"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

P&M | Modella anoressica o santa tormentata?

Katia Mazzucco e Federica Pellati

"Fashion claims another victim" è il claim della nuova campagna di sensibilizzazione sul problema dell'anoressia realizzata da JWT per Forum Crisalide, associazione no-profit che opera in Italia nel campo dei disturbi alimentari. La campagna è stata ideata da Alex Brunori (direttore creativo associato e copywriter) e da Fabio Anzani (art director), con la direzione creativa esecutiva di Pietro Maestri.

I soggetti sono scatti del fotografo spagnolo Joan Garrigosa che ha ceduto a titolo gratuito tre immagini della collezione del Fondo Artistico Garrigosa Studio (per visualizzare la serie completa si veda http://www.garrigosastudio.com/ sezione News).

I manichini ripresi nelle fotografie rimandano alla tradizione dei cosiddetti "simulacri da vestire"1, ossia sculture di santi con funzione devozionale oggi molto presenti nel mercato antiquario, al di fuori del contesto rituale e letteralmente spogliate dei loro attributi sacri (stoffe e gioielli di valore).

Note

[1] Il 'manichino vestito' o 'simulacro da vestire' è una scultura lignea che riproduce l'effigie di un santo, della Vergine o, meno frequentemente, di Cristo. Realizzato in legno, in alcuni casi con parti in gesso (volto, mani, piedi o altri dettagli) e materiali organici (capelli), il manichino ha funzione devozionale e generalmente trova collocazione nelle cappelle votive delle chiese. Parti della scultura, come braccia o, quando presenti, gambe (di frequente ridotte a un perno di sostegno del busto) sono realizzate con cerniere che le rendono semovibili.

Il rito della 'vestizione' con abiti e gioielli pregiati è legato alle processioni e alle feste patronali ed è ancora oggi molto diffuso particolarmente nel centro e sud Italia. Il 'simulacro da vestire' nasce proprio in funzione della rappresentazione sacra e del teatro devozionale (presepi, passioni, natività): legato alla tradizione di scultura lignea medievale – soprattutto di ambito votivo-funerario – nell'Italia del Cinquecento è già molto diffuso nella forma del gruppo scultoreo tematico. Attraverso lo snodo cruciale del Concilio Tridentino e poi soprattutto a partire dal Seicento, singole statue acquistano indipendenza e si emancipano dalla scena fissa per divenire 'oggetto' centrale del rito processionale o anche della devozione privata.

Diversa – anche se per ragioni di fattura materiale parzialmente accostabile a questa – è la storia dell'automa settecentesco: il modello tutto umano della macchina 'intelligente' che indossa abiti e può danzare piuttosto che suonare uno strumento, scrivere, disegnare.

Per una bibliografia generale su questo argomento (dalle prospettive della conservazione, storico-artistica, antropologica) si rimanda ai riferimenti e ai contributi compresi in due pubblicazioni recenti:

C. Galassi, Sculture da "vestire". Nero Alberti da Sansepolcro e la produzione di manichini lignei in una bottega del Cinquecento, catalogo della mostra (Umbertide, Museo di Santa Croce), Perugia 2005

Virgo gloriosa: percorsi di conoscenza, restauro e tutela delle Madonne vestite, Atti del Convegno organizzato in occasione diRestauro 2005. Salone dell'arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali, Ferrara 9 aprile 2005, a cura di Lidia Bortolotti (http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/virgo/)