"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

160 | novembre 2018

9788894840551

Pellegrino Prisciani umanista e officiale della corte estense

La sua riscoperta nel cinquecentenario della morte (1518-2018)

Riccardo Pallotti

English abstract

1 | Proemio alle Historiae Ferrariae. Pellegrino Prisciani dona un volume dell’opera al duca di Ferrara Ercole I d’Este. (Prisciani Historiae, I, ms. 129, Incipit).

2 | Decapitazione del re Corradino di Svevia e di nobili ghibellini per volere di re Carlo d’Angiò. Napoli, 29 ottobre 1268. (Prisciani Historiae, VII, ms. 131, 85r.).

3 | Strage ordinata da Ezzelino III da Romano (1194-1259) in Verona, nell’estate 1256. (Prisciani Historiae, VII ms. 131, c. 63v).

4 | Impiccagione di cittadini padovani in Verona da parte di Ezzelino III da Romano (1256). (Prisciani Historiae, VIII, ms. 131, c. 65v).

5 | Prisciani Historiae, VII, ms. 131, c. 19v.

6 | Pellegrino Prisciani raffigurato nel suo studio, con i suoi strumenti professionali, nel proemio alle Historiae. (Prisciani Historiae, I, ms. 129, c. 2v)

Gli splendori e i fasti della corte estense, fulcro del Rinascimento nell'Italia padana, hanno da sempre affascinato generazioni di studiosi, che hanno dedicato importanti lavori alle grandi figure di artisti e letterati che diedero lustro alla Casa d'Este tra Quattrocento e Cinquecento. Tra i grandi intellettuali attivi nella Ferrara rinascimentale va indubbiamente annoverato Pellegrino Prisciani (ca. 1435-1518), umanista di corte la cui opera, tuttavia, è rimasta per lungo tempo di fatto sconosciuta nel panorama accademico. Solo in anni recenti è iniziata una riscoperta di questo autore, che nella sua lunga carriera al servizio degli Estensi si distinse come storiografo, diplomatico, giurista e funzionario di corte ma anche come letterato, cartografo, astronomo e astrologo.

Si collocano nell’ambito di questa riscoperta dell’opera priscianea gli eventi organizzati in occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte dell’umanista (1518-2018). Ad aprire il ciclo di eventi è stato il convegno “La città come spettacolo. Pellegrino Prisciani, filosofo delle arti, e Biagio Rossetti, architetto, nella Ferrara degli Estensi” (Ferrara, 11-13 ottobre 2018), organizzato dall'Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara. Le celebrazioni sono poi culminate nell’evento “Tra la corte e il mondo”. Il metodo enciclopedico di Pellegrino Prisciani, umanista e officiale estense, che ha visto la realizzazione congiunta di una mostra documentaria, inaugurata lo scorso 26 ottobre presso l’Archivio di Stato di Modena (ASMo), custode dei manoscritti priscianei, e di due convegni di studi, tenutisi rispettivamente a Modena e all'Ateneo di Bologna nelle giornate del 27 ottobre e 8 novembre 2018. Per la giornata bolognese si è scelto il titolo “Pellegrino Prisciani e la cultura dell’Umanesimo in Emilia”.

L’evento “Tra la corte e il mondo” è stato curato da Patrizia Cremonini, direttrice dell’Archivio di Stato di Modena, e da Loredana Chines e Paola Vecchi, note italianiste dell’Università di Bologna. La mostra e i due successivi convegni sono stati quindi organizzati dall'Archivio di Stato di Modena, dal Centro Studi ARCE (Archivio ricerche carteggi estensi) e dal Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna (in collaborazione con altre istituzioni), con l’importante sostegno del Comune di Modena, allo scopo di recuperare la memoria storica dell'umanista ferrarese e di valorizzarne l'opera, riportandola al centro del dibattito storiografico dopo secoli di oblio.

L’esposizione dei manoscritti autografi del Prisciani conservati all’Archivio di Stato di Modena illustra la vasta cultura poliedrica e l’umanesimo enciclopedico dell’intellettuale ferrarese, il quale elaborò contenuti spesso innovativi nelle discipline più diverse, dalla storia e dal diritto alle arti figurative, in linea con la tradizione erudita del tempo. Il Prisciani fu attivo alla corte estense nella seconda metà del Quattrocento e nel primo Cinquecento, servendo Borso d’Este, primo duca (Chiappini 2001, Folin  2004), Ercole I, col quale collaborò strettamente per oltre un trentennio, e infine Alfonso I e Lucrezia Borgia.

La mostra organizzata presso l’Archivio di Stato di Modena documenta le molteplici attività che Pellegrino Prisciani svolse al servizio dei signori d’Este, a cominciare da quella di ambasciatore a Venezia, ove entrò in contatto con i maggiori umanisti della Serenissima, e di podestà nel Polesine e in altri domini estensi (Donattini 2016, 85; Danesi 2001-2002). Il suo ruolo politico, diplomatico e militare trova ampia traccia nelle carte dell’Archivio Estense esposte alla mostra, in primis in una lettera autografa di Ludovico il Moro in cui si fa riferimento esplicito al Prisciani quale diplomatico estense; di grande interesse è poi una lettera dello stesso Pellegrino Prisciani al duca Ercole I, in cui l’umanista, nominato podestà di Lendinara, ove erano ubicate le sue terre, le “Prisciane”, lamenta tutte le difficoltà materiali legate all’approvvigionamento e alla sistemazione delle truppe in una comunità posta sul confine con Venezia, nell’ambito della Guerra di Ferrara tra gli Estensi e la Serenissima (1482-1484). Le “Prisciane”, proprietà fondiarie presso Lendinara, erano state donate alla famiglia dell’umanista dal duca Borso d’Este; in coincidenza con la concessione di tali proprietà, Pellegrino Prisciani incominciò talora a utilizzare nella propria corrispondenza, oltre al tradizionale stemma familiare con giglio nero su sfondo dorato, anche un sigillo inquartato con un biscione, insegna araldica tipicamente associata ai Visconti e agli Sforza. Nuovi spunti e riflessioni di natura araldica e genealogica sulla famiglia Prisciani (originaria probabilmente del mondo germanico, giunta a Ferrara forse da Bergamo) sono emersi nell’ambito della mostra modenese e dei successivi convegni, grazie soprattutto alle indagini condotte da Miles Nerini.

La Guerra di Ferrara si concluse con la pace di Bagnolo (1484), che sancì il dominio veneziano su gran parte del Polesine di Rovigo. L’anno successivo Pellegrino Prisciani fu inviato in missione a Venezia, e la necessità di far valere i diritti di Casa d’Este su Ferrara e sul Polesine, tutelando al contempo le proprietà immobiliari di famiglia poste in Lendinara, portarono l’umanista a produrre una vasta collazione di fonti documentarie, favorita dal suo ruolo di archivista ducale e dal suo accesso diretto alla antiche carte attestanti diritti patrimoniali e giurisdizionali. Iniziò così la redazione delle Historiae Ferrariae (o Annales Ferrarienses), la più nota opera storiografica del Prisciani, tuttora inedita, alla quale viene dato ampio risalto nell’ambito della mostra promossa dall’Archivio di Stato di Modena, ove sono conservati i libri delle Historiae (Prisciani Historiae).

Preparatori alle Historiae sono i volumi dei Collectanea (Prisciani Collectanea), un’ampia raccolta umanistica di Antiquitates, in prevalenza fonti documentarie (atti notarili, bolle papali, diplomi imperiali, talora in originale) reperite presso l’archivio ducale e fonti letterarie, autografe o trascritte da mani diverse. Il terzo libro dei Collectanea contiene un manoscritto autografo dell’Epithalamium Peregrini Prisciani in Alphonsum Atestinum et Lucretiam Borgiam matrimonio recenter coniunctos, un’orazione latina che l’umanista compose per celebrare le nozze tra Alfonso d’Este, erede del Ducato, e Lucrezia Borgia (Pandolfi 2004). Prisciani declamò l’orazione il 2 febbraio 1502, in occasione dell’ingresso solenne di Lucrezia in Ferrara. Estratti di tale orazione sono esposti alla stessa mostra.

I 3 volumi dei Collectanea rappresentano quindi uno ‘zibaldone’, una vasta ed eterogenea miscellanea che prepara e introduce le Historiae Ferrariae, opera nella quale la cultura umanistica ed enciclopedica del Prisciani conobbe la sua massima espressione. Le Historiae sono una grande raccolta di testi e illustrazioni compilata nell’ultimo decennio del Quattrocento. Nella preparazione dell’opera, l’umanista utilizzò sia fonti documentarie (atti notarili, privilegi, investiture) ed epigrafiche che narrative, ricorrendo poi anche alla storiografia classica, a testi letterari, a fonti ebraiche, anteposte persino agli autori greci e latini, e agli storici del suo tempo. Le Historiae in origine erano costituite probabilmente da 10 libri, dei quali soltanto 6 ci sono pervenuti; 5 di essi, in originale, sono conservati presso l’Archivio di Stato di Modena. Tale opera fu il risultato di anni di ricerche negli archivi ducali finalizzate a realizzare una poderosa raccolta di fonti attestanti, sul piano giuridico, i diritti giurisdizionali di Casa d’Este sul Ferrarese [Fig. 1].

La necessità di ricercare gli atti giuridicamente fondanti la legittimità del potere estense scaturì dalle vicende della cosiddetta guerra di Ferrara (1482-1484), che videro il Polesine di Rovigo occupato dalla Serenissima, come già sottolineato. Le Historiae Ferrariae rappresentano quindi una grande opera storica in cui il funzionario di corte trascrisse gli atti giuridicamente comprovanti la legittima sovranità del principe. Sotto tale profilo vediamo quindi il Prisciani operare nella molteplice veste di storico, archivista, giurista e diplomatico al servizio della Casa ducale d’Este. Il Prisciani fu in tal senso un precursore di Lodovico Antonio Muratori, che duecento anni dopo ricevette dal duca Rinaldo I d’Este un incarico analogo nell’ambito del bellum diplomaticum con la Santa Sede per il possesso di Comacchio (1708). Il Muratori peraltro attinse dalle Historiae priscianee per la stesura delle sue opere più note.

Storico, quindi, ma anche giurista ed esperto di ars notariae, in diretta connessione con la sua carica funzionariale, Pellegrino Prisciani riordinò e incrementò i corpora documentali estensi, in cui erano conservate le antiche carte attestanti i diritti giurisdizionali e patrimoniali di Casa d’Este; il riferimento è al grande lavoro di aggiornamento e arricchimento della serie documentale dei Catastri delle investiture o Pandette estensi, un’ampia raccolta di fonti documentarie e normative su cui si basava la legittimità del potere ducale estense (Cremonini 2013). L’implementazione di tale documentazione è attestata dal primo inventario dell’archivio ducale estense, che egli, con moderni criteri archivistici, redasse nel 1488. Nello stesso anno fu nominato dal duca Ercole I Conservator jurium ducalis Camerae et Communis Ferrariae e, in quanto conservatore delle carte ducali e giurisperito di corte, l’erudito assunse anche poteri di intervento nei confronti dei feudatari estensi inadempienti ai loro obblighi verso la Camera ducale. A tal fine egli fu inviato in missione in varie terre degli Stati Estensi, come attestano anche le lettere esposte alla mostra (ASMo, Letterati 56).

Le finalità giuridiche della raccolta di fonti posta alla base delle Historiae si accompagnano all’intento celebrativo di Casa d’Este. L’elogio degli Este avviene attraverso il racconto storico delle vicende del casato e mediante la ricostruzione delle genealogie estensi, integrate dalla rappresentazione di alberi genealogici e medaglioni raffiguranti i principali esponenti della famiglia. Il Prisciani, nel suo racconto storico, riporta numerosi passi di cronache di autori medievali (Riccobaldo da Ferrara, Niccolò da Ferrara, Patrizio Ravennate, Rolandino da Padova, il modenese Bonifacio Morani, Galavano Fiamma ed altri). La narrazione delle gesta dei principi estensi si intreccia al racconto di vicende di più ampio respiro, che interessarono l’intera Penisola italica; il Prisciani si sofferma in particolare sulla storia estense e italiana del Duecento e del Trecento, l’età di Dante (che egli non manca di citare). Trovano quindi ampio spazio nella narrazione le sanguinose vicende di Ezzelino da Romano e Federico II, le cruente lotte tra città guelfe e ghibelline, e quindi tra Svevi e Angioini; l’autore richiama quindi l’ascesa della signoria estense fra Due e Trecento, il periodo avignonese e l’occupazione pontificia di Ferrara (conclusasi con la celebre cacciata dei catalani), le discordie familiari fino alla concessione del vicariato apostolico su Ferrara e il consolidamento della signoria con Niccolò III. Va sottolineato come tali storie non vengano semplicemente descritte in forma testuale; al testo infatti si accompagna l’immagine, in quella che è una delle caratteristiche principali dell’opera del Prisciani. Il disegno si ricollega direttamente al testo, integrando il racconto e conferendo all’opera un forte impatto narrativo. I disegni delle Historiae Ferrariae, oggetto degli studi recenti di Sonia Cavicchioli, sono stati esposti nell’ambito della mostra modenese, che ad essi ha dedicato ampio rilievo. L’identificazione dei soggetti delle illustrazioni è stata eseguita mediante un confronto con il testo latino grazie soprattutto al lavoro congiunto degli archivisti modenesi Riccardo Pallotti, Miles Nerini ed Alberto Palladini, del gruppo di lavoro di Loredana Chines e di Lucia Campogrande [Figg. 2-4].

Dalle Historiae del Prisciani, come già dalla Polyhistoria di Niccolò da Ferrara, emergono i legami tra la Casa d’Este e la corte ungherese degli Árpád, e quindi tra Ferrara e la dinastia degli Angiò, la quale, legata strettamente al Papato avignonese e al guelfismo, nel Trecento regnava sia su Napoli che sulla stessa Ungheria (Pallotti 2013). Si segnalano, a questo proposito, le ricerche di Patrizia Cremonini e György Domokos, direttore del progetto “Vestigia” (OTKA 81430), relativo allo studio delle fonti sul Regno di Ungheria conservate all’Archivio di Stato di Modena; tale progetto è nato grazie agli accordi tra questo Istituto, il Dipartimento di Italianistica e l’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest [Fig. 5: l’illustrazione raffigura con ogni probabilità la partenza dall’Oriente di Alice di Chatillon, principessa di Antiochia e sposa di Azzo VI d’Este. La principessa può essere identificata con la figura femminile posta simbolicamente al centro del disegno, su una nave crociata che pare fare rotta verso Occidente. Tale identificazione è suggerita dal confronto con i testi riportati accanto all’immagine; essi riguardano, infatti, la storia del principato crociato di Antiochia e i rapporti tra papa Innocenzo III, il Regno di Ungheria e la stessa Alice, con riferimenti a Venezia, all’Impero bizantino e alla minaccia del Saladino].

Dagli studi presentati nell’ambito dell’evento “Tra la corte e il mondo” nonché dal convegno ferrarese sono emersi significativi elementi innovativi e aspetti inediti. Di grande interesse è la scoperta, da parte di Patrizia Cremonini, di un ritratto del Prisciani raffigurato nel suo studio nel proemio delle Historiae, un disegno poi indagato dagli studi multispettrali di Andrea Rossi [Fig. 6].

Oltre alle ricerche condotte sulla scrittura del Prisciani da parte della paleografa Maddalena Modesti, di cui va ricordato l’importante contributo alla realizzazione della mostra e dei convegni, vanno poi sottolineate le interessanti scoperte di altri manoscritti autografi da parte della studiosa Anna Rosa Venturi. Importanti spunti sulle opere storiografiche del Prisciani sono giunti anche dall’archivista Lorenza Iannacci, coinvolta nella realizzazione degli eventi “Tra la corte e il mondo”.

Le celebrazioni per il cinquecentenario, inoltre, hanno messo in luce aspetti innovativi anche in relazione agli studi del Prisciani nel campo dell’astronomia e dell’astrologia, cui dedicò il trattato astronomico Orthopasca. A questo proposito le studiose Manuela Incerti e Paola Foschi hanno ipotizzato che i calcoli sul sorgere del sole presenti in un volumetto ricucito all’interno del primo libro delle Historiae possano riguardare il progetto di un orologio solare.

Altri aspetti innovati sono emersi in relazione all’attività di geografo e cartografo che l’umanista ferrarese intraprese proficuamente. In tale veste il Prisciani realizzò una mappa della città di Ferrara, con la celebre Addizione Erculea, e una riproduzione parziale di un’antica mappa non meglio identificata, comunque simile alla cosiddetta Tabula Peutingeriana conservata a Vienna. Di tale mappa l’umanista riprodusse la parte raffigurante la pianura padana centro-orientale, e quindi il Ferrarese. Le ricerche di Annalisa Sabattini, illustrate nell’ambito dell’evento “Tra la corte e il mondo”, hanno messo in luce come la riproduzione del Prisciani sarebbe in realtà frutto di uno spolvero che egli stesso avrebbe eseguito su un’antica mappa, conservata ai suoi giorni presso la curia vescovile di Padova. Il Prisciani stesso dichiara di averla vista esposta nell’anticamera del vescovo patavino Giacomo Zeno, una mappa donata dal papa agli ambasciatori della Serenissima durante il Concilio di Basilea. Il ferrarese era probabilmente in compagnia del veneziano Pietro Ciera. Tale episodio si inserisce nel contesto dei solidi rapporti culturali che l’erudito di Casa d’Este intrecciò nel tempo con i maggiori umanisti e diplomatici della Serenissima.

Al centro dell’interesse è anche il trattato in volgare Spectacula, che ben illustra le qualità del Prisciani nella veste di architetto teatrale, negli anni della riscoperta a Ferrara del teatro classico favorita dal duca Ercole I. Gli interessi del Prisciani per l’architettura richiamano subito alla mente il suo rapporto con il celebre Biagio Rossetti, cui è attribuita l’Addizione Erculea; sotto tale profilo, contenuti innovativi, riferiti anche alla stessa opera del Rossetti, sono emersi, in particolare, dal convegno ferrarese. A tale riguardo, documenti inediti relativi allo stretto rapporto professionale tra Prisciani e Rossetti sono stati scoperti da Andrea Marchesi.

Infine, le indagini condotte sui testi latini e volgari dell’autore hanno rilevato peculiarità di scrittura, lingua e stile, come evidenziato dagli studi di Loredana Chines e di altri italianisti.

Va poi ricordato lo straordinario annullo filatelico speciale in onore di Pellegrino Prisciani offerto da Poste Italiane e dal Circolo Filatelico Culturale “Alessandro Tassoni” di Modena. Le celebrazioni per il cinquecentenario dell’umanista di Casa d’Este hanno rappresentato la migliore occasione per valorizzare la preziosissima collezione filatelica austro-estense conservata all’Archivio di Stato di Modena. Fu il duca di Modena Francesco V d’Asburgo-Este che, negli anni Cinquanta dell’Ottocento, promosse la produzione filatelica anche negli Stati Estensi, dopo aver stipulato un’apposita convenzione con l’imperial-regio governo di Vienna, principale partner della Casa d’Austria-Este. Il merito del grande ritrovamento filatelico conservato presso l’Istituto modenese va attribuito all’impegno di Giuseppe Buffagni, supportato dal personale dell’Archivio di Stato, in particolare da Patrizia Cremonini e Annalisa Sabattini. Il ritrovamento della collezione filatelica austro-estense si ricollega agli studi del Buffagni sulla storia postale modenese ed italiana, cui ha dedicato un volume presentato assieme all’On. Carlo Giovanardi al convegno modenese del 27 ottobre. Alla collezione filatelica austro-estense e all’annullo speciale in onore del Prisciani è dedicata un’apposita sezione della mostra presso l’Archivio di Stato di Modena.

Nota

Gli studi qui sopra richiamati, presentati nella cornice delle manifestazioni culturali per il cinquecentenario dalla morte di Pellegrino Prisciani, hanno consentito di valorizzare l’opera di questo intellettuale rinascimentale e il suo umanesimo enciclopedico, troppo a lungo condannati all’oblio. Con la pubblicazione del presente contributo, elaborato nel quadro dell’evento “Tra la corte e il mondo. Il metodo enciclopedico di Pellegrino Prisciani, umanista e officiale estense”, si è cercato di illustrare brevemente i maggiori studi prodotti recentemente, dando rilievo ad alcuni dei principali lavori svolti nell’ambito di un lavoro corale. Il presente articolo non consente, tuttavia, di richiamare adeguatamente tutti gli importanti contributi dei numerosi studiosi che hanno appassionatamente aderito all'evento “Tra la corte e il mondo”; ci si dovrà pertanto limitare, per esigenza di brevità, a nominarli singolarmente, esprimendo loro il più caloroso ringraziamento: Gian Mario Anselmi, Pietro Baraldi, Romano Bertacchini, Adalberto Biasotti, Giuseppe Buffagni, Mauro Calzolari, Lucia Campogrande, Maria Carfì, Gianpietro Cavazza, Camilla Cavicchi, Sonia Cavicchioli, Loredana Chines, Patrizia Cremonini, Federica Danesi, Marcello Dani, Sara Fazion, Laura Federzoni, Paola Ferrari, Fausto Ferri, Francesca Florimbii, Paola Foschi, Giuseppe Gambetta, Carlo Giovanardi, Lorenza Iannacci, Manuela Incerti, Maria Antonietta Labellarte, Rosa Maria Laruccia, Andrea Marchesi, Tina Matarrese, Maddalena Modesti, Cristina Montagnani, Giorgio Montecchi, Roberta Napoletano, Vincenzo Negro, Miles Nerini, Alberto Palladini, Riccardo Pallotti, Concetta Pennuto, Veronica Renzi, Andrea Rossi, Andrea Severi, Valentina Soldani, Angelo Spaggiari, Giacomo Tamburini, Elio Tavilla, Paolo Tinti, Francesca Tomasi, Laura Turchi, Paola Vecchi, Giacomo Ventura, Anna Rosa Venturi, Pier Mario Vescovo, Gabriele Zanella, Paolo Zannini, Annafelicia Zuffrano. Un ringraziamento particolare va a Poste Italiane di Modena.

Bibliografia
Fonti
Riferimenti bibliografici
English abstract

On the occasion of the five-hundredth anniversary of the death of the great Ferrarese humanist Pellegrino Prisciani (c.1435-1518), a series of meetings and study days were organized to commemorate his work and take stock of the current state of our knowledge about him. In particular, the State Archive of Modena, where his manuscripts and notes are kept for the history of Ferrara, has coordinated the exhibition dedicated to his manuscripts, which will be open until March 16, 2019.

Keywords | Pellegrino Prisciani; History of Ferrara; Modena State Archive; Humanism.

Per citare questo articolo: Riccardo Pallotti, Pellegrino Prisciani umanista e officiale della corte estense, “La Rivista di Engramma” n. 160, novembre 2018, pp. 141-151 | PDF dell’articolo.

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/.160.0007