Violette per fanciulle in boccio
Da Giana Anguissola a Disney Channel
Silvia Veroli
English abstract
La prima è stata forse la 'traviata' Violetta Valery, magari le adolescenti coltivate e dal temperamento drammatico degli anni Cinquanta dell'Ottocento si immedesimavano in lei, chissà. Certo il nome che battezzò anche l'ora più languida di Thomas Stearns Eliot ("Nell'ora violetta, quando gli occhi e la schiena / Si levano dallo scrittoio, quando il motore umano attende / come un tassì che pulsa nell'attesa") si porta bene tra gli idoli delle giovanissime. Oggi c'è una sola Violetta, marchio logotipo ovviamente color glicine o lilla mucca svizzera di cioccolato, a fregiare il merchandising di un successo targato Disney: è la quattordicenne, almeno a inizio serie, eroina dell'omonima telenovela argentina che spopola nei Paesi Latini (Italia in testa) e Israele tra le bambine dai 6 ai 14 anni. Che fa Violetta? Canta, balla e si innamora, risponde ai nuovi sogni delle ragazzette in boccio degli anni Dieci del 2000, dove i reality musicali hanno ereditato i batticuore e i sogni di Fame; ma su Violetta Castillo torniamo dopo. Perché prima di lei – e dopo quella di Verdi – un'altra Violetta, dal temperamento molto coerente col suo nome (timidissima) ha fatto sognare non migliaia ma un buon numero di ragazzette: è la protagonista di due libri degli anni Sessanta che, sorte rara nell'editoria italica, continuano a essere ristampati: Violetta la timida (1963) e Le vacanze di Violetta. Li ha scritti Giana Anguissola (1906-1966), giornalista e romanziera, redattrice pioniera del "Corriere dei Piccoli", l'inserto ragazzi del "Corriere della Sera", sogno di rime edificanti e personaggi memorabili dal 1908 al 1995 nato, non tutti sanno, dal progetto di una donna: la primogenita di Cesare Lombroso, Paola.
Questa Violetta (Mansueti – per giunta – il suo cognome) degli anni Sessanta è una ragazzina demodé anche nel secolo scorso, le sue trecce sono oggetto di dileggio per le compagne più à la page (oggi c'è Ludmilla a dar del filo da torcere a Violetta Disney, allora nella Milano bene c'era la finta spavalda Calligaris). L'eroina della Anguissola, aspirante giornalista inconfessa, trova riscatto nella scrittura, nel "componimento" per l'esattezza (come capita a un'altra eroina della letteratura per ragazze, oltre a Jo March, Judy Abbott del Papà Gambalunga – 1912 – di Jean Webster); l'autoironia, la franchezza dei temi di Violetta colpiscono la giornalista del "Corriere dei Piccoli", la misteriosa Signora A. (che è poi l'Anguissola stessa) che, d'accordo con la Preside le affida un diario a puntate per il suo settimanale, compito che le riesce di svolgere sempre piuttosto bene. L'aspetto più complicato della faccenda è che la mentore le impone, oltre alla tenuta della rubrica, la più gravosa consegna della lotta alla timidezza assegnandole a tal fine prove e cimenti relazionali che le valgono un punteggio in una pagella creata ad hoc, con esiti molto comici.
I mondi delle Violette non potrebbero apparire più lontani: Buenos Aires e Milano; una scuola media in cui si porta il grembiule e lo Studio 21; il diario a puntate di una super timida e il palcoscenico di un'esagitata. Ecco, chi è cresciuto con l'ultimo scorcio di "Corriere dei Piccoli" e non con Disney Channel è automaticamente ostile alla Violetta 2014 e butta via di soppiatto nell'indifferenziato l'album con le figurine di cui le proprie figlie in età pre-scuola elementare (pardon: primaria) vengono omaggiate. Mettendo da parte il pregiudizio, scavalcando temerari il gap generazionale (e sorvolando sull'impietoso confronto tra le delicate illustrazioni a gessetti delle edizioni Mursia e il segno grafico sempliciotto e assai anni Ottanta del magico mondo della Violetta odierna), si scopre che le due qualcosa in comune ce l'hanno (oltre al nome e al Diario si intende: ma quello della Castillo è solo una trovata di mercato avulsa dalla serie). Intanto sono entrambe alle soglie dell'adolescenza e hanno un sogno creativo: per l'una è scrivere, per l'altra cantare. In effetti la madre della Violetta II, madre morta oltretutto e dunque autorevolissima, anche lei calcava le scene: la figliola poco avrebbe potuto con una simile eredità. Entrambe hanno un nucleo sociale fatto di rivalità e litigate con le amiche, e forse la Milano anni Sessanta non era meno perigliosa della capitale Argentina del 2014, anzi. Tutte e due si misurano con le proprie debolezze, in un percorso di formazione che fa di entrambe le vicende, in qualche modo, dei Bildungsroman. C'è una figura maschile che veglia sull'una e l'altra giovinetta: il padre belloccio della Castillo (German, fratello non a caso, dato che padre e figlia sembrano coetanei) e il buffo nonno della Mansueti dal nome antico, e ancora non tornato di moda, di Oreste; come se non bastasse deus ex machina e tutor in entrambe le storie è una donna. Per la cantante c'è Angie (sua zia in incognito), per la giovane giornalista nientemeno che Giana Anguissola (autrice del libro, in un caos quasi pirandelliano). L'amore negli anni 2000 è più libero ed esibito, ma anche cinquanta anni fa era il piatto forte dai tredici ai diciotto e ovviamente anche Violetta Mansueti s’innamora e si fidanza, con un comprimario timidissimo e grassoccio a inizio libro, sicuro e snello dopo la cura. Non così distanti le Violette, forse e se s’incontrassero potrebbero anche andare d'accordo: di solito chi ama scrivere non ama la ribalta e viceversa. Ci sono grandi coppie di amiche artistiche, così assortite, dentro e fuori fiction: la giovane Simone de Beauvoir e Zazà (nell'autobiografia Memorie di una ragazza per bene) ad esempio o Emily Starr e Ilse Burnley in Emily della Luna nuova, romanzo dell'autrice di Anna dai capelli rossi Lucy Montgomery (1874-1942).
In fondo Violetta la timida è valsa il Premio Bancarellino alla Anguissola, Violetta l'altra numerosi dischi di platino, candidatura al Kids' Choice Awards Argentina, un milione di fan su Facebook, ... molti quattrini ai produttori. Sono diversi gli scenari e i canali di fruizione, ma forse le ragazzine non lo sono – non lo sarebbero, mutatis mutandis – poi tanto. Una differenza grande e durissima però c'è; l'età Violetta (delle lettrici-consumatrici) arriva prima, troppo.
English abstract
Before the global success of Violetta Castillo, produced by Disney, another Violetta had had an important role in the imaginary of Italian young girls in the Sixties: the heroin of a series of books by writer and journalist Giana Anguissola, editor of "Corriere dei Piccoli". Beyond differences in style and context, the two Violette are both characters of Bildungsroman, where the name and the colour - violet - are connected with teenage years.
keywords | Violetta Castillo; Disney; Sixties; Anguissola; Heroin.
Per citare questo articolo / To cite this article: S. Veroli, Violette per fanciulle in boccio. Da Giana Anguissola a Disney Channel, “La Rivista di Engramma” n. 115, aprile 2014, pp. 22-25 | PDF