"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

112 | dicembre 2013

9788898260577

Nessun giorno senza un passo. I disegni di Cecilia Capuana per Gradiva di Jensen

Antonella Sbrilli

English abstract

Da sinistra a destra: sovracoperta del volume Gradiva. Una fantasia pompeianaAglauridi e Ore, particolare della figura detta Gradiva, rilievo in marmo da un originale greco del IV secolo a.C., Roma, Musei Vaticani, inv. 1284; Cecilia Capuana, due illustrazioni per l’edizione Donzelli di Gradiva. Una fantasia pompeiana, 66, 4.

La casa editrice Donzelli ha pubblicato di recente un’edizione del libro di Wilhelm Jensen, Gradiva. Una fantasia pompeiana (1903), nella traduzione dal tedesco di Anna Lucioni Dal Collo e con illustrazioni nel testo di Cecilia Capuana. 

La vicenda – narrata da Jensen – del professore di archeologia Norbert Hanold e della sua attrazione per una fanciulla scolpita in un bassorilievo incontrato durante una visita “in un grande museo di Roma”, è assai rilevante per gli studi sulla riviviscenza dell’antico: fra i contributi più recenti – proprio in Engramma n. 100 – si può consultare l’analisi di Raoul Kirchmayr, L’enigma della Ninfa, da Warburg a Freud. Un’ipotesi in due sequenze, che mette in relazione la novella con gli scritti di Warburg sulla ninfa del Ghirlandaio; con Freud – che possedette un calco in gesso del bassorilievo e dedicò un saggio alla novella; con alcune iconografie dell’arte della fine dell’Ottocento, oscillanti fra eros classicista e simbolismo demoniaco, in particolare con un’acquaforte dell’artista belga Félicien Rops; con il topos letterario del viaggio nella Pompei ante-eruzione del 79 a.C.

In sovracoperta – nell’edizione Donzelli – campeggia il disegno di un piede molto arcuato, con le dita che sfiorano un letto (un divano-récamiere panneggiato), mentre la pianta e il tallone sono appoggiati a un cuscino. Il piede appartiene alla figura femminile ritratta nel frammento di bassorilievo con Aglauridi e Ore dei Musei Vaticani, figura nota come Gradiva, nome che deriva dall’atto di muovere un passo (gradus, -ūs), di avanzare camminando. Quel piede, il piede destro della fanciulla, è il punto di partenza e il motore della novella di Jensen, che avrà fra i suoi lettori Carl Gustav Jung e sarà l’oggetto – come accennato sopra – di un importante saggio di Freud, considerato da alcuni (vedi l’articolo di Emanuele Trevi in “Corriere della Sera”, 4 luglio 2013) come una sorta di riscrittura o di “libro parallelo” rispetto al testo originale dello stesso Jensen. 

Alain Robbe-Grillet, Cest Gradiva qui vous appelle, fotogramma, 2006.

Il nucleo della novella ispirerà più avanti anche il cinema, come si legge – sempre in Engramma n. 100 –  nell’articolo di Bruno Roberti, A fior di schermo. Migrazioni e affioramenti della ninfa nel cinemain cui è analizzato il film di Robbe-Grillet, C’est Gradiva qui vous appelle, che sposta la scena in Marocco, intrecciandola ad altri fili e ad altre sopravvivenze. Ma già nel 1970 Giorgio Albertazzi (con la consulenza dello psicoanalista Cesare Musatti) aveva trasportato la storia a Firenze, dando a Gradiva le sembianze di Laura Antonelli. Tornando al nucleo della novella di Jensen, il protagonista Norbert Hanold è così invaghito dall’andatura, dal passo della fanciulla scolpita, da cercarlo nella camminata delle donne che incontra, osservando i loro piedi con un’attenzione insieme classista e fiabesca, in una discesa verso il passato e verso il sud, che lo porterà infine a Pompei.

Fra le rovine della città infestata da demoni meridiani, fantasmi e cliché letterari, Hanold avrà modo di attraversare – come Vittorio Imbriani, Théophile Gautier e altri prima di lui – il confine fra le ombre dell’Ade e le persone in carne e ossa, tra la percezione e l’allucinazione, fra l’aldilà e il qui-e-ora del racconto e della vita, rappresentata per lui dalla giovane amica d’infanzia Zoe Bertgang, la ragazza in carne e ossa (viva come dice il suo nome Zoe) che alla fine si rivelerà la gradiva da sposare (nel cognome è contenuto il termine Gang, andatura).

Anche un lungo cammino comincia con un passo, e tutto inizia con quel piede destro nell’atto di sfiorare appena il terreno con la punta delle dita, “mentre la pianta e il calcagno salivano pressoché verticali”. Le parole dello scrittore, nelle prime pagine della novella, sono un tentativo ecfrastico di restituire una forma che è anche – intrinsecamente – movimento; di fermare con le parole una linea che racchiude un’energia in atto e una lunga storia di sopravvivenze e riprese.

Cecilia Capuana, Studio preparatorio per un fumetto, chine ed ecoline su carta, 1979.

Proprio da questo punto dinamico è partita Cecilia Capuana che, come autrice di fumetti, conosce bene la capacità narrativa della linea. Per affrontare il passo e i piedi di Gradiva ci voleva una cartoonist come lei, una disegnatrice che ha fatto parte – nel corso di una carriera condotta per molti anni in Francia – della redazione di Ah! Nana. Uscita fra il 1976 e il 1978 e prodotta da Humanoïdes Associés (la stessa casa editrice di Métal Hurlant), Ah! Nana era una rivista fatta interamente da donne e dedicata – negli anni del femminismo e della cultura underground – a temi scabrosi e controversi come l'incesto, il sesso precoce, il razzismo. Unica italiana nella redazione, Capuana ha raccontato – lì come su altre testate storiche, fra cui Alter-Linus – tante storie declinate al femminile, con personaggi tratti dai miti classici e dall’immaginario fantascientifico, alla prese con avventure, abusi, violenze, sogni, desideri. Ma anche con i feticismi della moda: quel piede arcuato che proviene dall’antichità è anche quello delle dive, delle ballerine, delle modelle, dal cinema muto al dopoguerra, dalla Germania agli Stati Uniti, all’Oriente. 

Come pittrice – è stata allieva di Mino Maccari e Renato Guttuso all’Accademia di Belle Arti di Roma – Cecilia Capuana ha un catalogo di ritratti e nature morte, trompe-l’oeil architettonici e cieli illusionistici, abitati da dettagli fuori scala. E proprio il dettaglio è il filo rosso delle illustrazioni di questa Gradiva, le cui pagine sono costellate dalla farfalla, dal papavero, dall’asfodelo, dalla lucertola, dalla mosca, dalla rosa, elementi che vengono via via introdotti in questo viaggio turistico di andata e ritorno negli inferi. Il tratto nero è deciso e spesso; il colore – soprattutto il rosso – è usato per dare risalto ulteriore ai dettagli; mentre il giovane Hanold lascia un’ombra che assomiglia a Hermes e la silhouette di Gradiva balza col suo passo proverbiale da una pagina a un’altra.

(a sinistra) Gradiva, copia in cemento del rilievo marmoreo con Aglauridi e Ore conservato presso i Musei Vaticani di Roma, Berlino, Kurfürstenstrasse; (a destra) Cecilia Capuana, illustrazione per l’edizione Donzelli di Gradiva. Una fantasia pompeiana, 170.

Fa piacere avere a disposizione questa riproduzione portatile e rilegata di Gradiva, che si affianca alle tante copie del bassorilievo, copie immaginate – come quella nella novella – e reali, come quella che Freud conservò nel suo studio viennese e nella sua casa di Londra (ora Museo Freud). O come quella visibile a Berlino, sulla Kurfürstenstrasse, all'altezza dei numeri 115-116: nell’aiuola spartitraffico della grande arteria berlinese, una stele con la celebre fanciulla ricorda infatti il luogo in cui si tenne, nel 1922, l’ultimo congresso psicoanalitico a cui Freud prese parte.

Nei pressi, dove negli anni Venti si trovava la Casa della fratellanza ebraica (Haus des Brüdervereines – sede del VII Congresso della Società Psicoanalitica Internazionale), è situato il locale di burlesque Kleine Nachtrevue e non è difficile imbattersi oggi, di sera, in gruppi di ragazze che cercano il locale, accessoriate di coroncine fra i capelli e sottogonne di tulle, sulla strada che Freud attraversò nel settembre del 1922 e dove ora permane una ennesima, inaspettata copia di Gradiva che cammina parallella al traffico di Berlino. Tornando infine al libro pubblicato da Donzelli, notiamo che, dopo i ritratti di Jensen e di Jung e la vignetta con Freud che osserva una ninfa semisdraiata nel suo studio, è proprio un cameo con il busto di Freud a chiudere la serie di illustrazioni di Cecilia Capuana, che firma anche la postfazione al volume, in cui è raccontato – fra fumetto e pittura – il lungo cammino verso Gradiva, oggetto e soggetto di un desiderio sempre in marcia.

English abstract

A new Italian edition of Wilhelm Jensen's novel Gradiva. A Pompeian Fantasy (1903) has been published with the illustrations by cartoonist and painter Cecilia Capuana (Donzelli, Rome 2013, translation by A. Lucioni Dal Collo). Capuana's drawings focuses on the central image of the foot of “the woman who walks”, coming from an antique bas-relief (Vatican Museums) and discussed by Freud, who owned a reproduction of this female figure. Butterflies, lizards, poppies and other mythological and symbolic flowers and details are represented by Capuana, with her peculiar style, deriving from her cartoonist career in Italian and French magazines.

 

keywords | Wilhelm Jensen; Gradiva; A Pompeian Fantasy; Pictures; Cecilia Capuana.

Per citare questo articolo / To cite this article: A. Sbrilli, Nessun giorno senza un passo. I disegni di Cecilia Capuana per Gradiva di Jensen, “La Rivista di Engramma” n. 112, dicembre 2013, pp. 124-128 | PDF 

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2013.112.0006