NEWS | febbraio/marzo 2001
Lorenzo Bonoldi | Nipponic Nachleben. Recensione al cartoon: Saint Seiya, I cavalieri dello zodiaco, manga di Masami Kurumada, Giappone 1986, per l'Italia Edizioni Star Comics, in onda dal lunedì al venerdì su Italia Uno, ore 13
Le divinità olimpiche e i demoni astrali si travestono, si trasformano e migrano verso oriente, per poi tornare all’occidente camuffati e ‘imbastarditi’ in costumi barbari. Il teatro di questa nuova Nachleben non è, come nel caso di Schifanoia, un ciclo di affreschi, ma un manga (serie a fumetti) giapponese, di cui esiste anche una versione a cartoni animati. Non quindi una rinascita in abiti alla francese, ma una vita postuma in costumi nipponici. Valenti cavalieri in armatura ricevono gli influssi e i nomi dei demoni astrali e sono riuniti attorno alla reincarnazione della dea Atena, custos della giustizia, divinità tutrice dell’umanità e del pianeta Terra (ruolo attribuitole arbitrariamente, ma tuttavia plausibile, dal momento che la scienza astrologica non fa rientrare nessun corpo celeste nella timè della dea). Ecco quindi che le catene che legarono la principessa Andromeda diventano micidiali armi ninja nelle mani del guerriero che prende il proprio nome da quella costellazione: l’armatura di Phoenix è in grado di rigenerarsi dalle proprie ceneri; il cavaliere del Cancro, in accordo con la tradizione astrologica e con il platonismo, è guardiano della porta delle anime.
L’uso della tradizione culturale occidentale come repertorio di nomi, miti e figure non si ferma a queste rivisitazioni. Oltre a tali e ad altri rimandi, infatti, si riscontra anche un frequente utilizzo delle rovine come elemento ambientativo; compare perfino l’illustre spolium dell’Atena Parthenos di Fidia come modello per l’armatura della dea. Non mancano tuttavia tradimenti e scivolature davvero comiche, sia dal punto di vista della tradizione classica (il mito secondo il quale Atena donò al cavaliere del Capricorno la spada Excalibur è davvero un po’ troppo fantasioso), sia sotto l’aspetto astrologico. Ciononostante, ricordando che il meccanismo della tradizione contiene sempre in sé la variabile del tradimento, nelle pagine del manga e nelle scene della serie animata troviamo una chiara e decisa dimostrazione della forza vitale di cui il mito è dotato: per gli dei è ancora possibile una vita postuma.
Per citare questo articolo / To cite this article: L. Bonoldi, Nipponic Nachleben. Recensione al cartoon: Saint Seiya, I cavalieri dello zodiaco, manga di Masami Kurumada (Giappone 1986), “La Rivista di Engramma” n. 6, febbraio/marzo 2001, pp. 31-32 | PDF
Daniela Sacco | Anche Mercurio presenzia al Giubileo. Recensione all'articolo: anonimo, da "La Repubblica", giovedì 1 febbraio 2001, p. 24
Che cosa ci si poteva aspettare da quella faccia di bronzo di Mercurio, se non di riemergere dalle briciole avanzate dai finanziamenti per il Giubileo? A far notizia del fatto che è stata eretta una gigantesca statua in bronzo della divinità di fronte alla procura e tribunale di Roma è l'ironia che suscita l'apparente contrarietà di significanti a cui rimandano rispettivamente l'istituzione di giustizia e la più ladra delle figure del pantheon. Gli avvocati si difendono brillantemente sfoderando una cultura classica capace di riconoscere la poliedrica valenza del nostro briccone, e quindi tutte quelle qualità mercuriali che risultano caratteristiche indispensabili al successo di ogni carriera giudiziaria: inventiva, astuzia, rapidità, funzionalità... Benissimo, ma quello che sembra passare inosservato è come si sia intrufolata una divinità appartenente a un contesto culturale pagano e politeista in un progetto tutto rivolto alla celebrazione della Chiesa Cattolica. Un evento, quello del Giubileo, che mai come quest'anno, alle soglie del nuovo millennio, si è imposto nell'urgenza di rafforzare il potere monoteista dell'istituzione religiosa, sempre più minacciato nel vigore della sua forza. Così Mercurio sembra fare capolino dalle crepe di questo sforzo come uno sberleffo, ricordandoci quanto sia fallimentare ogni monoteismo che intenda affermarsi strenuamente nella cieca negazione dell'altro da sé.
Per citare questo articolo / To cite this article: D. Sacco, Anche Mercurio presenzia al Giubileo, “La Rivista di Engramma” n. 6, febbraio/marzo 2001, p. 33 | PDF
Laura Bumbalova | Sacre Passioni. Scultura lignea a Pisa dal XII al XV secolo. Presentazione della mostra, Museo Nazionale di San Matteo - Pisa, 8 novembre 2000/8 aprile 2001 (catalogo della mostra a cura di Mariagiulia Burresi, Milano 2000)
Generalmente il restauro si limita ad avere una funzione conservativa, ma l’emersione di dettagli significativi non può non stimolare una nuova lettura dell’opera, permettendo così di recuperare non solo il materiale ma anche quel contesto che ha concorso alla composizione dell’opera stessa. Un esempio in questa mostra è il Crocifisso ligneo proveniente dal Duomo di Pisa (ora conservato nella chiesa di Sant’Anna), il cui restauro ha ‘scoperto’ una mano sul fianco destro del Cristo, individuando l'opera non come pezzo isolato, ma appartenente ad un complesso gruppo di Deposizione come ‘teatro della Pietà’. La mostra di Pisa mette insieme una serie di opere omogenee in un allestimento eloquente, che permette di ricostruire la fusione tra culto e folklore. Nell’Italia medievale (e ancora oggi in alcune regioni), durante la settimana Santa si svolgeva una processione, una cerimonia drammatica, consistente nella messa in scena della discesa di Cristo dalla croce e la sua sepoltura. I protagonisti erano statue e uomini veri che, accompagnati da un sermone, ‘recitavano’ brevi dialoghi, ‘lamenti’ della Vergine e canti. Cristo compariva come unica statua snodabile, capace quindi di movimenti che evidenziavano nella messinscena la sua natura umana, accrescendone ulteriormente la drammaticità. Molti gruppi scultorei, coevi a queste rappresentazioni, riflettono tale teatralità processionale. Un altro esempio è la Deposizione di maestranza pisana, del secondo decennio del XIII secolo: il corpo di Cristo si impone ancora, e questa volta in modo impressionante, nei nove Crocifissi dolorosi che esibiscono l'umanità di Dio in modo crudo, nella carne martoriata e nel volto contratto dal dolore. La mostra illustra suggestivamente questa passione teatralizzata, ricreando con canti e litanie di sottofondo l’atmosfera delle processioni, antiche di nascita, ma vive tuttora nel folklore.
Per citare questo articolo / To cite this article: L. Bumbalova, Sacre Passioni. Scultura lignea a Pisa dal XII al XV secolo. Presentazione della mostra, Museo Nazionale di San Matteo - Pisa, 8 novembre 2000/8 aprile 2001, “La Rivista di Engramma” n. 6, febbraio/marzo 2001, pp. 34-35 | PDF
keywords | Nipponic Nachleben; Mercury at the Jubilee; Sacred Passions.