"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

97 | marzo/aprile 2012

9788898260423

Rudolf Wittkower
Restoration of Italian Monuments
in "The Burlington Magazine", Vol. 91, No. 554 (May 1949), pp. 140-142
presentazione e traduzione a cura di Giulia Bordignon

Nel 1948 Rudolf Wittkower compie un viaggio nel Nord Italia in cui ha modo di visitare le città dove, dopo le devastazioni belliche, ancora fervono i lavori di ricostruzione delle lacerazioni causate dai bombardamenti alleati o dalle mine tedesche. Lo studioso, guidato dal Soprintendente di Venezia Ferdinando Forlati, può così apprezzare l’estensiva opera di restauro del patrimonio monumentale del Veneto, opera che proprio l’anno successivo sarebbe stata sistematicamente illustrata da una mostra, curata dallo stesso Forlati, organizzata presso la Basilica palladiana di Vicenza.
 
Nello stesso 1949, anno in cui dà alle stampe i Principi architettonici nell’età dell’umanesimo, Wittkower indirizza al Direttore del "Burlington Magazine" Benedict Nicholson una breve lettera – che qui proponiamo per la prima volta in traduzione italiana disponibile on line – in cui il viaggio italiano è rievocato in uno specifico episodio, al fine di dare, secondo le parole stesse dello studioso, "adeguata pubblicità" all'opera di ricostruzione in Italia.
 
Il "Burlington Magazine" è in effetti una delle riviste scientifiche di lingua anglosassone che, insieme allo statunitense "College Art Journal", con maggior attenzione guarda e dà voce alle problematiche dei restauri post bellici in Italia, a partire da un precocissimo articolo redazionale relativo alle condizioni dei dipinti nella penisola nell’ottobre del 1944 (tema poi ripreso dalla rivista in altri due articoli dell'aprile e dell'agosto del 1945).
 
La lettera di Wittkower si inserisce dunque in una serie di contributi pubblicati dal "Burlington Magazine" relativi a specifici casi di ricostruzione, come la Chiesa degli Eremitani di Padova (John Guthrie, in BM, maggio 1946) e i restauri di Vicenza (Vittorio De Angelis d'Ossat, in BM, maggio 1948).
 
Il case-study illustrato da Wittkower nel breve testo che segue è invece quello del Palazzo dei Trecento di Treviso, pesantemente danneggiato dagli Alleati nel 1944, in cui l’opera di restauro, sotto la direzione di Forlati, porta a compimento una tecnica innovativa di anastilosi delle murature colpite dai bombardamenti, già sperimentalmente applicata in precedenza dallo stesso Soprintendente anche alla chiesa patavina.

Dal rapido 'schizzo' tracciato da Wittkower in questa lettera, risulta così rafforzata quell'immagine del "giudizioso esercizio dell'iniziativa locale, reso possibile dal rilassarsi dell'iper-centralizzata amministrazione delle Belle Arti, in forza in Italia prima della guerra" (BM, editoriale del numero di marzo 1947) che la rivista intende portare all'attenzione della comunità scientifica internazionale.

Rudolf Wittkower
Restauro di monumenti italiani
[testo originale Restoration of Italian Monuments]

Stimato Direttore, l'opera di restauro dei monumenti e delle opere d'arte italiani che hanno subito pesanti danni per l'occupazione tedesca oppure per i bombardamenti alleati non è stata ancora adeguatamente pubblicizzata. In molti casi sono stati sviluppati nuovi metodi, mediante i quali sono stati effettuati restauri straordinariamente rapidi e di grande successo.

Durante il mio viaggio attraverso il Nord Italia l'estate scorsa, ho avuto la fortuna di essere coinvolto in un giro di ispezione dal Commendatore Forlati, Sopraintendente delle Belle Arti della Provincia di Venezia, che insieme ai suoi collaboratori mi ha prontamente spiegato la complessità dei problemi incontrati e i metodi con cui essi li hanno affrontati.
Si potrebbero citare innumerevoli esempi – i compiti a cui far fronte erano tutti ugualmente difficili, e tutti sono stati affrontati con analogo successo, anche in altre province – ma il Palazzo dei Trecento a Treviso merita forse una menzione particolare. Questo importante palazzo medievale, situato nel centro di Treviso, ha subìto danni particolarmente pesanti per il bombardamento alleato del 7 aprile 1944. Alcune misure sono state prese immediatamente: ogni frammento, anche il più minuto, è stato pazientemente e scrupolosamente raccolto e suddiviso in diversi mucchi. Questi ultimi sono stati raggruppati sistematicamente in base al materiale (legno, pietra, terracotta, ecc.), e in base alla loro natura architettonica: decorazioni, frammenti di colonne, e così via.
Palazzo dei Trecento, Treviso, dopo il bombardamento del 7 aprile 1944
Le parti dell'edificio ancora in piedi sono state protette contro le intemperie o contro eventuali danni da parte della popolazione, e utilizzando le pietre originali si è dato subito inizio all'erezione di una metà della sala. Ciò ha offerto l'opportunità di inserire nelle trifore i vecchi capitelli che erano stati collocati al Museo, e che erano stati sostituiti da nuovi capitelli durante i restauri del 1878 e 1901.
Il problema principale, tuttavia, è stato la salvaguardia dei muri ancora coperti da affreschi. Queste murature erano così fuori squadro, che le autorità tedesche avevano dato ordine che fossero abbattute, ed è stato solo mediante abili stratagemmi che tali ordini sono stati elusi e sono stati invece ottenuti i materiali necessari per la loro protezione.
Nell'estate del 1948 sono state avviate le complesse operazioni di raddrizzamento di queste murature. Si potrebbe fare riferimento, in parte, all'esperienza acquisita nel raddrizzamento e rafforzamento di pareti indebolite, per esempio al castello di Gorizia o al Palazzo e alla Torre degli Anziani a Padova. Nel caso del Palazzo dei Trecento, tuttavia, la struttura risultava praticamente squarciata da cima a fondo, dal momento che la parete era lacerata in due parti: una prima parte tra la vecchia porta d'ingresso e l'inizio delle trifore di destra, e una seconda parte tra le trifore e l'angolo dell'edificio.
La prima parte era lunga poco più di 10 metri e alta circa 12 metri, e il peso stimato pari a circa 24 tonnellate. Essa risultava sbandata tra i 7 e i 12 metri. La seconda parte – lunga oltre 16 metri, di un peso stimato di più di 36 tonnellate – risultava sbandata tra 5 e 7 metri. La prima parte è stata raddrizzata per prima, e un mese dopo anche il lavoro sulla seconda parte era concluso.
Alzato del Palazzo dei Trecento, Treviso: danni subiti durante il bombardamento
Prima la muratura è stata trattata con iniezioni cementizie e completamente consolidata. Poi nella parte superiore del muro è stata piantata la cima di diversi tondini di ferro – ciascuno interrotto al centro da un meccanismo a vite – mentre l'atra estremità è stata saldamente fissata al pavimento. Stringendo le viti, il conseguente accorciamento dei tondini ha tirato la parete verso l'interno. Adesso tutto ciò che risulta visibile sono soltanto due lastre di marmo, che registrano ora per ora la stupefacente impresa di spostare circa 340 metri quadrati di muratura nel giro di due giorni.
In questa relazione, limitata ai dati di fatto, ho deliberatamente evitato di menzionare l'abilità, l'entusiasmo e la devozione che tutti, dal Sopraintendente all'operaio, apportano al lavoro, e mi sembra ammirevole che la popolazione, ancora priva di molte strutture necessarie, appoggi la politica di dare la priorità al restauro del patrimonio monumentale nazionale.

Rudolf Wittkower
Restoration of Italian Monuments

Sir, Sufficient publicity has not been given to the restoration of those Italian monuments and works of art which suffered heavy damage from either the German occupation or allied bombing. In many cases new methods were evolved by which amazingly speedy and highly successful restorations have been carried out.

While travelling through Northern Italy last summer I had the good fortune of being taken on a tour of inspection by Commendatore Forlati, Sopraintendente delle Belle Arti of the Province of Venice, and he and his collaborators most readily explained to me the complex problems encountered and their methods of dealing with them.

Innumerable examples might be quoted – the tasks in hand were equally difficult and tackled with equal success in other provinces – but the Palazzo dei Trecento at Treviso has perhaps a claim to special notice. This important medieval palace, situated in the centre of Treviso, suffered particularly heavy damage from the allied bombardment on April 7, 194.4. Certain measures were taken immediately: all fragments, even the smallest, were patiently and conscientiously collected and divided into several heaps. These were grouped systematically according to material (wood, stone, terracotta, etc.), and to their architectural nature: decorations, bits of columns, and so forth.

Parts still standing were protected against the weather or damage by the population, and, using the original stones, the erection of one half of the hall was begun straight away. This offered an opportunity to incorporate into the triforiums the old capitals which had been taken to the Museum and replaced by new ones during the restorations of 1878 and 1901.

The main problem, however, was the preservation of those walls which were still covered by fresco paintings. These walls were so badly out of true, that the German authorities had given orders for them to be pulled down, and it was only by skilful stratagems that these orders were circumvented and the necessary materials obtained for their protection.

In the summer of 1948 the complicated operations for the straightening of these walls were begun. To a certain degree one could fall back on experience gained in straightening and strengthening weakened walls, for instance at the castle at Gorizia or the Palazzo and Torre degli Anziani at Padua. In the case of the Palazzo dei Trecento, however, the structure was practically split from top to bottom, the wall being rent into one part between the old entrance door and the beginning of the right-hand triforiums, and a second part between the triforiums and the corner of the building.

The first part was just over 11 yards long, ca. 13 yards high, and the weight was estimated at about 24 tons. It was between 20 and 34 feet out of true. The second part – over 18 yards long, of an estimated weight of more than 36 tons – was between 14 and 20 feet out of true. Part one was straightened first and a month later part two was finished.

First the brickwork was treated with injections of concrete and rendered completely rigid. Then the top ends of several long iron rods – each one broken in the middle by a bottle screw arrangement – were pushed through the upper parts of the wall and the base ends fixed firmly in the floor. When the screws were turned the consequent shortening of the rods pulled the wall inwards. All one can see now are two marble slabs, recording hour by hour the amazing feat of moving ca. 375 square yards of brickwork in the course of two days.

In this factual report I have intentionally avoided mentioning the ingenuity, enthusiasm and devotion which everybody from the Sopraintendente to the manual labourer brings to the work, and it seems to me admirable that the general public, still deprived of many necessary amenities, supports the policy of giving preference to the restoration of the national inheritance.