"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

60 | dicembre 2007

9788898260058

Venezia città metropolitana

Carlo Piovan, Pier Luigi Cervellati | Università Iuav di Venezia

Il progetto di ricerca ha l’obiettivo di promuovere una riflessione sull’idea di città metropolitana, intesa quale ‘città di città’, prendendo a riferimento il territorio-arcipelago veneziano. Il risultato tenderà a fornire le basi di un modello teorico per la formazione delle città metropolitane.

Quale modello fisico, culturale ed economico sia oggi preso a riferimento quando si parla di città metropolitana non è ancora del tutto chiaro. Il fatto di connotare come metropolitani città e territori spesso differenti tra loro fa emergere delle questioni di carattere teorico e metodologico. L’idea di città metropolitana può far riferimento a un progetto di territorio e di città attuato o attuabile? Quale valore assume l’idea tradizionale di città nel progetto ‘metropolitano’? La ricerca ha come obiettivo di riflettere sul disegno dell’assetto del territorio veneziano, individuando strumenti necessari a riconoscere e ri-progettare le città che compongo la metropoli intesa quale ‘città di città’.

Metodologia

Senza conoscenza non c’è progetto
César-François Cassini de Thury scriveva nel 1775 che “senza la conoscenza esatta dell’estensione, dei limiti, della posizione dei diversi luoghi riesce difficile prendere misure certe per un grande numero di progetti utili allo stato e al commercio”. Oggi, la stessa “esatta” conoscenza utile alla pianificazione è spesso assente. Le conoscenze territoriali circa le dinamiche di trasformazione del territorio e del consumo del suolo sono quanto mai scarse. Le cartografie storiche non sono mai state informatizzate al fine di estrapolarne informazioni quantificabili, vengono considerate alla stregua di un’immagine romantica, una cartolina in bianco nero, da usare come ricordo di un territorio che non c’è più. Lo stesso dicasi per le foto aeree della R.A.F. del 1940-45, ancora legate ai diritti militari e di difficile accesso. Le ultime carte dell’uso del suolo prodotte per il Veneto sono il Corine Land Cover e la Carta dell’uso del suolo nel Bacino Scolante della Laguna di Venezia, risalenti al 2001; da quella data l’informazione è pressoché inesistente. Ora, all’elaborazione di un’ipotesi progettuale è necessaria un’esatta conoscenza. Senza sapere non c’è progetto, e senza quest’ultimo non può esserci un futuro della civiltà urbana.

Metodo e ambiti d’indagine
La ricerca indaga attraverso l’interazione di ambiti disciplinari diversi quattro temi strategici per la definizione della città metropolitana: l’evoluzione storica dei rapporti amministrativi nei territori lagunari e perilagunari, dalla X Regio alle province italiane; il consumo di suolo ed il fenomeno dello sprawl nel quadro europeo e nelle sue declinazioni regionali; le mutazioni urbane e la sopravvivenza dei ‘luoghi’ attraverso i confronti dei catasti storici, fino alla identificazione del ‘netto storico’; i temi collettivi e le attrezzature pubbliche.

Verso il progetto di città metropolitana: due temi chiave

La perdita delle città e il consumo di territorio
Il significato del termine territorio può essere declinato in svariate forme a seconda della disciplina che se ne occupi. In virtù della sua natura polisemica il termine stesso ci suggerisce che la sua dimensione fisica non corrisponde affatto ad una generica superficie, su cui è possibile operare qualsiasi forma di trasformazione, ma che esso rappresenta la sintesi visibile di processi di lunga durata che hanno visto integrarsi forze naturali e lavoro dell’uomo. Su di esso si sono sedimentate regole, non scritte, di relazioni dinamiche, gerarchie, funzioni e usi che hanno impresso un tale carattere al territorio da renderlo luogo. Tali regole sono frutto di un processo di graduale interazione e sedimentazione di cicli insediativi, i quali si sono sempre rapportati con la dimensione territoriale, che permette un equilibrio tra fattori antropici ed elementi naturali. Il fenomeno dello sprawl, che andremo ad indagare con reale preoccupazione, è il frutto di un’accelerazione dei processi di trasformazione, a prescindere dalle relazioni e dalle gerarchie di lunga durata, che – considerando il territorio un bene infinito – ha omologato a un’unica squallida massa cementizia quello che era un sistema di luoghi custodi di bellezza e testimoni di civiltà. Il risultato è stato quello di un aumento del benessere quantitativo ma di una perdita della qualità nei luoghi di vita. Il danno è duplice: da un lato sottraiamo continui territori dall’uso agricolo minando non solo quello che per secoli ha costituito la fonte di alimentazione per la città, ma intaccando il paesaggio quale bene collettivo; dall’altro lato trasformiamo pian piano il bene comune fondante della collettività – la città – in agglomerati cementizi omologati alle mode architettoniche del momento. Sono state scardinate quelle gerarchie che davano significato e riconoscibilità ai luoghi, inglobandoli in una marmellata cementizia non abusiva, bensì pianificata. Oggi la dotazione media di metri quadri residenziali per abitante si attesta sui 60 nelle aree centrali della regione; la legge nazionale 1150/42 ne prevedeva una dotazione minima di 30, aumentata poi a 50 dalla Regione Veneto. Viviamo in un territorio allo stesso tempo ipercostruito e vuoto di città. Compito del progetto ‘metropolitano’ sarà promuovere un processo di rinnovamento che inizi la costruzione (o meglio la ricostruzione) di città; per farlo sarà necessario assumere il limite come risorsa. La sfida è fra due opposte tendenze. La prima è di continuare ad operare come se le risorse fossero infinite (e le conseguenze sarebbero tragiche); l’altra è di considerare le risorse finite o in fase di esaurimento. Come c’è un limite all’espansione urbana, così anche le risorse non possono essere considerate illimitate.

Venezia città di città
Venezia insulare non è un “centro storico”. È una “città storica”. Città consolidata e stratificata. Conclusa. Con proprie centralità a cui si sono aggiunte anche centralità nuove, spesso incompatibili con la sua struttura storica, deformandone il ruolo. Considerarla ancora “centro”, magari epicentro dell’area metropolitana, significa ipotizzare che l’aggregato urbano di terra ferma continuerà ad essere marginale, subalterno, in una parola “periferia”. Occorre intendere “città metropolitana” in un’accezione diversa da quello tradizionale. E occorre altresì liberarsi dagli stereotipi sulla scissione fra la città lagunare e l’aggregato urbano di terraferma che da vari decenni è oggetto di uno sterile dibattito. Se invece si considera Venezia “città storica” (neppure tanto centrale) occorre individuare la pianificazione, fisica e sociale, culturale ed economica, necessaria per trasformare anche la periferia in città. Il che significa costruire una città – Venezia metropolitana – come ‘città di città’, di cui la città storica lagunare non è più il centro (mentre la provincia sparisce), ossia costruire un Governo metropolitano, istituzionalmente formato dai municipi, dalle città. La Provincia di Venezia non esisteva – nella dimensione attuale – prima del 1927. Prima di questa data Mestre e Marghera erano comuni autonomi. Al contrario le secolari Diocesi di Treviso e di Padova avevano confini tali da far loro in gran parte occupare l’attuale provincia di Venezia in terra ferma. Di qui la confusione dei termini e degli obiettivi pianificatori di un area – vasta o metropolitana (come se i due termini indicassero la stessa tipologia) – di cui si ignorano confini e contenuti. La grande città si deve suddividere essa stessa in nuove municipalità. Nuove municipalità che hanno identiche opportunità; che sono espressione delle comunità che le abitano; che hanno condizioni istituzionali e funzionali identiche. Esse saranno caratterizzate dalle stesse attrattive della città antica; andrà disegnata la rete dei temi collettivi, sulla scorta delle regole storiche del territorio nelle quali sono custoditi l’espressione e lo stile della città. La ricerca progettuale dovrà approfondire e indagare il territorio urbano, tematizzandone gli spazi e dotandoli di quei servizi che identificano lo spazio come urbano.

Conclusioni

Questa è una ricerca aperta, un percorso di riflessione teorica e metodologica per la costruzione di un omogeneo disegno del volto urbano della città metropolitana lagunare del XXI secolo. La città dovrà porsi in continuità con la città storica, così da colmare il vuoto di cultura urbanistica dell’ultimo periodo e disegnare un assetto di scala sovra-comunale – ma di governo municipale – della metropoli anfibia, capace di vivere nelle due condizioni ambientali d’origine, l’acqua e la terra. Alla fine di un più lungo percorso, la ricerca dovrebbe risultare un modello teorico per la formazione delle città metropolitane.

Un ringraziamento particolare alle studentesse e agli studenti del 1° anno di Laurea Specialistica in Pianificazione della Città e del Territorio a.a. 2006-7, al dott. S. Picchio, all’arch. E. Novello.

Bibliografia di riferimento

S. Barizza, Il Comune di Venezia 1806-1946, Venezia 1982
M. Berti, M. Dorigo, Elementi di assetto della mobilità ed amministrativo della Terraferma Veneziana, tesi di laurea, relatore P. L. Cervellati, correlatore S. Ciurnelli, Università IUAV, Venezia, 1998
P. L. Cervellati, L’arte di curare la città, Bologna 2001
C. Norberg-Schulz, L’abitare: l’insediamento, lo spazio urbano, la casa, Milano 1984
M. Romano, Costruire le città, Milano 2004