Scene, Testi, Archivi
Editoriale di Engramma 205
Daniela Sacco, Piermario Vescovo
Il numero 205 di Engramma raccoglie una miscellanea di contributi che attraversano il teatro nelle sue varie declinazioni, proseguendo una linea di ricerche e interessi che trova, come i curatori testimoniano, ampia rappresentanza nel comitato scientifico e nella redazione della rivista. Ci siamo a lungo interrogati su come intitolarlo e in quale tripartizione – visto, come diceva Dante, che “tripartito si ragiona” – riassumere la varietà della materia che presentiamo al lettore. ‘Scene’ ‘Testi’ ‘Archivi’ sono risultate le parole chiave più capaci di catalizzare i temi proposti nella molteplicità degli interventi, rivelativi di una varietà di stili, visioni del mondo, periodi storici.
Il richiamo agli ‘Archivi’ è senz’altro quello più preciso e puntuale, posta la presenza di un lungo saggio sull’archivio del Teatro delle Albe di Ravenna e – nella sezione che si intitola ai tragici greci come ‘Classici in fieri’, nel senso di un’applicazione dei testi antichi nella scena contemporanea – di un aggiornamento sugli spettacoli di Siracusa basato sull’archivio della Fondazione dell’Istituto del Dramma Antico. A questa dimensione più caratterizzante e circoscritta si oppone – nel senso del contenitore più ampio e onnicomprensivo – la parola ‘scena’, anzi al plurale ‘scene’ per indicare insieme alla vastità la plurima sfaccettatura dell’esperienza del teatro, in rapporto al luogo teatrale ma in un’accezione ancora più generale. In sostanza a fare problema, e a condurci a lunghe discussioni, è stato il riferimento al terreno intermedio, che riguarda ovviamente la letteratura drammatica, ma non solo. ‘Testi’ ci è sembrato un riferimento leggibile, una soluzione semplice e diretta, a una dimensione della testualità che riguarda non solo la ‘letteratura’ pensata per il teatro, ma la tradizione scritta, descrittiva e documentaria, dato che il ‘testo’ – qualsiasi documento vada a definire, costituito di parole o di immagini, su supporto analogico o digitale – sta a fondamento di ciò che dall’esperienza dello spettacolo si trasmette e si conserva negli archivi.
Il primo contributo di Piermario Vescovo, Didascalie e apparizioni. Shaw, Pirandello, Mann riflette sull’incremento della presenza delle didascalie nella drammaturgia europea tra la fine dell’ ’800 e gli inizi del ’900, spia rivelativa della temperie storico culturale piuttosto che dello statuto della nascente regia. In particolare, oggetto dell’analisi è l’uso della didascalia in un percorso drammaturgico che va da Ibsen a Shaw a Pirandello, per aprire infine a Thomas Mann e seguire un tracciato che porta dalla categoria shawiana della competition of fiction alla pirandelliana apparizione diabolica osservata soprattutto nell’apparato didascalico di Questa sera si recita a soggetto.
Il saggio di Michele Di Bello La tragedia del Cinquecento come “specchio de’ Principi”: la virtù, il principe e il tiranno nella Canace di Giovanni Falugi propone un’analisi ravvicinata di un testo poco noto: la Canace di Giovanni Falugi, dedicata a Ippolito de’ Medici, intorno al 1529, in occasione della sua elezione a cardinale. Uno studio che si confronta con i modelli del mito antico – Ovidio in primis – e il radicamento del testo nel contesto politico della tragedia cinquecentesca.
Silvia De Min, con L’immaginario del gesto isterico nella Francia di fine Ottocento: tra mimo e malattia propone una riflessione sulla corrispondenza significativa tra la gestualità isterica e gestualità pantomimica, alla fine del XIX secolo in Francia, a partire dallo studio del testo di Paul Margueritte Pierrot assassin de sa femme (1882) che è messo in dialogo con gli studi psicologici positivisti e soprattutto con gli esperimenti ‘scenici’ condotti da Jean-Martin Charcot all’ospedale della Pitié Salpêtrière di Parigi.
Filippo Perfetti con Persona, “Per la prima volta e ultima volta”. Il Capodanno del 1994 al Cocoricò con la Socìetas Raffaello Sanzio entra nelle atmosfere eccentriche del Cocoricò, storico locale della riviera romagnola, e si muove tra gli archivi della compagnia e le testimonianze dei protagonisti per scoprire Persona, una performance della Socìetas Raffaello Sanzio presentata in occasione del Capodanno del 1994. L’analisi della performance è un’occasione per riflettere non solo sulla poetica della compagnia in una delle fasi cruciali della sua affermazione ma anche sull’ambiente delle discoteche che, in quegli anni, fanno da humus per la sperimentazione del teatro d’avanguardia e la performance art.
Rimanendo nel contesto romagnolo, Marco Sciotto in Solve et coagula. Processi di destituzione del corpo nell’archivio del Teatro delle Albe entra nell’archivio di un’altro gruppo storico del Nuovo teatro italiano: il Teatro delle Albe di Ravenna. Il fine è manipolare l’archivio come un dispositivo per rintracciare fili interpretativi della poetica della compagnia e restituirne quindi l’inesauribile vitalità. In particolare, è la metafora del processo alchemico a fare da fil rouge per l’attraversamento delle memorie della compagnia.
Questo numero di Engramma è anche l’occasione per la presentazione di due testi di recente pubblicazione. Un’altra testimonianza del lavoro del Teatro delle Albe con la presentazione del romanzo di Ermanna Montanari L’abbaglio del tempo (La nave di Teseo 2021), una raccolta di vivide memorie della infanzia e adolescenza di Montanari che fa i conti con l’appartenenza non sradicabile nella terra di Romagna, e affonda nel materiale immaginario che alimenta la poetica della compagnia.
A questo si accompagna la presentazione del volume Leggere il teatro. Dieci testi esemplari (Carocci 2022) a cura di Luigi Allegri, che propone lo studio di dieci testi esemplari della storia del teatro occidentale da parte di specialisti della drammaturgia dei diversi periodi storici considerati, dall’antica Grecia alla metà del Novecento.
Classici in fieri
La sezione Classici in fieri raccoglie l’aggiornamento del Regesto degli spettacoli INDA (1914-2023) a cura di Alessandra Pedersoli, con le scheda degli spettacoli della LVIII stagione.
Collegata agli spettacoli di scena a Siracusa quest’anno è una intervista al filosofo Salvatore Natoli, Da Prometeo all’antropocene, a cura di Stefano Piazzese, una importante occasione per riflettere con il filosofo prendendo spunto da una sua lectio magistralis e della suggestione del Prometeo portato in scena a Siracusa da Leo Muscato (INDA 2024). La figura mitologica è cruciale per decrittare le contemporanee derive tecnocratiche, e quella che sembra essere l’inguaribile tensione tra umanità, progresso, natura della civiltà occidentale.
Chiude il numero una presentazione dei Sette contro Tebe di Eschilo, con la regia e drammaturgia di Gabriele Vacis e scenofonia di Roberto Tarasco, che ha inaugurato il LXXVI Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico di Vicenza (21-23 settembre 2024). Engramma ha voluto raccogliere le testimonianze dei protagonisti, non solo dal punto di vista attoriale, dello spettacolo: i giovani allievi di PEM (Potenziali Evocati Multimediali) che hanno collaborato con Vacis e Tarasco anche alla scrittura del testo. I due contributi di Lorenzo Tombesi e di Erica Nava riportano la complessità del lavoro fatto sul testo di Eschilo, arricchito dalle suggestioni di James Hillman che rivelano uno sguardo mai scontato sulla terribile vitalità di ogni guerra ma anche, soprattutto, dalle loro parole e dai loro corpi che parlano in scena, a voce alta, della nostra contemporaneità.
English abstract
Engramma 205 brings together a miscellany of contributions that traverse the theatre in its various alterations, continuing a line of research and interest that finds ample representation in the Scientific committee and Editorial board of the journal. In the title, ‘Scenes’ ‘Texts’ ‘Archives’ were the key words most capable of catalysing the themes proposed in the papers here collected, revealing a variety of styles, worldviews and historical periods.
In Didascalie e apparizioni Shaw, Pirandello, Mann Piermario Vescovo explores the exponential growth of the use of captions in European drama between the end of the 19th and the beginning of the 20th century, starting from IbsenPiermario Vescovo , in the relationship between George Bernard Shaw and Luigi Pirandello. The essay of Michele Di Bello La tragedia del Cinquecento come “specchio de’ Principi” la virtù, il principe e il tiranno nella Canace di Giovanni Falugi deals with a tragedy written in the first half of the 16th century, the little-known Canace by Giovanni Falugi (1529 ca.), dedicated to Ippolito de’ Medici on the occasion of his election as cardinal.The article L’immaginario del gesto isterico nella Francia di fine Ottocento: tra mimo e malattia by Silvia De Min concerns the exhibiting of the body affected by hysteria, starting from Paul Margueritte’s pantomime Pierrot assassin de sa femme (1882). With Persona, “Per la prima volta e ultima volta”. Il Capodanno del 1994 al Cocoricò con la Socìetas Raffaello Sanzio Filippo Perfetti enters the eccentric atmospheres of Cocoricò, the historic discotheque on the Romagna Riviera, to discover Persona a performance by Socìetas Raffaello Sanzio presented on the occasion of New Year’s Eve 1994. In Solve et coagula. Processi di destituzione del corpo nell’archivio del Teatro delle Albe Marco Sciotto investigates the Archive of the Teatro delle Albe company in Ravenna to interpret it as a device, useful to trace interpretative threads of the company’s poetics and thus restore its inexhaustible vitality.
This issue of Engramma is also an opportunity to present two recently published volumes: Ermanna Montanari’s (Teatro delle Albe) novel L’abbaglio del tempo (La nave di Teseo 2021), and the volume Leggere il teatro. Dieci testi esemplari (Carocci 2022) edited by Luigi Allegri.
In the section Classici in fieri Engramma presents: Regesto degli spettacoli INDA al Teatro greco di Siracusa (1914-2023) edited by Alessandra Pedersoli, the updating of the INDA performance register to this year's theatre season; Da Prometeo all’antropocene: an interview with philosopher Salvatore Natoli, edited by Stefano Piazzese; Sette a Tebe: una dichiarazione necessaria, di amore e di guerra: some testimonies of the protagonist actors of Aeschylus’ Seven against Thebes directed by Gabriele Vacis at the Teatro Olimpico in Vicenza on the occasion of the opening of the LXXVI Cycle of Classics.
keywords | Scenes; Texts; Archives; Performance; Greek Tragedy; Contemporary Theatre.
All contributions to this issue of Engramma have followed invited submission and have been reviewed by the editorial board and scientific committee of the journal.
Per citare questo articolo / To cite this article: D. Sacco, P. Vescovo, Scene, Testi, Archivi. Editoriale di Engramma 203, “La Rivista di Engramma” n. 205, settembre 2023, pp. 217-225 | PDF of the article