"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

217 | ottobre 2024

97888948401

Artists Making Books. Pages of Refuge

Lettura della mostra all’American Academy (Roma 2024) 

Asia Benedetti

English abstract.

Il vero artista del futuro sarà un poeta senza parole che non scrive nulla.


Yves Klein (1961)

Artists Making Books: Pages of Refuge, American Academy in Rome (27 settembre-7 dicembre 2024), a cura di Ilaria Puri Purini (Andrew Heiskell Arts Director) e con Sebastian Hierl (Drue Heinz Librarian), con Lexi Eberspacher (Program Associate for the Arts) e Johanne Affricot (Curator-at-Large AAR).  

Il libro come medium creativo, come oggetto, forma e pratica d’arte che vive in forma di libro e del suo essere libro, è il tema della mostra Artists Making Books: Pages of Refuge all’American Academy in Rome, curata da Ilaria Puri Purini, con Sebastian Hierl, Lexi Eberspacher e Johanne Affricot. La mostra è basata su un nucleo di esemplari provenienti dalla Collezione Giovanni Aldobrandini e Claudio ed Enrico Consolandi. Il percorso espositivo traccia l’evoluzione dell’arte in forma di libro dal 1905 fino ai nostri giorni, focalizzando l’attenzione sugli scambi tra Italia e Stati Uniti, nell’ambito dei movimenti d’avanguardia del XX secolo (Futurismo, Dada, Surrealismo), del Minimalismo americano e dell’Arte Concettuale. Il titolo della mostra già una delimitazione di campo: allude al dialogo tra dell’artista con il libro come oggetto d’arte, attraverso una serie di operazioni di sovversione, inversione, ribaltamento ed esaltazione della forma-libro.

Durante il Novecento il libro ha subito radicale riconfigurazioni nelle mani degli artisti, che ne hanno esplorato le possibilità come mezzo estetico e concettuale, riflettendo criticamente sui limiti della comunicazione tradizionale e sulla relazione tra artista e pubblico. Da veicolo materiale per storie scritte e contenitore di informazioni prestabilite, il libro si è evoluto in un medium artistico autonomo, un materiale espressivo in cui forma e contenuto dialogano in modi nuovi e sperimentali. Gli artisti hanno indagato il libro nella sua fisicità, intervenendo sulla struttura, sui materiali, sul formato, fino a destrutturarne la funzione tradizionale. Attraverso tali interventi, il libro diventa uno spazio aperto, un luogo dove significati nuovi possono emergere, spesso attraverso la sovrapposizione di parole, immagini, texture, e l’impiego di materiali inconsueti come tessuti, metalli o plastica. In questo senso, il ‘libro d’artista’ non si presenta non solo come supporto, ma come oggetto materiale e teorico che comunica sé stesso: il medium è il messaggio. Nella mostra allestita negli ambienti dell’American Academy, gli spazi condensano tempi ed epoche differenti, in un percorso che tiene fede al sottotitolo della mostra – “Pages of Refuge” – offrendo una sequenza di pagine di rifugio. La pagina, soprattutto nelle avanguardie storiche, diventa lo spazio alternativo in cui è possibile liberare la parola dall’egemonia del linguaggio verbale istituzionalizzato e invertire i significati prestabiliti. La sinergia tra testo, immagini, formato e materiale esprime una creatività a tutto tondo che si trasmette dalla copertina alla struttura interna.

L’ambiguità sematica del ‘libro d’artista’ emerge già a partire dalla sua definizione. Nonostante la somiglianza fisiognomica con gli altri oggetti del genere, non si trova a suo agio tra gli scaffali della biblioteca e, se chiuso nella vetrina di una mostra, sembra sentire la nostalgia della prossimità dello sguardo e del corpo del lettore (Picciau 2006, 18). Il libro chiuso in una teca si trasforma in un oggetto privato della sua funzione originaria, illeggibile, ma diventa un paradigma per nuove letture e reinterpretazioni delle esperienze artistiche (Menna 1982, 178).

L’esordio della mostra è affidato a Twentysix Gasoline Stations di Ed Ruscha, donato alla Biblioteca dell’AAR nel 2001, ma concepito nel 1962 e stampato nel 1963. L’opera fissa in immagini un viaggio sulla Route 66. L’autore si incarica di aprire una nuova concezione di tale medium ed è il primo esempio di quel narrare per immagini congelate dal quotidiano attraverso cui si traduce visivamente non solo un esercizio diaristico di viaggio, ma un preciso statement artistico che intende esplorare l’immaginario visivo basato anche sul linguaggio (Gualdoni 2004, 9): “I take things as I find them. A lot of these things come from the noise of everyday life” (Ed Ruscha).

Il design dell’installazione, progettato da Supervoid, accompagna il percorso di mostra con materiali leggeri e mette in evidenza gli oggetti senza isolarli dal contesto. L’utilizzo di materiali fini come vetro e alluminio sottilissimo crea trasparenze e giochi di riflessi non disturbando l’occhio del ‘lettore’ e rispettando la varietà dei formati e la tridimensionalità dei libri.

Se parlare di ‘libro d’artista’ implica l’aleatorietà di un oggetto, il termine ‘pages’ connota la mostra in maniera determinante. L’idea tattile e materiale delle ‘pagine di rifugio’ resta preponderante anche per gli artisti più contemporanei. L’oggetto diventa un prolungamento non solo della pratica, ma del corpo stesso dell’artista. La prossimità fisica, sia nel processo di creazione che di lettura, già segna un tipo di esperienza profondamente intima. La struttura stessa di questo oggetto, chiuso o aperto di fronte a noi, ricorda quasi la forma di un corpo che si espone o si preclude allo sguardo. Si instaura in tal modo un complesso gioco di intimità e di sguardi, tra il corpo del lettore, l’artista e le pagine.

Il percorso scandito dai libri non segue un ordine cronologico ed è articolato in quattro sezioni che rimandano a elementi di composizione nel processo creativo. Ogni frammento-libro è parte di un processo nell’arte, e quindi nell’arte in forma di libro che da oggetto elitario diventa pratica mediale di trasgressione, che intende superare l’idea che il visivo sia la traduzione in figure di un pensiero prestabilito.

Covers

Il libro d’artista comunica se stesso.


Bruno Munari (1971)

In questa sezione i libri vengono esposti chiusi, posizionati su un espositore metallico, inclinato verso la parete, progettato come un ampio leggio a più livelli. La grafica delle copertine rappresenta visivamente le intenzioni artistiche, comunicando in modo deliberato l’identità della pubblicazione. Si sviluppano così vocabolari visivo che dialoga con la storia del branding e della pubblicità, evidenziando il potenziale democratico e riproducibile del medium del libro. “Un libro è un’ipotesi di rapporto alla pari tra persone” (Picciau 2006, 18).

Index di Warhol (1976) e Permanent Food (2000) di Cattelan riflettono sui valori popolari e relazionali del libro come arte in forma prettamente figurativa, economica e portatile, territorio di scambio privo di gerarchie di valore e vincoli di diritto d’autore. I libri diventano materiali quasi scultorei, senza oggetto, che fanno appello alla sfera del quotidiano e all’identità collettiva (Ed Ruscha, Duchamp). Il libro come tabula rasa, che apparentemente non comunica nulla, liberato dai segni e ridotto alla sua pura materialità, apre a nuove interpretazioni poetiche, concettuali e comportamentali. “Non c’è nulla da dire. C’è solo da essere, c’è solo da vivere.” (Manzoni). Dalle pagine vuote di Libro quasi dimenticato a Memoria di Agnetti, emerge un segnalibro di seta, su cui appare una sequenza di lettere calcolata, ma al contempo casuale.

Il libro come struttura della visione e oggetto da esplorare spazialmente, quasi come un’indagine complementare a quella pittorica nel quadro e tradotta in forma di libro (Bonalumi e Fontana). La copertina per la mostra Scultura 1982-1988 di Cucchi assume la forma di un ramo nel tentativo di ristabilire una prospettiva in cui le immagini si liberano in un mondo poetico e profondamente personale. Imbullonato di Depero, con la sua radicale destrutturazione dell’oggetto in tavole metalliche, si presenta come un libro-oggetto pericoloso, inclassificabile, combinabile e meccanico. Il carattere plastico delle copertine di Rodchenko e Lissitzky si sviluppa attraverso un ritmo costruttivista di forme e colori.

Pages

Pagine scelte da ‘sé’.


Grazia Varisco (1987)

Un libro comunica un pensiero anche attraverso il formato, lo spessore, la trasparenza, il colore, la texture e le piegature delle pagine, che diventano elementi da decostruire e ricomporre. Questo medium  documenta realtà alternative in cui la logica del pensiero prende una forma quasi pre-alfabetica, un linguaggio ‘pre-codice’ dove senso e non senso si intrecciano in parole o testi visivi. In Les Mots en Liberté Futuristes di Marinetti inizia una rivoluzione contro l’armonia tipografica della pagina, in cui la parola spezza le catene grammaticali e sintattiche, guadagnando una nuova libertà fonetica. Capogrossi sviluppa un linguaggio di segni stampati in libertà da delle matrici sulle pagine di un catalogo a fisarmonica per la mostra del 1966 alla Galleria Il Cavallino. Le pagine del Libro Illeggibile di Munari sono ricombinabili, trasformando il libro in un oggetto fruibile al lettore in modo animato e sempre diverso. L’illeggibilità è caratteristica presente anche nel libro di Irma Blank. Nei pop-up books di Andy Warhol, nelle silenti narrazioni di William Kentridge e nei lavori tessili di Maria Lai, si crea una plasticità quasi scultorea che trasforma la piattezza della pagina in un oggetto tridimensionale, da riempire, svuotare, perforare, cucire. La scrittura illeggibile, realizzata icon filato, ricuce i fili di una memoria personale e collettiva attraverso una tecnica manuale legata alle tradizioni artigianali della sua terra natale. Il filo si riversa sui libri, riappropriandosi dello spazio della pagina, anche, come gesto di sovversione dell’egemonia delle strutture patriarcali dominanti.

In Kentridge, la narrazione storica in relazione a una memoria traumatica si manifesta in una pesante processione di silhoutte di figure nere sulle pagine dell’Enciclopedia Francese, allestita in una teca al centro della prima stanza.

Actions

Non è più possibile una poesia come arte esclusiva della parola. La nuova poesia vuol essere un’arte generale del segno.


Emilio Isgrò (1966)

In questa sezione emerge in maniera preponderante l’aspetto della documentazione. L’azione che ascrive all’artistico una materia non artistica, espandendone l’esperienza attraverso un medium (Gualdoni 2004, 10). Il libro d’artista diventa così un documento di attitudini della mente o del corpo. Le pagine materializzano testimonianze e sperimentazioni, frutto di azioni effimere passate. Il passaggio dall’azione pratica all’idea, insieme alle verifiche performative, spesso concettuali o fugaci, acquista un nuovo significato di testimonianza: quella più intima di un processo di creazione artistica. Pensieri, azioni, performance si traducono nelle pagine (superfici concrete di gioco), e viceversa.

In questo modo, il processo di elaborazione estetica e concettuale si rivolge direttamente al fruitore del libro. L’arte riflette criticamente su sé stessa, smantellando il carattere narrativo dalla propria struttura linguistica attraverso questo medium. Leggere di Anselmo, ad esempio, ripete in modo ossessivo l’unica parola del titolo, variandone dimensioni e posizioni fino a farla fuoriuscire dalla pagina.

In Darboven l’atto di scrittura diventa uno sforzo fisico ed esistenziale, il suo grafismo che combina in una logica illogica numeri e parole, riempie completamente le pagine del suo Diary. Le operazioni di numerazione progressiva e di elencazione danno vita agiochi linguistici che si svolgono nelle pagine dei libri di Merz e di Boetti e Sauzeau. Il fluire del tempo e l’impossibilità dell’impresa diventano metafore del corso dell’esistenza. La riappropriazione del tempo nella pratica di Camoni prende forma in un calendario romano, in cui l’artista restituisce al pubblico i dieci giorni eliminati dal calendario gregoriano nel 1582. Infine, il rapporto con il corpo, e con il paesaggio, è elemento centrale nella pratica di Mendieta e si traduce nel libro Pietre Foglie.

Collaborations

Un libro è un libro, che sia da leggere o da guardare, purchè non sia da dimenticare [...]. Più che i ‘libri d’artista’ esistono quindi libri di artisti, come esistono libri di poeti [..] che sono sempre e solo libri. Per chiunque intenda leggerlo o scriverlo, il libro è il primo e ultimo luogo di incontro: aperto o chiuso che sia, parla sempre e comunque alla nostra immaginazione o alla nostra memoria.

Giulio Paolini (2002)

In dialogo con la poesia e la prosa letteraria, gli artisti indagano la funzione del loro linguaggio nei libri. I vocabolari visivi si trasformano in equivalenti plastici delle parole. Il libro diventa zona franca di attraversamenti e propagazioni tra letteratura e ricerca artistica e questo sodalizio raggiunge il apice nel contesto surrealista (Gualdoni 2004, 7). I testi illustrati dai surrealisti, come quelli di Leonor Fini, Dorothea Tanning e Eugène Berman, rappresentano esempi di questa complicità linguistica, in cui i disegni agiscono sullo stesso piano della narrazione verbale. In talicasi, la scrittura non sottosta al codice tradizionale di trasmissione dei significati, ma il visivo emerge come elemento autonomo e paritario rispetto al verbale.

Di fronte a questi oggetti-feticcio, esposti in leggerissime teche di vetro e acciaio, il desiderio e la fascinazione accompagnano i visitatori per tutta la mostra. L’allestimento risente, inevitabilmente, del limite di mostrare solo una parte dell’intero, una copertina, o una o due pagine, che servono da esempi rappresentativi. Ma forse la principale mancanza di una mostra sui libri d’artista è l’impossibilità di un contatto diretto, tattile, tra il ‘lettore’ e l’oggetto. Nel dialogo tra i vari libri esposti, ognuno si trova a tacere qualcosa di sé stesso. Per far fronte a questa limitazione, le pagine esposte vengono periodicamente alternate e sono disponibili dei supporti digitali che sonsentono di ‘sfogliare’ le scansioni di alcuni lavori.

Rare Books Room

Bricks are for homes!
Elisabetta Benassi

Nella Barbara Goldsmith Rare Book Room sono esposti sessanta libri d’artisti contemporanei che istaurano un dialogo intenso tra le componenti visive e concettuali dei loro linguaggi. Questi libri eplorano le potenzialità del medium per creare spazi di resistenza e critica verso le logiche di potere, le strutture egemoniche e l’economia globale. Le opere esibite intrecciano una varietà di pratiche e temi che emergono anche nei loro aspetti formali, unite dal conduttore della riappropriazione dello spazio pubblico e della dimensione temporale. La liberazione si esprime come pratica spaziale che, ri-mediata, prende la forma di libri.

Particolmarmente rilevanti in questa sezione sono le opere di artisti residenti all’American Academy in Roma, come Isaac Julien, Kara Walker e Wangechi Mutu, che esplorano temi di identità, razza, sessualità e le complessità della storia culturale. I libri presentati spesso documentano installazioni sviluppate attraverso le pratiche pubbliche, riflettendo su temi come la democratizzazione della comunicazione e la valorizzazione di storie anonime della comunità. L’opera di Julien, in particolare, dialoga con la fotografia come strumento di archivio visivo e di memoria. La mostra si configura come un archivio di appunti, schizzi, immagini e fotografie attraverso cui rileggere criticamente storie passate.

Il libro, con la sua capacità di agire come spazio autonomo e medium, si propone come alternativa al museo e alla mostra, diventando un luogo di rimediazione artistica. Tuttavia è proprio in quanto oggetto esibito come medium autonomo che il libro può offrire nuove prospettive su temi centrali all’evoluzione delle poetiche artistiche.

Riferimenti bibliografici
  • Gualdoni 2004
    F. Gualdoni, Il libro d’artista. Un ragionamento, in M. Gazzotti, Il libro Il libro d’artista negli anni ‘60 e ‘7’. Da piero Manzoni a Andy Warhol, Soncino, 2004.
  • Menna 1982
    F. Menna, Quadro critico dalle avanguardie all’arte informale, Bologna, 1982.
  • Picciau 2006
    M. Picciau, Tra le sale e lo scaffale. Oggetti inquieti, in G. Maffei, M. Picciau, Il libro come opera d’arte, Mantova 2006.
English abstract

The American Academy in Rome is hosting an exhibition called "Artists making Books. Pages of Refuge", which showcases an anthology of exceptional artworks from the 20th century until today. In this exhibition, artists explore the use of books as a creative medium. The exhibition features a diverse range of books in various forms, formats, and with verbal and visual elements. These artworks demonstrate artistic operations and material verifications centered around the book-form. The artists use books as carriers of ideas and experiences, reflecting the evolution of artistic languages and societal changes. The exhibition emphasizes the liberation and playfulness that comes with utilizing the page as a space, allowing artists to break free from the dominance of verbal language. This article traces the exhibition, highlighting the dialogue between the artists' thoughts and aesthetic elaborations on the medium, while also showcasing the similarities between the artistic poetics of different artists.

keywords | Artists; Books; Medium; Exhibition.

Per citare questo articolo / To cite this article: Asia Benedetti, Artists Making Books. Pages of Refuge. Lettura della mostra all’American Academy in Rome, “La Rivista di Engramma” n. 217, ottobre 2024,

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2024.217.0012