"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

216 | settembre 2024

97888948401

Per una filologia delle immagini. Testi teatrali e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.), Edizioni Engramma, Venezia 2024. Una presentazione

con saggi di Monica Centanni, Alessandro Grilli, Ludovico Rebaudo, Miriam Sabbatucci, Oliver Taplin, Rocco D. Vacca

a cura di Concetta Cataldo, Roberto Indovina

English abstract

Per una filologia delle immagini. Testi teatrali e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.) segue e prosegue il filone di ricerca sulle relazioni tra i testi teatrali e le immagini vascolari antiche che ha avuto un suo primo esito editoriale nel volume Scene dal mito. Iconologia del dramma antico, lavoro corale del Seminario Pots&Plays curato da Giulia Bordignon e pubblicato dall’editore Guaraldi nel 2015. In quel testo venivano approntate le coordinate di base utili a definire la relazione tra testi del dramma attico e iconografia vascolare, secondo lo stato degli studi aggiornato al tempo della sua pubblicazione.

Il volume che qui presentiamo è da considerarsi in sequenza ed in serie con Scene dal mito del 2015 in quanto integra le questioni sollevate da quella prima tappa della ricerca, raccogliendo i contributi sul tema pubblicati in Engramma dal 2017 al 2023. Per una filologia delle immagini è articolato in due sezioni: I. Questioni di metodo; II. Casi di studio.

Nella sezione I. Questioni di metodo si tratteggiano le principali linee guida che hanno orientato una serie di seminari organizzati dal 2022 al 2024, tra Catania e Venezia. La sezione funge da cornice teorica per la sezione successiva.

In ἅπαξ δρώμενα. Un criterio per la relazione tra testi teatrali e iconografia vascolare (V-IV sec. a.C.), Monica Centanni e Alessandro Grilli analizzano quattro scene teatrali come testi a fronte rispetto alle rappresentazioni su vasi collegabili ad esse: l’atto delfico di Eumenidi di Eschilo; il volo sul carro del Sole della Medea di Euripide; la scena del matricidio in Coefore; l’assassinio di Neottolemo a Delfi nell’Andromaca. Si tratta di quattro casi in cui è quasi certo che la scena sia un’invenzione del tragediografo, a quanto risulta non ripresa in altre versioni teatrali dei miti. Attraverso l’analisi delle quattro scene – nei testi e nelle immagini – il saggio evidenzia come i casi selezionati che pur possono rappresentare esempi fondati di una relazione tra pittura e teatro, diano comunque spunto a riflettere su come testi e immagini dialoghino con i testi mediatori, negli specifici contesti di produzione e ricezione, piuttosto che direttamente e biunivocamente tra loro.

Nel saggio Dal mito tragico all’immagine su vaso. Nuclei d’azione e dinamiche transmediali, Alessandro Grilli propone una riflessione critica sulle modalità con cui gli elementi narrativi delle tragedie appaiono trasformati e integrati nella pittura vascolare, delineando un percorso che non si limita a una mera trasposizione da un medium all’altro, ma che comporta una significativa trasformazione transmediale. L’individuazione di elementi narrativi centrali che funzionano come ponti tra il testo e l’immagine – e che l’autore definisce ‘nuclei d’azione’ – è fondamentale per comprendere come soltanto alcune azioni della tragedia siano state selezionate e adattate per la loro risonanza visiva ed emotiva, diventando motivi ricorrenti nell’arte vascolare. Il risultato è un’analisi che si concentra sui processi di selezione e adattamento dei temi tragici, e insieme tiene in considerazione le implicazioni culturali e sociali di questi trasferimenti di contenuto.

La sezione II. Casi di studio comprende tre contributi del pioniere del filone di ricerca Oliver Taplin. Nel saggio The Siracusa Tragedy-Vase: Oedipus and his Daughters?, suggerendo un dialogo tra il visibile e il narrativo che trascende il semplice contesto scenico per interrogare temi di potere e rottura simbolica, Taplin identifica alcuni indicatori iconografici propri del codice della ceramica figurata e si interroga su come questi potessero essere percepiti dai destinatari dei vasi, e sulle modalità con cui sono raffigurati gli episodi significativi della tragedia – in particolare le scene coinvolgenti Edipo e le sue figlie, Antigone e Ismene.

In A Clue to the Riddle of the Dareios krater? Oliver Taplin – partendo dall’obiezione che Luca Giuliani aveva espresso nei confronti delle categorie dei signals proposte nel volume Pots & Plays (Taplin 2007, 37-43) – esamina la presenza della figura del Pedagogo e fornisce ulteriori esempi per sostenere la validità delle categorie da lui proposte. Tale ripresa è volta a sottolineare l’importanza del ruolo delle figure secondarie (Pedagogo e Nutrice) per una ridefinizione del rapporto testo/immagine che le solleva dalla posizione di ‘comparse’ iconografiche o di meri riempitivi, identificandole come elementi significativi di teatralità funzionali a una immediata lettura della scena.

Nel contributo, The Naples Hypsipyle crater re-visited, Taplin enfatizza la simbiosi creativa con cui sembrano operare i meccanismi drammaturgici e i processi di formazione delle immagini nelle scene di pittura vascolare: ricorrendo all’esempio della drammatizzazione dell’Hypsipile di Euripide, lo studioso sottolinea le motivazioni per cui, in questo caso, il Pittore di Dario sceglie di raffigurare dettagli che presupporrebbero una suggestione veicolata dalla messa in scena della tragedia.

Nel saggio Il sileno e Dioniso. Un cratere campano con attore comico in costume, Ludovico Rebaudo presenta una scena di dialogo tra Dioniso ed un attore che indossa un costume da Sileno: il vaso riflette le connessioni tra il teatro e la ceramica e particolarmente significativa è l’analisi delle tecniche pittoriche e dei dettagli iconografici (attributi fisici e accessori, come le calzature e la maschera) che suggeriscono la doppia natura del Sileno raffigurato sul vaso, al contempo figura mitologica e attore raffigurato sul manufatto nell’atto della sua performance.

In Metamorfosi e peregrinazioni di Io. Dalla pittura vascolare alla tragedia, e ritorno, Concetta Cataldo e Rocco Davide Vacca analizzano il mito di Io attraverso le sue rappresentazioni nella ceramica greca dal V al IV secolo a.C., e la sua trasposizione nella tragedia: al centro del contributo è l’evidenza di una variazione iconografica relativa alle rappresentazioni di Io nella ceramica a figure nere e rosse, influenzate dalle rielaborazioni del mito nelle tragedie di Eschilo e Sofocle, dove Io è trasformata da Zeus in una giovenca per sfuggire alla gelosia di Era. Particolare attenzione è data alla ‘scena del tocco’, in cui Zeus trasforma Io in fanciulla, segnando così una svolta sia nella sua tradizione mitografica che nella ricezione iconografica del mito.

Concetta Cataldo nel contributo dal titolo Prometeo alla colonna o alla rupe? Possibili cortocircuiti iconografico-letterari esamina l’evoluzione iconografica di Prometeo nella ceramica greca, considerando il passaggio dalla rappresentazione del Titano incatenato a una colonna a quella legato a una rupe. Nel saggio si evidenzia come le dinamiche tra le rappresentazioni visive e le rielaborazioni teatrali possano aver determinato l’origine di una interferenza nell’iconografia di Prometeo.

Al centro del saggio di Miriam Sabbatucci, Il Tereo di Sofocle. Violenza e drammaturgia del mito è una rilettura della tragedia frammentaria sofoclea alla luce delle fonti letterarie e iconografiche che hanno preceduto la messa in scena: il tema della violenza rovesciata in atto di nemesi è proposto come elaborazione originale di Sofocle rispetto al dettato del mito.

Le indagini registrate nei saggi riaprono il fronte di un annoso dibattito: le immagini vascolari non rappresentano, ma estendono, reinterpretano o addirittura contraddicono i testi drammatici a noi noti. Attraverso il confronto tra l’analisi filologico-letteraria e l’analisi iconografica emerge infatti che le pitture su vaso sono da considerare narratori attivi, agenti che partecipano alla trasmissione e alla trasformazione della tradizione mitografica su un supporto che ha una sua circolazione e una sua visibilità. Stessa cosa vale per i drammaturghi, i quali a teatro creano ‘nuovi miti’ modellando il malleabile repertorio mitografico greco, innovando e al contempo perpetuando la tradizione narrativa e poetica condivisa con gli spettatori delle loro opere. Ogni edizione di questa serie reinventa il mito: ovvero ‘fa mito’.

In tutti i contributi raccolti nel volume si delineano punti di avanzamento all’interno di un filone di studi che affronta la complessa interazione testo/immagine e che richiede una metodologia nuova, ancora tutta da mettere a punto, chiamata innanzitutto a rispettare la distinzione tra i codici dell’opera letteraria, della messa in scena teatrale, della tecnica e della creatività artistica e della comunicazione visuale. Le corrispondenze percepite tra mito, rappresentazione teatrale e pratica artistica si integrano in uno schema di convergenze, variazioni e trasformazioni in un ambito di indagine che può essere descritto come lo sviluppo di un’iconologia del teatro antico alla ‘filologia delle immagini’.

Si può dunque presupporre che la produzione artistica sia stata in qualche modo condizionata dal trattamento che il mito subisce nel contesto teatrale?  I testimonia (immagine e testo) richiedono un’analisi che muova dalle prospettive più diverse: dalla semiotica all’iconografia, alla storia e all’archeologia; dalla mitologia alla letteratura, alla drammaturgia antica. E una materia così frammentata e multiforme chiede di essere affrontata mediante una metodologia altrettanto complessa e variegata che faccia scaturire riflessioni sulla natura degli statuti della parola e dell’immagine, che puntualizzi il carattere delle relazioni e delle modalità di reciproca influenza. Nei contributi proposti nel volume si provano a dare – parziali e provvisorie – risposte a questi quesiti, risentendo talvolta in alcuni passaggi ancora delle linee teoriche e dei frutti della ‘scuola’ di Scene dal mito, ma il dato più significativo è l’orizzonte di senso che aprono e la grande quantità di nuove domande che sorgono a ogni bivio della ricerca.

Le parole chiave di questo filone di ricerca — filologia, iconografia, mito, teatro, intermedialità — sono i fili su cui si intesse la narrazione e l’impianto metodologico del volume che qui presentiamo. Ciascuno di questi lemmi è da considerare come una bussola utile per bene orientare l’itinerario da percorrere o come una griglia di metodo indispensabile per decodificare schemi e linguaggi, cortocircuiti, traduzioni/tradizioni e nuove letture delle immagini nelle quali identificare interferenze e varianti iconografiche di temi e miti.

Per una filologia delle immagini, attualmente in corso di stampa, vedrà la luce a fine 2024 e sarà pubblicato per i tipi di Edizioni Engramma nella collana engrammaclassica diretta da Maddalena Bassani.

Per una filologia delle immagini
Testi teatrali e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.)

a cura di Concetta Cataldo e Roberto Indovina

Sommario

Presentazione


a cura di Concetta Cataldo e Roberto Indovina

I. Questioni di metodo

Monica Centanni, Alessandro Grilli
ἅπαξ δρώμενα. Un criterio per la relazione tra testi teatrali e iconografia vascolare (V-IV sec. a.C.). Quattro casi: l’‘atto delfico’ di Eumenidi; il volo sul carro del Sole di Medea; la scena del matricidio in Coefore; l’assassinio di Neottolemo a Delfi in Andromaca 
[2021]

Alessandro Grilli
Dal mito tragico all’immagine su vaso. Nuclei d’azione e dinamiche transmediali
[2021]

II. Casi di studio

Oliver Taplin
The Siracusa Tragedy-Vase: Oedipus and his Daughters?
[2017]

Oliver Taplin
A Clue to the Riddle of the Dareios krater / ‘vaso di Dario’?
[2021]

Oliver Taplin
The Naples Hypsipyle crater re-visited
[2023]

Ludovico Rebaudo
Il sileno e Dioniso. Un cratere campano con attore comico in costume
[2021]

Concetta Cataldo, Rocco Davide Vacca
Metamorfosi e peregrinazioni di Io. Dalla pittura vascolare alla tragedia, e ritorno
[2021]

Concetta Cataldo
Prometeo alla colonna o alla rupe? Possibili cortocircuiti iconografico-letterari
[2022]

Miriam Sabbatucci
Il Tereo di Sofocle. Violenza e drammaturgia del mito
[2022]

English abstract

Per una filologia delle immagini. Testi teatrali e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.) explores the intricate relationship between ancient Greek theatrical texts and vase paintings. This volume builds upon previous research to further examine how these visual and textual mediums interact, influence, and reinterpret one another. The contributions employ a multidisciplinary approach, combining philology, iconography, archaeology, and dramaturgy to analyze the dynamic interplay between word and image. This work not only addresses existing debates but also opens new avenues of inquiry into the transmedial transformation of myth and narrative in the ancient world.

keywords | Philology of Images; Greek Vase Painting; Attic Drama; Iconography; Intermediality.

Per citare questo articolo / To cite this article: Concetta Cataldo, Roberto Indovina, Per una filologia delle immagini. Testi teatrali e pittura vascolare (V-IV sec. a.C.), Edizioni Engramma, Venezia 2024. Una presentazione, “La Rivista di Engramma” n. 216, settembre 2024

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2024.216.0015