P&M | Mettere in moto i classici
Un'operazione dada-warburghiana su due 'icone' del made in Italy
Giulia Bordignon, Katia Mazzucco, Federica Pellati
Due immagini-simbolo (rispettivamente del Rinascimento e della musica operistica: la Gioconda di Leonardo e Giuseppe Verdi di Boldini) universalmente riconosciute come 'classici' del made in Italy sono animate dal vento che ne agita i capelli. La 'trovata' pubblicitaria da un lato richiama il dinamismo dell'automobile (il prodotto reclamizzato), dall'altro propone una rinnovata energia espressiva per queste 'icone': l'irriverente intervento, di ascendenza dadaista (la Gioconda con i baffi di Duchamp), su immagini ritenute intoccabili per la loro aura (anche mediatica) conferisce nuova vita ai due ritratti mediante l'evocazione del movimento.
Il concept pubblicitario agganciato alla moderna 'provocazione' artistica trova però un'inaspettata conferma nella trattatistica rinascimentale: fin dal 1893 le ricerche di Aby Warburg sui dipinti di Botticelli hanno messo in luce come, negli scritti di Leon Battista Alberti e dello stesso Leonardo (e dunque nella pratica artistica del primo Rinascimento: si veda La nascita di Venere), i capelli mossi dal vento fossero un espediente 'retorico', il mezzo espressivo più idoneo a recuperare una 'cifra' della classicità, che dimostrava la capacità dell'artista di conferire alle sue figure una vita "intensificata" (senza che allora ci fossero chiome scompigliate per le corse in automobile).
"La tendenza […] a fissare i movimenti transitori nei capelli e nelle vesti, corrisponde a una corrente dominante nei circoli artistici dell'Italia settentrionale a partire dai primi tre decenni del Quattrocento, la quale trova nel Liber de pictura dell'Alberti la sua espressione più pregnante. [Il] passo dell'Alberti suona: "Dilettano nei capelli, nei crini, ne' rami, frondi et veste vedere qualche movimento. Quanto certo a me piace nei capelli vedere quale io dissi sette movimenti: volgansi in uno giro quasi volendo anodarsi ed ondeggino in aria simile alle fiamme, parte quasi come serpe si tessano fra li altri, parte crescano qua et parte in là […]. A medesimo ancora le pieghe faccino; et nascano le pieghe come al troncho dell'albero i suo' rami. In queste adunque si seguano tutti i movimenti tale che parte niuna del panno sia senza vacuo movimento. Ma siano, quanto spesso ricordo i movimenti moderati et dolci, più tosto quali porgano gratia ad chi miri, che meraviglia di faticha alcuna".
(Aby Warburg, Sandro Botticellis "Geburt der Venus" und "Frühling". Eine Untersuchung über die Vorstellungen von der Antike in der Italienischen Frührenaissance, Hamburg-Leipzig 1893; trad. it. La "Nascita di Venere" e la "Primavera" di Sandro Botticelli. Ricerche sull’immagine dell’antichità nel primo Rinascimento italiano, in Aby Warburg, La rinascita del paganesimo antico, a cura di G. Bing, Firenze [1966] 1996, pp. 1-58)
"Non usare le affettate acconciature o capellature di teste, dove appresso de' goffi cervelli un sol capello posto piú da un lato che dall'altro, colui che lo tiene se ne promette grande infamia credendo che i circostanti abbandonino ogni lor primo pensiero, e solo di quel parlino e solo quello riprendano; e questi tali hanno sempre per lor consigliero lo specchio ed il pettine, ed il vento è loro capital nemico sconciatore degli azzimati capelli. Fa tu adunque alle tue teste i capelli scherzare insieme col finto vento intorno ai giovanili volti, e con diverso rivoltare graziosamente ornarli. E non far come quelli che li impiastrano con colle, e fanno parere i visi come se fossero invetriati; umane pazzie in aumentazione, delle quali non bastano i naviganti a condurre dalle orientali parti le gomme arabiche, per riparare che il vento non varii l'egualità delle loro chiome, che di piú vanno ancora investigando".
(Leonardo da Vinci, Trattato della pittura, a cura di A. Borzelli, Lanciano 1947)