"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

216 | settembre 2024

97888948401

Edipo a Colono 1936 | Inda VIII ciclo di rappresentazioni classiche

Scheda con materiali completi dall’archivio Inda e da altri archivi

Carla Anzaldi e Elena Sapienza

Regesto degli spettacoli Inda al Teatro greco di Siracusa (1914-2023)

In questa scheda si presentano, raccolti insieme e riordinati per la prima volta, i materiali rinvenuti presso quattro archivi – Archivio della Fondazione INDA (AFI); Archivio della Fondazione Cini; Archivio dell’Istituto Luce; Archivio Centrale per la Grafica – relativi alla messa in scena della tragedia Edipo a Colono di Sofocle rappresentata al Teatro Greco di Siracusa dal 23 aprile al 7 maggio 1936 con la collaborazione dello scenografo Duilio Cambellotti (si veda  Regesto degli spettacoli INDA al Teatro greco di Siracusa – 1914-2024). A seguire si propone un’ipotesi di restituzione della messa in scena del framma, ottenuta mediante il confronto tra i materiali video e fotografici e il testo del copione della tragedia nella traduzione di Ettore Bignone.

Locandina e cast

 

Edipo a Colono di Sofocle

Opera di: Sofocle
Traduzione: Ettore Bignone
Direttore artistico: Franco Liberati
Musiche: Ildebrando Pizzetti
Scena e costumi: Duilio Cambellotti
Coreografe: Rosalia Chladek

Cast

Edipo: Annibale Ninchi
Polinice: Giovanni Giacchetti
Teseo: Amedeo Nazzari
Creonte: Achille Maieroni
Ismene: Emma Baron
Antigone: Vanda Bernini

Galleria documenti e materiali

 

I. Plastico della scenografia per Edipo a Colono, realizzato da Duilio Cambellotti e descritta da Daniela Sacco: “[...] la paratìa centrale sostiene, come elementi della scena mobile, grandi volumi culminanti in ampie volte sulla cui superfìcie sono disegnati rami contorti. L’intenzione è quella di riprodurre in modo stilizzato il bosco sacro delle Eumenidi, alla periferia di Atene, in cui si svolge I'azione drammatica. Le volte si aprono in varchi che fungono da cavità all'interno delle quali ci si addentra nella fitta boscaglia”
(fonte: Sacco 2004).

 

II. A sinistra: locandina per l’VIII ciclo di spettacoli classici. A destra: bozzetto originario per il manifesto degli spettacoli, prodotto da Cambellotti ma mai utilizzato.
(fonte: Sacco 2004)

 

II. Edipo a Colono 1936 | Busto di fanciulla del Coro delle Eumenidi: un fascio di luce che sembra arrivare da destra le illumina il bianco della tunica, contro il quale spicca il tessuto scuro di un altro lembo di stoffa facente parte del costume, che è drappeggiato sulla spalla sinistra. Sul viso, molto giovane, le labbra sottili e tinte di scuro sono atteggiate in un sorriso trattenuto e l’espressione della ragazza è molto dolce. Gli occhi, grandi ed espressivi, sono rivolti verso l’alto, in direzione sinistra.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica).

 

II. Edipo a Colono; Il protagonista (Annibale Ninchi), in abiti di scena (una tunica legata in vita e una folta parrucca) si appoggia ad un bastone.
(fonte: Archivio Fondazione INDA).

 

III. Figurini disegnati da Duilio Cambellotti per i costumi di Creonte, nella foto in alto; bozzetto per la creazione dei costumi di Ismene e Polinice.

(fonte: Di là dalla ribalta I, in D. Cambellotti, Teatro, Storia, Arte).

 

IV. Figurino definitivo per la realizzazione del costume del personaggio di Polinice
(fonte: Archivio Fondazione INDA).

Galleria delle immagini fotografiche

  Movimenti centrali nella coreografia delle Eumenidi che apre la tragedia.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica)

 

Il coro delle Eumenidi esegue una figura sullo spiazzo di fronte i gradini.
(fonte: Archivio Istituto Luce)

 

Le componenti del coro delle Eumedidi avanza, danzado, verso il centro della parte mobile della scena.
(fonte Archivio Istituto Luce)

Angolazione differente della medesima scena.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica)

 

Il coro delle Eumenidi si raccoglie al centro della scena in uno dei momenti finali della danza con la quale si apre il dramma.
(Fonte: Fondazione INDA)

 

Le danzatrici del coro delle Eumenidi eseguono i movimenti finali della coreografia.
(fonte: Fondazione CINI)

L’ultima danzatrice del coro delle Emenidi viene fotografata mentre sta per uscire dalla scena.
(fonte: Fondazione CINI)

 

Edipo (Annibale Ninchi) e la figlia Antigone Wanda Bernini) compaiono sulla scena, vv. 1-29.
(fonte:Istituto Luce)

ordine progressivo 1

EDIPO
Del cieco vecchio o figlia, a qual contrada’
a qual città siamo ora giunti, Antigone?
Da quale gente abitata? L’errabondo
Edipo chi vorrà pur oggi accogliere,
e porgergli vorrà i suoi dono avari?
Che ben poco egli chiede, e di quel poco
Ancor meno riceve; e pur mi basta;
chè il molto mio soffrire, e il lungo tempo
compagno a me nella sventura e il nobile
cuor mio ad accettare tutto mi appresero.
Ed ora, o figlia, se tu un seggio vedi,
o in un luogo dove inoltrarsi è a tutti lecito,
o nei sacri agli dei impervii boschi,
fa ch’io mi segga, fa ch’io abbia riposo,
onde sappiamo a qual terra siam giunti; che siam stranieri e quanto far dobbiamo dai terrazzani ci conviene apprendere.

ANTIGONE
O sventurato padre mio, Edipo, quelle torri che cingon la città,
a quanto scorgo son lontane ancora.
E tutto sacro questo luogo sembra,
chè rigoglia di allori e ulivi e pampini,
e rosignoli dalle morbide ali,
soavi, entro quel fitto, vi gorgheggiano.
Su questa rozza pietra or tu abbandona
le membra, chè la vita che tu compisti
È, per un vecchio, lunga assai, o padre.

EDIPO
Assiedimi, ed al cieco sii custode

ANTIGONE
Se insegna il tempo, ho ben tal arte appresa

 

Mentre Edipo riposa sul limitare del boschetto sacro, un abitante di Colono corre verso di lui, vv. 37-39. Si può osservare una visione piena della scenografia.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica)

ordine progressivo 2

EDIPO
Che s’avvicina? A noi accorre forse?

ANTIGONE
Ecco è già presso; io che a te richieder
Sembri opportuno, chiedi, ch’egli è qui

Teseo (Amedeo Nazzari) entra in scena dalla rampa di sinistra per interpellare Edipo e la figlia seguito a ruota dalle guardie in armi e dal coro delle Fanciulle, vv. 696-726.
(fonte: Istituto Luce)

Angolazione differente della medesima scena.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica)

ordine progressivo 5

CORO
Ecco il figlio d’Egeo, il nostro re,
Teseo, che giunge, al tuo messaggio, Edipo.

TESEO
Da lungo tempo avevo udito Edipo l’orrendo strazio delle tue pupille, accecate da te figlio di Laio, ed ignoto non m’eri e nel cammino molto udendo di te più ti conobbi. E ora le tue vesti e il devastato miserevole volto assai mi attestano che sei tu quell’Edipo. E di pietà commosso, o sventurato, io voglio chiederti che brami tu da me, da questa Atene? Con te che brama questa tua compagna degna di pietà? Fa che io lo sappia chè cose terribili a me ben chiedere dovresti, ch’io possa ricusartele. Io che, ben lo ricordo, crebbi in esilio, in estranea terra. Mille e mille rischi terribili affrontai quanti altri mai nessuno. E, ordunque, come se giunga qualcuno a me, errabondo, misero, quale vecchio sei tu come potrei negare a lui soccorso, io, che so d’essere un uomo e che il domani non è per me, più che per te sicuro?

EDIPO
Teseo, questo magnanimo tuo cuore che parla con così brevi parole vuol con brevi parole io pur ti parli. Quale io si, chi fu mio padre, donde son qui venuto già dicesti; a me non resta che d’esporre quanto bramo da te, sovrano, e detto sarà tutto.

Movimenti plastici del Coro che accompagnano il monologi di Ismene, vv. 457-489.
(fonte: Istituto Luce e Archivio Centrale per la Grafica)

ordine progressivo 3

ISMENE
Quanti travagli mai, quanto soffersi,
per rintracciare ove tu fossi, padre,
per ritrovarti, no, non narrerò;
non voglio più soffrire doppiamente
tutto quanto ho sofferto, raccontandolo.
Ma la sciagura che sovrasta, padre,
sugli infelici figli tuoi, ben questo
venni a narrarti. Tra di loro prima
divisamento sorse che a Creonte
fosse concesso il trono, e la città contagiato non avesse. Che scorgevano,
ben saggiamente, la sciagura antica
che distrugge la tua casa, ed il tuo sangue.
Ora, non so da quale Nume travolti
da quale perversa furia dell’anima
un’orribile gara divampò tra loro
tre volte sciagurati, vollero
carpire il regno, avere il regio scettro.
E, folle per ardor di giovinezza
quei che men diritto avea per età giovine
a Polinice, suo fratello, d’anni
maggiore di lui, usurpa il trono e in bando
dalla paterna Tebe lo cacciò.
Questi- come tra noi per tutto narrano-
Alla cinta di poggi Argo, uggì,
parentele, alleati procacciò
a sé fedeli, e vuole che Argo, tosto
vittoriosa, la Cadmea rocca
in suo potere riduca… o la sua gloria
insino al cielo innalzi. E non sono queste
parole vano, padre, m terribili fatti ch’io narro; e quando dei tuoi mali
avran pietà gli dei non posso scorgere.

Movimenti plastici delle ballerine che accompagnano e danno una rappresentazione visiva agli ordini del Coro dei Vecchi, vv. 582-612.
(fonte: Istituto Luce e Archivio Centrale per la Grafica)

ordine progressivo 4

CORO
L’espiatorio rito or tu devi compiere
per queste dee cui tu prime incontrasti,
e di cui prima tu calcasti il suolo.


EDIPO
Ospiti, quale scaro rito, ditemi?

CORO
Prima d’una perenne scaturigine,
con pure mani, attingi l’onda ed offrila


EDIPO
E allor che attinte avrò l’onde purissime?

CORO
D’ottimo artista là troverai l’anfore
Incoronane l’orlo e l’anse duplici

EDIPO
Di ramicelli, o bende, od in quale modo?

CORO
D’agnella or tosata prendi un bioccolo…

EDIPO
Sta bene, e poi, debbo compier qualche rito?

CORO
Verso l’aurora volgiti ed effondile

EDIPO
Da quell’anfore belle che tu hai dette?

CORO
Prima tre fiotti, poi l’ultima d’un tratto

EDIPO
E questa di che colma? Ospite, dimmelo.

CORO
D’acqua e di miele; non vi mescer vino

EDIPO
Quando l’ombrosa terra l’avrà raccolte…

CORO
Con le due mani ponivi d’ulivo
tre volte nove ramoscelli, e prega…


EDIPO
Quale preghiera? Questo è il rito 
massimo


CORO
Che, quali le accogliamo noi benevole,
con cuore benigno accolgan te, lor supplice
e ti salvin. Tu stesso, per te stesso,
invocale o qual altro per te vuoi;
ma in segreto egli prieghi (e niuno l’oda)
senza voce levare e senza volgersi,
di là si parta; che questo rito
tu compirai t’assisterò con fede;
se no provo per te timor grandissimo”.

Ismene e Antigone sono ritornate dal padre e si stanno stringendo a lui. sopra di essi si vedono Teseo con le sue guardie, vv. 1507-1534.
(fonte: Archivio Istituto Luce)

Angolazione differnete della medesima scena.
(fomte: Archivio Centrale per la Grafica)

ANTIGONE
Lui ci salvò, da lui tu devi apprenderlo;
breve ti parlo, come tu volesti.

EDIPO
Se con le figlie, che inaspettatamente
Mi son rese, così mi effondo, tu
Non ti devi stupire, ospite mio.
So bene che niun altro, se non tu,
a me fece rispender questa fulgida
luce di gioia; tu me le salvasti
nessun altro degli uomini. E a te
concedano gli dei quanto desidero,
e a questa tua città, perché tra voi soli
d’ogni obbrobrio di sventura?
No, no, non lo potrei neppur concedere.
Soltanto chi soffrì le mie sciagure,
di dolore può essermi compagno.
Accoglilo da lungi, il mio saluto,
io ritrovai, tra tutti quanti gli uomini,
timor di Dio, giustizia, lealtà.
Lo so, e ad attestarlo, questo solo
Io posso dirti, che ogni bene mio
a te solo lo devo, e a nessun altro.
Porgimi la tua mano, ch’io la stringa,
ch’io la baci, o signore, ed il tuo capo
se pure tanto mi è concesso… Ma,
che dico? Come, come, sciagurato
posso volere che tu tocchi un uomo lordato
e sii tu il giusto protettore mio,
come sinora a me fosti salvezza.

Edipo si rivolge sulla scena al coro delle Fanciulle prima dell’arrivo di Polinice.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica)

Edipo a Colono 1936 | Polinice (Giovanni Giacchetti) si rivolge a Edipo, pregando il padre di ascoltare le sue parole e intervenire per risolvere la lite tra Polinice e il fratello Eteocle, vv. 1470-1769; (fonte: Archivio Centrale per la Grafica).

ordine progressivo 6

POLINICE
Ma tu taci, perché?
O padre, dimmi una parola sola,
non distogliere il volto dal tuo figlio!
Ma non rispondi? Dispettosamente,
tu, muto, chiuso, mi discaccerai,
senza dirmi il perché della tua collera?
O mie sorelle, voi, nate con me
Da questo sangue stesso di mio padre,
almeno voi tentate di dischiudere
le suggellate labbra inesorabili del padre,
chè da sé non mi discacci,
ma supplice di un dio, senza parlarmi!

ANTIGONE
O sciagurato, dì, digli tu stesso,
per qual necessità sei tu qui giunto;
chè un effuso parlare, o caro, o ingrato,
o che gli animi muova alla pietà,
le labbra più tenaci può dischiudere

Il Coro delle Fanciulle e degli Anziani si prepara a dare l’estremo saluto a Edipo, vv. 1843- 1861
(Fonte: Archivio Centrale per la Grafica)

ordine progressivo 8

EDIPO
Giunge da Giove questo alato bòmito,
e mi trarrà ben tosto all’Invisibile!
Su via, senza indugio, orsù chiamatelo.
Si ode un nuovo fragore di tuono

EDIPO
O figlie, o figlie, è per me giunto il termine
Fatale, sacro della vita mia,
e stornarlo ormai non è possibile.

[…]

ANTIGONE
Come, padre, lo sai, da quali indizi?

EDIPO
Bene lo so; ed alcuno, senza indugio,
il re di questa terra a noi richiami.

Edipo a Colono 1936 | Edipo, stante sulla piattaforma di congiunzione tra i gradini, viene abbracciato dalle figlie mentre il Coro delle Fanciulle li raggiunge sotto lo sguardo del Coro dei Vecchi.
(fonte: Archivio Centrale per la Grafica). 

Galleria video

Dida Video

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Bibliografia

Riferimenti bibliografici
Recensioni dello spettacolo 
Sitografia

English Abstarct

This document presents, for the first time, the materials found in four archives – Archivio della Fondazione INDA (AFI); Archivio della Fondazione Cini; Archivio dell’Istituto Luce; Archivio Centrale per la Grafica – related to the staging of Aeschilus’ tragedy Prometheus Bound at the Greek Theatre of Syracuse from April 23 to May 7, 1936 (see Regesto degli spettacoli INDA al Teatro greco di Siracusa – 1914-2024). Subsequently, a reconstruction hypothesis of the staging of the drama si proposed, obtained by comparing the video and photographic materials with the script of the tragedy in the traslation by Ettore Bignone.

Prometeo Incatenato 1954 | INDA XIII stagione

Scheda con materiali completi dall’Archivio INDA e da altri archivi

 Carla Anzaldi

English abstract

§ Materiali di archivio (I. Documenti; II. Locandine e libretti; III. Galleria fotografica; IV. Video)
§ Per una restituzione della messa in scena del dramma
 

In questa scheda si presentano, raccolti insieme e riordinati per la prima volta, i materiali rinvenuti presso quattro archivi – Archivio della Fondazione INDA (AFI); Archivio dell’Istituto Luce; Fondazione Gramsci, Archivio Luigi Squarzina; Archivio Multimediale degli Attori Italiani (A.M.At.I) – relativi alla messa in scena della tragedia Prometeo Incatenato di Eschilo rappresentata al Teatro Greco di Siracusa dal 15 maggio al 2 giugno 1954 (si veda: Regesto degli spettacoli INDA al Teatro greco di Siracusa – 1914-2024). A seguire, si propone un’ipotesi di restituzione della messa in scena del dramma, ottenuta mediante il confronto tra i materiali video e fotografici e il testo del copione della tragedia nella traduzione di Gennaro Perrotta.

II. Locandina principale, libretti e locandine promozionali

Prometeo Incatenato di Eschilo

Traduzione di Gennaro Perrotta
Direzione artistica di Luigi Squarzina
Scena e costumi di Mario Chiari
Coreografie di Mady Obolensky
Musiche di Goffredo Petrassi
Costumi di Scena di Mario Chiari

Cast

Prometeo: Vittorio Gassman
Cratos: Giorgio Piazza
Efesto: Andrea Bosic
Oceano: Filippo Scelzo
Io: Anna Proclemer
Ermes: Mario Scaccia

Libretto dello spettacolo contenente i giorni delle rappresentazioni (Prometeo Incatenato e Antigone) in scena al teatro greco di Siracusa nel 1954 con riferimento agli interpreti; a piè di pagina notizie generali sul teatro.

Locandine delle rappresentazioni classiche del 1954 per applicazione delle riduzioni ferroviari; informazioni sui principali monumenti di Siracusa.

III. Galleria delle immagini fotografiche

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano di Prometeo con le catene interpretato da Vittorio Gassman. Ritaglio di giornale (fonte: “Film d’Oggi” 10 giugno 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano dell’incatenamento alla rupe di Prometeo (Vittorio Gassman). Fotografia (fonte: Archivio Multimediale Attori Italiani).

Prometeo Incatenato 1954 | Scena di entrata del Coro delle Oceanine e dialogo con Prometeo (Vittorio Gassman) già incatenato alla rupe. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | dialogo tra il Coro delle Oceanine e Prometeo. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Canto del Coro. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano di Ermes (Mario Scaccia) che indica Prometeo. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Scena di sofferenza di Io. Ritaglio di giornale (fonte: fonte “Giornale dell’Isola” 23 maggio 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Vittorio Gassman e Anna Proclemer interpreti rispettivamente di Prometeo e Io. Ritaglio di giornale (fonte: “Il Tempo” 28 maggio 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano di Prometeo con le catene interpretato da Vittorio Gassman. Ritaglio di giornale (fonte: “Film d’Oggi” 10 giugno 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Backstage: In primo piano Vittorio Gassman, interprete del Prometeo Incatenato e il Presidente del Consiglio Mario Scelba. Ritaglio di giornale (fonte:“Il Tempo” 10 giugno 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Vittorio Gassman indica un articolo di giornale che lo vede protagonista. Ritaglio di giornale (fonte: “Corriere di Sicilia” 25 maggio 1954).

IV. Video

Prometeo Incatenato 1954 | Video documentario de “La Settimana Incom: cinegiornale e informazione”: breve presentazione del dramma con informazioni su regia e cast (video 1’ 09”; fonte: Archivio Luce).

Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM, video documentario “Rappresentazioni classiche a Siracusa: in scena Prometeo incatenato e Antigone” (muto). Scene dal Prometeo montate con scene da Antigone, spettacolo e backstage. (video 4’39’; fonte: Archivio storico Istituto Luce).

Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM, video documentario “Sicilia Olimpica” regia di Remigio Del Grosso: promozionale di Siracusa e Taormina, con spezzoni dal Prometeo incatenato 1954. (video completo 8’ 07”; scene dal Prometeo 4’ 39’-5’ 53”; fonte: Archivio storico Istituto Luce).

Archivio Fondazione INDA (AFI), Prometeo Incatenato 1954, spezzone video dell’Istituto Luce. Movimenti del Coro e monologo di Prometeo (Vittorio Gassman) (video competo 0’ 38”).

Per una restituzione della messa in scena del dramma

L’incrocio dei materiali rinvenuti nei diversi archivi ha consentito la realizzazione di una prima ipotesi di restituzione di alcuni brani del Prometeo Incatenato, messo  in scena a Siracusa nel 1954. In sequenza sono ordinati i video con giustapposti i versi della tragedia, nella traduzione di Gennaro Perrotta (grazie al confronto con l’audio) alternati alle immagini fotografiche con i brani del testo eschileo giustapposti alle immagini: nel caso del raffronto immagine/testo l’accostamento è proposto in via ipotetica mediante l’analisi della situazione scenica e delle posture dei personaggi. I materiali così organizzati, nel loro insieme, compongono una ipotesi di restituzione, quanto più possibile attendibile, della messa in scena del dramma

i video che seguono vanno messi nella giusta sequenza rispetto ai brani sotto (accanto alle foto). A fronte vanno trascritti i testi dall’audio e confrontati con testo Perrotta

Inda, Prometeo Incatenato 1954 | Video documentario de “La Settimana Incom: cinegiornale e informazione”: breve presentazione del dramma con informazioni su regia e cast (video 1’ 09”; fonte: Archivio Luce). ritagliare dal video la sequenza dal Prometeo

Riferimento |  Eschilo, Prometeo, vv. xxx yyy (trad. Perrotta) Video “Rappresentazioni classiche a Siracusa” fonte archivio Luce - video 0’ 50’’ 

Trascrivere i versi, confrontandoli con testo perrotta
xx

yyy

Archivio storico Istituto Luce, Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM,
video documentario “Rappresentazioni classiche a Siracusa.
Scene dal Prometeo, spettacolo e backstage.
(video 4’39’; fonte: Archivio storico Istituto Luce). ritagliare dal video la sequenza dal Prometeo

Riferimento |  Eschilo, Prometeo, vv. xxx yyy (trad. Perrotta) * video dal repertorio incom di 4’39  è Muto, solo video. 
il minutaggio è da cambiare: Prometeo fino al minuto 01’59 (dopo inizia antigone) 

Trascrivere i versi, confrontandoli con testo perrotta
xx

yyy

arrivo di Oceano sul cavallo alato, quindi vv. 284-394

 traduzione di Gennaro Perrotta:

OCEANO
Al termine di un lungo viaggio a te, Prometeo, son giunto, questo uccello dalle ali veloci senza briglie guidando a mio talento.
Per la tua sorte, sappilo, io soffro.
Il legame di sangue mi spinge, e non solo il sangue: nessuno
più di te onoro ed amo.
Ti accorgerai ch'io dico il vero; adulare non è mio costume.
Dimmi come ti dovrò aiutare: un amico non potrai mai dire che hai d'Oceano più sicuro.

PRoMETEO
(Stupito) Oh, che vedo? Anche tu vieni ad assistere alle mie sofferenze? Come hai osato lasciare il fiume che porta il tuo nome e le tue grotte rocciose scavate dalla natura, e venire in questa terra madre del ferro? O sei venuto a contemplare la mia sorte e a compiangere i miei mali? Guarda questo spettacolo: guarda sotto quali tormenti io, l'amico di Zeus, che l'ho aiutato a fondare la sua signoria, sono piegato da lui.

OCEANO
Vedo, Prometeo; e voglio, sebbene tu sia accorto, darti il consiglio migliore. Conosci te stesso e adotta un nuovo modo di agire: nuovo è anche il signore degli dèi. Se tu scaglierai ancora parole aspre e taglienti, forse ti udira Zeus, anche se egli siede in trono molto più in alto, e lo sdegno che tu hai ora per le tue pene ti sembrerà un gioco di fanciulli. Scaccia, sventurato, scaccia il rancore che hai, e cerca di liberarti da questi tormenti. Ti sembrerà forse ch'io faccia, così, sciocchi discorsi da vecchi. Ma questi sono i frutti, Prometeo, della tua lingua troppo superba. Tu non sei mai umile e non cedi mai alle sventure: a quelle che soffri desideri aggiungerne altre. Ma se vuoi me per consigliere, non ricalcitrare più contro lo sprone:
pensa che comanda un monarca duro, che non deve render conti a nessuno. Ora, io andrò, e tenterò, se posso, di liberarti da queste tue pene. Ma sta quieto e non essere troppo violento nel parlare. Non sai tu, dunque, infinitamente saggio come sei, che lingua temeraria ha il suo castigo)

PROMETEO
(Con forte ironia) Come t'invidio! Tu che sei senza colpa, tu che a tutto hai partecipato, che tutto hai osato insieme con me! Ma ora lascia andare e non ti preoccupare per me. In nessun modo riuscirai a persuaderlo: è inesorabile. Ma guarda tu stesso di non dover soffrire qualche sventura per questo tuo viaggio.

OCEANO
Tu sei molto più bravo a rendere assennati gli altri che te stesso. E lo giudico dai fatti, non dalle parole. Ma non mi trattenere, ora che parto: io sono sicuro, sono sicuro che Zeus mi farà questo favore, di liberarti dalle tue pene.

PROMETEO
(Con ironia sempre più accentuata) Di questo ti ringrazio e non finirò di ringraziarti. Tu non manchi davvero di zelo. Ma non ti affannare: ti affanneresti invano senza giovarmi affatto, se veramente tu volessi prenderti questa pena. Sta quieto e tienti in disparte. Se io sono sventurato, non per questo vorrei che toccassero in sorte sventure a tutti gli altri. No: già abbastanza mi tormenta la sorte di mio fratello Atlante, che in Occidente si erge a sostenere sugli omeri la colonna del cielo e della terra, peso non leggero per le braccia. Quando io vidi domato con la forza il figlio della Terra, abitatore degli antri di Cilicia, mostro orrendo dalle cento teste, Tifone impetuoso, ne senti pietà. Contro tutti gli dèi egli si levo, dalle mascelle orrende sibilando terrore. Balenava dai suoi occhi una luce paurosa, come se egli volesse distruggere con la forza la signoria di Zeus. Ma lo raggiunse il dardo insonne di Zeus, la folgore che precipita spirando fiamma, e annientò i suoi superbi vanti. Colpito nel petto, fu incenerita e distrutta dal tuono la sua forza. Ed ora, inutile cadavere, lungo disteso egli giace presso lo stretto marino, schiacciato sotto le radici dell'Etna, e sulle alte cime sta Efesto, e batte il ferro infocato. Fiumi di fuoco di li eromperanno un giorno, divorando col loro morso selvaggio le grandi piane della Sicilia ricca di frutti: tale è l'ira che con gli ardenti dardi di un'insaziabile tempesta di fuoco esalerà Tifone, pur incenerito dalla folgore di Zeus. (Con ironia crescente) Ma tu non sei inesperto, e non hai bisogno di me per maestro. Mettiti in salvo come tu sai fare. Io sopporterò fino alla fine questa mia sorte, finché l'animo di Zeus mitigherà il suo sdegno.

OCEANO
Non sai, dunque, Prometeo, che per la malattia dell’ira i discorsi sono medicine?

PROMETEO
si, se a tempo opportuno si cerca di blandire il cuore, e non si vuol mitigare a forza un animo gonfio d’ira.

OCEANO
Ma nella buona volontà e nell'audacia quale pericolo vedi? Dimmelo.

PROMETEO
Inutile fatica e sciocca ingenuità.

OCEANO
Lascia pure che io sia malato di questa malattia: la miglior cosa è sembrare stolto, per chi è saggio.

PROMETEO
(Ironico) Proprio questo sembrerà il mio difetto.

OCEANO
Le tue parole mi rimandano chiaramente a casa.

PROMETEO
Sì, perché il tuo piangere per me non ti renda odioso.

OCEANO
Forse a colui che siede da poco sul trono onnipotente?

PROMETEO
(Ironico) Bada che non s'inasprisca l'animo
suo.

OCEANO
La tua sventura, Prometeo, mi è maestra.

PROMETEO
(Con aspro disprezzo e sarcasmo) Va, affrettati, conserva questi tuoi sentimenti.

OCEANO
Tu m’inviti ad andarmene mentre io sto per partire. Già il quadrupede alato sfiora con le ali le vaste vie dell’etere, e sarebbe lieto di piegare il ginocchio nella sua stalla (Parte).

Archivio storico Istituto Luce, Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM,
video documentario “Sicilia Olimpica” regia di Remigio Del Grosso: promozionale
di Siracusa e Taormina, con spezzoni dal Prometeo incatenato 1954.
Scene dal Prometeo 4’ 39’-5’ 53”; fonte: Archivio storico Istituto Luce). ritagliare dal video la sequenza dal Prometeo

Riferimento |  Eschilo, Prometeo, vv. xxx yyy (trad. Perrotta)

Trascrivere i versi, confrontandoli con testo perrotta
xx

yyy

* video documentario “Sicilia Olimpica” minutaggio da correggere 
DA 4’39’ - 5’53’ 
A 4’04’ - 5’58’

Al minuto 4’32 parla Gassman in riferimento ai vv. 88 ss.:

venti dalle ali veloci,
e tu, onniveggente occhio del Sole,
guardate quello che soffro
io, dio, dagli dèi.
Guardate da quali tormenti indegni staziato, per infiniti anni

CONFRONTO TRADUZIONE GENNARO PERROTTA

venti dalle ali veloci,
sorgenti dei fiumi,
innumerevole sorriso
delle onde del mare,
Terra, che a tutti sei madre,
e tu, onniveggente occhio del Sole,
guardate quello che soffro
io, dio, dagli dèi.
Guardate da quali tormenti indegni staziato, per infiniti anni

riprende Gassman a parlare al minuto 5’30 in riferimento ai versi 465:

[…] e misi sotto il carro i cavalli, docili al freno, ornamento della fastosa opulenza. E nessun altro, se non io, invento i carri navali che errano alati sul mare. Io, che pure ho escogitato queste invenzioni ….

LA TRADUZIONE DI GENNARO PERROTTA COINCIDE PERFETTAMENTE.

Riferimento |  Eschilo, Prometeo, vv. xxx yyy (trad. Perrotta)

Trascrivere i versi, confrontandoli con testo perrotta
xx

yyy

Prometeo è incatenato alla rupe (Vittorio Gassman). Fotografia; fonte Archivio Multimediale Attori Italiani.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 12-126 (trad. Perrotta)

EFESTO
Cratos e Bia, l’ordine di Zeus ora voi l’avete eseguito, e nulla più vi trattiene. Ma io non ho cuore di legare a forza un dio del mio sangue a questa rupe battuta dalle tempeste. Eppure, bisogna che io abbia questo coraggio: trascurare gli ordini del padre è grave. O figlio audace della saggia Temi, mio malgrado, tuo malgrado, t’inchioderò con catene indissolubili a questa rupe deserta, ma, bruciato dalla fiamma ardente del sole, perderai il fiore della pelle. Con tua gioia la notte dalla veste stellata nasconderà la luce del giorno, e poi di nuovo il sole dissiperà le brine dell’aurora. E il peso di questo male sempre presente di consumerà senza posa: non è nato ancora il tuo libertaore. Ecco quello che hai guadagnato col tuo amore per gli uomini. Tu, dio, che non temi l’ira degli dèi, hai concessi ai mortali doni più grandi del giusto. Per ammenda, tu farai la guardia a questa triste rupe, in piedi, insonne, senza mai piegare il ginocchio. Molti lamenti, molti pianti leverai invano. È inesorabile l’animo di Zeus: duro è ogni nuovo padrone.

CRATOS
Ebbene, a che indugi e ti lamenti invano? Non odii il dio odioso agli dèi, che ai mortali ha ceduto il tuo privilegio?

EFESTO
Legami di sangue e amicizia hanno una gran forza!

CRATOS
Lo dico anch’io. MA disobbedire agli ordini del padre, com’è possibile? Non temi ancor di più questo?

EFESTO
Sempre spietato, tu, e tracotante!

Entrata del Coro delle Oceanine e dialogo con Prometeo già incatenato alla rupe. Fotografia; Fonte Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 128-192 (trad. Perrotta)

CORO
Non avere paura. Una schiera
è giunta di fanciulle amiche,
a questa rupe, volando
a gara sulle ali veloci
del carro, l’animo del padre
avendo persuaso a fatica.
m’han portata rapidi i venti.
L’eco del colpi del maglio
giunse ai recessi degli antri,
scosse da me il verecondo
pudore. E mi sono slanciata,
scalza, sul carro alato. 

PROMETEO
Ahimè! Ahimè! 
Progenie di Teti feconda,
figlie del padre Ocenao
che s’avvolge a tutta la terra
col suo scorrere insonne,
guardate, vedete
a quali catene inchiodato,
sulla vetta di questo dirupo
una veglia non inviadiata
dovrò vegliare.

CORO
Io vedo, Prometeo. Paurosa
una nebbia piena di lagrime
m’avvolge gli occhi, vedendo
il tuo corpo che si consuma
sulla roccia, nell’ignominia
di queste catene d’acciaio.
Regnano nuovi timonieri
sull’Olimpo; con le sue nuove
leggi, Zeus contro ogni legge
tutte le cose governa,
e tutto distrugge che un tempo
era grande e potente.

Dialogo tra il Coro delle Oceanine e Prometeo. Fotografia; fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 128-1070 → è troppo ampio il range: dire 128 xx o yyy-zzz, o www-zzz  (trad. Perrotta)

xxx
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xxxx Fare un’ipotesi

Dialogo tra il Coro delle Oceanine e Prometeo. Fotografia; fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 128-1070 → è troppo ampio il range: dire 128 xx o yyy-zzz, o www-zzz  (trad. Perrotta)

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xxxx Fare un’ipotesi

Canto del Coro. Fotografia; fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 128-1070 → è troppo ampio il range: dire 128 xx o yyy-zzz, o www-zzz  (trad. Perrotta)

xxx
xxx
xxxx Fare un’ipotesi

Scena di sofferenza di Io (Anna Proclemer). Fotografia; fonte: “Giornale dell’Isola” 23 maggio 1954.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 561-886 (trad. Perrotta) 

IO
Qual terra è questa? qual gente? chi vedo
nei ceppi di pietra,
battuto dalle tempeste?
Per quale colpa punito tu muori?
Dimmi in quale parte della terra
io son giunta, sventurata, errando.
Ahimè! Ahimè!
Me sventurata ancor punge l'assillo,
l’ombra d'Argo nato dalla Terra.
Allontanalo, o Terra! Io mi spavento
quando vedo il bovaro dai mille occhi.
S'avanza con l'insidioso sguardo.
Neppur morto, la terra lo nasconde.
Egli a me sventurata
uscendo di sotterra, dà la caccia,
e mi spinge ad errare,
affamata, sulla marina sabbia.

CORO
Mormorano le sonore
canne unite con la cera
un canto che addormenta.
Ahimè! Ahimè!
Dove mi trascina
questo mio errare lontano?
Quale colpa mai,
quale colpa mai,
trovasti in me, figlio di Crono,
per aggiogarmi a queste pene?
Ahimè!
Così tormenti
con l'assillo che mi spaventa
una povera folle?
Bruciami col fuoco,
celami sotterra,
dammi in pasto ai mostri del mare.
Oh, non mi rifiutare
quel che imploro, o signore.
Troppo m'ha consumata
questo infinito errare;
io non so come imparare
ai tormenti a scampare.
Odi tu la voce
della fanciulla
che ha le corna di giovenca?

PROMETEO
E come non udire la fanciulla agitata dall'assillo, la figlia d'Inaco, che ha acceso d'amore il cuore di zeus, ed ora, odiata da Era, è costretta a consumarsi in terminabili corse?

IO
Come avviene che del padre
pronunzi il nome? Chi sei?
Dillo a me sfortunata.
Chi sei tu, sventurato,
che a me sventurata
dici parole veraci?
Il male divino
hai tu nominato,
che mi morde e mi distrugge
col pungolo che mi fa errare?
Ahimè!
Ignobilmente
a balzi impetuosi correndo,
cacciata dalla fame,
qui giungo, domata
dal rancore di Era.
Quali, ahimè, tra gli sventurati
soffrono quanto io soffro?
Svelami quali affanni
dovrò ancora soffrire.
Quale mai scampo ha il male,
qual è la sua medicina?
Dimmelo, se lo sai.
Rivelalo, parla
alla fanciulla,
alla sventurata errante.

Primo piano diErmes (Mario Scaccia) che indica Prometeo. Fotografia; fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 944-1079 (trad. Perrotta)

ERMES
A te, a te, al saggio, al te, più aspro dell’asprezza, a te che hai peccato contro gli dèi per concedere onori agli uomini effimeri, al ladro del fuoco, a te io dico: il padre Zeus ti ordina di rivelare quali nozze sono queste che tu vanti e chi lo sbalzerà dal trono. e queste cose non le rivelare per enigmi, ma ad una ad una. E non mi costringere a far la strada du evolte, o Prometeo: tu vedi che Zeus con questi mezzi no si placa.

PROMETEO
Solenne e pieno d’arroganza è il tuo discorso, come si conviene a un servo degli dèi. Voi siete i nuovi signori d’un nuovo regno, e credete di abitare una rocca dove non entra il dolore. Ma non ho veduto, forse, da essa cader due sovrani? Il terzo, quello che ora regna, io lo vedrò cadere copn molta ignominia e molto presto. Credi tu che io tremi, spaurito, davantia i nuovi dèi? Ne sono molto lontano, anzi assolutamente lontano. Ma tu ritorna subito di dove sei venuto: non saprai nulla di quello che mi domandi.

ERMES
Già una volta, proprio per questa tua ostinazione, sei caduro in questi tormenti.

PROMETEO
La mia svenura, sappilo bene, io non la cambierei mai con la tua schiavitù. È meglio, io penso, esser lo schiavo di questa roccia, anzichè essere il messaggero fedele del padre Zeus. Così conviene oltraggiare chi oltraggia. 

ERMES
Tu esulti, pare, dei mali che soffri!

PROMETEO
Io esultare? Così possa io vedere esultare i niemi nemici!

ERMES
Anche me incolpi delle tue sventure?

PROMETEO
In una parola: odio tutti gli dèi, che hanno ricevuto bene da me e mi fanno del male ingiustamente.

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Per citare questo articolo / To cite this article: Carla Anzaldi, Prometeo incatenato 1954 | INDA XIII stagione. Scheda con materiali completi dall’Archivio INDA e da altri archivi, “La Rivista di Engramma” n. 215, agosto 2024