Tracce visive di pensiero
Presentazione di Peter Märkli Dessins/Disegni
Michela Maguolo
English abstract
In un’intervista con Elena Markus, Peter Märkli spiegava che i suoi disegni appartenevano a due diverse categorie:
Quelli direttamente afferenti a un progetto sono necessariamente sempre di piccole dimensioni, perché esprimono l’essenziale dell’idea architettonica, i dettagli non sono ancora definiti chiaramente. Questi disegni non sono mai a due dimensioni, sono a volo d’uccello per includere anche l’intorno. Ho bisogno di catturare l’idea generale e se posso farlo con un disegno tridimensionale, riesco a comprendere che tipo di spazio vorrei realizzare […] Accanto a questi, i disegni bidimensionali mi servono per esplorare continuamente alcuni temi come la forma di un edificio o un certo ordine, la relazione di un singolo elemento con il tutto, oppure un colore. Sono dei fogli in formato A4, che da una decina d’anni è il mio formato preferito, e non sono mai dei disegni isolati, ma fanno parte di una serie. Questi disegni non sono collegati a un incarico specifico, possono invece ispirarsi a qualcosa che ho visto in un libro, per esempio. E mentre i primi disegni non si discostano dall’idea iniziale, qui più disegno, più il disegno si libera. (Markus 2017, 18).
Esempio del primo tipo di disegni è quello per una casa in Dominica, poi non realizzata. L’edificio è al centro del foglio, rappresentato in una veduta assonometrica approssimativa, un grande tetto giallo ondulato sopra una costruzione semplice, con una veranda d'ingresso e sollevata da terra. Accanto una grande palma. In alto, in un angolo, il mare rappresentato da fasce curvilinee di colore azzurro e verde, con alcuni pesci, disegnati nel modo più schematico e intuitivo. In basso, altre due linee parallele e ricurve segnano il percorso di accesso alla casa, mentre la linea che racchiude la composizione, la delimita all'interno del foglio, in un certo punto assume un andamento spezzato, a rappresentare forse le montagne in lontananza. A questo disegno iniziale fanno poi seguito il modellino in cui è ancora la grande copertura gialla a risaltare, le piante e i prospetti, sempre disegnati a mano con tratti essenziali, quasi incerti nella loro schematicità. Infine i disegni tecnici, realizzati probabilmente dai collaboratori di studio che sviluppano l'idea progettuale in un luogo diverso da quello in cui Märkli lavora in perfetta solitudine, un anonimo edificio a corte a Zurigo, ingombro di disegni e modelli.
Appartiene alla seconda tipologia un gruppo di disegni il cui tema sembra essere "una casa in collina": una sequenza di 21 fogli nei quali viene sondato il rapporto tra costruito e paesaggio, attraverso variazioni nel numero di colline e edifici, la forma di questi ultimi, le aperture, il trattamento delle facciate, i coronamenti, sempre in veduta frontale. La sequenza potrebbe iniziare con un disegno a penna su carta kraft e proseguire con studi a penna, matita morbida e matite colorate che vanno dal rosso al grigio, su fogli A4. Sono costruzioni non più alte di due o tre piani, dove le componenti architettoniche sono sovrapposte, giustapposte. È evidente, osservandoli uno a uno e poi uno accanto all'altro, che segni e forme sono tracciati per interagire tra loro in modo sempre diverso, e ogni aggiunta, spostamento o nuova apertura provoca risonanze apparentemente impercettibili, in realtà cariche di significato e conseguenze.
Non c'è riferimento a un contesto specifico, la collina o le colline sono massimamente generiche, l'edificio è posto una volta sulla cima di una, una volta su un'altra. L'assenza di riferimento a una condizione concreta e precisa è evidente anche nella mancanza della linea che, come accade nei disegni del primo tipo, determina le condizioni di contorno, circonda l'insieme di oggetti e conferisce loro un ordine, mettendoli in reciproca relazione. L'assenza di quel segno lascia aperta l'idea, la svincola da condizioni concrete, fa sì che le relazioni tra gli elementi siano libere, mobili: il foglio diventa il campo neutro in cui sperimentare innumerevoli variazioni.
Sono circa un migliaio i disegni di questo tipo e parte di essi è stata pubblicata nel volume Peter Märkli Dessins/ Disegni, appena uscito per i tipi di Caryatide, a cura di Fabio Don e Claudia Mion. Il legame tra architettura e disegno è uno dei percorsi di ricerca privilegiati dall’associazione Cosa Mentale e ora dalla casa editrice Caryatide, che ne prosegue l’attività editoriale.
I disegni sono stati selezionati da Peter Märkli insieme ai due curatori nel 2015, per la prima edizione della raccolta (Don, Mion 2015). Allora, le circa 330 opere erano accompagnate da scritti, in tedesco e inglese, di nove studiosi, storici, critici, architetti, artisti: Erich Brändle, Kenjiro Hosaka, Erwin Viray, Elizabeth Hatz, Irina Davidovici, Alexander Brodsky, Kiril Ass, Florian Beigel, Philipp Christou. Nell’edizione odierna, in francese e italiano, sono confluiti altri 25 disegni e si è aggiunto un testo di Mariabruna Fabrizi.
I disegni non sono ordinati cronologicamente, se non per ampi intervalli temporali: 1980-1999, 2000-2015, 2016-2023: le pile di fogli si sono accumulate nel tempo, senza preciso riferimento a un momento, un incarico, un episodio. Neppure un ordine tematico era forse possibile, poiché i temi si accavallano, si intrecciano, scaturiscono all’improvviso e danno vita a una possibile serie. Racconta Alexander Brodsky, che quando allestì la mostra di disegni di Märkli nel suo atelier, cominciò a estrarre i disegni dalle scatole e ad appenderli così come venivano, senza cercarne un ordine: “in qualsiasi ordine o sequenza vengano disposti, osserva, il loro significato non ne viene alterato” (Brodsky, Ass 2023, 34). Se, come osserva Mariabruna Fabrizi, le sequenze sono l’occasione “per far oscillare il pensiero tra immagini autonome, costruite intorno a delle pure composizioni astratte, e figure che evocano più propriamente il progetto” (Fabrizi 2023, 41), non c’è dubbio che oscillazioni di pensiero scaturiscono anche dall’accostamento casuale dei disegni che riescono a mantenere la propria autonomia, a porsi come frammenti di pensiero in sé, ma sono in grado di innescare reazioni al contatto con altri disegni apparentemente a loro estranei.
Da dove nascono, dunque, questi disegni? Da dove provengono? Kenjiro Hosaka ne cerca la fonte nell'arte contemporanea, in Malevich, in Klee, e ovviamente in Hans Josephsohn, lo scultore svizzero che ha tanto influito su Märkli, il suo pensiero, il suo modo di guardare alle cose e per il quale l’architetto ha realizzato il museo La Congiunta a Giornico. Hosaka coglie nei disegni e nei rilievi di Josephsohn la medesima introduzione di “variazioni impercettibili per creare differenze” (Hosaka 2023, 13). E Irina Davidovici descrivendo le “stanze” di cui la vita e l’esperienza di Märkli si compongono, ricorda il modo in cui lo scultore insegnava al giovane architetto a guardare alle cose, a scrutare il progetto architettonico attraverso gli spazi di un modello o le forme di un prospetto (Davidovici 2023, 27). La visione frontale del prospetto annienta la terza dimensione, costringe a interrogarsi sulle proporzioni assolute, a esplorare le relazioni tra le forme sospendendone le implicazioni spaziali.
Guardando i disegni, si nota che gli edifici di Märkli, altrimenti disabitati, ospitano spesso sculture di Josephsohn, che si confrontano con gli elementi architettonici, li misurano, talvolta li definiscono riempiendo le aperture, fermando un angolo, sottolineando la chiusura verso l’alto. Talvolta diventano esse stesse, con la forte matericità delle forme abbozzate, elementi architettonici, e si fanno colonne, capitelli. Tra i disegni più recenti, sono le figure allungate, filiformi di Giacometti che si soffermano davanti a una facciata, si allungano, fino a superare l’altezza del possibile edificio, diventano nicchia, si trasformano in altro. Figure umane scolpite, sembrano più efficaci di astratte sagome proporzionate a conferire vita a queste architetture, nella ricerca di Märkli.
Il disegno non convenzionalmente architettonico, così come il disegnare e ridisegnare l’architettura antica ha permesso a Märkli di affrancarsi dalle influenze dei maestri e di cercare un’autonomia visiva, rappresentativa e progettuale. Una ricerca che si muove attraverso tentativi, dubbi. Come scrive Erwin Viray, i disegni con i loro tratti incerti, le evidenti tracce dei ripensamenti, le cancellature, e le sequenze che formano sembrano dar seguito alla domanda: che succede se faccio questo? e poi: come giungono al mio occhio forma e dimensione di ogni elemento? Il disegno dunque serve a svelare la meccanica della visione (Viray 2023, 17) e della sua traduzione in segno grafico.
Nello sfogliare il corposo volume, osservare i piccoli disegni che si susseguono, viene in mente, per contrasto, un altro architetto svizzero, Livio Vacchini, e il suo rapporto con il disegno. Spiegava Vacchini che a un certo punto della sua vita decise di non disegnare più a mano, e di "progettare in orizzontale":
Mi distendo e rifletto, penso, ragiono. Non uso più la matita. Mi concentro cercando di tenere assieme tutte le ragioni del progetto, evitando accuratamente di immaginare forme, cercando di costruire logiche (citato in Mion Ortalli 2017, s.p.).
Con un procedimento antitetico rispetto a quello adottato da Märkli, il progettista ticinese rifiuta il legame tra mano e pensiero, si emancipa dall’idea della “mano che pensa”, riporta il pensiero alla sua dimensione più astratta, al puro concetto e lo concretizza in forme grafiche elaborate al computer, come esito finale, unico e necessario di un serrato processo logico.
Vacchini smette di disegnare per non innamorarsi della forma che uno schizzo ha restituito, per non restarne prigioniero. Märkli disegnando a mano continuamente impedisce a una forma di cristallizzarsi, la mantiene allo stadio di traccia visiva di pensiero. Attraverso il disegno, egli non è alla ricerca dell'unica soluzione, l'obiettivo non è, per la maggior parte dei disegni, confluire in un progetto: quella di Markli è una incessante esplorazione delle possibili forme e delle loro infinite variazioni, non dettate dalla casualità ma dall'intersecarsi e sovrapporsi di esperienze personali ed episodi di storia dell'architettura, depurati dalle circostanze e che egli cerca di ricondurre a una dimensione meta-temporale.
Peter Märkli Dessins/Disegni, a cura di Fabio Don e Claudia Mion, Caryatide, Paris 2023.
Riferimenti bibliografici
- Brodsky, Ass 2023
A. Brodsky, Kiril Ass, Conversation autour des dessins de Peter Märkli/ Conversazioni sui disegni di Peter Märkli, in Don, Mion 2023, pp. 30-35. - Davidovici 2023
I. Davidovici, Pièces. Notes sur les sources nourissant l’art de Peter Märkli/ Stanze. Note sulle fonti dell’arte di Peter Märkli, in Don, Mion 2023, pp. 24-29. - Don, Mion 2015
A. F. Don, C. Mion (a cura di), Peter Märkli: Zeichnungen/ Drawings, Luzern 2015. - Don, Mion 2023
F. Don, C. Mion (a cura di), Peter Märkli: Dessins/ Disegni, Paris 2023. - Fabrizi 2023
M. Fabrizi, Exercices d’espace minimal/ Esercizi di spazio minimo, in Don, Mion 2023, pp. 40-43. - Hosaka 2023
K. Hosaka, Vers une architecture vitale/ Verso un’architettura vitale, in Don, Mion 2023, pp. 10-15. - Markus 2017
E. Markus, Peter Märkli in conversation with Elena Markus, in P. Johnston (ed.), Peter Märkli: Everything One Invents is True, Luzern 2017, pp. 18-21. - Mion, Ortalli 2017
C. Mion, G. Ortalli, Disegno cosa mentale in C. Mion, G. Ortalli, Livio Vacchini. Disegni Drawings Dessins, Marseille 2017, s.p. - Viray 2023
E. Viray, L’oeil de Peter Märkli/ Lo sguardo di Peter Märkli, in Don, Mion 2023, pp. 16-18.
Peter Märkli: Dessins/ Disegni (Caryatide, Paris 2023) edited by Fabio Don and Claudia Mion is a collection of 330 drawings by Swiss architect Peter Märkli, with essays by Erich Brändle, Kenjiro Hosaka, Erwin Viray, Elizabeth Hatz, Irina Davidovici, Alexander Brodsky, Kiril Ass, Florian Beigel, Philipp Christou and Mariabruna Fabrizi. The article reviews the book, highlighting the value of visible traces of thought that Märkli’s drawings represent, and the endless searching for form in its innumerable variations that characterises Märkli’s work.
keywords | Peter Märkli; Drawing; Architectural drawing.
Per citare questo articolo / To cite this article: Michela Maguolo, Tracce visive di pensiero. Presentazione di Peter Märkli Dessins/Disegni, “La Rivista di Engramma” n. 207, dicembre 2023, pp. 117-122. | PDF