Alessandro il Grande: storia di un'avventura iconografica
Monica Centanni e Claudia Daniotti
Esce in libreria in questi giorni Alessandro il Grande, volume curato da Monica Centanni che raccoglie, in versione italiana, due tra le fonti greche più antiche intorno alla vita e alle imprese del Macedone: il Romanzo di Alessandro, composto fra III secolo a.C. e I d.C., e la Vita di Alessandro, scritta da Plutarco intorno al 110-115 d.C. Per gentile concessione dell'editore "Engramma" pubblica una versione ampliata dell'appendice iconografica, curata da Monica Centanni e da Claudia Daniotti, che correda e completa l'opera.
La lunga storia del mito di Alessandro è anche una ricchissima storia iconografica, che dalla fine del IV secolo a.C., dalle prime testimonianze contemporanee alla vita e alle imprese del Re, arriva fino ai giorni nostri. Il volto e le straordinarie imprese, militari e avventurose, di Alessandro sono illustrati e tramandati in moltissimi esempi, che provengono da luoghi spesso molto lontani tra loro, da tutte le terre che da Alessandro furono conquistate e sottomesse. Dall'estremo Occidente dell'Europa all'estremo Oriente dell'Asia, la fama di Alessandro ha occupato per secoli, e occupa ancora, l'intera estensione del suo immenso e fragile impero.
L'immagine carismatica e potentissima di Alessandro, idealizzata già in vita (tav. I), si trasmette con continuità come figura simbolo del potere dalla prima età ellenistica all'imitatio Alexandri degli imperatori e dei principes romani (tavv. II-VI), fino al Medioevo, europeo e bizantino (tavv. VII-IX); è allora che il primo Re del mondo, guidato dalla Provvidenza divina attraverso avventure favolose e imprese incredibili (tavv. X-XIII), indossa le vesti del paladino cristiano e – conservando immutato il valore politico della sua immagine – si fa illustre e carismatico re di fiaba alle corti principesche (tavv. XIV-XV).
Una vicenda iconografica secolare e multiforme che viene qui ripercorsa per casi esemplari e raccolta in una galleria di immagini che, tra Oriente e Occidente, dall'età ellenistica giunge al pieno Rinascimento: dalle più antiche testimonianze conservate dei ritratti scultorei, fino al recupero erudito di Alessandro nella pittura cinquecentesca. L'Umanesimo segna una cesura netta nella storia e nella ricezione del mito e realizza un nuovo recupero della figura di Alessandro sulla scorta delle ritrovate fonti letterarie antiche: con Raffaello, e la riconversione in pittura di un quadro ellenistico descritto da Luciano (tav. XVI), la galleria si chiude.
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Ritratto di Alessandro ritrovato nella tomba del padre Filippo II, morto nel 336 a.C., accanto ai resti carbonizzati del sovrano. I tratti del giovane principe risultano idealizzati già in vita.
Era di carnagione chiara e la sua pelle bianca si arrossava particolarmente sul petto e sul volto. […] La sua pelle emanava un dolcissimo odore e dalla sua bocca e da tutto il corpo usciva un profumo che impregnava perfino le vesti. (Plu., Alex. 4)
Una chioma di leone, gli occhi di diverso colore, il destro nero e il sinistro azzurro, e i denti aguzzi come quelli di un serpente. E anche le sue movenze erano quelle di un leone. (Rom. Alex. I, 13)
Ritratti di Alessandro, tra i numerosi conservati, e matrice da cui trarre esemplari multipli, sul modello fissato dallo scultore ufficiale, Lisippo.
Molti dei suoi successori e degli amici cercarono di imitare quel suo modo di tenere il collo, lievemente piegato verso sinistra, e quel languore nei suoi occhi che solo lo scultore [Lisippo] riuscì a riprodurre alla perfezione. (Plu., Alex. 4).
Monete e preziosi cammei coniati dai Diadochi subito dopo la morte di Alessandro: i suoi successori si fanno rappresentare dall’effigie del re già assimilato, secondo la leggenda egizia, a Zeus-Ammone.
E quindi, sottomessa tutta la Libia, procedendo, giunse al tempio del dio Ammone […]: “Padre Ammone, se colei che mi ha partorito ha detto il vero, e io sono stato generato da te, dammi il tuo oracolo”. Ed ecco che Alessandro ha una visione del dio Ammone, avvinto a sua madre Olimpia, che gli dice così: “Alessandro, figlio, tu sei nato dal mio seme!”. (Rom. Alex. I, 30)
IV. ALESSANDRO COME DIO E COME EROE
Alessandro, assimilato in vita a Zeus, a Zeus-Ammone, a Helios, a Dioniso, ad Ares, ad Achille, a Eracle, compare per tutta l’età ellenistica e poi romana in vesti divine o eroiche, secondo i modelli elaborati dagli artisti della sua corte, e in particolare dal pittore ufficiale, Apelle.
Sarai qui venerato come un dio dopo la tua morte. (Rom. Alex. I, 33)
V. ALESSANDRO E ROSSANE COME ARES E AFRODITE
Alessandro-Ares che si spoglia delle armi per accedere al talamo dell’amata Rossane è il soggetto di un famoso dipinto del pittore Aezione (IV secolo a.C.), da cui prende inizio una ricca tradizione iconografica ellenistico-romana sul tema erotico e allegorico delle "Nozze" dei due amanti regali.
Quanto alla vicenda con Rossane, si trattò di una storia d'amore […]. Alessandro, che sapeva tenere a freno perfettamente le sue passioni, non volle neppure toccare questa donna, la sola che riuscì a legarlo a sé, prima del matrimonio ufficiale. (Plu., Alex. 47)
Già da Cesare, e poi soprattutto con Augusto, Alessandro è il modello politico e iconografico a cui guardano gli imperatori romani in modo ininterrotto, fino alla caduta dell’Impero d’Occidente e oltre.
Giunto ad Alessandria […] Augusto fece aprire il Monumento di Alessandro Magno: fece togliere il corpo dal sacrario, lo contemplò a lungo e quindi gli pose in capo una corona d’oro, lo coprì di fiori e lo venerò. (Suet., Aug. II, 18)
Gli eccezionali e miracolosi episodi della biografia di Alessandro si prestano, a partire dai primi secoli dell’era cristiana e fino al Medioevo e oltre, a incrociarsi simbolicamente con gli episodi evangelici, a cui forniscono e da cui traggono suggestioni iconografiche e letterarie.
Donna, hai concepito un figlio maschio, che sarà per te un frutto fecondo e vendicherà la morte di suo padre. (Rom. Alex. I, 8)
Alessandro morì nel 5176esimo anno del mondo, l’ultimo della CXIII olimpiade [...]. Trecento e ventiquattro anni passarono dalla morte di Alessandro all’incarnazione del Verbo divino nel seno della Vergine. (Rom. Alex. III, 35)
Alessandro portato in cielo dai grifoni è forse l’episodio più fortunato del Romanzo di Alessandro. In età medievale viene ripreso in chiave simbolica e politico-ideologica, con opposta valenza: come esempio di luciferina superbia (in ambito normanno) o, in senso positivo (in ambito bizantino e veneziano), come prototipo dell’apoteosi imperiale.
Ma continuavo a ripensare tra me e me se davvero era là il confine del mondo, dove il cielo si appoggia sulla terra: decisi allora di indagare per sapere la verità. Ordinai che fossero catturati due degli uccelli che c’erano in quel luogo: erano enormi, bianchi, fortissimi e mansueti [...] feci preparare quindi una sorta di grande canestro di pelle di bue e ci montai dentro, tenendo in mano una lancia [...]. Gli uccelli subito si alzarono in volo [...] e io andai su con loro, nell’aria, tanto in alto che mi sembrava di essere vicino al cielo. [...] E allora mi si fa incontro un essere alato, antropomorfo, che mi dice: “O Alessandro, è forse perché non riesci a far conquiste sulla terra, che cerchi quelle celesti?”. (Rom. Alex. II, 41)
L’ascesa al cielo di Alessandro presta uno schema iconografico per l’apoteosi imperiale romana, fino a diventare, in area bizantina e poi orientale, figura del potere cosmocratico del re-imperatore.
Alessandro disse queste e molte altre cose; ed ecco nell’aria una nube e una grande stella apparve, che calò rapida giù nel cielo, verso il mare: e un’aquila volò assieme alla stella, e la statua di Babilonia, la statua che dicono sia di Zeus, si mosse. La stella poi si rialzò nel cielo e l’aquila sempre l’accompagnava; l’astro infine scomparve dal cielo, e subito Alessandro si addormentò nel sonno eterno. (Rom. Alex. III, 33)
Alessandro che sale al cielo con il carro fantastico dei grifoni può essere utilizzato in chiave sapienziale, in ambito cristiano anche come prefigurazione della ricerca spirituale, o come potente figura della celebrazione delle imprese regali.
E Alessandro: “Così dispone la superiore provvidenza: noi siamo servi e ministri dei suoi ordini. Non si muove il mare se il vento non soffia, né ondeggiano le fronde degli alberi se l’alito del vento non spira; e l’uomo non ha alcun potere se non quello che gli viene dalla superiore provvidenza. (Rom. Alex. III, 6)
XI. AVVENTURA IN FONDO AL MARE
La discesa negli abissi del mare è una tappa del viaggio fantastico-fiabesco di Alessandro fino ai confini dell’universo che ha fortuna anche come esempio della inestinguibile sete della conoscenza che spinge l’uomo a esplorare il mondo e a costruire macchine sempre nuove per conquistare lo spazio, dominare la natura.
Una grande gabbia di ferro, dentro la quale fosse inserita una enorme botte di vetro […] ordinai anche che vi venisse attaccata una catena [...] e diedi ordine che non mi tirassero su finché non avessero visto muoversi la catena: “Quando arriverò sul fondo" dissi "subito scuoterò il vaso, e voi allora mi tirerete su”. Quando tutto fu pronto entrai nel vaso di vetro: volevo tentare l’impossibile! (Rom. Alex. II, 38)
XII. MOSTRI AI CONFINI DEL MONDO
Le avventure fantastiche di Alessandro entrano nel repertorio fiabesco, letterario e iconografico, di Oriente e di Occidente.
Fiere legate alle porte, che sembravano leoni, ma avevano tre occhi. […] Questi esseri che non parlano come gli umani, ma latrano piuttosto, come i cani. (Rom. Alex. II, 33)
Volavano uccelli straordinari che, quando uno provava a toccarli, buttavano fuori fiamme di fuoco. (Rom. Alex. II, 36)
Molte fiere mostruose, con sei piedi, con tre occhi, con cinque occhi, alte dieci cubiti […] uomini senza testa. (Rom. Alex. II, 37)
Nel giardino sacro del Sole e della Luna [...] due alberi, simili a cipressi […] parlavano, l’uno con voce maschile, l’altro con voce femminile. […] Al sorgere della luna, l’albero-Luna parlò, in lingua greca, e disse: “Re Alessandro, a Babilonia dovrai morire: sarai ucciso dai tuoi e non potrai tornare da Olimpia, tua madre”. [...] E quando [...] i primi raggi di luce del mattino colpirono le fronde dell’albero, si levò una voce che distintamente diceva: “Il tempo della tua vita è compiuto: non ti è dato di tornare da tua madre Olimpia, ma a Babilonia hai da morire. (Rom. Alex. III, 17)
Le immagini delle imprese leggendarie di Alessandro, Re del mondo e primo kosmokrator, compaiono nel Sancta Sanctorum della Basilica Marciana, uniche figure ‘profane’ incastonate tra figure di santi, patriarchi, profeti.
Molte volte i miei compagni avrebbero deciso di tornare indietro, ma non io, perché volevo vedere il confine del mondo. (Rom. Alex. II, 37)
Dopo aver camminato per circa cinquanta scheni, trovammo un luogo dove c’era una fonte splendente, la cui acqua brillava come la luce del fulmine. […] Tutto quel posto era ricco di molte fonti, e tutti ne bevemmo: o mia disgrazia, che non toccò a me, ma al mio cuoco, di bere dalla fonte dell’immortalità, che ridà la vita! (Rom. Alex. II, 39)
Alessandro, rivestito di abiti cristiani, è anche il paladino che compie la sua cerca guidato dal disegno divino; e così entra nella galleria dei prodi medievali, dei viri illustres, e dei re del mondo.
Si narra che il più valoroso e nobile fra gli uomini sia stato Alessandro, il re dei macedoni, che compì tutte le sue imprese trovando sempre nella divina provvidenza un valido alleato al suo valore. (Rom. Alex. I, 1)
Le imprese di Alessandro entrano nel repertorio dei cantari epici medievali, fornendo un modello importante per le Chansons des geste.
Li gentil chevalier et li clerc sage et bon,
les dames, les puceles, qui ont clere façon,
qui sevent de service rendre le guerredon,
cil doivent d’Alixandre escouter la chançon
[I gentili cavalieri e i chierici saggi e buoni,
le dame, le fanciulle dal volto luminoso,
che sanno ricambiare,
son loro che devono ascoltare la canzone di Alessandro]
Alexandre de Paris, Roman d’Alexandre
XVI. ALESSANDRO IN CHIAVE ERUDITA
La descrizione del quadro di Aezione, proposta da Luciano nel II secolo d.C. e recuperata all’inizio del Quattrocento, ispira agli artisti rinascimentali la ripresa del tema delle Nozze di Alessandro e Rossane, a partire dal disegno di Raffaello.
Si dice che Aezione portò il quadro delle Nozze di Alessandro e Rossane ad Olimpia. […] Ora il quadro è in Italia […]. Rappresenta uno splendido talamo nuziale e Rossane, una fanciulla bellissima, è seduta sul letto con gli occhi bassi a terra, piena di timido pudore di fronte ad Alessandro che è in piedi. (Luciano, Erodoto o Aezione 4-5)