"La Rivista di Engramma (open access)" ISSN 1826-901X

215 | agosto 2024

97888948401

Prometeo Incatenato 1954 | INDA XIII stagione

Scheda con materiali completi dall’Archivio INDA e da altri archivi

 Carla Anzaldi

English abstract

§ Materiali di archivio (I. Documenti; II. Locandine e libretti; III. Galleria fotografica; IV. Video)
§ Per una restituzione della messa in scena del dramma
 

In questa scheda si presentano, raccolti insieme e riordinati per la prima volta, i materiali rinvenuti presso quattro archivi – Archivio della Fondazione INDA (AFI); Archivio dell’Istituto Luce; Fondazione Gramsci, Archivio Luigi Squarzina; Archivio Multimediale degli Attori Italiani (A.M.At.I) – relativi alla messa in scena della tragedia Prometeo Incatenato di Eschilo rappresentata al Teatro Greco di Siracusa dal 15 maggio al 2 giugno 1954 (si veda: Regesto degli spettacoli INDA al Teatro greco di Siracusa – 1914-2024). A seguire, si propone un’ipotesi di restituzione della messa in scena del dramma, ottenuta mediante il confronto tra i materiali video e fotografici e il testo del copione della tragedia nella traduzione di Gennaro Perrotta.

II. Locandina principale, libretti e locandine promozionali

Prometeo Incatenato di Eschilo

Traduzione di Gennaro Perrotta
Direzione artistica di Luigi Squarzina
Scena e costumi di Mario Chiari
Coreografie di Mady Obolensky
Musiche di Goffredo Petrassi
Costumi di Scena di Mario Chiari

Cast

Prometeo: Vittorio Gassman
Cratos: Giorgio Piazza
Efesto: Andrea Bosic
Oceano: Filippo Scelzo
Io: Anna Proclemer
Ermes: Mario Scaccia

Libretto dello spettacolo contenente i giorni delle rappresentazioni (Prometeo Incatenato e Antigone) in scena al teatro greco di Siracusa nel 1954 con riferimento agli interpreti; a piè di pagina notizie generali sul teatro.

Locandine delle rappresentazioni classiche del 1954 per applicazione delle riduzioni ferroviarie; informazioni sui principali monumenti di Siracusa.

III. Galleria delle immagini fotografiche

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano di Prometeo con le catene interpretato da Vittorio Gassman. Ritaglio di giornale (fonte: “Film d’Oggi”, 10 giugno 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano dell’incatenamento alla rupe di Prometeo (Vittorio Gassman). Fotografia (fonte: Archivio Multimediale Attori Italiani).

Prometeo Incatenato 1954 | Scena di entrata del Coro delle Oceanine e dialogo con Prometeo (Vittorio Gassman) già incatenato alla rupe. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Dialogo tra il Coro delle Oceanine e Prometeo. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Canto del Coro. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano di Ermes (Mario Scaccia) che indica Prometeo. Fotografia (fonte: Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina).

Prometeo Incatenato 1954 | Scena di sofferenza di Io. Ritaglio di giornale (fonte: “Giornale dell’Isola”, 23 maggio 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Vittorio Gassman e Anna Proclemer interpreti rispettivamente di Prometeo e di Io. Ritaglio di giornale (fonte: “Il Tempo”, 28 maggio 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Primo piano di Prometeo con le catene interpretato da Vittorio Gassman. Ritaglio di giornale (fonte: “Film d’Oggi”, 10 giugno 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Backstage: In primo piano Vittorio Gassman, interprete del Prometeo Incatenato e il Presidente del Consiglio Mario Scelba. Ritaglio di giornale (fonte:“Il Tempo”, 10 giugno 1954).

Prometeo Incatenato 1954 | Vittorio Gassman indica un articolo di giornale che lo vede protagonista. Ritaglio di giornale (fonte: “Corriere di Sicilia”, 25 maggio 1954).

IV. Video

Prometeo Incatenato 1954 | Video documentario de “La Settimana INCOM: Cinegiornale e informazione”: breve presentazione del dramma con informazioni su regia e cast (video 1’ 09”; fonte: Archivio Luce).

Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM, video documentario “Rappresentazioni classiche a Siracusa: in scena Prometeo incatenato e Antigone” (muto). Scene dal Prometeo montate con scene da Antigone, spettacolo e backstage. (video 4’ 39; fonte: Archivio storico Istituto Luce).

Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM, video documentario “Sicilia Olimpica”, regia di Remigio Del Grosso: promozionale di Siracusa e Taormina, con spezzoni dal Prometeo incatenato 1954. (video completo 8’ 07”; scene dal Prometeo 4’ 39’-5’ 53”; fonte: Archivio storico Istituto Luce). Una copia della stesso video è presente nell’AFI.

Per una restituzione della messa in scena del dramma

L’incrocio dei materiali rinvenuti nei diversi archivi ha consentito la realizzazione di una prima ipotesi di restituzione di alcuni brani del Prometeo Incatenato, messo  in scena a Siracusa nel 1954. In sequenza sono ordinati i video con giustapposti i versi della tragedia, nella traduzione di Gennaro Perrotta (grazie al confronto con l’audio), alternati alle immagini fotografiche con i brani del testo eschileo giustapposti alle immagini: nel caso del raffronto immagine/testo, l’accostamento è proposto in via ipotetica mediante l’analisi della situazione scenica e delle posture dei personaggi. I materiali così organizzati, nel loro insieme, compongono una ipotesi di restituzione, quanto più possibile attendibile, della messa in scena del dramma.

Dal Prologo

Prometeo è incatenato alla rupe (Vittorio Gassman). Fotografia: fonte Archivio Multimediale Attori Italiani.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 12-126 (trad. Gennaro Perrotta)
 

EFESTO
Cratos e Bia, l’ordine di Zeus ora voi l’avete eseguito, e nulla più vi trattiene. Ma io non ho cuore di legare a forza un dio del mio sangue a questa rupe battuta dalle tempeste. Eppure, bisogna che io abbia questo coraggio: trascurare gli ordini del padre è grave. O figlio audace della saggia Temi, mio malgrado, tuo malgrado, t’inchioderò con catene indissolubili a questa rupe deserta, ma, bruciato dalla fiamma ardente del sole, perderai il fiore della pelle. Con tua gioia la notte dalla veste stellata nasconderà la luce del giorno, e poi di nuovo il sole dissiperà le brine dell’aurora. E il peso di questo male sempre presente ti consumerà senza posa: non è nato ancora il tuo liberatore. Ecco quello che hai guadagnato col tuo amore per gli uomini. Tu, dio, che non temi l’ira degli dèi, hai concessi ai mortali doni più grandi del giusto. Per ammenda, tu farai la guardia a questa triste rupe, in piedi, insonne, senza mai piegare il ginocchio. Molti lamenti, molti pianti leverai invano. È inesorabile l’animo di Zeus: duro è ogni nuovo padrone.

CRATOS
Ebbene, a che indugi e ti lamenti invano? Non odii il dio odioso agli dèi, che ai mortali ha ceduto il tuo privilegio?

EFESTO
Legami di sangue e amicizia hanno una gran forza!

CRATOS
Lo dico anch’io. Ma disobbedire agli ordini del padre, com’è possibile? Non temi ancor di più questo?

EFESTO
Sempre spietato, tu, e tracotante!

CRATOS
Compiangerlo non è rimedio. Non t’affaticare invano in cose che non giovano a nulla.

EFESTO
Arte mia, quanto ti odio!

CRATOS
Perché l’odii? Di questi mali di ora, a dire il vero, essa non ha nessuna colpa.

EFESTO
Questa arte, tuttavia, oh, l’avesse avuta in sorte qualcun altro!

CRATOS
Tutto è odioso, fuorchè essere re degli dèi. Libero non è nessuno, tranne Zeus.

EFESTO
Lo so; a questo non ho nulla da ribattere.

CRATOS
Non t’affretti, dunque, a cingere di catene costui, perchè non ti veda indugiare il padre?

EFESTO
Ecco, puoi vedere già pronti gli anelli.

CRATOS
Avvolgi, dunque, intorno alle sue bracca, e con gran forza batti col martello, inchiodandolo alla rupe.

EFESTO
Ecco fatto; e non è opera vana.

»

Archivio storico Istituto Luce, Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM, video documentario “Sicilia Olimpica”; fonte: Archivio storico Istituto Luce).

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 88-96

dall’audio del video

PROMETEO
Venti dalle ali veloci,
e tu, onniveggente occhio del Sole,
guardate quello che soffro
io, dio, dagli dèi.
Guardate da quali tormenti indegni straziato, per infiniti anni.

confronto con il testo della traduzione Perrotta

PROMETEO
Venti dalle ali veloci,
sorgenti dei fiumi,
innumerevole sorriso
delle onde del mare,
Terra, che a tutti sei madre,
e tu, onniveggente occhio del Sole,
guardate quello che soffro
io, dio, dagli dèi.
Guardate da quali tormenti indegni straziato, per infiniti anni

NB | In questo caso i versi recitati da Gassman, corrispondenti a Prometeo, vv. 88-96, non coincidono con il testo della traduzione di Perrotta; si segnala in particolare il taglio dei vv. 89-92.

Dalla Parados

Entrata del Coro delle Oceanine e dialogo con Prometeo già incatenato alla rupe vista dalla cavea del teatro antico. Fotografia: fonte Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Entrata del Coro delle Oceanine e dialogo con Prometeo già incatenato alla rupe. Fotografia: fonte Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Dialogo tra il Coro delle Oceanine e Prometeo già incatenato alla rupe. Fotografia: fonte Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina. 

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 128-192 (trad. Gennaro Perrotta) 

CORO
Non avere paura. Una schiera
è giunta di fanciulle amiche,
a questa rupe, volando
a gara sulle ali veloci
del carro, l’animo del padre
avendo persuaso a fatica.
m’han portata rapidi i venti.
L’eco dei colpi del maglio
giunse ai recessi degli antri,
scosse da me il verecondo
pudore. E mi sono slanciata,
scalza, sul carro alato. 

PROMETEO
Ahimè! Ahimè! 
Progenie di Teti feconda,
figlie del padre Oceano
che s’avvolge a tutta la terra
col suo scorrere insonne,
guardate, vedete
a quali catene inchiodato,
sulla vetta di questo dirupo
una veglia non invidiata
dovrò vegliare.

CORO
Io vedo, Prometeo. Paurosa
una nebbia piena di lagrime
m’avvolge gli occhi, vedendo
il tuo corpo che si consuma
sulla roccia, nell’ignominia
di queste catene d’acciaio.
Regnano nuovi timonieri
sull’Olimpo; con le sue nuove
leggi, Zeus contro ogni legge
tutte le cose governa,
e tutto distrugge che un tempo
era grande e potente.

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Dal I Episodio

Archivio storico Istituto Luce, Prometeo Incatenato 1954 | Dal repertorio INCOM, video documentario “Rappresentazioni classiche a Siracusa. Video: fonte Archivio storico Istituto Luce.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 284-394 (trad. Gennaro Perrotta)

OCEANO
Al termine di un lungo viaggio a te, Prometeo, son giunto, questo uccello dalle ali veloci senza briglie guidando a mio talento.
Per la tua sorte, sappilo, io soffro.
Il legame di sangue mi spinge, e non solo il sangue: nessuno
più di te onoro ed amo.
Ti accorgerai ch'io dico il vero; adulare non è mio costume.
Dimmi come ti dovrò aiutare: un amico non potrai mai dire che hai d'Oceano più sicuro.

PROMETEO
(Stupito) Oh, che vedo? Anche tu vieni ad assistere alle mie sofferenze? Come hai osato lasciare il fiume che porta il tuo nome e le tue grotte rocciose scavate dalla natura, e venire in questa terra madre del ferro? O sei venuto a contemplare la mia sorte e a compiangere i miei mali? Guarda questo spettacolo: guarda sotto quali tormenti io, l'amico di Zeus, che l'ho aiutato a fondare la sua signoria, sono piegato da lui.

OCEANO
Vedo, Prometeo; e voglio, sebbene tu sia accorto, darti il consiglio migliore. Conosci te stesso e adotta un nuovo modo di agire: nuovo è anche il signore degli dèi. Se tu scaglierai ancora parole aspre e taglienti, forse ti udirà Zeus, anche se egli siede in trono molto più in alto, e lo sdegno che tu hai ora per le tue pene ti sembrerà un gioco di fanciulli. Scaccia, sventurato, scaccia il rancore che hai, e cerca di liberarti da questi tormenti. Ti sembrerà forse ch'io faccia, così, sciocchi discorsi da vecchi. Ma questi sono i frutti, Prometeo, della tua lingua troppo superba. Tu non sei mai umile e non cedi mai alle sventure: a quelle che soffri desideri aggiungerne altre. Ma se vuoi me per consigliere, non ricalcitrare più contro lo sprone:
pensa che comanda un monarca duro, che non deve render conto a nessuno. Ora, io andrò, e tenterò, se posso, di liberarti da queste tue pene. Ma sta quieto e non essere troppo violento nel parlare. Non sai tu, dunque, infinitamente saggio come sei, che lingua temeraria ha il suo castigo.

PROMETEO
(Con forte ironia) Come t'invidio! Tu che sei senza colpa, tu che a tutto hai partecipato, che tutto hai osato insieme con me! Ma ora lascia andare e non ti preoccupare per me. In nessun modo riuscirai a persuaderlo: è inesorabile. Ma guarda tu stesso di non dover soffrire qualche sventura per questo tuo viaggio.

OCEANO
Tu sei molto più bravo a rendere assennati gli altri che te stesso. E lo giudico dai fatti, non dalle parole. Ma non mi trattenere, ora che parto: io sono sicuro, sono sicuro che Zeus mi farà questo favore, di liberarti dalle tue pene.

PROMETEO
(Con ironia sempre più accentuata) Di questo ti ringrazio e non finirò di ringraziarti. Tu non manchi davvero di zelo. Ma non ti affannare: ti affanneresti invano senza giovarmi affatto, se veramente tu volessi prenderti questa pena. Sta quieto e tieniti in disparte. Se io sono sventurato, non per questo vorrei che toccassero in sorte sventure a tutti gli altri. No: già abbastanza mi tormenta la sorte di mio fratello Atlante, che in Occidente si erge a sostenere sugli omeri la colonna del cielo e della terra, peso non leggero per le braccia. Quando io vidi domato con la forza il figlio della Terra, abitatore degli antri di Cilicia, mostro orrendo dalle cento teste, Tifone impetuoso, ne sentii pietà. Contro tutti gli dèi egli si levò, dalle mascelle orrende sibilando terrore. Balenava dai suoi occhi una luce paurosa, come se egli volesse distruggere con la forza la signoria di Zeus. Ma lo raggiunse il dardo insonne di Zeus, la folgore che precipita spirando fiamma, e annientò i suoi superbi vanti. Colpito nel petto, fu incenerita e distrutta dal tuono la sua forza. Ed ora, inutile cadavere, lungo disteso egli giace presso lo stretto marino, schiacciato sotto le radici dell'Etna, e sulle alte cime sta Efesto, e batte il ferro infocato. Fiumi di fuoco di lì eromperanno un giorno, divorando col loro morso selvaggio le grandi piane della Sicilia ricca di frutti: tale è l'ira che con gli ardenti dardi di un'insaziabile tempesta di fuoco esalerà Tifone, pur incenerito dalla folgore di Zeus. (Con ironia crescente) Ma tu non sei inesperto, e non hai bisogno di me per maestro. Mettiti in salvo come tu sai fare. Io sopporterò fino alla fine questa mia sorte, finché l'animo di Zeus mitigherà il suo sdegno.

OCEANO
Non sai, dunque, Prometeo, che per la malattia dell’ira i discorsi sono medicine?

PROMETEO
Sì, se a tempo opportuno si cerca di blandire il cuore, e non si vuol mitigare a forza un animo gonfio d’ira.

OCEANO
Ma nella buona volontà e nell'audacia quale pericolo vedi? Dimmelo.

PROMETEO
Inutile fatica e sciocca ingenuità.

OCEANO
Lascia pure che io sia malato di questa malattia: la miglior cosa è sembrare stolto, per chi è saggio.

PROMETEO
(Ironico) Proprio questo sembrerà il mio difetto.

OCEANO
Le tue parole mi rimandano chiaramente a casa.

PROMETEO
Sì, perché il tuo piangere per me non ti renda odioso.

OCEANO
Forse a colui che siede da poco sul trono onnipotente?

PROMETEO
(Ironico) Bada che non s'inasprisca l'animo
suo.

OCEANO
La tua sventura, Prometeo, mi è maestra.

PROMETEO
(Con aspro disprezzo e sarcasmo) Va, affrettati, conserva questi tuoi sentimenti.

OCEANO
Tu m’inviti ad andarmene mentre io sto per partire. Già il quadrupede alato sfiora con le ali le vaste vie dell’etere, e sarebbe lieto di piegare il ginocchio nella sua stalla (Parte).

Dal II Stasimo

INDA, Prometeo Incatenato 1954 | Video documentario de “La Settimana INCOM: Cinegiornale e informazione”: breve presentazione del dramma con informazioni su regia e cast. Video: fonte Archivio Luce.

Canto del Coro. Fotografia: fonte Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 536-560 (trad. Gennaro Perrotta) 

CORO

Colui che tutto regge,
Zeus, oh, non opponga mai
ai miei voti il suo potere!
Oh, mai non indugi io, mai coi pii conviti delle ecatombe gl'immortali ad onorare
presso l'inestinguibile
corso del padre Oceano!
Ch'io non pecchi con le parole mai!
Questo nel mio cuor sia,
e mai non si cancelli.

È dolce tra serene
speranze una lunga vita
vivere, e nutrire il cuore
della luce della gioia.
Ma, se io ti vedo così straziato
da sofferenze infinite
nelle tristi catene,
un brivido mi assale.
Troppo onori, Prometeo, tu i mortali,
seguendo il tuo talento:
davanti a Zeus non tremi.

Non vedi, caro, il frutto
tu dell'infruttuoso beneficio?
Dimmi, dov'è il soccorso?
qual è l'aiuto che hai tu dagli effimeri?
Non vedesti tu, vana come un sogno,
la debolezza impotente,
che la cieca stirpe degli uomini
fiacca? Mai non turbano voleri
di mortali l'armonia di Zeus.

Ecco quel che ho imparato
nel vedere la triste tua sorte,
Prometeo. Un altro canto,
ben diverso, sulle mie labbra vola
dall'imeneo che intorno ai tuoi lavacri
e al tuo talamo cantai,
per le nozze, quando, persuasa
con i doni, Esione mia sorella
conducesti al talamo tua sposa.

Dal III Episodio

Scena di sofferenza di Io (Anna Proclemer). Fotografia: fonte “Giornale dell’Isola”, 23 maggio 1954.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 561-886 (trad. Gennaro Perrotta)

IO
Qual terra è questa? Qual gente? Chi vedo
nei ceppi di pietra,
battuto dalle tempeste?
Per quale colpa punito tu muori?
Dimmi in quale parte della terra
io son giunta, sventurata, errando.
Ahimè! Ahimè!
Me sventurata ancor punge l'assillo,
l’ombra d'Argo nato dalla Terra.
Allontanalo, o Terra! Io mi spavento
quando vedo il bovaro dai mille occhi.
S'avanza con l'insidioso sguardo.
Neppur morto, la terra lo nasconde.
Egli a me sventurata
uscendo di sotterra, dà la caccia,
e mi spinge ad errare,
affamata, sulla marina sabbia.

CORO
Mormorano le sonore
canne unite con la cera
un canto che addormenta.
Ahimè! Ahimè!
Dove mi trascina
questo mio errare lontano?
Quale colpa mai,
quale colpa mai,
trovasti in me, figlio di Crono,
per aggiogarmi a queste pene?
Ahimè!
Così tormenti
con l'assillo che mi spaventa
una povera folle?
Bruciami col fuoco,
celami sotterra,
dammi in pasto ai mostri del mare.
Oh, non mi rifiutare
quel che imploro, o signore.
Troppo m'ha consumata
questo infinito errare;
io non so come imparare
ai tormenti a scampare.
Odi tu la voce
della fanciulla
che ha le corna di giovenca?

PROMETEO
E come non udire la fanciulla agitata dall'assillo, la figlia d'Inaco, che ha acceso d'amore il cuore di Zeus, ed ora, odiata da Era, è costretta a consumarsi in interminabili corse?

IO
Come avviene che del padre
pronunzi il nome? Chi sei?
Dillo a me sfortunata.
Chi sei tu, sventurato,
che a me sventurata
dici parole veraci?
Il male divino
hai tu nominato,
che mi morde e mi distrugge
col pungolo che mi fa errare?
Ahimè!
Ignobilmente
a balzi impetuosi correndo,
cacciata dalla fame,
qui giungo, domata
dal rancore di Era.
Quali, ahimè, tra gli sventurati
soffrono quanto io soffro?
Svelami quali affanni
dovrò ancora soffrire.
Quale mai scampo ha il male,
qual è la sua medicina?
Dimmelo, se lo sai.
Rivelalo, parla
alla fanciulla,
alla sventurata errante.

»

Dall’Esodo

Primo piano di Ermes (Mario Scaccia) che indica Prometeo. Fotografia: fonte Fondazione Gramsci, Luigi Squarzina.

Riferimento | Eschilo, Prometeo, vv. 944-1079 (trad. Gennaro Perrotta)

ERMES
A te, a te, al saggio, al te più aspro dell’asprezza, a te che hai peccato contro gli dèi per concedere onori agli uomini effimeri, al ladro del fuoco, a te io dico: il padre Zeus ti ordina di rivelare quali nozze sono queste che tu vanti e chi lo sbalzerà dal trono. E queste cose non le rivelare per enigmi, ma ad una ad una. E non mi costringere a far la strada due volte, o Prometeo: tu vedi che Zeus con questi mezzi non si placa.

PROMETEO
Solenne e pieno d’arroganza è il tuo discorso, come si conviene a un servo degli dèi. Voi siete i nuovi signori d’un nuovo regno, e credete di abitare una rocca dove non entra il dolore. Ma non ho veduto, forse, da essa cader due sovrani? Il terzo, quello che ora regna, io lo vedrò cadere con molta ignominia e molto presto. Credi tu che io tremi, spaurito, davanti ai nuovi dèi? Ne sono molto lontano, anzi assolutamente lontano. Ma tu ritorna subito di dove sei venuto: non saprai nulla di quello che mi domandi.

ERMES
Già una volta, proprio per questa tua ostinazione, sei caduto in questi tormenti.

PROMETEO
La mia sventura, sappilo bene, io non la cambierei mai con la tua schiavitù. È meglio, io penso, esser lo schiavo di questa roccia, anzichè essere il messaggero fedele del padre Zeus. Così conviene oltraggiare chi oltraggia. 

ERMES
Tu esulti, pare, dei mali che soffri!

PROMETEO
Io esultare? Così possa io vedere esultare i miei nemici!

ERMES
Anche me incolpi delle tue sventure?

PROMETEO
In una parola: odio tutti gli dèi, che hanno ricevuto bene da me e mi fanno del male ingiustamente.

»

Bibliografia
Recensioni
Sitografia
English abstract

This document present, for the first time the materials housed in four archives – Archivio della Fondazione INDA (AFI); Archivio dell’Istituto Luce; Fondazione Gramsci, Archivio Luigi Squarzina; Archivio Multimediale degli Attori Italiani (A.M.At.I) – related to the staging of Aeschylus' tragedy Prometheus Bound at the Greek Theatre of Syracuse from 15 May to 2 June 2 1954 (see:  Regesto degli spettacoli INDA al Teatro greco di Siracusa – 1914-2024). It then proposes a reconstruction hypothesis for the play’s staging obtained by comparing the video and photographic materials with the script of the tragedy in the translation by Gennaro Perrotta.

keywords | INDA; Prometeo 1954; Vittorio Gassman; Anna Proclemer.

Per citare questo articolo / To cite this article: Carla Anzaldi, Prometeo incatenato 1954 | INDA XIII stagione. Scheda con materiali completi dall’Archivio INDA e da altri archivi, “La Rivista di Engramma” n. 215, agosto 2024.

doi: https://doi.org/10.25432/1826-901X/2024.215.0001