“Corrispondenza con un editore”
L’Internazionale Situazionista vs l’editore Feltrinelli
Internazionale Situazionista, con una Presentazione di Filippo Perfetti
English abstract
Presentazione
Filippo Perfetti
Presentiamo qui la Corrispondenza con un editore, testo di un manifesto dall’Internazionale Situazionista, per ricostruire il caustico scambio tra il gruppo e l’editore Feltrinelli. L’occasione in cui fu composto segue la richiesta, da parte di Feltrinelli, di pubblicare in traduzione italiana i fascicoli della rivista “Internationale Situationniste”. L’approccio iniziale dell’ufficio diritti della casa editrice, che si muove secondo la consueta prassi editoriale, innesca una reazione che travalica ogni limite del civile contegno. L’errore di Feltrinelli? Aver chiesto il permesso. È questo l’errore, che i Situazionisti leggono come un lapsus borghese, su cui si misura tutta la distanza con l’editore. Il quale, benché promotore delle lotte sociali del Sessantotto, è pur sempre parte del sistema, di cui prende la funzione di contrappeso critico assumendo un ruolo – per usare un’espressione propria del periodo – di “intellettuale organico”.
Con la loro prima risposta, Debord e sodali spezzano ogni convenzione di maniera, aprono a una feroce lotta con reciproci insulti e contrapposte ragioni, e squarciano il velo che nasconde quanto di implicito esiste dietro rapporti e relazioni – in questo caso, i rapporti tra autore e editore. I Situazionisti portano l’avversario sul loro proprio terreno, e lì non possono che trionfare. Il manifesto qui riprodotto è, insieme, vessillo della vittoria e memento della distanza incolmabile da chi li vorrebbe normalizzare.
Perché ritornare oggi su questa corrispondenza? In primis, perché essa è una magistrale lezione di invettiva. Oltre a questo, lo scambio ci fa cogliere quanto possano essere pervasive e naturalizzate certe prassi – qui, quelle date per ovvie dall’editore – che potrebbero essere spezzate molto semplicemente, anche senza insulti, dalla scelta di non assecondarle – come da buoni scrivani che avrebbero preferenza di no. Non serve, non mi va, non occorre: spesso sarebbe sufficiente questa risposta per sottrarsi a chi ti vorrebbe conforme a quanto non ti appartiene. Come per i Situazionisti e per questo numero di Engramma, è il caso, per esempio, del copyright. Un copyright senza effettiva funzione di tutela dell’opera, che non la promuove o permette la sua diffusione, bensì che spesso si rivela un meccanismo a garanzia esclusiva degli interessi dell’editore, a sostegno di una logica basata sull’esclusiva.
Proponiamo la riproduzione del Manifesto-Corrispondenza e, di seguito, la sua trascrizione.
Signor R. R.
(…)
Paris – 20
Milano, 18-11-1971
Caro Singor R.,
Siamo interessati all’esame del libro di cui sotto, in vista di una traduzione italiana.
Vi preghiamo di inviarcene una copia in lettura con acclusa un’opzione di due mesi.
Nell’attesa della vostra risposta,
molto sinceramente,
(Cin Calabi)
Foreign Rights Dept.
Riceviamo ora da VAN GENNEP il libro. Gli abbiamo chiesto di scrivervi per l’opzione. Ci interesserebbe anche sapere se sareste d’accordo per un’eventuale scelta di testi tratti da questa edizione. Con i nostri migliori saluti.
Signor Calabi
Edizioni Feltrinelli
via Andegari, 6
20121 MILANO – Italia
LETTERA RACCOMANDATA
Parigi, 9 dicembre 1971
Signore,
Mi viene comunicata la vostra lettera del 18 novembre, indirizzata a R.R., con cui domandate un’opzione per una traduzione italiana della raccolta della rivista Internationale Situationniste ripubblicata nella sua versione francese originale dal signor Van Gennep, di Amsterdam.
Si dà il caso che le edizioni Feltrinelli hanno già pubblicato di loro propria iniziativa, nel dicembre 1967, quando cioè cominciava nelle università e nei licei di Torino e Milano un’agitazione che si è poi fortunatamente estesa fra gli operai d’Italia, la traduzione di una brochure situazionista intitolata presso di voi Della miseria dell’ambiente studentesco. Le diverse migliaia di esemplari stampati furono tutti venduti in una decina di giorni e, fatto poco corrente nella storia dell’editoria, mai venne fatta una seconda ristampa, malgrado le richieste d’acquisto, per centinaia di esemplari, provenienti da diversi gruppi rivoluzionari italiani; e malgrado le promesse che la vostra Casa dispensò loro su questo punto. Era l’effetto di una censura esercitata presso il signor Feltrinelli dai suoi maîtres à penser del momento.
Feltrinelli, questo rettile staliniano, diventando trotskitsa non ha evidemente cambiato il suo personaggio di poliziotto subalterno della burocrazia.
Ci stupiamo dunque dell’impudenza della vostra attuale richiesta. I vostri tentativi di modernizzazione intellettuale tardiva non vi riaccattiveranno la stima di nessuno. Noi vi rifiutiamo formalmente il diritto di pubblicare per intero o in parte quelunque testo dell’I.S.
Nell’attesa della vostra espropriazione, vogliate, vi prego, trasmettere al vostro padrone i sensi del mio disprezzo.
Per l’I.S.: Guy Debord
M. Guy Debord
INTERNATIONALE SITUATIONNISTE
B. P. 307-03
Paris, France
Milano, 31-12-71
Signore,
la Sua lettera del 9 dicembre è piena zeppa di errori di fatto e di diritto.
E questo al di là del tono stupidamente arrogante con cui è scritta.
Mi stupisco che l’Internazionale Situazionista, dopo aver sbandierato per anni l’immoralità del copyright, ora, tramite Suo, ricalchi le strade battute dall’editoria e dagli autori “borghesi”. Che diavolo significa allora “tous les textes publiés dans Internationale Situationniste peuvent être librement reproduits, traduits ou adaptés, même sans indication d’origine”?
È una pura ostentazione di sovversismo velleitario? oppure, come tutto mi lascia credere, è Lei che – contro il volere del gruppo – si arroga diritti che non ha?
La questione, ad ogni modo, mi interessa assai poco. Desidero stabilire invece alcune verità di fatto, senza peraltro illudermi di convincere una persona come Lei, che ha dimostrato la Sua lettera isterica e cialtrona di essere costituzionalmente avverso alla ricerca di qualsiasi verità. Sappia dunque che “ les quelques milliers d’exemplaires ” tirati della Miseria nell’ambiente studentesco furono venduti con lo stesso ritmo di altre pubblicazioni della stessa serie e in parte distribuiti gratuitamente proprio come facciamo per libri del genere, da cui ci attendiamo non certo un utile materiale, ma che assolvano una funzione di informazione e di aggiornamento culturale e politico. Di solito proprio per il carattere non redditizio della collana non si ristampano i volumi, che risultano del resto esauriti solo perché le giacenze vengono date in omaggio a circoli culturali e politici.
Quindi le Sue osservazioni circa il “ fait peu courant dans l’histoire de l’édition ” sono pure chiacchiere.
Quanto alla presunta censura “ exercée chez M. Feltrinelli par ses maîtres à penser du moment ” La invito a leggersi il catalogo delle edizioni; imparerà se non altro cosa significa avere del coraggio e dell’indipendenza intellettuale.
Feltrinelli, per Sua norma, non è stato staliniano così come ora è lungi dall’essere trotskista. Lei piuttosto cos’è?
Dal testo della Sua lettera La si direbbe un malato. Non ci teniamo affatto, dunque, signor Debord, alla Sua stima: ci basta quela dei nostri lettori che rappresentano oggi in Italia il meglio della cultura militante e dell’azione politica.
Un consiglio: si faccia curare.
Un augurio: guarisca presto.
Gian Piero Brega
L’Internazionale situazionista a G. P. Brega
Copia a Del Bo direttore degli archivi dell’Istituto Feltrinelli.
Milano, 14 febbraio 1972
Povero coglione,
Noi abbiamo letto la sua lettera a Debord.
Siamo contenti di constatare che sei stato urtato.
Notiamo anche quanto tu sia ringalluzzito dal relativo e risibile aumento di potere che l’altrettanto relativo e ridicolo “esilio” del tuo padrone ti concede di avere nella sua casa editrice.
Poiché un agente di Feltrinelli non può essere che un mentitore, le tue pseudo-rettifiche imbarazzate a proposito della Misère en milieu étudiant non meritano alcuna risposta (ma non sono in pochi gli estremisti che si ricordano ancora del tuo degno compare Nanni Balestrini che adesso si vanta a bischero sciolto di “volere tutto”, ma che all’inizio del 1968 si accontentava di fare la sua miserabile ma insistente questua presso di loro per avere il ricavato delle vendite “underground” dello stesso nostro pamphlet).
Tu firmi d’altra parte tutta la temeraria inutilità delle tue menzogne, quando pretendi che il tuo padrone non è e non è stato mai stalinista. Tu vorresti, stronzo, essere nella posizione stessa di Stalin per dare da solo la definizione canonica delle parole. Secondo te Feltrinelli non sarebbe uno stalinista; e allora nemmeno Dubceck, né Kadar, né Arthur London, né Castro, né Mao lo sarebbero. E di questo passo nemmeno tu, Brega, saresti una baldracca e nemmeno un imbecille! Capiamo il tuo interesse, ma finiscila di sognare!
Del resto se tu non fossi tanto ignorante quanto è d’obbligo per un direttore editoriale di Feltrinelli, sapresti che i documenti che certificano lo stalinismo di Feltrinelli e una parte dei suoi commerci col partito cosiddetto comunista, sono già raccolti proprio nello stesso Istituto Feltrinelli: non hai che da domandare a Del Bo di mostrarteli.
Sta’ pur sicuro che quand’anche Feltrinelli ne pagasse mille altri mille volte meno minchioni di te per propagandare presso i giovani rivoluzionari la sua posticcia verginità antistalinista, questi non basterebbero.
E quando hai tu l’intenzione di farti pagare da Feltrinelli per venire a insegnarci che Giangiacomo non è il tuo padrone perché “è un vero rivoluzionario”? Prova ad andare a spiegarlo agli operai delle sue cartiere e delle altre sue fabbriche. Tu ti sbagli, pidocchio, se ti illudi che sia più facile, per Feltrinelli o per te, ingannare noi che i suoi operai! E ti sbagli due volte se credi che gli operai di Feltrinelli siano come te.
Tu parli di “malato”, Brega: tu ti credi già psichiatra a Mosca! Ma tu sei molto ma molto più fragile. E non sei niente fuori dalla nostra portata.
Parli contro il copyright e gli usi borghesi, proprio tu, poliziotto! Ma è stata la tua casa editrice che ha giocato, come sua abitudine, questo gioco giuridico borghese, domandandoci i diritti di traduzione. E per l’appunto noi ve li rifiutiamo, a causa di tutto ciò che siete.
Se il nostro disprezzo ti è indifferente, bella figa, non bisognava domandarci niente.
I rivoluzionari, quanto a loro, hanno sempre potuto riprodurre tutto ciò che volevano dei testi dell’I.S.: e noi non ci siamo mai opposti in alcun modo alle molteplici edizioni-pirata, fatte in dieci paesi, dei nostri testi e dei nostri libri.
Ma la casa editrice Feltrinelli non è nemmeno degna dell’edizione-pirata.
E anche per voi, d’altra parte, se passerete sopra il nostro rifiuto, state pur sicuri che non protesteremo attraverso alcuna via giuridica e borghese.
Sei tu, Gian Piero Brega, poiché hai fatto la bravata di esporti con questa lettera, che noi consideriamo come personalmente responsabile di qualsivoglia edizione dei nostri testi da parte della casa Feltrinelli.
E questa volta è sulla tua pelle che avremo il piacere di ripagarci.
Per la sezione italiana dell’I.S.:
Gianfranco Sanguinetti
English abstract
This section opens with Correspondence with a Publisher, the re-edition of a sharp exchange between Edoardo Sanguinetti, Guy Debord and Gian Piero Brega of the publisher Feltrinelli, revealing how a simple rights request sparked a radical critique of the publishing system.
keywords | Situationist International; Copyright Critique; Guy Debord; Edoardo Sanguinetti; Feltrinelli.
Per citare questo articolo / To cite this article: Internazionale Situazionista, con una Presentazione di Filippo Perfetti, “Corrispondenza con un editore”. L’Internazionale Situazionista vs l’editore Feltrinelli, “La Rivista di Engramma” n. 222, marzo 2025.