Google it! La ricerca on-line
Elisa Bastianello
English abstract
Lanciare una ricerca on-line può essere semplice come digitare una parola, ma riuscire nell’intento può rivelarsi arduo quanto trovare il proverbiale ago nel pagliaio. A differenza del navigatore ludico, che nel web ama anche perdersi, lo studioso mette nel conto della sua ricerca anche l’economia del tempo impiegato nell’indagine e la facilità di reperimento dei risultati. Proprio per questo motivo è utile al ricercatore conoscere a grandi linee come funziona un motore di ricerca, sia che con questo termine intendiamo un sito la cui principale funzione è quella di permetterci di rintracciare pagine sparse nel web, sia che intendiamo lo strumento messo a disposizione all’interno di un sito per permettere agli utenti di rintracciare i materiali contenuti al suo interno e che, per chiarezza di definizione, chiameremo in queste pagine form di ricerca.
Qualche nota storica
Internet era ed è per prima cosa una rete che connette tra loro un numero sempre crescente di computer sparsi sulla superficie del nostro pianeta (e anche qualcuno che orbita fuori della sua atmosfera all’interno di qualche stazione spaziale) e permette loro di scambiarsi dati. Per esempio tramite il protocollo FTP (File Transfer Protocol) è possibile collegarsi a un computer remoto e copiare files nel o dal nostro computer locale. Quello che noi chiamiamo comunemente navigare in Internet è la possibilità di consultare il contenuto ‘pubblicato’ su alcuni di questi computer (server) a cui possiamo accedere grazie a una serie di software, protocolli e linguaggi chiamati World Wide Web (in breve WWW) o comunemente web (ragnatela).
La data di nascita è relativamente recente, dato che la prima proposta risale al 1989 ed è quasi contemporanea a quella di un altro sistema di condivisione e consultazione remota delle risorse (e in particolare dei documenti) noto come gopher. Si tratta di un protocollo, semplice da implementare sui server, che permette di sfogliare i contenuti in maniera gerarchica e molto intuitiva per gli utenti data la sua somiglianza con la gerarchia delle directory e dei files contenuti in un computer: facile al punto da diventare in pochi mesi lo standard dell’intera rete. Per immaginare che cosa voleva dire muoversi con il gopher basta aver provato a navigare un sito wap con un cellulare o visitare gli ultimi baluardi del gopherspace: niente immagini, schermate successive di elenchi di link (directory) fino ai singoli documenti finali. Grazie anche allo sviluppo di queste tecnologie, la quantità di materiali disponibili in rete continuò a crescere in maniera esponenziale e sin dai primi tempi si rese necessaria la creazione di strumenti per trovare i computer e il materiale distribuito nella rete.
Per cercare i files contenuti nei server FTP sparsi nel mondo era possibile utilizzare uno strumento chiamato Archie, mentre lo strumento per la ricerca dei contenuti gopher era Veronica (entrambi i nomi derivano da personaggi di un fumetto americano), un enorme database in continuo aggiornamento, interrogabile con delle semplici stringhe dai terminali collegati alla nascente rete. Per rendere veloce la consultazione esistevano (e in parte esistono ancora) copie di questo database distribuite nel mondo: in Italia il server gopher è situato all’Università di Pisa. La ricerca si basava sui titoli (non era prevista la ricerca nel testo completo dei documenti) e dava come risultato normalmente le prime 200 occorrenze del termine trovato. Lo sviluppo e la diffusione degli standard legati al WWW ha progressivamente soppiantato e sostituito molti di questi strumenti: dopo il primo exploit la diffusione del gopher è rapidamente regredita (complice la richiesta del pagamento di licenze d’uso da parte dell’Università del Minnesota che lo aveva messo a punto) in favore del WWW, al punto che alla fine degli anni novanta i pochi server rimasti erano più ‘musei’ dell’archeologia Internet che siti funzionali. Pochi browser (Mozilla in ambiente Windows/Mac) sono in grado di visualizzare ancora correttamente i contenuti gopher://. Bisogna però riconoscere che i moderni motori di ricerca devono molto a Veronica: buona parte dei modi per comporre le richieste deriva direttamente dal modo di comporre le query (interrogazioni del database) in Veronica.
Velocità dell’evoluzione tecnologica – motore enciclopedia
Prima di iniziare a vedere in dettaglio la ricerca nel web vale la pena di riflettere sulle forme della ricerca ‘analogica’. In un libro noi ci spostiamo al capitolo voluto seguendo le indicazioni del sommario, scorrendo l’elenco dei capitoli e dei paragrafi ordinati secondo la successione in cui compaiono nel testo. Volendo cercare qualcosa in particolare, per esempio un luogo, un’opera o un personaggio, possiamo sperare che sia stato creato un indice dei contenuti e che il termine che stiamo cercando sia stato previsto dall’autore. In questo caso noi scorreremo l’elenco in ordine alfabetico fino a trovare l’oggetto del nostro interesse, sempre che non ci siano ulteriori raggruppamenti (ad esempio per luogo, per autore, per anno).
Nel caso di una biblioteca, per trovare un libro noi consultiamo il catalogo, che generalmente è organizzato in più sezioni: per autore, per titolo, per soggetto. Nelle vecchie versioni a schede cartacee la ricerca avviene in ordine alfabetico del cognome dell’autore o della prima parola del titolo (escludendo in genere l’articolo iniziale), lasciando ben poche speranze di rintracciare un libro quando questi due dati non siano noti: si aggiunga che il catalogo per soggetti è nella maggior parte delle biblioteche molto limitato, quando non del tutto inesistente, dato che catalogare un libro sotto vari soggetti implica la moltiplicazione delle schede necessarie per ciascun libro e aumenta lo spazio fisico necessario negli schedari. Esistono poi cataloghi per tipo di materiale, come per esempio per le monografie, i periodici, i manoscritti. Naturalmente le schede possono essere fuori posto e la semplice interruzione dell’ordine alfabetico può rendere di fatto un libro irreperibile. Attualmente la maggioranza delle biblioteche ha realizzato un database che contiene l’intero catalogo e che spesso è consultabile online (OPAC – On line Public Access Catalogue). I libri vengono schedati generalmente secondo i campi previsti da uno standard internazionale (UNIMARC) in modo da garantire lo scambio delle informazioni tra cataloghi di varie biblioteche.
Le principali biblioteche italiane sono collegate tra loro in una rete (Servizio Bibliotecario Nazionale – SBN) ed esiste anche un catalogo collettivo gestito dall’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico) delle biblioteche collegate, il cui OPAC è attualmente consultabile dal sito Internet Culturale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La ricerca base in un catalogo on-line avviene di solito per campi (cerco il nome o cognome dell’autore nel campo Autore o una parola del titolo nel campo Titolo o un termine del soggetto nel campo Soggetto) come se stessimo consultando uno dei vecchi schedari. È possibile visualizzare l’elenco alfabetico (lista) come se si trattasse delle vecchie schede di carta, ma ora è anche possibile cercare in maniera discontinua (per esempio digitando una o più parole del titolo e non necessariamente la prima) e limitare la ricerca a libri editi in un particolare arco di anni. Inoltre, trattandosi di un database, è possibile cercare uno o più termini indipendentemente dal campo in cui si trovano (ricerca semplice) o creare ricerche complesse che relazionino tra loro tutti i campi della schedatura.
L’accuratezza dei risultati dipende ovviamente da molti fattori, alcuni esistenti già con la catalogazione cartacea, altri tipici della catalogazione digitale. In primo luogo il materiale deve essere stato catalogato. Sembra una banalità, ma molti cataloghi on-line partono con le opere acquisite solo a partire da una determinata data (per problemi materiali di ricatalogazione di quanto già esistente in cartaceo), oppure non sono stati ancora rintracciabili gli ultimi acquisti per questioni di aggiornamento. La ricerca per soggetto implica che tale soggetto sia stato previsto. Senza tenere conto di errori di battitura, ci sono molte variabili in gioco per il nome dell’autore (cognome con varianti ortografiche, pseudonimo, nomi antichi latinizzati) o per il titolo (originale, tradotto): sebbene siano previsti sia il nome che il titolo standard, non è detto che il catalogatore li abbia previsti e inseriti, o che il nostro termine sia quello previsto. Paradossalmente quello che sembra un limite è alle volte un pregio: ad ogni ricercatore è capitato, almeno una volta, di trovare quello che non cercava (o che non sapeva di cercare): le rotte impreviste del serendipity portano qualche volta, grazie alla scheda spostata o al termine trascritto erroneamente, a scoprire per felix culpa nuovi orizzonti, a esplorare nuovi confini della ricerca.
La ricerca nel web
Se consideriamo il web come una vastissima biblioteca possiamo considerare i motori di ricerca come dei cataloghi. Proprio come i cataloghi, le informazioni che questi strumenti forniscono dipendono dalla quantità di materiale catalogato e dall’aggiornamento. A differenza dei cataloghi, però, la quantità e varietà del materiale è tendenzialmente illimitata. Il catalogo della biblioteca si riferisce generalmente al materiale fisicamente disponibile in loco: la sua fisicità dà garanzia di stabilità nel tempo (pur nei limiti della conservazione). Il web è in continua evoluzione, i siti vanno e vengono, i dati si aggiornano, si moltiplicano, si perdono. Il concetto stesso di catalogazione sembra annegare nel cyber-oceano dove navigano gli utenti del web: nessun essere umano potrebbe sfogliare tutte le pagine disponibili in rete, classificarle, valutarne contenuti e attendibilità. Uno dei maggiori motori di ricerca afferma di avere in catalogo oltre otto miliardi di pagine web: come dire che 2000 persone, i dipendenti del medesimo sito, dovrebbero impiegare la loro intera vita lavorativa soltanto per sfogliarle tutte, al ritmo di una al minuto. Sarebbe peraltro un vano supplizio di Sisifo: alla velocità con cui mutano le pagine web, una parte del materiale catalogato il primo giorno sarebbe già da ricatalogare il secondo. Veronica si limitava a catalogare i titoli delle pagine disponibili sul gopher, mentre noi sappiamo che viene effettuata la ricerca sull’intero contenuto in tempi pressoché istantanei. Come è possibile allora catalogare (e quindi trovare) quello che cerco in Internet?
Il numero dei motori di ricerca web è in continua espansione, anche se quelli più conosciuti sono relativamente pochi: Yahoo!, forse uno dei primi a comparire nel 1994, Google (1996), tanto noto da indicare l’azione stessa del ricercare on-line, Altavista, Lycos ed Excite fra quelli internazionali (benché tutti ormai abbiano la loro pagina in italiano), Virgilio e Arianna (che ora però si basa su Google) tra quelli prettamente italiani. Ciascuno di questi siti-motore ha un suo modo particolare per catalogare gli altri siti, aggiornare i contenuti, aggiungere nuovi siti, organizzare i risultati della ricerca, con formule segrete più della ricetta della CocaCola. E business analoghi. Gli algoritmi e i software alla base di Yahoo! e di Google, per esempio, nascono da progetti di ricerca in ambito accademico prima di svilupparsi in aziende e quindi in società quotate in borsa che ora li gestiscono: la rete senza motori di ricerca è come il telefono senza elenco e Pagine Gialle. Proprio come negli elenchi, in alcuni casi la segnalazione di nuovi siti è a pagamento (Lycos non garantisce l’inserimento delle segnalazioni gratuite e Virgilio non le prevede neppure) e i siti ‘sponsorizzati’ possono trovare un posto di rilievo fra i risultati della ricerca (per esempio i siti sponsorizzati nel riquadro azzurro di Yahoo! o gli ‘sponsored links’ che compaiono per primi su Excite senza una vera differenziazione dai risultati). Ad ogni modo è utile ricordare che non tutti i siti sono presenti nei cataloghi dei motori di ricerca e non tutte le pagine di un sito sono indicizzate, soprattutto nel caso di siti con contenuti ‘dinamici’, creati cioè dalle richieste dei visitatori. Per questi motivi può risultare impossibile trovare tramite un motore di ricerca una pagina di cui ricordiamo con certezza l’esistenza, come anche potremmo ottenere pagine che apparentemente non sembrano contenere la parola chiave da noi ricercata.
Per mantenere aggiornato il catalogo, i motori di ricerca visitano periodicamente i siti web con dei programmi chiamati robot che sono in grado di ‘sfogliare’ i siti seguendo i link presenti nelle pagine a partire dalla radice del sito ad albero. I creatori del sito possono impedire l’indicizzazione dei contenuti presenti sul loro server a loro discrezione (per motivi di loro interesse), limitando l’accesso alla sola homepage. Il robot si occupa di memorizzare nel catalogo il contenuto delle pagine a cui ha accesso, sia quello visibile, sia le intestazioni della pagina, informazioni aggiuntive presenti nel codice che contengono dati come parole chiave, nome dell’autore, copyright e che noi potremmo paragonare ai campi del nostro catalogo bibliografico. Molti motori di ricerca non si limitano a catalogare le pagine web: i documenti presenti in alcuni dei principali formati disponibili: PDF, DOC, RTF, PPS o XLS e le immagini, per esempio.
In generale l’interfaccia con cui un motore di ricerca si presenta agli utenti è una casella di testo (uno spazio in cui si inseriscono le parole chiave della ricerca, la stringa di ricerca), il pulsante di avvio della ricerca ed eventualmente dei pulsanti opzione che permettono di limitare la ricerca a determinati ambiti, come per esempio l’area geografica di provenienza delle pagine o la lingua dei contenuti.
Se ripensiamo alle problematiche presenti nella ricerca in un catalogo librario è abbastanza evidente che in un ‘catalogo Internet’ indicazioni come campi Autore, Titolo, Soggetto perdono di significato. È vero che le pagine web possono contenere informazioni di questo tipo, ma è anche vero che la gran parte del materiale presente in rete non fornisce queste informazioni. Quando noi proponiamo un termine a uno dei motori di ricerca il modo in cui esso interpreta la nostra interrogazione può variare: l’ordine con cui compaiono i risultati, il fatto che alcune pagine si rintraccino solo con un motore e non con un altro, questo e molto altro fa parte delle specifiche ‘ricette segrete’ messe a punto dai programmatori di ciascun sito. Allo stesso tempo, però, l’utente può cercare di controllare meglio i risultati proposti utilizzando delle ricerche più complesse, aggiungendo più termini, operatori o indicatori speciali. Qui di seguito si prenderà in considerazione Google, ma i parametri rimangono gli stessi anche negli altri casi e le descrizioni specifiche per ciascun motore sono generalmente dichiarate in apposite pagine di aiuto.
Istruzioni per l’uso della ricerca on-line
Il caso più semplice è la stringa composta da una parola singola. Per limitare il numero dei risultati Google non permette la ricerca di radicali: le parole immesse sono sempre parole intere, il testo deve contenerle precedute e seguite da spazi, punteggiatura o trattini. Questo naturalmente funziona abbastanza bene per l’inglese, che non possiede maschile e femminile per aggettivi e nomi comuni, ma solo singolari e plurali. Certo alcuni motori si sono resi conto di questo limite e cominciano a proporre nelle finestre standard anche desinenze diverse. Se stiamo cercando delle trascrizioni di testi, inoltre, dovremo considerare anche le variazioni ortografico-tipografiche: per esempio Vitruvio potrebbe essere scritto come Vitrvvio o Uitruuio o anche Vitruuio (e naturalmente, se presente in testi latini, declinato secondo tutti i casi, Vitruvium, Vitruvius, Vitruvi e via dicendo).
Restando nella ricerca di nomi propri, bisogna tenere presente che l’ortografia può cambiare a seconda delle lingue: Aristotele diventa Aristotle in inglese, Aristote in francese, ma anche Aristotelis o Aristoteles, Eschilo è Aeschylus (ma anche Aeschilus) in inglese, Eschyle in francese, ma anche Eskile, Eskyle e rispettive declinazioni. Se questa è la situazione con gli autori della classicità, per gli umanisti la situazione può essere ancora più variabile, per l’alternanza di ortografie latinizzate e volgari, oltre all’instabilità tipica dei cognomi del tempo: Franchino Gaffurio, teorico e compositore musicale di fine Quattrocento, si trova nella forma latinizzata Gaffurius o Gafurius, ma anche in quella volgare Gafori, Poliziano è Politianus-Politiani, ma anche Politiano, Politian e Politien. Lo stesso vale ovviamente per i nomi propri di località e monumenti. l’unica variazione presa in considerazione è l’alternanza maiuscole e minuscole, che per la ricerca sono indifferenti (Vitruvio e vitruvio sono equivalenti) come anche accenti e dieresi (ü=u=ue). È evidente che una ricerca basata su una sola parola non potrà mai dare tutti i risultati possibili, ma solo quelli relativi alla variante ortografica presa in considerazione. Sempre, naturalmente, che la pagina che noi stiamo cercando non contenga errori tipografici.
In genere comunque il problema non è avere pochi risultati, ma ottenerne troppi. Non sempre esistono termini sufficientemente specifici da ‘centrare’ il risultato, per cui può essere necessario inserire più parole chiave. La scelta di queste parole è cruciale: nel momento in cui imponiamo la presenza (o, come vedremo poi, l’assenza) di un termine insieme a un altro operiamo automaticamente una selezione che va ben oltre la semplice ‘precisazione’ dei contenuti.
Vediamo dunque in dettaglio come possono essere combinati i termini di una ricerca per ottenere dei risultati ottimizzati e controllati. Partendo dal gruppo minimo di due termini, esistono vari modo in cui essi possono essere correlati tra loro: presenti entrambi, presente l’uno o l’altro, presente l’uno in assenza dell’altro. Queste tre relazioni vengono sintetizzate dai tre principali operatori logici booleani AND, OR e NOT. A partire da Veronica, Google e la maggioranza dei motori danno l’operatore AND come sottinteso: inserire nella casella di ricerca Vitruvio Architettura darà come risultati solo le pagine che contengono entrambi i termini (come se avessi scritto esplicitamente Vitruvio AND Architettura). Google presenterà prima i testi in cui i termini sono vicini tra loro, benché non necessariamente susseguenti.
Gli altri due operatori devono essere invece segnalati espressamente: volendo cercare varianti ortografiche di un nome basterà inserirle alternate con OR (maiuscolo, se minuscolo viene ignorato): la ricerca Eschilo OR Aeschylus mostrerà sia le pagine in cui l’autore compare come Eschilo che quelle dove compare come Aeschylus (e anche, ovviamente, quelle dove compaiono entrambe le lezioni). L’operatore NOT viene inserito come segno meno (-) premesso al termine da escludere: Socrate -Platone mostrerà perciò solo le pagine in cui il nome di Socrate è presente ma quello di Platone non compare. Il trattino deve essere attaccato alla parola da escludere e preceduto da uno spazio.
L’ultimo caso speciale è quello della frase esatta, quando cioè i termini ricercati devono essere presenti nell’ordine inserito, includendo anche gli elementi come articoli e preposizioni che normalmente vengono ignorate dalla ricerca: in questo caso la frase deve essere inserita tra virgolette: “de Architectura”. Al contrario la stessa frase senza virgolette darà come risposta tutte le pagine dove compare il termine Architectura, ignorando de che viene considerato troppo comune per poter specificare meglio la ricerca e causa quindi un inutile sovraccarico al motore di ricerca.
Ovviamente aumentando il numero dei termini inseriti, aumenta la complessità della ricerca e delle interazioni tra gli operatori logici ed è quindi possibile utilizzare parentesi e comporre ricerche molto definite: per esempio “de Architectura” (Vitruvius OR Vitruvio OR Vitruuius) -Cesariano permette di trovare le pagine in cui il titolo de Architectura è associato al nome dell’autore (AND sottinteso) secondo una delle tre possibili ortografie, ma non compare il nome del commentatore Cesare Cesariano. Naturalmente quanto più una ricerca è specifica tanti meno siti verranno visualizzati: bisognerà quindi porre una particolare attenzione a selezionare la combinazione di termini più utile, ma anche a non inserire nella combinazione prescelta termini che escludano anche siti che potrebbero essere interessanti.
La tipica frase esatta che può interessare il ricercatore è quella ricavata dal titolo o da un passo/verso di un documento noto. Per questo motivo la ricerca di frasi esatte si presta all’individuazione nei contenuti di siti web di trascrizioni di testi. Per esperienza personale, quando questo sia l’intento, consiglio di evitare di usare come frase di ricerca l’incipit, più spesso usato come citazione o indicazione: “nel mezzo del cammin” ha più di 63000 risultati in Google, “mi ritrovai per una selva oscura” ne ha 14100, “che nel pensier rinova la paura” 1220 (360 se digito la variante rinnova).
Google prevede anche la ricerca di stringhe speciali, che permettono di limitare la ricerca all’interno di un solo sito, o di termini intesi come definizioni, ma piuttosto che inserire manualmente questi elementi conviene spostarsi dalla ricerca semplice alla ricerca avanzata, dove è possibile inserire numerosi altri parametri, specificando la lingua o il formato dei risultati, scegliere la parte del documento che deve contenere il testo ricercato (titolo, collegamenti, corpo del documento). Tra le ricerche speciali quella delle immagini (che su Google si ottiene cliccando sul link ‘immagini’ anche dopo aver effettuato la ricerca di un termine) può rivestire un particolare interesse, per esempio dal punto di vista iconografico, dato che il risultato è una piccola galleria dove compaiono le icone delle immagini ritenute pertinenti. Purtroppo non è ben chiaro il meccanismo con cui il motore decide la pertinenza, basato sul nome del file e sul contesto della pagina in cui il file si trova, e i risultati sono alle volte poco significativi.
Form di ricerca
I form di ricerca sono invece specifici di ciascun sito e permettono ricerche molto dettagliate nei contenuti specifici del sito stesso. In particolare essi permettono di consultare i contenuti dei database, a volte inaccessibili ai motori di ricerca esterni, che vengono richiamati dalle pagine dinamiche. In particolare se ci riferiamo ai siti di fonti, lo strumento di ricerca permette generalmente di distinguere il campo in cui il termine è presente, distinguendo, per esempio, i documenti che hanno ‘Leonardo’ come autore da quelli che presentano il nome nel titolo piuttosto che nel testo o come soggetto. Perché ciò sia possibile bisogna però che tali elementi siano stati preventivamente inseriti nel database scritti esattamente come inseriti o con strumenti di ricerca avanzata in grado di individuare tutte le possibili varianti. Spesso i campi più specifici, come Autore, Titolo e Soggetto, sono elencati in apposite liste, da cui conviene partire per evitare di ottenere scarsi risultati solo per una diversa ortografia dei termini. Ovviamente elementi come il soggetto possono essere altamente soggettivi, dato che l’inserimento è a discrezione del compilatore.
Anche nel caso di form di ricerca è importante verificare come viene interpretata la parola, quando non sono disponibili già da subito dei menu che permettano di cercare il termine come parola intera, radice o dovunque nel testo (vizi restituirà nel primo caso solo vizi, nel secondo vizi, vizio, vizioso, nel terzo anche servizievole). Molto spesso esistono dei caratteri speciali (wildcard in inglese) che vengono interpretati come uno o più caratteri. Il caso più noto è probabilmente l’uso dell’asterisco (*) per indicare la parte variabile che segue un radicale (per cui amore* trova anche amorevole, amic* funziona per amico, amica, amici o amiche, ma anche amicus, amichevole). Per saper esattamente in quale modo verrà interpretata la stringa di ricerca è utile consultare la guida alla ricerca che la maggioranza di questi siti mette a disposizione degli utenti.
Anche nel caso di ricerche con più termini valgono le regole espresse per la ricerca con i motori generali, anche se l’uso degli operatori, quando ammesso, può essere realizzato tramite dei menu o delle opzioni, anziché essere messo esplicitamente all’interno della stringa. Più comunemente la differenza tra AND e OR viene sintetizzata dalle opzioni tutti i termini in alternativa ad almeno uno dei termini o frase esatta che spesso sono disponibili nella scheda di ricerca base o avanzata. Nel caso la ricerca avvenga in un sito di trascrizioni di testi o documenti, potrebbe essere utile sapere come le varianti ortografiche (i/j, v/u, c/t prima di i seguita da vocale), abbreviazioni e glosse sono state trattate, per capire se è necessario prevedere più trascrizioni possibili, se sono state uniformate o se il form è in grado di cercare automaticamente queste variabili.
Attualmente la ricerca tecnologica sta spostando la sua attenzione verso la creazione di una nuova generazione di motori di ricerca semantica, basati cioè sulla capacità di una primordiale intelligenza aritificiale di rispondere alle domande degli utenti e non sulla rilevanza di una parola chiave, sia in generale che per categorie specifiche come gli OPAC. Il ricercatore, di fronte a questa risorsa globale che è il web, ha finalmente la possibilità di consultare fonti che per molto tempo sono state inaccessibili, di confrontare materiali che non possono coesistere vicini se non nello spazio virtuale della rete. Molto è a disposizioni di tutti, e ancor più di chi sa cosa e come cercare.
English abstract
Faced with this global resource that is the web, the researcher finally has the possibility to consult sources that have long been inaccessible, to compare materials that cannot coexist close together except in the virtual space of the network. This contribution focuses on the simple but extremely complicated act of doing an online search, starting from a few historical notes, listing the main search engines and the most important Italian library catalogs and concluding with a series of basic rules for the profitable use of this tool.
keywords | Search engines; History of the world wide web.
Per citare questo articolo / To cite this article: E. Bastianello, Google it! La ricerca on-line, “La Rivista di Engramma” n. 46, marzo 2006, pp. 13-22 | PDF