"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

155 | aprile 2018

9788894840339

Per fossas, da Ravenna alla Via Claudia Augusta*

Una via d'acqua attraverso la laguna

Lorenzo Braccesi

English Abstract

La costruzione del porto ravennate di Classe si salda alla formula politica della tota Italia, correlandosi alla politica di espansionismo transalpino di Augusto. A Classe era stanziata metà della flotta militare augustea, che aveva anche il compito di tutelare le vie dei commerci dall’insidiosissima minaccia della pirateria istrica, o più in generale di etnia illirica. Commerci che, da un’età immemorabile, provenienti dal nord Europa, arrivavano in alto Adriatico, attraverso piste carovaniere che, per il valico del Resia, saranno ribattute proprio dal tracciato dalla Via Claudia Augusta. Ma una direttrice di scambi e di liberi traffici non poteva avere il suo polo terminale in un porto militare; perciò ne necessitava un altro, che fosse di notevole ampiezza o magnitudo. L'esistenza di questo porto commerciale è attestata da Plinio (Nat. Hist. III, 119-120) in un luogo della descriptio Italiae davvero fondamentale per ricostruire l’intrico delle vie fluviali e dei canali artificiali che attraversavano il delta padano. Plinio ci ricorda che i Romani con la fossa Clodia non fanno altro che ampliare un preesistente canale artificiale scavato dai Greci di Siracusa per immettere il Po di Adria nell’Adige e quindi, presso Chioggia, nella laguna di Venezia. Lo stesso Plinio ci dice ancora che i Romani con la fossa Flavia riattivano un altro canale, già attrezzato dagli Etruschi egesto amnis impetu per transversum, funzionale a collegare tra loro i rami del Po di Spina e del Po di Adria, e specifica quindi che “le acque del Po sono convogliate su Ravenna dal canale Augusto, tratto nel quale il fiume prende nome di Padusa, mentre un tempo era definito Messanico”. Ovviamente sempre per iniziativa dei Greci di Siracusa. La fonte prosegue poi riferendo che:

Augusta fossa Ravennam trahitur, ubi Padusa vocatur, quondam Messanicus appellatus. Proximum inde ostium magnitudinem portus habet qui Vatreni dicitur, qua Claudius Caesar e Britannia triumphans praegrandi illa domo verius quam nave intravit Hadriam. Hoc ante Eridanum ostium dictum est, ab aliis Spineticum ab urbe Spina (Plinio, Nat. Hist. III, 119-120).

La bocca più vicina a Ravenna è tanto grande che vi sorge un porto, il cui nome è Vatreno, per il quale Claudio Cesare, celebrando il trionfo sui Britanni, entrò in Adriatico su una nave gigantesca, di fatto su un palazzo galleggiante; bocca chiamata anticamente Eridania, o da altri Spinetica dalla città di Spina.

I Romani, per buona parte, nell’area del delta padano, non fanno che consolidare e ampliare una rete di tagli artificiali già preesistente. Il porto commerciale – non può sussisterne dubbio – è quello costituito dalla bocca del Po “più vicina a Ravenna”. Un porto di così grandi dimensioni che aveva consentito l’attracco di una nave di smisurata grandezza, “un palazzo galleggiante”, con cui l’imperatore Claudio, reduce dalla Britannia, si immette nell’Adriatico. Un porto, il Vatreno, che il Geografo Ravennate ricorda ancora attivo iuxta civitatem Ravennam (IR 2 4, 36): era costituito dalla foce dell’antico ramo principale del Po, l’Eridanus o Spineticus, che aveva per affluente, una volta superata Spina, il Vatrenus, cioè il Santerno, che sboccava a mare al largo dell’attuale foce del Reno.

Ma quale la sua connessione con la realizzazione da parte di Augusto del porto di Classe? È presto detto. Come ci dice Plinio, tramite un canale artificiale, legato al suo nome, dal bacino del Vatreno “le acque del Po sono convogliate verso Ravenna”. Il canale ha nome di fossa Augusta; il grande fiume in questa sua ultima deviazione Padusa vocatur, “si chiama Padusa”. Tramite l’intervento sul territorio, il princeps opera così un collegamento tra i due porti, il militare e il commerciale: il primo avrà, per tutelare i liberi scambi, un compito deterrente nei confronti della pirateria; mentre il secondo di raccolta e di transito per merci provenienti dall’estremo settentrione per tramite di quella che sarà la Via Claudia Augusta, di cui ora il suo figliastro Druso, Alpibus bello patefactis, segna il tracciato.

Ma donde partiva l’importantissima direttrice viaria? Da Ravenna, per fossas o da Altino con solo percorso terrestre? Dalle due domande traiamo conforto per offrire una nuova interpretazione al dibattuto problema sul suo punto di partenza sul suolo della penisola. E per farlo è necessario soffermarsi ancora una volta sul celeberrimo miliario (CIL V 8002 = ILS 208), proveniente dal comprensorio di Feltre, località Cesiomaggiore, che recita:

Ti(berius) Claudius Drusi f(ilius) / Caesar Aug(ustus) Germa/nicus pontifex maxu / mus tribunicia potesta/te VI co(n)s(ul) IV imp(erator) XI p(ater) p(atriae) / censor Viam Caudiam / Augustam quam Drusus / pater Alpibus bello pate/factis derex[e]rat munit ab / Altino usque ad flumen / Danuvium m(ilia) p(assuum) CCCL (CIL V 8002 = ILS 208).

Tiberio Claudio figlio / di Druso / Cesare Augusto Germa/nico, pontefice massi/mo, nella tribunizia potestà | sesta, console per la quarta volta, salutato imperator per l’undicesima volta, padre della patria, / in qualità di censore la Via Claudia / Augusta, che Druso / padre con la guerra le Alpi rese prati/cabili aveva spianato, attrezzò da / Altino fino al fiume / Danubio per 350 miglia.

Il miliario, che si data tra l’1 e il 24 gennaio dell’anno 47, testimonia la partenza da Altino (ab Altino) di un ramo della Via Claudia Augusta, che a Trento si sarebbe ricongiunto con un secondo ramo proveniente da Ostiglia (a flumine Pado), a stare a un altro identico miliario rinvenuto in Sud Tirolo, tra Merano e il passo del Resia (CIL V 8003). Tale la più corrente spiegazione riguardo alla disparità dei luoghi di partenza per una medesima via, ma non senza l’autorevole obiezione di uno studioso del livello di Plinio Fraccaro, circa il fatto “che con lo stesso nome si chiamassero due strade del tutto diverse, che avrebbero avuto in comune tutt’al più il punto di arrivo”. Né, stando al lessico funzionale dei miliari, ha concretezza il congetturare – con il Bosio – che l’indicazione a flumine Pado si possa giustificare come allusione, del tutto indeterminata, a un’avvenuta fusione tra due remoti comprensori geografici, di cui l’uno si sarebbe dilatato fino a includere Altino.

Proponiamo pertanto, per dare risoluzione al problema, di battere una terza via partendo dalla più trionfalistica delle frasi ripetuta nei due miliari: Alpibus bello patefactis. Cioè, rese praticabili le Alpi con un percorso che le valicasse. Ovviamente per iniziativa di Druso, il padre di Claudio, che viam derexerat, per poi essere portata a compimento dal figlio. Il contesto è quello delle guerre alpine di Augusto. Non può allora non tornare alla memoria la fossa Augusta che parte da Ravenna. Con essa Augusto, dopo un lungo abbandono, inizia l’opera di ripristino degli antichi canali – greci o etruschi – che consentivano, da Ravenna, di raggiungere la laguna di Venezia, e quindi lo scalo di Altino, con una protetta navigazione endolagurare o endofluviale. Come Druso, per suo incarico, apre la grande strada delle Alpi che sarà terminata da Claudio, così egli dal porto ravennate di Classe, con la fossa Augusta, dà il via a un’opera di canalizzazione viaria che questi proseguirà, nell’ultimo approdo lagunare, con la fossa Clodia, donde ancora oggi, dal suo, prende nome la città di Chioggia. Altri imperatori poi, come i Flavi, ne cureranno il percorso intermedio.

Così stando le cose, possiamo parlare di un’unica via che giungeva al Danubio partendo per terra da Altino e, con navigazione interna, dalla fossa Augusta, cioè dalle acque del Po. La Via Claudia Augusta, partendo da Altino, non incrociava così presso Trento un altro presunto suo ramo proveniente dal medio corso del Po, bensì, prima di Altino, conosceva un’anticipazione che, per vie d’acqua, per canali lagunari e fluviali, la ricollegava alla più meridionale delle foci del grande fiume, costituente il porto di Vatreno, che a sua volta era collegato tramite la fossa Augusta alla città di Ravenna.

Quindi, se per la Claudia Augusta consideriamo un punto di partenza nella terraferma questo è Altino (dunque ab Altino), ma se per la medesima direttrice ne consideriamo una partenza per vie d’acqua nell’area deltizia, questa coincide con l’ingresso nella fossa Augusta (dunque a flumine Pado). Il nostro miliario feltrino porta, a partire da Altino, l’indicazione di 350 miglia. Se ne vogliamo ampliare l’indicazione viaria a muovere da Ravenna dobbiamo aggiungervi altre 120 miglia: quelle che Plinio (Nat. Hist. III, 119) determina quale distanza tra Altino e Ravenna.

Nota bibliografica

In questo contributo l'autore attinge a suoi precedenti contributi, ai quali rinvia per documentazione e trattazione da prospettive diverse: L. Braccesi, The Greeks on the Venetian Lagoon, in Greek Identity in the Western Mediterranean. Papers in Honour of Brian Schefton, ed. K. Lomas, Leiden - Boston 2004, pp. 349-362; L. Braccesi, L’avventura di Cleonimo, Padova 20172, pp. 41 sgg.; L. Braccesi, Dalla fossa Augusta alla via Claudia Augusta, “RFIC”, 143, 2015, pp. 76-81.

English Abstract

For long time the Romans used and enlarged the complex network of artificial and natural waterways of the Po delta. Within the expansionistic politcy of Emperor Augustus, the military harbour of Classe was created, with the purpose of defending the commercial routes departing from Ravenna.The fossa Clodia and the fossa Augusta where digged enlarging the already existing Etruscan and Greek channels.
In the same period, the Via Claudia Augusta was rebuilt and gained importance, as ensuring connection between Italy and the northern provinces.
There is a debate among historians on defining the starting point of the Via Claudia Augusta: sources alternatively indicate either Altino, either the entrance of Po (close to Ravenna-Classe harbours), which are distant 120 miles from each other. This leads to different interpretations, for example the existence of different branches or different roads with the same name.

In this article we argue that actually the Via Claudia Augusta is a unique route, that is divided in two sections. The first is a waterway connecting Ravenna to Altino trough the complex network of the Fossa Augusta, the Fossa Clodia and the Venetian lagoon. The second is the road going from Altino to the Danube across the Alps, over the Resia pass.

keywords | Romans, Po delta, Classe, Augustus, Via Claudia Augusta, streets. 

Per citare questo articolo / To cite this article: L. Braccesi, Per fossas, da Ravenna alla Via Claudia Augusta. Una via d’acqua attraverso la laguna,  ”La rivista di Engramma” n.155, aprile 2018, pp. 109-114 | PDF

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2018.155.0010