Il progetto DecArch: pubblicare in rete o dello stile della divulgazione scientifica
Marina Milella
English Abstract
Marina Milella, archeologo e funzionario del nuovo Museo dei Fori imperiali, presenta occasione e ragioni della nascita del sito DecArch, ovvero discute della rete come strumento di formazione e di diffusione della conoscenza, vs il generico pregiudizio – soprattutto accademico – della dispersione di informazioni.
Il sito di DecArch sulla decorazione architettonica romana nasce originariamente in forma cartacea, come una sorta di piccola dispensa realizzata per la cattedra di Patrizio Pensabene all'Università di Roma negli anni '80. Il testo, distribuito per fotocopia, era realizzato con le tecniche allora più diffuse: un dattiloscritto con l'aggiunta di schizzi e schemi grafici, eseguiti a mano, e di fotocopie di fotografie tratte da libri, a volte rielaborate con scritte a penna. La sua sorprendente diffusione, dovuta probabilmente, più che ai suoi meriti, alla mancanza di un manuale sull'argomento, sono stati la prima spinta all'idea di farne qualcosa di più.
Nel frattempo ho continuato ad occuparmi di questo argomento, pubblicando, come tutti i miei colleghi, degli articoli cartacei. Non essendo moltissime le pubblicazioni sul tema, è stato necessario per me acquisire conoscenza dei materiali di cui mi occupavo soprattutto andandoli a vedere: ho raccolto in tal modo un buon numero di fotografie e osservazioni, spesso troppo disperse e casuali per divenire l'oggetto di una pubblicazione, ma che ugualmente sembrava un peccato lasciare inutilizzate, e che desideravo mettere a disposizione anche di chi potesse trovare utili questi materiali.
Devo confessare che questi studi sono per me un piacere e una passione. E chi si appassiona di un particolare argomento ha in genere desiderio di comunicare i risultati delle proprie ricerche, osservazioni e intuizioni (sulla necessità della comunicazione scientifica, anche in forme inedite, v. il saggio di M. Borgherini e M. Centanni in “Engramma” n. 60). Del resto, esse acquistano un senso dal confronto con altri, e se possono essere utili per altre ricerche, osservazioni e intuizioni, non se rimangono fini a se stesse: le idee vivono, infatti per quanto si diffondono. Questo è il piacere e il dovere, insieme, della ricerca.
Internet, quando sono arrivata a conoscerlo, mi è sembrato uno straordinario strumento di diffusione e condivisione della conoscenza. Consente una maggiore libertà di azione, non vincolata a problemi di costi, o di spazi fisici, o di sequenze preordinate di pagine, e dunque di argomenti. E consente una comunicazione e un confronto più efficaci, con la sua possibilità di ‘ricevere’, oltre che di ‘trasmettere’ (sul tema si veda in “Engramma” la sezione ‘Internet e Umanesimo’).
La rete richiede senza dubbio un cambiamento di mentalità in chi fa ricerca e in chi ne usufruisce, per alcuni fondamentali motivi:
1) perché sposta l'attenzione da ‘chi’ scrive a ‘cosa’ si scrive, nel senso che l'autorevolezza va conquistata ogni volta con la qualità dei contenuti e non può essere data per scontata;
2) perché richiede un approccio critico in chi legge, visto che chiunque può scrivere qualsiasi cosa ed è indispensabile saper distinguere: è necessaria dunque una partecipazione attiva e non solo un'assimilazione passiva, molto più produttiva per una vera crescita culturale;
3) perché l'ipertestualità e la multimedialità, propri del digitale vs il testo stampato, sono strumenti che consentono una comunicazione più efficace, ma comportano un diverso modo di esprimere i concetti che ci interessa trasmettere.
Credo che tutto questo costituisca una straordinaria opportunità di dare sostanza agli scopi per cui si fa ricerca e si studia.
Date queste premesse, provare a mettere in rete quello che avevo raccolto nei miei studi è stata una logica conseguenza: l’ho fatto nel 2004, approfittando di uno spazio gratuito offerto dal mio provider. Due sono state le scelte importanti: la scelta della licenza GFDL (GNU Free Documentation Licence) in cui rilasciare tutti i contenuti: scelta che ritengo del tutto ovvia, dato lo scopo di consentire la più ampia diffusione del materiale; e la scelta di privilegiare il contenuto, l'unico aspetto di cui posso dire di essere competente: dal punto di vista informatico il sito è, infatti, del tutto artigianale. Anche l'organizzazione e i collegamenti tra le pagine sono ampiamente migliorabili, con una maggiore esperienza. Il sito inoltre è da considerare un work in progress, mai del tutto completato. Nonostante questo, Decarch ha ottenuto riscontri positivi (tra i quali la riedizione dell’indice, a cura del Centro studi classicA in questo stesso numero di “Engramma”): naturalmente questo è uno stimolo a proseguire sulla strada intrapresa.
La storia, infatti, non finisce qui. Sebbene l'aggiornamento in rete del progetto non sia proseguito, ho però continuato a pensarci, e ho avviato la scansione delle diapositive che costituiscono il patrimonio di immagini raccolto in questi anni, e che desideravo mettere a disposizione di tutti. Inoltre ho sperimentato, come utente di Wikipedia in italiano (che del resto condivide gli stessi scopi di diffusione della conoscenza) le possibilità del software wiki, legate sia, soprattutto, alle maggiori possibilità di interazione, sia, per quanto mi riguarda personalmente, alla più immediata e intuitiva immissione in rete dei contenuti e dei loro reciproci collegamenti.
Ho quindi deciso di mettere in rete un nuovo sito basato su wiki, acquisendo anche il dominio www.decarch.it che, rispetto alla complicatissima url del sito attuale, spero consentirà una più facile reperibilità: in questo momento ci sto lavorando, e questa volta non da sola, ma insieme ad un piccolo gruppo di collaboratori. Il sito è già in rete con le sue prime pagine, riorganizzate a partire da quelle del vecchio sito.
Lo scopo di questo trasferimento è duplice: si tratta, infatti, da una parte, di completare il progetto che avevo immaginato a suo tempo, creando un vero e proprio manuale on-line, facilmente accessibile, e mettendo a disposizione tutto il materiale raccolto. Spero, d’altra parte, che le possibilità offerte da un sito wiki favoriscano una partecipazione più ampia, con altri punti di vista, permettendo di arricchire il materiale a disposizione di tutti, rendendo più concreto il confronto e lo scambio che sono alla base del progredire della ricerca, e promovendo un nuovo e diverso modo di operare in questo settore di studi.
È garantito il permesso di copiare, distribuire e/o modificare questo documento seguendo i termini della GNU Free Documentation License, Versione 1.1 o ogni versione successiva pubblicata dalla Free Software Foundation.
English Abstract
In this article Marina Milella, archaeologist of the Museo dei Fori Imperiali, presents the website DeArch. The material of DeArch comes from old databases, notes and working slides for the lessons of prof. Patrizio Pensabene in the Eighties. This collection of material was quite well diffused among students and specialists, as there were no speciphic publications on ancient Roman decoration. Marina Milella had so the idea to create a website using this collection and reorganizing it. It is discussed how the web platforms offer an important opportunity for academic diffusion of information, and that recently the website www.dearch.it acquired a wiki template organization, and it is a constant work in progress.
keywors | DeArch; roman decoration; digital archive; internet and academia
Per citare questo articolo / To cite this article: M. Milella, Il progetto DecArch: pubblicare in rete o dello stile della divulgazione scientifica, “La Rivista di Engramma” n. 63, marzo/aprile 2008, pp. 12-14 | PDF