“At the summit of all living painters”. Paul Delaroche perduto e ritrovato
Recensione della mostra: “Painting History. Delaroche and Lady Jane Grey”, London, National Gallery (24 febbraio-23 maggio 2010). Catalogo a cura di Stephen Bann e Linda Whiteley, con John Guy, Christopher Riopelle e Anne Robbins, London 2010
Claudia Daniotti
English abstract
L’enorme pala d’altare per la Cattedrale di Autun che aveva richiesto a Jean-Auguste-Dominique Ingres quasi dieci anni di lavoro avrebbe dovuto segnare il trionfo, peraltro largamente annunciato, di uno dei più affermati e celebrati pittori di Francia. E invece, al Salon parigino del 1834 in cui venne per la prima volta esposto al pubblico, Il Martirio di San Sinforiano non destò l’ammirato clamore tanto atteso, completamente oscurato come fu da un’altra grande ‘macchina scenica’, L’esecuzione di Lady Jane Grey di Paul Delaroche, che attirò folle di visitatori entusiasti e si guadagnò il plauso di buona parte della critica.
A quello che è indiscutibilmente uno dei suoi dipinti più amati, la National Gallery di Londra dedica in questi mesi la mostra Painting History: Delaroche and Lady Jane Grey, una splendida occasione non solo per comprendere meglio il contesto culturale e artistico nel quale, tra Francia e Inghilterra, Delaroche si muove, ma anche per apprendere, per la prima volta compiutamente, la storia singolare di un dipinto da molti considerato il capolavoro del suo autore e, di certo, la sua opera più nota.
Alla chiusura del Salon del 1834 in cui venne esposto, il dipinto di Delaroche fu acquistato da uno dei maggiori collezionisti del tempo, il conte russo Anatole Demidoff, ed entrò come uno dei pezzi più pregiati nella leggendaria collezione che il futuro Principe di San Donato raccolse nella sua villa alle porte di Firenze. I numerosi passaggi di mano che segnarono la storia del dipinto nei decenni successivi alla morte del conte – e alla vendita (una delle più clamorose di sempre) della sua collezione – culminarono nell’approdo a Londra: nel 1902, infatti, Lady Jane Grey fu donata alla National Gallery e immediatamente trasferita lungo le sponde del Tamigi in quella che oggi è la Tate Gallery. Ma nelle prime ore del mattino del 7 gennaio 1928 le acque del fiume strariparono, tanto da allagare completamente diversi punti della città e, con essi, nove delle sale espositive della Tate; in una di queste, posta al di sotto del livello stradale, Lady Jane Grey si trovava esposta. All’indomani del disastro il dipinto di Delaroche venne esaminato, dichiarato tanto rovinato da potersi considerare irrimediabilmente perduto, arrotolato insieme ad altre tele danneggiate, stipato nei magazzini e, legato com’era a un gusto estetico ormai superato e fuori moda, sostanzialmente dimenticato. Fino al 1973, quando un giovane curatore della Tate, sulle tracce di uno dei dipinti danneggiati dall’alluvione di cinquant’anni prima, ritrova per caso la tela e, a dispetto del rapporto stilato nel 1928, la riscopre sostanzialmente integra; pochi ritocchi saranno sufficienti per poterla restituire alle sale espositive, questa volta della National Gallery, e per farne immediatamente uno dei dipinti più ammirati della collezione.
Paul Delaroche è uno di quei pittori, in vita notissimi e poi progressivamente dimenticati, a cui dobbiamo una parte non trascurabile nella ri-creazione visiva di un’età medievale e moderna colta nei suoi momenti più significativi ed esemplari, tratti da quelle che proprio allora, nell’immaginario e nella coscienza collettiva europea, andavano prendendo la forma di singole e peculiari identità nazionali (si pensi, per non citare che il nome assolutamente determinante, a Sir Walter Scott). Traendo ispirazione da fonti contemporanee agli eventi narrati ma anche, e più frequentemente, da recenti rielaborazioni letterarie, iconografiche e musicali, sotto il pennello di Delaroche prendono vita episodi tratti dalla storia di Francia (Giovanna d’Arco sottoposta a interrogatorio in carcere e L’assassinio del Duca di Guisa) e soprattutto da quella d’Inghilterra: Oliver Cromwell che contempla il cadavere di Carlo I costituisce uno splendido contrappunto ai Principi nella Torre, i figli di Edoardo IV di shakespeariana memoria imprigionati e fatti assassinare da Riccardo III nel 1483.
Se non manca nell’esposizione un ricordo della celeberrima Anna Bolena caduta in disgrazia, una delle opere più sorprendenti, anche per l’imponenza assolutamente inattesa, è il dipinto da collezione privata che raffigura il consigliere di Carlo I Lord Strafford sulla via del patibolo; di certo, pur se superbamente narrato, non uno dei più noti episodi della storia inglese. Eppure, a ben guardare, anche L’esecuzione di Lady Jane Grey racconta di una vicenda che, pur se tragica, avrebbe potuto semplicemente andare perduta tra i molti torbidi e le sanguinarie persecuzioni, non ultime quelle di carattere religioso, che l’età Tudor ricorda.
Le due dame di compagnia in lacrime, il boia che quietamente attende, il gesto caritatevole del luogotenente che sorregge la giovanissima ed esile fanciulla bionda, vestita di bianco, gli occhi bendati, che cerca appoggio a tastoni sul cippo preparato per la sua esecuzione: i toni che Delaroche sceglie per ritrarre la morte di Jane Grey – come confermato anche dai molti studi e disegni preparatori esposti – sono quelli del martirio di un’innocente.
Inaspettatamente proclamata regina d’Inghilterra alla morte di Edoardo VI, il 10 luglio 1553, all’età di sedici anni, Jane Grey regnò per soli nove giorni; tanti quanti bastarono a Maria Tudor per rivendicare il trono, deporla, farla rinchiudere nella Torre di Londra, e lì, otto mesi più tardi, il 12 febbraio 1554, farla decapitare. Coraggiosa e salda nella propria fede di fronte al terribile destino o innocente martire di fede protestante, giovane e indifesa di fronte alla cattolicissima Bloody Mary? Sulla morte di Jane esistono due versioni opposte e sostanzialmente contemporanee, che ne tratteggiano due profili radicalmente diversi. In un caso come nell’altro, l’immagine che trionfa è quella dell’eroina di fede protestante, martire innocente; è questa la forma in cui l’immagine di Jane viene plasmata, dai ritratti che ne idealizzano le sembianze (si veda l’interessante raccolta di stampe esposta alla National Portrait Gallery fino al 15 agosto) alle opere, teatrali e pittoriche, dell’Ottocento. Nessun dubbio che, di quante ne restano oggi, l’immagine espressivamente più potente, coinvolgente e seducente di Lady Jane Grey sia quella di Paul Delaroche.
Con un allestimento qua e là di meditato effetto scenografico, la mostra di Londra ci ricorda un altro elemento di grande importanza nel fare artistico di Delaroche: l’amore per il teatro, una passione che è personale e insieme di una società, quella anglo-francese del pieno Ottocento, che in scena ricrea il proprio passato. Vero dramma storico che raffigura i protagonisti a grandezza naturale, come su un palcoscenico, L’esecuzione di Lady Jane Grey vede letteralmente al centro della scena un’attrice: è infatti ben più di una semplice supposizione avanzata in occasione di questa mostra quella che riconosce la possibile modella per Jane in una delle più famose attrici francesi del tempo e con tutta probabilità amante di Delaroche: Mademoiselle Anaïs Aubert.
Accanto all’amore per il teatro, vale la pena menzionare la grande attenzione per i temi e i soggetti religiosi che Paul Delaroche sviluppò particolarmente dopo il suo viaggio in Italia: un’attenzione pervasiva, capace di influenzare anche temi e soggetti che religiosi non sono. È il caso di Jane Grey ma anche, e più evidentemente, di un grande dipinto di collezione privata realizzato nel 1837, temporaneamente esposto in una sala della National Gallery. Chiaramente esemplato sull’iconografia del Cristo deriso, Carlo I insultato dai soldati di Cromwell venne fortemente danneggiato nel 1941, quando un bombardamento colpì pesantemente Bridgewater House in St James’s in cui si trovava. Con una certa curiosa somiglianza con quanto accaduto a Lady Jane Grey nel 1928, la tela venne arrotolata e ricoverata in una residenza di campagna fino al giugno 2009, quando fu nuovamente e per la prima volta srotolata. È in questi mesi restituita per la prima volta al pubblico, poco prima che un intervento di restauro rimedi, per quanto possibile, a una leggibilità che, pur certamente compromessa, non è andata perduta.
A ulteriore dimostrazione di quanto tutta Londra in questi mesi, per così dire, ‘riecheggi Delaroche’, non è soltanto la galleria dei ritratti di Lady Jane Grey raccolta e temporaneamente presentata in modo unitario alla National Portrait Gallery, ma anche la riunione in un’unica sala della più raffinata collezione di opere di Delaroche che si conservi al di fuori della Francia. Fino alla fine di maggio, infatti, la Wallace Collection espone in un allestimento unitario le dodici opere di Delaroche che fanno parte della collezione. Il quarto marchese di Hertford, a cui si deve la parte più importante di quanto conservato nel palazzo che alla sua morte nel 1870 passò a Sir Richard Wallace, nutriva una particolare predilezione per Delaroche: suoi sono infatti gli acquisti (e, in un caso, la commissione) dei dieci oli e due acquerelli che costituiscono un tesoro tanto prezioso quanto poco noto. E costituisce forse un’ulteriore suggestione il fatto che il marchese di Hertford abbia acquistato uno di quei dodici, lo studio ad acquerello per L’assassinio del Duca di Guisa, da colui che doveva vedere confluire una parte importante dei propri tesori d’arte in quella che oggi è la Wallace Collection e che fu, insieme, il primo proprietario dell’Esecuzione di Lady Jane Grey: Anatole Demidoff, Principe di San Donato.
English abstract
One of the most celebrated artists of his time, the French academic painter Paul Delaroche (1797-1856) gained a reputation in the 1820s and 1830s with his large historical tableaux, depicting scenes from English history. Despite his great success during his lifetime, Delaroche fell from favour soon after his death, as the story behind his most famous work, The Execution of Lady Jane Grey, clearly tells. The painting depicts the last moments of the seventeen year-old Nine Days’ Queen of England, sentenced to death by Mary Tudor and executed in the Tower of London on 12 February 1554. Acclaimed as a true masterpiece at the Paris Salon in 1834, in early twentieth century The Execution of Lady Jane Grey was bequeathed to London’s Tate Gallery, dismissed as old-fashioned and “aesthetically negligible”, placed in storage and forgotten. After its fortuitous rediscovery in 1973, the painting was transferred to the National Gallery and, having been on public show since then, it has become the most popular painting in the collection.
Focusing on Delaroche’s much-loved masterpiece, the exhibition Painting History: Delaroche and Lady Jane Grey explores the artist’s work in the wider context of history painting of the time, by presenting some ninety between paintings, preparatory drawings and sketches. As well as being the first major show ever devoted to Delaroche in Britain, the exhibition is also a great opportunity to return much-deserved critical attention to one of the most influential French painters of the early nineteenth century.
keywords | Delaroche; Exhibition London 2010.
Per citare questo articolo / To cite this article: Claudia Daniotti, “At the summit of all living painters”. Paul Delaroche perduto e ritrovato. Recensione della mostra: “Painting History: Delaroche and Lady Jane Grey”, London, National Gallery (24 febbraio-23 maggio 2010). Catalogo a cura di Stephen Bann e Linda Whiteley, con John Guy, Christopher Riopelle e Anne Robbins, London 2010, “La Rivista di Engramma” n. 80, maggio 2010, pp. 59-65 | PDF.