‘Madonne vestite’, tra pratica folklorico-religiosa e riuso pubblicitario. Scheda storica sui 'Santi vestiti'
Lidia Bortolotti
(Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna)
Nel dicembre 2006 “Engramma” pubblicava la segnalazione di una campagna di sensibilizzazione contro il problema dell’anoressia realizzata dall’agenzia JWT (Fashion claims another victim; v. Modella anoressica o santa sviscerata? in “Engramma” n. 53, dicembre 2006).
Oggetto degli scatti della campagna, del fotografo Joan Garrigosa, erano sculture appartenenti alla tradizione dei cosiddetti 'simulacri da vestire': raffigurazioni di Santi e, più diffusamente, Sante e Madonne ornate di abiti e gioielli preziosi, legate ai riti processionali e alle feste patronali.
I 'simulacri da vestire' sono un oggetto di scarso interesse nell’ambito degli studi storici. Fra le eccezioni a questa tendenza, si segnalano: le ricerche pionieristiche dell’artista Riccarda Pagnozzato dedicate ai riti di vestizione dei simulacri in area veneta (Pagnozzato 1993); due recenti mostre dedicate alla storia dei manichini lignei nei gruppi scultorei tematici (Sculture da 'vestire'. Nero Alberti da Sansepolcro e la produzione di manichini lignei in una bottega del Cinquecento, Umbertide 2005) e alle 'Madonnine agghindate' (Madonnine agghindate. Figure devozionali vestite dal territorio di Arezzo, Arezzo 2005); i due convegni sul restauro di questi manufatti organizzati dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna.
Di seguito pubblichiamo una breve scheda storica sulle 'madonne vestite' redatta dalla curatrice degli atti dei due convegni: un inquadramento del tema dalla prospettiva della costruzione ed evoluzione della cultura di conservazione del patrimonio storico italiano.
L’attenzione rivolta a questa campagna fotografica in relazione alla tradizione dei 'simulacri da vestire' vuole porre da una prospettiva critica un interrogativo sulla questione della rappresentazione del corpo femminile e della manipolazione dell’immagine della donna nel mondo contemporaneo.
'Madonne vestite'
Il restauro di una singolare e pregevole statua devozionale raffigurante una Madonna con il Bambino, realizzata a tuttotondo in cartapesta, tela gessata e abbigliata, finanziato con fondi regionali erogati a favore dei musei e delle biblioteche dell’Emilia-Romagna, ha dato modo a chi scrive di occuparsi delle cosiddette 'Madonne vestite', una particolare tipologia di beni culturali.
Iconografia
Il tema iconografico mariano è stato nei secoli il più pregnante e ricco dell’arte cristiana. All’origine di questo ampio e complesso fenomeno c’è la raffigurazione della Madre di Dio, la Theotokos, rilevabile nei mosaici absidali delle più antiche chiese cristiane (V-VI secolo), e che si accresce successivamente dando luogo ad un vasto repertorio: dalle Madonne Oranti alle “conduttrici” dette Odegitrie (ossia in piedi con il bambino in braccio) che, protettrici e misericordiose, sono parte integrante del complesso decorativo bizantino fino a pervenire alle raffigurazioni di tradizione occidentale. E se nell’ambito dell’Oriente cristiano la rappresentazione è ripetitiva e iconica, in Occidente l’esito risulta più libero e nel tempo accresce e si rinnova profondamente, assumendo specifici attributi (sul tema si veda il contributo di Elisa Colla, in "Engramma" n. 19, settembre 2002). Si ricordano le raffigurazioni della Madonna della Misericordia presente dal XIII secolo, della Madonna dell’Umiltà, del Parto, della Cintura e così via, fino alla rappresentazione della Immacolata Concezione, immagine che vede una grande diffusione in tutto il mondo cattolico, in particolare in Italia e Spagna, specialmente in età barocca, quale interpretazione di Maria Immacolata come allegoria della Chiesa stessa.
Diffusione storico-geografica
In questo ambito, una specifica collocazione spetta alle effigi destinate ad essere 'abbigliate': si tratta di un fenomeno connesso alla ritualità delle devozioni popolari, che attraversa i secoli dal Medioevo all’attualità e che interessa buona parte dell’Europa, in particolare l’Italia, la Francia e la penisola Iberica (sul rito di vestizione si veda il corredo illustrativo in Cinzia Petrarota, Alcuni esempi di 'Madonne vestite' in Puglia (sec. XVIII –XIX), scaricabile dagli Atti del Convegno Virgo Gloriosa: percorsi di conoscenza, restauro e tutela delle 'Madonne vestite').
Se l’uso di abbigliare le statue è antichissimo per l’area di nostro interesse, in età medioevale il fenomeno rinasce e, per esempio, nella Spagna del Duecento è attestato l’uso di porre sulle statue della Vergine manti e corone, ma possono ritenersi vestimenti delle effigi sacre anche le applicazioni di elementi in metallo, sulle raffigurazioni sacre bidimensionali oltre che sulle sculture. Dal XVI secolo il fenomeno si sviluppa per raggiungere nel Settecento il massimo splendore pervenendo, con alterne fortune, fino ai nostri giorni.
Purtroppo in alcune aree della nostra penisola le statue abbigliate sono state oggetto di un disconoscimento, sia da un punto di vista liturgico che sotto il profilo storico ed artistico, che talvolta ne ha decretato la rimozione dagli altari e la collocazione nei depositi, in cui rischiano un completo abbandono. Risulta quindi prezioso il lavoro di schedatura del patrimonio ecclesiastico condotto dalle Soprintendenze statali, intensificato e affinato in anni recenti, cui si è affiancata un’analoga campagna promossa dalla CEI.
Tipologie
Questo specifico genere di statuaria può presentare caratteristiche tipologiche diverse a seconda dell’epoca di produzione, dell’area geografica di provenienza nonché del culto cui è destinata. Sovente si tratta di veri e propri manichini, generalmente rifiniti nelle sole parti del corpo (testa, mani e piedi) destinati a restare visibili una volta completata la vestizione, mentre le parti nascoste dagli abiti sono tendenzialmente poco rifinite e polimateriche, ossia realizzate con materiali diversi, ma con una particolare attenzione per gli aspetti funzionali, quali le eventuali articolazioni e la capacità di sostenere opportunamente il corpo e le vesti, generalmente sontuose. Si conoscono inoltre statue lignee dipinte risalenti ai secoli XIII-XV, concepite in origine per essere esposte senza la sovrapposizione degli abiti, adattate in un secondo tempo alla vestizione, uso che ne ha determinato inevitabilmente modifiche, talvolta minime, ma che più spesso hanno comportato addirittura un completo smembramento dell’opera.
È evidente che le raffigurazioni tridimensionali – dedicate quasi sempre ai soggetti della Madonna e del Bambino, insieme o separati (un discorso a parte spetterebbe ai Bambinelli), ma talvolta anche dei Santi – rappresentano un tema di ragguardevole importanza nella storia del culto cattolico, offrendo numerosi spunti di studio e di analisi di carattere precipuamente interdisciplinare. Realizzate quasi sempre in legno intagliato e dipinto, o in gesso, o in cartapesta, sono oggetto di studio per lo storico dell’arte e i tecnici specialisti nel restauro del polimaterico; quanto alle vesti, il più delle volte realizzate con materiali pregevoli caratterizzati da straordinari filati, bei ricami e cuciti con particolare cura, esse rappresentano oggetto di riflessione per gli studiosi della storia delle mode e dei tessuti.
Rito
Gli aspetti legati alla cura e al culto dei simulacri, infine, esercitato il più delle volte da gruppi di donne o da confraternite appositamente costituitesi, appartengono al più circoscritto ambito devozionale, in cui si materializza uno stretto rapporto con la divinità, mediato dagli oggetti e dalle rappresentazioni figurative, ma non per questo meno intenso sotto il profilo emotivo, sono di sicuro interesse per l’antropologo. Quest’ultimo analizza i comportamenti relativi al rapporto tra fedeli e divinità, in particolare quelli afferenti alla donazione, degli abiti soprattutto, solitamente a fini votivi, in particolare le modalità con cui il dono è preparato e offerto; ma anche la 'dotazione' del simulacro, i riti di vestizione, l’ostensione dell’effige.
Infine un’annotazione: la statuaria votiva d’età preistorica (studiata con grande attenzione da Maria Gimbutas), e il tema del perpetuo rinnovamento della vita legato a questi simulacri, costituirebbe, in forma ovviamente arcaica, un antecedente alle sacre icone della Vergine. Tuttavia l’ortodossia religiosa è sempre stata poco propensa a valutare favorevolmente gli intrecci tangenziali tra la figura della Vergine e quelle del matriarcato preclassico, ritenendo che in nessun modo il dogma mariano dell’intercessione possa essere assimilabile al culto delle più antiche dee madri.
Bibliografia essenziale
Albert-Llorca 2002
Marlène Albert-Llorca, Les Vierges miraculeuses légendes et rituels, Paris, Gallimard, 2002
Galassi 2005
Cristina Galassi, Sculture 'da vestire': Nero Alberti da Sansepolcro e la produzione di manichini lignei in una bottega del Cinquecento, a cura di Cristina Galassi, Electa – Editori Umbri Associati, Perugia 2005
Gri, Pagnozzato, Silvestrini 2003
Giampaolo Gri, Riccarda Pagnozzato, Elisabetta Silvestrini, Donne Madonne Dee. Abito sacro e riti di vestizione, gioiello votivo, 'vestitrici': un itinerario antropologico in area lagunare veneta, Il Poligrafo, Padova 2003
Pagnozzato 1993
Riccarda Pagnozzato, Madonne della Laguna. Simulacri ‘da vestire’ dei secoli XIV-XIX, Regione del Veneto - Istituto della Enciclopedia Italiana, Venezia 1993
Refice, Conticelli, Gatta 2005
Paola Refice, Valentina Conticelli, Secondino Gatta (a cura di), Madonnine agghindate. Figure devozionali vestite dal territorio di Arezzo, catalogo della mostra, Soprintendenza per i Beni APPSAE di Arezzo, Arezzo 2005
Per citare questo articolo / To cite this article: L. Bortolotti, ‘Madonne vestite’, tra pratica folklorico-religiosa e riuso pubblicitario. Scheda storica su ‘Santi vestiti’, “La Rivista di Engramma” n. 62, febbraio 2008, pp. 35-40 | PDF of the article