania (anche attraverso il legame dinastico rappresentato dal matrimonio fra Juba II di Mauritania e Cleopatra Selene, figlia di Marcantonio e Cleopatra VII) e diventare infine attributo iconografico delle personificazioni di Africa e di Alessandria (sull’ampia diffusione, geografica e cronologica, di questo attributo, si rimanda al saggio Exuviae Alexandri: slittamenti del significato allegorico della spoglia elefantina).
English abstract
The table examines divine or triumphal attributes that became characterizing elements first in the portraiture of Alexander the Great and then that of the Hellenistic kings and Roman emperors: the leonté of Heracles, the horn of Ammon and the exuviae elephantis. The table, divided into three bands, can be read from left to right, according to a chronological development that also takes into account the model-derivation relationship: on the left the divine archetypes; in the center the images of Alexander the Great; on the right the figures of his imitators.
keywords | Alexander the Great; Imitatio Alexandri; Exuviae elephantis.
Per citare questo articolo / To cite this article: L. Bonoldi, Esperidi | Spolia divina, ferinae exuviae. Sulla genesi e trasmissione degli attributi divini di Alessandro e dei sovrani ellenistici, “La Rivista di Engramma” n. 46, marzo 2006, pp. 7-11 | PDF