Icone. Pensare per immagini
Presentazione della collana de Il Mulino
Massimo Cacciari
English abstract
Il titolo forse più adeguato per questa collana di piccole monografie potrebbe essere: imagines agentes – e cioè come l'immagine possa agire nel costringere a pensare elementi, relazioni, problemi che nel ‘discorso’ non erano apparsi o non si erano manifestati in tutta la loro radicalità. La ‘filosofia’ della collana muove tutta dalla critica a ogni concezione illustrativa dell'immagine, ovvero dall'idea di mimesis in quanto non riproduzione, ma immaginazione – e dall'idea di immaginazione in quanto struttura fondamentale dello stesso pensiero creativo, sintetico.
Le immagini che vengono qui assunte a exempla rivestono perciò un carattere simbolico, proprio nel senso in cui Goethe parlava del simbolo contra similitudine o anche metafora. Il simbolo dà infinitamente a pensare e risolverlo in un significato o in un insieme ‘semplice’ di significati è impossibile.
Massimo Cacciari Generare Dio
La figura della Vergine col suo bambino ha svolto un ruolo straordinario nella civiltà europea. Attraverso questa immagine, che assume forme diversissime, che è chiamata e invocata con nomi anche contrastanti, questa civiltà non ha pensato soltanto il proprio rapporto col divino, la relazione di Dio con la storia umana, ma l’essenza stessa di Dio. Perché Dio è generato da una donna? Pensare quella Donna costituisce una via necessaria per cogliere quell’essenza. E le grandi icone di quella Donna, come
Gabriella Caramore, Maurizio Ciampa Croce e resurrezione
Potrà mai risorgere quel piccolo Cristo smarrito, che Bruegel nasconde tra la folla, ignorato e affondato nell’indifferenza degli uomini? Qui la croce non sembra aprire il movimento della storia, ma piuttosto precipitare nella lunga notte del mondo. Con Rembrandt, nell’atmosfera sfibrata della Cena in Emmaus, anche l’evento della resurrezione si stempera: il risorto, seduto al tavolo dei viandanti, viene risucchiato indietro dalle tenebre verso un’esile luce. La sparizione del Cristo, l’assenza di ogni Dio su questa terra sono forse segni con cui oggi dobbiamo confrontarci.
Maurizio Ghelardi Follia e salvezza
“Siamo tutti imbarcati”, dirà Pascal. Dove? Sulla Nave dei folli, risponde Hieronymus Bosch. A inseguire vanità delle vanità, dominati dalla “maledetta lupa” dell’invidia e dell’avarizia. Ci salveremo dalla perdizione e dal naufragio? Sarà la misura dell’ironia e la ragionevole fede dell’umanista Erasmo a offrirci una speranza? O soltanto la follia della fede nel Cristo deriso e crocefisso potrà riscattarci? Ma negli inverni e nei sinistri carnevali di Bruegel il Vecchio regnano unicamente la violenza e la lotta per sopravvivere, in un gioco tremendo e crudele che nessuno ormai ha la forza di trascendere.
Sergio Givone Sull'infinito
Da dove viene? E soprattutto dove va? È giunto fin lì, agli estremi confini del mondo, per poter guardare oltre: fermo e ben saldo sulla roccia, il Viandante romantico di Friedrich sembra essere consapevole che l’infinito è più grande di lui, ma proprio da questa smisurata grandezza, da questa espansione soverchiante è tentato. Irraggiungibile, l’infinito è però anche irrappresentabile. Perché allora non cessa di incuriosire e tormentare pittori, filosofi, matematici e letterati, e in generale tutti i comuni mortali?
Paolo Legrenzi Regole e caso
Solo un groviglio di casualità o anche una direzione, un progetto? È la domanda che ci poniamo tutti guardando agli eventi della nostra vita. Il senso della eterna dialettica fra ordine e caso lo mette bene in scena Jackson Pollock. Quegli spruzzi di colore sono caduti casualmente o sono intenzionali e vogliono esprimere qualcosa? Azzardiamo una risposta: come nel quadro Number 1A, la vita si gioca su un terreno di mezzo, nel quale alle nostre intenzioni razionali si sovrappone continuamente il caos delle innumerevoli possibilità. Ma alla fine il puzzle si compone e ciò che è accaduto si rivela sempre anche destino.
Patrizia Valduga Per sguardi e per parole
Nella Cena in Emmaus di Caravaggio, esposta alla Pinacoteca di Brera, tutti guardano Gesù e Gesù ha gli occhi chini. È da questo non sguardo che comincia una riflessione prima sui poteri dello sguardo, e poi sui due sguardi, quello della ragione e quello del sentimento, che corrispondono alle due strategie, spesso in guerra fra loro, che la mente umana adotta per conoscere il mondo. Ma nella creazione artistica – sia essa un dipinto, una poesia, un romanzo – questi due sguardi trovano un miracoloso equilibrio. Un testo raffinato in cui poeti, scrittori, pensatori di ogni tempo sono convocati a portare la propria testimonianza.
Federico Vercellone Simboli della fine
Di che cosa ci parlano i Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer? Che cosa additano, se non il fallimento di una modernità che ha ormai perduto la sua energia di Età nuova per eccellenza? Edifici solidi e pericolanti ad un tempo, quelle torri sembrano riflettere un’ansia arcaica nel rimandarci l’immagine della nostra epoca, alle prese con la sua forza distruttiva, con il terrore che la dilania e la frustra. La molteplicità di immagini senza misura che oggi popola il mondo produce sconcerto e disorientamento, ma proprio in un tale semi-barbaro proliferare di immagini – sembra dirci Kiefer – possiamo scoprire la traccia di nuove risorse simboliche, o forse addirittura una chance di salvezza.
English abstract
A presentation of an editorial series, where single studies of different subjects are offered as imagines agentes, that is artistic artefacts catalyzing different issues. Images are not seen only as reproductions of reality (mimesis), but as immagination, and a possible structure for the development of a creative thought. Thinking through images. Seven books, already published, are presented: from Brueghel to Rembrandt, from Caravaggio to Kiefer.
key words | iconology; aesthetic; art literature
Per citare questo articolo / To cite this article: M. Cacciari, Icone. pensare per immagini. Presentazione della collana de Il Mulino, “La Rivista di Engramma” n. 168, settembre/ottobre 2019, pp. 159-162 | PDF