Mese di Dicembre - Capricorno
a cura di Marco Bertozzi, Maurizio Bonora
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Il trionfo di Vesta con il corrispondente Capricorno risaltano sul lato sinistro della parete ovest: si è notevolmente facilitati, per questa zona dei dipinti, dal prezioso lavoro di rilevamento condotto dal Mazzolani dal cui raffronto emerge purtroppo con tutta la sua drammatica evidenza l'ulteriore grave degrado che i dipinti della fascia mediana hanno subito da quando il pittore dell'Ottocento ha condotto il proprio lavoro ad oggi. Dalla rapidità di questa trasformazione, imputabile ad un progressivo distacco della pellicola pittorica, ci sembra di cogliere un segno evidente che non si tratti di affresco. Il primo decano corrisponde alle descrizioni delle fonti sia di Albumasar che di Picatrix: un uomo scuro con bastone e uccello. La sagoma disegnata nella copia del Mazzolani ci restituisce una figura frontale atteggiata in posizione armoniosa, non priva di una certa eleganza che certamente ritroviamo come caratteristica stilistica nella zona del trionfo di Vesta nella parte superiore: il che ci indurrebbe a pensare che si tratti dello stesso pittore. Per quanto concerne il comparto centrale i frammenti concorrono più numerosi al rifacimento e tutti gli elementi dipinti sono testimoniati. La figura del Capricorno, evidente commistione di un unicorno con un pesce, posizionata al centro sopra il disco solare orientato da destra verso sinistra, è sovrastato da due donne che si abbracciano.
Essendo il mese più conservato della triade appartenente alla parete ovest si può constatare la lavorazione a stucco delle stelle oltre ad una visibile variazione nel corredo stellare. Infatti viene introdotta, solo in questo mese di Dicembre, una stella di dimensioni triplicate rispetto a tutte le altre: un diametro di circa undici centimetri rispetto alla misura costante di circa quattro centimetri. Questa soluzione apparirebbe incomprensibile sotto il profilo meramente stilistico per cui si renderebbe necessario ricercarne le cause in un'impostazione astrologica generale che ha guidato le figurazioni di Schifanoia. Concorda con Albumasar anche il secondo decano con la figura delle due donne che si abbracciano. Anche in questo caso il segno del Capricorno rivela un'importante variante compositiva nella disposizione della figura del decano, non nel consueto collocamento sopra il segno, bensì parzialmente coperto dal medesimo, in secondo piano. Non possiamo sapere se tale situazione potesse essere stata adottata anche nelle composizioni del Sagittario o dello Scorpione come criterio caratteristico di questo pittore, ma comunque, se anche fosse stato applicato solamente alla figura del Capricorno, il fatto sarebbe una testimonianza sufficientemente significativa della reciproca autonomia interpretativa delle botteghe concorrenti alla realizzazione del ciclo.
Il terzo decano, quasi del tutto scomparso dalla parete come il primo, è stato da me ricostruito utilizzando principalmente il disegno del Mazzolani. Per il completamento e i dettagli mi sono servito invece delle varie tradizioni che dalla loro complessiva collocazione facevano emergere una combinazione di dati che conducevano ad una soluzione molto coerente. Albumasar racconta di una donna dall'aspetto molto tranquillo con belle mani ornate di monili, mentre Picatrix traccia una figura maschile dal libro aperto in mano e ai piedi la coda di un pesce. Agrippa ci parla di una donna, e di una donna pure tramanda Giordano Bruno , di bianco vestita, che calpesta con i piedi una piccola volpe e che legge un libro. Quest'ultima elaborazione del decano poteva riassumere in modo soddisfacente tutti gli elementi precedenti che in progressiva metamorfosi giungevano a trovare una tale credibile sistemazione anche per Schifanoia. Anche in questa immagine possiamo scoprire una stretta relazione con il dipinto superiore. L'ampio svolazzo della veste infatti dimostra una visione dinamica e una capacità di muovere elegantemente le figure quale espressione alta della scuola ferrarese. E all'esigenza di un bilanciamento compositivo risponde l'inserimento della piccola volpe di bruniana tradizione. (Maurizio Bonora)
Fascia superiore
Tutela di Vesta, secondo la sequenza delle divinità olimpiche, attestata da Manilio (Manilio, Astr.). Nel frammento della fascia superiore di questo mese, è visibile un'immagine della dea del focolare, con la testa in fiamme e con in braccio un bambino (il piccolo Zeus). Ai lati del carro di trionfo, restano tracce visibili di gruppi di vergini, figlie della dea.
L'attributo della testa in fiamme corrisponde ad un brano di Boccaccio: "Dicono che la sua immagine non fu mai vista; e lo dicono perché è sconosciuta; se infatti vedessimo la fiamma, che immagine diremmo essa abbia?" (Gen. de., VIII, 3; tr. Zaccaria 1998, p. 827). Il luogo di Boccaccio dipende da Ovidio: "Né altro intendi per Vesta che la fiamma viva" (Fasti, VI, 291).
Oltre alla testa in fiamme, Boccaccio ricorda ancora che Vesta, nutrice di Giove, era considerata vergine e che i Romani la onoravano e facevano custodire dalle vergini, nel suo tempio, un fuoco perpetuo. I particolari illustrati nella fascia superiore di questo scomparto, come il piccolo Zeus in braccio a Vesta e la medesima dea circondata da uno stuolo di vergini, attestano che la fonte (come in casi precedenti) risale alle Genealogie di Boccaccio (VIII, 3).
Fascia mediana – I tre decani accompagnati dal segno zodiacale del Capricorno
Primo decano (Capricorno I)
La copia di Edmondo Fontana del disegno di Giuseppe Mazzolani (fine XIX secolo), relativa al mese di dicembre con il segno del Capricorno, ci offre soltanto un vago abbozzo delle figure dei decani (cfr. Bertozzi 1999, fig. 40, p. 125).
Il primo decano, secondo questo disegno, sembra corrispondere ad una figura che tiene un lungo bastone. Nel trattato di Albumasar è descritto un uomo di pelle scura, che tiene un pungolo per il bestiame o che si dedica alla pesca. Picatrix (II, 11) riporta la descrizione di un uomo che tiene nella destra una rondine e nella sinistra una upupa. Non sembra possibile proporre identificazioni.
Secondo decano (Capricorno II)
Il secondo decano del Capricorno, secondo la copia del disegno di Mazzolani e i frammenti ancora visibili, mostra due donne in piedi, strette in un abbraccio. Alcuni testi abbreviati del trattato di Albumasar registrano, in questo decano, la presenza di due donne. Anche in questo caso, è impossibile procedere a identificazioni attendibili.
Terzo decano (Capricorno III)
L’immagine di questa figura doveva essere talmente cancellata, da non consentire al disegnatore (copia di Edmondo Fontana del disegno di Giuseppe Mazzolani) una riproduzione comprensibile. (Marco Bertozzi)
Fonti testuali e contestuali sui decani del capricorno
I decano
Albumasar: "Un uomo scuro con bastone e con pesce o uccello".
Astrolabium Planum (1488): "Prima facies. Giove. Previsione, gaudio, guadagno e perdita, debolezza e viltà".
Enrico Cornelio Agrippa, De Occulta Philosophia (1533): "Prima facies. Ascendono le immagini di una donna e di un uomo scuro provvisto di borse piene di denaro e indicano la tendenza alla dissipazione delle ricchezze e ai piaceri, i guadagni e fiacchezza e abiettezza nell'assoggettarsi alle sconfitte".
Giordano Bruno, Imagines facierum (1582): "Prima facies. Ascende la figura di un uomo in veste di mercante dall'aspetto ignobile, disonesto e triste o accigliato, seguita da una donna giovane che salta e applaude con le mani. Rappresenta la dissipazione per il lusso e l'agiatezza".
II decano
Albumasar: "Due donne che si abbracciano".
Astrolabium Planum (1488): "Seconda facies, Marte. È la richiesta di cose inconoscibili e il perseguimento di cose irraggiungibili".
Enrico Cornelio Agrippa, De Occulta Philosophia (1533): "Seconda facies. Ascendono due donne e un uomo nell'atto di contemplare il volo di un uccello. Significano curiosità insane che non è permesso esprimere e ricerche interdette".
Giordano Bruno, Imagines facierum (1582): "Seconda facies. Contempliamo un uomo che scaglia un dardo contro una colomba che vola e due donne che sono abbracciate ad un uomo. La seconda immagine aspira a cose impossibili".
III decano
Albumasar: "Donna dall'aspetto tranquillo con belle mani ornate di monili".
Astrolabium Planum (1488): "Terza facies, Sole. Caratteristiche del terzo aspetto, di cui è signore il Sole, sono la cupidigia, il controllo meschino delle proprie ricchezze, l'incapacità di bastare a se stesso e la diffidenza".
Enrico Cornelio Agrippa, De Occulta Philosophia (1533): "Terza facies. Ascendono una donna pura nel corpo e avveduta nelle azioni e un cambiavalute che accumula denaro su di una tavola. Simboleggiano un"accorta amministrazione, bramosia di ricchezze e taccagneria".
Giordano Bruno, Imagines facierum (1582): "Terza facies. Ascende una donna di bianco vestita che calpesta con i piedi una piccola volpe e che legge un libro. Figura l'aspirazione all'arricchimento; e pur sapendo opta per un atteggiamento insensato". (Maurizio Bonora)