"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

76 | dicembre 2009

9788898260218

La stella contesa, il nome conteso: Grecia, Macedonia e l’eredità di Alessandro il Grande

intervista a Risto Karajkov, corrispondente da Skopje di “Osservatorio Balcani e Caucaso”, intervista a Eleonora Petrova-Mitevska, già ambasciatrice della Macedonia a Strasburgo

Cinzia Dal Maso, con una Nota storica di Alessio Del Zotto

Sarà un vero colosso di bronzo alto addirittura 22 metri: Alessandro Magno in sella al suo cavallo Bucefalo. Nel 2010 campeggerà nella piazza principale di Skopje, capitale di quello stato balcanico che vorrebbe chiamarsi Macedonia ma non ci riesce. La Grecia non lo permette perché lo considera una minaccia alla propria identità nazionale e indice di ambizioni territoriali sulla propria provincia di Macedonia. E ostacola l’ingresso del giovane stato nella Nato e in Europa.

Si tratta di una disputa politica che si combatte più sul terreno della cultura che su quello della diplomazia, a suon di richiami a un passato lontano che suonano di retorica nazionalista su entrambi i fronti. “Tutti i paesi amoreggiano in qualche modo con la propria storia e i propri miti, ma nei Balcani non è mai un flirt, è una relazione serissima”, dice Vassilis Gounaris, storico dell’Università Aristotele di Salonicco, rivelando chiaramente quanto sia forte oggi la posta in gioco tra Grecia e repubblica di Macedonia. Per entrambe l’antico regno di Macedonia – il regno di Filippo e Alessandro il Grande che comprendeva sia l’attuale Macedonia greca che la giovane Repubblica ex-jugoslava – è parte integrante, imprescindibile e non condivisibile, dell’identità nazionale.

La stella di Alessandro come scarpetta di Cenerentola, contesa tra Grecia e Macedonia (vignetta satirica, 2009)

Così nel 1995 la Grecia ha costretto la Macedonia a togliere la stella argeade dalla propria bandiera. Nel 2008 ne ha bloccato l’ingresso alla Nato a causa del nome. Mentre in Macedonia il governo di centro-destra, al potere dal 2006, lanciava un’offensiva senza precedenti. I critici l’hanno etichettata 'antichizzazione'. Si è dato il nome di Alessandro Magno all’aeroporto di Skopje e all’autostrada d’ingresso in Grecia; sono state intitolate vie e piazze a personaggi e luoghi della Macedonia antica. Programmi TV ricordano di continuo le glorie dell’antico impero macedone e Alessandro Magno è oramai l’eroe nazionale, il padre della patria. La statua colossale sarà l’apoteosi di questa sua gloria moderna. Pagata però a carissimo prezzo: l’opposizione della Grecia al tanto agognato avvio dei negoziati di annessione alla UE.

L’intransigenza della Grecia - Intervista con Risto Karajkov di Cinzia Dal Maso

Risto Karajkov è un attento osservatore di quel che accade nella 'sua' Macedonia. Giornalista freelance, racconta Skopje e i Balcani su molte testate internazionali ed è corrispondente dell’attivissimo portale italiano “Osservatorio Balcani e Caucaso. Sulla cosiddetta 'antichizzazione' in Macedonia non ha dubbi: prima dell’aprile 2008 proprio non c’era.

Risto Karajkov L‘antichizzazione è una vera novità per il nostro paese. È la reazione al veto che la Grecia ha posto a Bucarest nell’aprile 2008 per l’ingresso macedone alla Nato. Una reazione governativa che si sta trasmettendo anche ai cittadini. Un processo top-down. E molto controverso.

Cinzia Dal Maso Però la contesa culturale con la Grecia, lo scontro tra due nazioni che si dichiarano entrambe eredi dell’antico regno macedone, è viva e presente sin dalla nascita (1991) del nuovo stato macedone.

R. K. Sì, certo. Ma si era un po’ assopita dopo la firma dell’accordo con la Grecia nel 1995 e la nostra rinuncia alla bandiera con la stella di Verghina. E molti pensavano che col tempo si sarebbe dimenticata, e che la questione si sarebbe risolta con l’oblio. Però la Grecia non ha affatto dimenticato, e ha colto l’occasione del veto all’accesso macedone alla Nato (a Bucarest nell’aprile 2008) per tornare all’attacco. Così anche gli animi macedoni si sono infervorati. In particolare quelli nazionalisti del centro-destra ora al potere. Negli anni Novanta il nazionalismo era diretto principalmente contro la comunità albanese, ma poi la questione albanese si è risolta con l’accordo di Ohrid che ha messo fine alla guerra civile del 2001. E tra il 2002 e il 2006, il governo di centro-sinistra ha trascurato completamente la questione. Persino nei primi due anni di governo dell’attuale premier di centro-destra Nikola Gruevski non se ne parlava molto. Certo, quando nel 2006, appena salito al potere, ha cambiato nome all’aeroporto di Skopje per chiamarlo 'Alessandro il Grande', i Greci si sono infuriati. Ma si sono anche subito placati. E infatti il loro veto a Bucarest nel 2008 è stato un vero shock per tutto il popolo macedone. Un colpo del tutto inaspettato. Un tracollo nazionale. È scoppiata la crisi politica. Persino la borsa è crollata. E questa umiliazione inflittaci dai Greci, ha risvegliato in noi una volontà di difesa quasi primordiale. Ma soprattutto ha risvegliato il nazionalismo più atavico. Perché i nazionalisti macedoni credono sinceramente che le nostre radici siano nell’antico regno macedone. Che l’identità della Macedonia moderna vada cercata esclusivamente nell’antico. Per loro è davvero importante dare nomi antichi a vie, piazze, autostrade, ed erigere monumenti ad Alessandro e Filippo. Le radici antiche si devono palesare e vivere.

C. D.M. Ma quanti sono i nazionalisti? L’antichizzazione è un’operazione squisitamente governativa, oppure la gente di Macedonia si sente veramente erede di Alessandro e Filippo?

R. K. È una mossa del governo centrale che si sta trasmettendo sempre più anche alla popolazione. Un processo assolutamente top-down. Ed è molto controverso: non tutti sono pronti ad accettarlo. Molti – e non solo tra le file del partito di opposizione – non si identificano affatto con gli antichi re macedoni. Pensano che sia una storia senza valore perché noi siamo in realtà un popolo slavo. Lo dice anche l’Accademia delle Scienze: la nostra lingua è slava e siamo di religione ortodossa come gli altri slavi. E i giornali di opposizione sono tutti molto critici. Si pubblicano di continuo editoriali contro l’antichizzazione.

 Il premier della Macedonia Nikola Gruevski fotografato con lo sfondo della stella di Alessandro come 'aureola'

C. D.M. L’antichizzazione è una mossa rivolta esclusivamente contro la Grecia, oppure intende colpire anche la minoranza albanese, o la vicina Bulgaria che non riconosce l’identità e la lingua macedoni?

R. K. A mio avviso, è principalmente un’azione contro la Grecia. La Bulgaria, certo, sostiene che i Macedoni sono in realtà bulgari e che la nostra lingua è un dialetto del bulgaro. Ma i Bulgari residenti in Macedonia sono una minoranza troppo piccola per incidere politicamente. E la questione non può toccare gli Albanesi perché non si considerano affatto Macedoni. Loro hanno solo la cittadinanza macedone. No, il problema vero è il nazionalismo, sia in Grecia che in Macedonia. La Grecia vuole che l’antico regno di Macedonia sia considerato sua eredità culturale esclusiva, e teme che la Macedonia voglia 'rubare' ciò che le appartiene. È sempre lo stesso problema sollevato già dal 1991, che però in Macedonia oggi è più forte che mai. Oggi è davvero mainstream.

C. D.M. Crede che il premier Gruevski stia imponendo una sorta di 'culto della personalità'?

R. K. È sicuramente un leader molto forte, e ha saputo fare grandi cosa per il paese. In passato io sono stato un suo grande sostenitore. Si è proposto come riformatore in campo economico, e in effetti negli anni 1999-2000 ha introdotto l’Iva, ha riformato il funzionamento delle banche commerciali, il sistema degli stipendi. Ha fatto insomma riforme che noi diremmo 'di sinistra', ed è ancora oggi un grande manager per il nostro Stato. Ma negli ultimi tempi ha manifestato la sua anima più conservatrice, e non solo proponendosi con una sorta di esaltazione della propria persona. Per esempio è intervenuto contro l’aborto.

C. D.M. Come crede che reagiranno i Macedoni se, com’è prevedibile, la Grecia porrà il veto anche all’apertura dei negoziati per l’ingresso della Macedonia nella UE?

R. K. Oramai ci siamo abituati. Ci farà male ma non così tanto come nel 2008. E ora tanti macedoni, anche politicamente di centro-destra, sono convinti che dobbiamo fare qualche passo per risolvere la questione. Sul nome c’è oramai un accordo quasi unanime, sarà probabilmente 'Repubblica della Macedonia del nord'. Il nome di per sé non è quasi più un problema. Lo sono invece molte altre richieste della Grecia, inaccettabili persino per un liberale. La Grecia vorrebbe che anche noi chiamassimo noi stessi 'Macedoni del nord', che la nostra lingua fosse il 'Macedone del nord', persino il nostro vino 'Macedone del nord'. Per il 90% dei Macedoni sono condizioni esagerate, e su questo Gruevski avrà l’appoggio incondizionato di tutto il popolo. Anche il mio.

Sto scrivendo un libro di storia - Intervista con Eleonora Petrova-Mitevska di Cinzia Dal Maso

Sta scrivendo un libro per spiegare a entrambi, Greci e Macedoni, che la storia non si può maltrattare così tanto. Che la strumentalizzazione del passato non può oltrepassare il limite dei fatti certi. E lo fa nella sua doppia veste di studiosa di storia antica e attivista politico. Infatti Eleonora Petrova-Mitevska è stata direttrice del Museo di Macedonia, parlamentare nelle file socialdemocratiche (2002-2005), e fino a ieri ambasciatrice della Macedonia a Strasburgo (2005-2009).

Cinzia Dal Maso Quale risultato spera di ottenere con il suo libro?

Eleonora Petrova-Mitevska E' un tentativo di spiegare a storici e archeologi il modo più corretto e più obiettivo possibile di leggere le fonti antiche. Vorrei aiutare gli storici a non essere al servizio della politica, come sta accadendo ora. Da entrambe le parti. Perché il nazionalismo non sopravvive mai da solo, ed è forte sia in Grecia che in Macedonia. Sono due facce della stessa medaglia. A me non piace affatto il termine 'antichizzazione' perché in realtà non è un'invenzione macedone, ma i Greci hanno cominciato ben prima di noi mettendo su tutto il nome Macedonia e la stella argeade. Dicendo a tutti che i Macedoni erano Greci quando non è vero. Avevano una lingua diversa. Erano governati da una monarchia mentre in Grecia c'erano le poleis. Difatti Demostene non esitò, nelle Filippiche, a chiamare Filippo “re dei barbari”.

C. D.M. I Macedoni? Quanto l'attuale governo macedone sta investendo nella ricerca storica e archeologica?

E. P. Quasi quattro volte più di prima. Però gli studiosi seri, i miei colleghi all'Università, non stanno collaborando con il governo. Collaborano per lo più giovani bisognosi di lavoro. E poiché partono da presupposti storicamente errati, ottengono pochi risultati validi. L'idea è che, poiché gli antichi Macedoni non erano Greci, allora la Grecia non può accampare diritti su di loro. Solo noi abbiamo un legame diretto con la Macedonia antica. Ma non è vero neppure questo. Sappiamo bene che la storia non è mai tutta bianca o tutta nera.

C. D.M.  Quanta presa ha l'antichizzazione sulla gente? 

E. P. Moltissima, perché la gente comune ha bisogno di un'identità forte. E cosa c'è di meglio che essere discendente di uno dei più grandi condottieri della storia? E un'idea che ti fa sentire bene, orgoglioso. Oggi in Macedonia Alessandro è popolarissimo.

C. D.M. Che conseguenze ha questo nazionalismo esasperato a livello internazionale? Cosa prevede per il futuro dei rapporti con la UE?

E. P. Io credo che questo governo sia perfettamente consapevole dell'importanza per la Macedonia di far parte della famiglia europea. Tutti noi, sia di destra che di sinistra, vogliamo un risultato. Stiamo tutti lavorando molto per ottenerlo. La Macedonia è stata uno scolaro modello e ha eseguito tutto quel che l'Europa le ha chiesto. Però l'Europa ci dice che questo non basta, e che una cosa è più importante di tutte: dobbiamo cambiare il nome. Personalmente, credo che l'importante per noi sia conservare la nostra identità e la nostra lingua. Su ciò non dobbiamo transigere. Se poi, per entrare a far parte della comunità internazionale,  dobbiamo aggiungere qualcosa al nostro nome, facciamolo. Anche se diventa troppo lungo. Anche se sappiamo benissimo che non ha importanza alcuna per il futuro dell'Europa. Che è solo una stupida idea greca. Ho molti amici in Grecia, sia storici che politici, e la pensiamo tutti allo stesso modo. Sì, è così, persino fra i politici, anche se poi per loro è difficile perché non possono disattendere il loro elettori. E la gente in Grecia è nazionalista. E molto intransigente.

Nota sulla Macedonia in età moderna di Alessio Del Zotto

È simbolo potente, la stella argeade. Sia la Grecia che la Repubblica di Macedonia lo rivendicano a sé. Eppure è noto ai più solo da pochi anni, dopo la scoperta nel 1977 delle tombe reali macedoni di Verghina. Ma la repubblica di Macedonia, diventata indipendente nel 1991 con la dissoluzione della Jugoslavia, non ha esitato a metterlo nella propria bandiera. E nel 1992 la Grecia l’ha usato sulle proprie monete. Poi, nel 1994, ha introdotto un embargo economico contro la Macedonia che ha messo in ginocchio la giovane repubblica. Costringendola nel 1995, per mettere fine all’embargo, a modificare la bandiera e alcuni capitoli della Costituzione relativi alle minoranze macedoni negli stati confinanti. L’attuale bandiera mostra una stella in realtà non molto dissimile da quella originale, ma non è raro vedere l’antico simbolo argeade comparire per le vie di Skopje. Specie da quando, negli ultimi mesi, sembra rinata nella repubblica di Macedonia quella passione per l’antico che dopo il 1995 si era un po’ sopita.

La stella di Alessandro su manifesti nazionalisti (da "Reuters", 28.10.2009)

Ancora irrisolta rimane invece la questione del nome 'Macedonia'. Proprio a causa dell’opposizione della Grecia all’utilizzo del nome da parte della giovane repubblica, la Macedonia moderna ebbe molte difficoltà a essere riconosciuta a livello internazionale. Fu riconosciuta infine dall’ONU nel 1993, ma solo con il nome provvisorio di 'Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia' (Former Yugoslav Republic of Macedonia, FYROM). E l’accordo tra Grecia e Repubblica di Macedonia del 1995 comprendeva anche l’apertura dei difficili negoziati sul nome. Tuttora in corso.

In effetti il termine 'Macedonia' ha avuto alterne fortune nel corso della storia. La regione, che aveva mantenuto nome e unità fino all'epoca bizantina, fu nel corso del medioevo inglobata in parte nel regno bulgaro e in parte in quello serbo. Con la conquista ottomana, venne poi divisa in diverse province e il nome quasi scomparve, per venire ripreso nell’Ottocento dagli studiosi europei. Solo a fine Ottocento emerse dunque una 'questione macedone' e per conseguenza alcune provincie europee dell’impero ottomano presero il nome di 'Macedonia'. Ma nel corso delle guerre balcaniche del 1912-1913, la Macedonia fu spartita tra Grecia, Bulgaria e Serbia. E si dovette attendere il secondo dopoguerra per vedere la creazione della repubblica di Macedonia facente parte della federazione jugoslava, e il riconoscimento della nazionalità slavo-macedone da parte delle autorità jugoslave. È questa la Repubblica– in pratica una creazione di Tito – che ha dichiarato la propria indipendenza nel 1991. E nonostante l’opposizione della Grecia nel corso degli anni, circa 120 paesi hanno riconosciuto la repubblica di Macedonia con il suo nome costituzionale. Ma al vertice Nato di Bucarest dell’aprile 2008, la Grecia è riuscita a impedire l’adesione della Macedonia proprio a causa della vertenza sul nome.

La Grecia non accetta che la Macedonia possa avere un nome nei suoi confronti e un altro nei confronti del resto della comunità internazionale, come la Macedonia propone da tempo. Tra le ipotesi di nomi alternativi graditi alla Grecia figurano 'Repubblica del Vardar' o 'Repubblica di Macedonia–Skopje', mentre la Macedonia preferirebbe 'Republika Makedonija' oppure 'Repubblica di Macedonia' con l’aggiunta di un aggettivo (costituzionale, democratica, ecc.). E ora l’opposizione della Grecia sta ostacolando anche il cammino di Skopje verso l’Unione europea, a cui ha presentato domanda di adesione nel 2004. Il rapporto della Commissione europea dell’ottobre scorso promuove la Macedonia consentendo finalmente l’avvio dei negoziati per l’adesione, ma pende la minaccia di un nuovo veto greco. 

Del resto, il fatto che la coalizione al potere in Macedonia stia ultimamente insistendo molto sul recupero del passato macedone antico, al punto da assimilare quasi la Macedonia di Alessandro con la Repubblica moderna, non favorisce e anzi complica sempre più le relazioni con la Grecia. Nel 2006, appena salito al potere, il governo di centro-destra rinominò subito l’aeroporto di Skopje chiamandolo 'Aeroporto Alessandro il Grande', in palese violazione degli accordi del 1995.

Poi, dopo lo scacco del 2008 e le elezioni anticipate che hanno confermato il centro-destra al potere, l’insistenza governativa sull’antico si è fatta ancora più pressante. Vie e piazze sono state chiamate 'Pella', 'Filippo II', 'Alessandro Magno'. All’inizio del 2009 anche l’autostrada Kumanovo-Gevgelija, cioè la via principale per la Grecia, è stata dedicata ad Alessandro. Lo stadio di Skopje si chiama 'Filippo II'. Una statua di Alessandro è stata eretta nella località di Štip. E una di Filippo a Bitola. Mentre tutti attendono di ammirare l’enorme statua equestre di Alessandro che comparirà nella piazza principale di Skopje nel 2010. Statua che si sta forgiando nella Fonderia artistica Marinelli di Firenze al costo di ben 4,5 milioni di euro.

Ma sono i media il principale canale di diffusione di quella che il partito di opposizione ha sarcasticamente definito 'antichizzazione'. Si moltiplicano i programmi televisivi che raccontano ed esaltano la storia della Macedonia antica. Le principali festività vengono celebrate con parate di fanciulli vestiti come i fanti della famosa 'falange macedone'.

È uscita da poco una nuova edizione dell’opera divulgativa Storia del popolo macedone, dove si afferma che i Macedoni non discendono dagli Slavi ma dai Macedoni dell’antichità. Le critiche all’antichizzazione sono però sempre più incisive, sia da parte di personalità macedoni che dell’opposizione di sinistra, che non perde occasione per ricordare l’identità slava della Macedonia. E accusa il governo di guardare più verso Pella che verso Bruxelles.

Visa cards con stella argeade e Alessandro dal mosaico di Pompei, in appoggio al movimento USA 'United Macedonian Diaspora

I sogni atlantici ed europei di Skopje sembrano dunque ancora molto lontani. E il problema che si pone per la comunità internazionale è delicato, complesso e di non facile soluzione, viste le implicazioni identitarie e l’acceso dibattito politico sia in Grecia che in Macedonia. Lascito del passato, la questione del nome e del simbolo rimane un nodo gordiano per il futuro.

Riferimenti Bibliografici

Per citare questo articolo / To cite this article: C. Dal Maso, La stella contesa, il nome conteso: Grecia, Macedonia e l’eredità di Alessandro il Grande, “La Rivista di Engramma” n. 76, dicembre 2009, pp. 319-326 | PDF di questo articolo