Iconoδramma. Miti plastici: teatro e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.)
Editoriale di Engramma 216
Concetta Cataldo e Roberto Indovina
English abstract
Il cratere a campana attico a figure rosse del Pittore dei Satiri Lanosi che abbiamo scelto come immagine di copertina presenta una scena di forte impatto e di difficile lettura: una figura femminile, priva di attributi iconografici specifici, protende le braccia alzate verso un personaggio maschile dalle sembianze satiresche, raffigurato carponi in una postura animalesca, con la coda equina rizzata e il fallo eretto in bella evidenza; il viso barbuto dai tratti fisiognomici marcati è voltato verso la figura femminile, in interazione con il suo sguardo. La raffigurazione è stata oggetto di un vivace dibattito tra gli studiosi. Secondo parte della critica sarebbe la rappresentazione di un atto di un culto ateniese (nello specifico, le nozze di Dioniso con la sposa dell’arconte basileus nel Boukoleion). Secondo un’altra ipotesi, a nostro avviso molto più plausibile, l’immagine potrebbe essere stata ispirata da un dramma satiresco, forse la Circe di Eschilo: potrebbe trattarsi di una scena in cui la maga con le braccia alzate è colta nell’atto di trasformare in porco non già uno dei compagni di Odisseo ma un satiro, mettendo in atto una divertente parodia del noto episodio omerico. Il collegamento fra l’immagine sul vaso e una scena teatrale potrebbe essere avvalorato dal modo in cui il satiro a quattro zampe è rappresentato, non già come un essere mitologico ma come un attore che indossa un costume di scena: la tuta villosa indossata dagli attori che impersonano i satiri e Sileno nella pittura vascolare del V secolo. Sul tema Engramma nel 2021 ha pubblicato l’illuminante contributo Il sileno e Dioniso. Un cratere campano con attore comico in costume, in cui Ludovico Rebaudo sottolinea come, nella pittura vascolare, gli attori indossano costumi che enfatizzano il loro ruolo teatrale, con riferimento a un codice preciso: le maschere, il vestiario, gli accessori e i simboli associati a satiri, eroi e divinità, non sono semplici ornamenti, ma veri e propri dispositivi semiotici che aiutano a decodificare il contesto dell’azione rappresentata. Tuttavia, come evidenziato da Rebaudo, il pittore non si limita a replicare questi costumi, ma li reinventa nell’ottica del medium pittorico, adattandoli alle esigenze compositive e narrative del vaso. In questo processo di ‘traduzione’ dall’elemento teatrale a quello iconografico l’immagine, pur mantenendo tracce della sua origine performativa, acquisisce una sua autonomia, distillando il contenuto drammatico in una forma visiva altamente stilizzata.
In questo senso, l’immagine della maga e il satiro sul vaso di Siracusa con tutta probabilità non rappresenta una scena specifica della Circe eschilea, ma può essere considerata un buon esempio di come la rielaborazione teatrale del mito abbia potuto influenzare l’immaginario condiviso e approdare così, per via mediata, al repertorio dei ceramografi. Così, il cratere del Pittore dei Satiri Lanosi si propone come un caso emblematico delle modalità in cui avvengono relazioni e interferenze tra teatro e iconografia vascolare. L’immagine raffigura una scena che sembra provenire da una rappresentazione teatrale, ma nello stesso tempo va oltre la diretta e immediata illustrazione della scena rappresentata: la pratica artistica si appropria anche delle elaborazioni teatrali del mito ma poi le rielabora nel suo proprio codice, secondo le logiche proprie dell’arte figurativa.
Questo il punto da cui parte Iconoδramma: il composto fonde un termine proprio dell’esperienza visuale e artistica (εἰκών) con la parola che definisce tecnicamente l’azione drammatica (δρᾶμα); il segno alfabetico del delta posto al centro della neoformazione ha la funzione di marcare il contesto greco del campo di studio ma è assunto anche come un simbolo iconico che allude alla dinamicità dello scambio fra i tre punti della triangolazione attraverso cui scorre la natura fluida e plastica del mito: rappresentazione teatrale, figurazione artistica, immaginario condiviso.
Il filone di studi che si inaugura a partire da questo numero di Engramma ha al suo attivo le tappe di un percorso di ricerca già consolidato (il riferimento è ai numeri monografici: Engramma 99, luglio/agosto 2012; Engramma 107, giugno 2013; Engramma 183, luglio/agosto 2021; Engramma 195, settembre/ottobre 2022), ma l’ambizione ora è aprire la ricerca a nuovi percorsi ermeneutici, puntando diritti al tema cruciale della natura del mito nella cultura greca nelle sue diverse epifanie, nell’intricata relazione tra tradizione letteraria, pratica teatrale e rappresentazione visuale. Si tratta di indagare gli impulsi energetici e le modalità con cui la natura plastica del mito trova declinazioni inedite e nuove forme espressive nella pratica pittorica e sulla scena teatrale; i meccanismi attraverso i quali nascono, si affermano e si diffondono le innovazioni iconografiche e le innovazioni mitologiche; i dispositivi – teatrali, rituali, culturali, dall’elaborazione poietica alla pratica di bottega – che producono elementi di innesco per scarti significativi nella tradizione del mito.
In questo senso Iconoδramma è il primo frutto della ripresa di un filone di ricerca che negli ultimi due anni ha visto coinvolti archeologi e filologi – Maddalena Bassani, Anna Beltrametti, Marialuisa Catoni, Monica Centanni, Paolo Biagio Cipolla, Alessandro Grilli, Ludovico Rebaudo – e che si avvale anche del reclutamento di un gruppo di giovani studiosi – Anna Chiara Bellinato, Concetta Cataldo, Michele Di Bello, Roberto Indovina. Le ultime tappe sono stati due seminari – il primo nel maggio 2024 a Siracusa, il secondo nel luglio 2024 a Lucca – che hanno aperto alla definizione di nuove prospettive di studio e di ricerca.
Iconoδramma ha un suo punto di forza in un lavoro di ricognizione bibliografica che fornisce una solida base per l’impianto della ricerca in corso: Iconoδramma. A Selected Bibliography, a cura di Anna Chiara Bellinato, Concetta Cataldo e Roberto Indovina. Si tratta di una Bibliografia tematica ragionata che si propone come uno strumento a disposizione di tutta la comunità degli studiosi sul tema della complessa relazione tra le immagini vascolari e i testi teatrali. Una Bibliografia criticamente selezionata, concepita come un regesto in fieri, suscettibile di integrazioni e aggiornamenti.
Il numero presenta un contributo di taglio teorico e metodologico più generale: Carolina Reznik, nel suo saggio El teatro intruso. O sobre la subversión del monopolio interpretativo en la iconografía cerámica griega de los siglos VI-IV a.C., propone una riflessione sul “monopolio dell’interpretazione unica” nel quale si scorgono i segni di una tendenza diffusa per cui, una volta che un’opera d’arte è stata catalogata e accettata come appartenente a un determinato contesto, o a una determinata classe, la proposta di nuove letture interpretative incontra inevitabilmente diffidenze e resistenze – un fenomeno che limita la ricchezza semantica intrinseca nell’iconografia e ostacola l’emergere di nuove piste ermeneutiche.
Due i casi-studio presentati nel numero: in Medea sul carro di Trittolemo. Un mito ateniese, Concetta Cataldo analizza i motivi – dalle pratiche di riuso di bottega alle ragioni di ordine simbolico e politico – che possono aver determinato la convergenza iconografica tra il carro tirato in aria da dragoni alati che l’iconografia attribuisce a Trittolemo e il carro di Medea nelle rappresentazioni vascolari. Michele Di Bello e Roberto Indovina nella nota Ippolito e le immagini erotiche. Eur. Hipp. 1005 e un possibile riferimento alla pittura vascolare riconoscono in un verso dell’Ippolito di Euripide un possibile riferimento al repertorio erotico presente nelle figurazioni su ceramica contemporanee.
Chiude il numero una presentazione del volume Testi teatrali e pittura vascolare. Per una filologia delle immagini che raccoglie i contributi sul tema pubblicati in Engramma dal 2017 al 2023. Nel volume si propongono due saggi di taglio teorico e metodologico di Monica Centanni e Alessandro Grilli e una serie di contributi su specifici casi di studio: tre contributi del pioniere del filone di ricerca Oliver Taplin sul vaso di Edipo conservato a Siracusa, sul cratere di Dario, sul cratere dell’Ipsipile del Museo di Napoli; e il contributo di Ludovico Rebaudo sul sileno in costume teatrale. Il volume comprende anche gli articoli di giovani studiosi: un contributo di Concetta Cataldo e Rocco Vacca sulle metamorfosi iconografiche di Io; un saggio di Concetta Cataldo sull’iconografia di Prometeo incatenato alla rupe; un saggio di Miriam Sabatucci sui possibili riflessi iconografici del Tereo di Sofocle. Il volume, attualmente in corso di stampa, sarà pubblicato a fine 2024 per i tipi di Edizioni Engramma nella collana engrammaclassica diretta da Maddalena Bassani ed è da considerarsi in sequenza e in serie con Scene dal mito. Iconologia del dramma antico, pubblicato dall’editore Guaraldi a Rimini nel 2015, a cura di Giulia Bordignon.
English abstract
Issue 216 of Engramma introduces a fresh approach to a well-established yet continually evolving area of study, focusing on the intersection between Attic theatre and vase iconography in Greece, Sicily, and Magna Graecia during the 5th and 4th centuries BCE. It explores whether Greek vase iconography serves as a mirror or visual extension of ancient theatre and how discrepancies between visual and textual narratives can be interpreted. The term Iconoδramma reflects this interdisciplinary approach, merging visual and performative elements of myth in art. The research engages with established scholarship and new hermeneutic methods, contributing to the understanding of the semiotic interplay between stage performance, vase painting, and mythological imagination. Among the contributions: a key feature is the annotated bibliography Iconoδramma. A selected Bibliography | updated September, 2024, aimed at fostering further research on the topic, and the presentation of the forthcoming volume of the engrammaclassica series – Per una filologia delle immagini. Testi teatrali e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.), Edizioni Engramma, Venezia 2024 – which builds upon the questions raised during the initial research phase by centring the ‘Philology of Images’ as a hybrid methodology that straddles the boundary between philological-textual and archaeological-visual studies; Carolina Reznik, in her essay El teatro intruso. O sobre la subversión del monopolio interpretativo en la iconografía cerámica griega de los siglos VI-IV a.C., critiques the prevalent ‘monopoly of single interpretation’ in Greek ceramic iconography, advocating for a more open-ended approach that allows for richer semantic interpretations; Concetta Cataldo’s Medea sul carro di Trittolemo. Un mito ateniese examines how theatre influenced vase iconography, specifically the depiction of Medea on the serpent-drawn chariot; Michele Di Bello and Roberto Indovina, in their note Ippolito e le immagini erotiche. Eur. Hipp. 1005 e un possibile riferimento alla pittura vascolare, explore the relationship between vase painting and a reference in Euripides’ Hippolytus, suggesting that the verse alludes to erotic imagery on vases.
keywords | Iconoδramma; Vase Painting; Attic Theatre; Text-Image Relationship; Classical Imagery.
Per citare questo articolo / To cite this article: Concetta Cataldo e Roberto Indovina, Iconoδramma. Miti plastici: teatro e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.). Editoriale di Engramma 216, “La Rivista di Engramma” n. 216, settembre 2024