Durante la preparazione della mostra “Figli di Marte” abbiamo avuto occasione di sperimentare un dispositivo che può essere replicato in altri contesti espositivi. Grazie all’eredità metodologica di Aby Warburg e in particolar modo del suo Bilderatlas Mnemosyne, abbiamo iniziato con un brainstorming collettivo – indispensabile nel processo di ideazione di una mostra – con l’obiettivo di creare una serie di montaggi di immagini e testi.
Rispetto a un percorso espositivo tradizionale, che vede l’immagine come risultato, come effetto ed espressione di un ragionamento a priori, si è voluto procede a ritroso, ponendo invece l’immagine come punto di partenza e come generatore di considerazioni, apertura a un problema. L’esposizione di testi e figure si articola secondo una struttura che ricostruisce le impronte di un processo di ragionamento esegetico.
L’Atlas warburghiano utilizza il montaggio fotografico per evidenziare le polarità e le criticità che nel caso di una riflessione ‘statica’ della storia rimarrebbero celate. Lo studioso amburghese propone la nozione di “dinamogramma” come tratto espressivo di vitalità storica e come carattere discontinuo del tempo, che il conflitto tra immagini riesce a svelare. Questa ermeneutica per opposizioni ha il pregio di suscitare domande nell’osservatore, attraverso un processo che non è mai univoco o definitivo.
Perché quindi procedere all’inverso, mostrando un processo invece di un risultato? L’intento è quello di utilizzare un dispositivo critico che riveli un percorso non risolto; di districare i fili che avvolgono la storia (e il nostro pensiero) visualizzandone i problemi, lasciando però il percorso aperto a nuove suggestioni, lasciando in nuce la varietà delle possibili risposte, così da dichiararne il carattere di indagine.
Nella mostra “Figli di Marte” tre teche tematiche sono lo spazio in cui abbiamo disegnato le coordinate utili alla comprensione dei tre atlanti di Aby Warburg, Ernst Jünger, Bertolt Brecht, ponendoli in relazione al sostrato storico e immaginale in cui sono stati prodotti. I temi scelti sono stati “Guerra”, “Fotografia” e “Tecnica” come i tre grandi insiemi da cui sviluppare i successivi sottoinsiemi.
Grazie all’apporto dei testi di alcuni dei più importanti pensatori del XX secolo – come Walter Benjamin, James Hillman, Gertrude Stein, Karl Kraus e altri – abbiamo individuato i nodi concettuali su cui articolare la riflessione sui tre dispostivi.
Inspired by Aby Warburg's innovative methodology and his iconic Mnemosyne Atlas, this exhibition, "Sons of Mars," employs a montage-based approach to explore the intellectual and artistic contributions of three significant figures of the 20th century: Aby Warburg, Ernst Jünger, and Bertolt Brecht. By juxtaposing images and texts, the exhibition seeks to provoke thought and question conventional historical narratives. The Warburgian method of hermeneutics by oppositions is applied to reveal hidden connections, tensions, and contradictions. The exhibition is structured around three thematic showcases: War, Photography, and Technique, which serve as a framework for understanding the three atlases and their underlying historical and imaginary contexts.
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