"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

220 | gennaio 2025

97888948401

Elemental Venice. Immagini, media, ambienti e derive

Editoriale di Engramma 220

a cura di Simona Arillotta e Camilla Pietrabissa

English abstract

Rio di Ca’ Foscari, 27 gennaio 2024. Foto: Simona Arillotta.

 

Il caìgo è la fitta nebbia che avvolge Venezia in autunno e durante l’inverno. Una nebbia densa, che conferisce spessore all’elemento invisibile per eccellenza: l’aria. Nell’immagine di copertina che apre il numero 220 di Engramma, il caìgo è l’oggetto che – letteralmente – invade la scena, e tuttavia non è il solo. Scattata su Rio de Ca’ Foscari, la foto mostra, infatti, l’altro elemento che maggiormente caratterizza Venezia, che la in-forma potremmo dire: l’acqua. Di foto come questa, a Venezia, è possibile scattarne molte – e, in questo senso, ogni giorno migliaia di turisti contribuiscono alla super-immaginazione della città stessa – ma ciò che tuttavia qui interessa è proprio il ruolo giocato dagli elementi. “Elemental Venice” è infatti il tentativo di provare a ri-pensare diversamente il rapporto tra i media e la città di Venezia: non si tratta più, o non esclusivamente almeno, di indagare le forme attraverso cui la laguna è stata rappresentata dal cinema e dalla fotografia, ma di provare a intercettare una corrispondenza con il territorio stesso, di riconoscere, insomma, una reciprocità tra media e ambiente. Ovvero, assumere la possibilità che ci sia una agentività degli elementi della laguna che agiscono come forme di mediazione, in grado di influenzare gli stessi processi compositivi, di in-formare, insomma, un preciso sguardo cine-fotografico.

Questa proposta ha la sua prima genesi nel convegno MEDIA/LAGUNA. Cinema, immagini, ambienti (Ca’ Tron, 12-13 giugno 2024), curato da Simona Arillotta, Mario Farina, Carmelo Marabello e Francesco Zucconi, che ha raccolto diversi studiosi chiamati a riflettere su Venezia assunta come luogo paradigmatico attraverso cui intrecciare la ricerca delle environmental humanities ai campi della cultura visuale, della teoria dei media e degli elemental media (v. la locandina del convegno). Gli autori di questo numero hanno raccolto la sfida lanciata durante le due giornate di studio di una riflessione che deve, oggi più che mai, indagare la capacità degli agenti atmosferici, della flora, della fauna, dell’acqua e dell’aria di farsi media elementali.

In quanto assemblaggio di elementi naturali e tecnologie che ne garantiscono la stabilità, negli ultimi anni Venezia ha assunto un ruolo fondamentale per gli studi sugli effetti dell’Antropocene; allo stesso tempo, la città si è sempre più configurata come un laboratorio di sperimentazioni per un “nuovo cinema laguna”, in cui gli elementi della natura eccedono le possibilità stesse del linguaggio cinematografico, e in cui il punto di vista umano non sembra più poter essere l’unico. A partire da questo complesso campo di tensione metodologica, nel continuo riverbero di temi e argomenti, nella riflessione tra paesaggio antropico e paesaggio naturale, nel gioco continuo degli elementi che attraversa per intero tutti i saggi qui raccolti, insomma, è emersa la necessità di provare a ribaltare l’assunto di partenza, ovvero che non sia più sufficiente interrogare il paesaggio lagunare solo nel suo ‘farsi immagine’, per considerare Venezia come luogo di dispiegamento di un sapere pratico, oggetto paradigmatico in grado di articolare e produrre teoria – e non viceversa.

I saggi riuniti in questo numero di “Engramma” si collocano a cavallo tra le discipline, in particolare gli studi sui media e la botanica, e a cavallo tra le arti, con casi di studio che confrontano film, fotografie, incisioni, video d’artista, ma anche erbari e piani urbanistici. Pur con evidenti sovrapposizioni metodologiche suggerite dalla nozione di media elementali – per il quale molti autori fanno riferimento al saggio di John Durham Peters, The Marvelous Clouds: Toward a Philosophy of Elemental Media (2015) – le diverse sezioni corrispondono a nuclei tematici differenti. In apertura, il saggio di Richard Grusin interroga la natura dell’infrastruttura arborea di Venezia: a partire dal suo precedente lavoro sulla mediazione radicale – concetto che attraversa la riflessione di molti dei lavori qui raccolti – il teorico dei media apre allo sviluppo di una prospettiva arborea (arboreal entanglements o arboreal mediation).

I saggi della sezione “Immagini” considerano la rappresentazione di Venezia in una prospettiva archeologica, attraverso dispositivi e motivi ricorrenti. Il riferimento alle vedute di Canaletto e alla carrellata del Canal Grande girata dal vaporetto da Alexandre Promio per i fratelli Lumière è presente in due saggi: quello di Marco Bertozzi, che riflette sui primi film ‘dal vero’ che risultano dalla convergenza di contingenze ambientali e narrazioni mitiche. Anche Camilla Pietrabissa, che mette a confronto i percorsi di navigazione proposti dalle incisioni di Canaletto e dall’ultimo film di Guy Debord, si confronta con una tradizione genealogica. Infine Filippo Perfetti esamina la sovrapproduzione di immagini di Venezia a partire dalla ricerca fotografica di Micheal Snow, artista interessato alla nozione di visibilità e cecità.

Nella sezione “Media” si confrontano tre fenomeni naturali che si fanno medium: la gibigiana, cioè l’effetto dato dalla riflessione dell’acqua sulle superfici di edifici e ponti, nel saggio di Francesco Zucconi; l’acqua granda, cioè il fenomeno eccezionale con cui la città si è dovuta confrontare sempre più di frequente (al di là dell’azionamento del MOSE), nel saggio di Simona Arillotta su un documentario di Ila Bêka e Louise Lemoine; e anche l’aria, cioè lo spazio apparentemente vuoto che la pandemia da Covid-19 ha mostrato in tutta la sua densità materica, nel saggio di Lydia Tuan su Molecole di Andrea Segre.

Gli “Ambienti” descritti nell’ultima sezione di saggi saturano lo spazio: il saggio teorico di Adriano D’Aloia presenta Venezia come luogo elettivo dell’immersività, a partire dal Settecento di Tiepolo fino alle esperienze di Virtual Reality; le divagazioni botaniche lagunari del naturalista Alessandro Marcello del Majno, riscoperte da Barbara Boifava, vengono messe in relazione alle dinamiche della trasformazione ambientale e dello studio del tessuto urbano da parte di architetti e pianificatori; Miriam de Rosa e Laura Cesaro, infine, illustrano il modo in cui le installazioni di Studio Azzurro valorizzano la percezione dell’ambiente lagunare coinvolgendo gli spettatori in un’esplorazione topologica.

Infine, la sezione “Derive” include due proposte di natura più sperimentale, che invitano a fare esperienza attraverso: i processi propri del cinema, la didattica, la ricerca sul campo e il recupero e salvataggio di pellicole. Il progetto di Nicoletta Traversa, con un testo introduttivo di Giuseppe Ferrari, illustra l’effetto dell’acqua granda sulla pellicola dei film e propone al fruitore di Engramma di esplorare questi nuovi frame, trasformati dagli elementi. In conclusione, una riflessione di Carmelo Marabello sul seminario condotto da Ila Bêka a Venezia interroga le pratiche cinematografiche e ambientali nell’era del MOSE.

 
English abstract

This issue explores the notion of elemental media in the Venetian context. Spanning from painting to cinema, and from photography to installations, the eleven contributions engage primarily with John Duram Peters’ notion of elemental media and with Richard Grusin’s theory of radical mediation. Together, these methodological perspectives foreground the possibility of a new framework to consider the interrelation between media and place, as well as between the material elements that constitute all media.

keywords | Venice; visual arts; cinema; elemental media; radical mediation.

Per citare questo articolo / To cite this article: S. Arillotta, C. Pietrabissa, Elemental Venice. Immagini, media, ambienti e derive. Editoriale di Engramma 220, “La Rivista di Engramma” n. 220, gennaio 2025.