all art has been contemporary
Editoriale di Engramma n. 180
a cura di Vittoria Magnoler e Lucrezia Not
Cinquant'anni fa, Robert Morris realizzava il film Neo Classic, in occasione della sua personale alla Tate Gallery di Londra, inaugurata il 28 aprile 1971. L’artista riprese tre persone che interagivano spontaneamente con le sue sculture, rendendo così manifesto il principio sotteso alla mostra londinese. Anziché esporre i lavori precedenti, l’artista preferì esplorare un altro fronte: l’interazione tra lo spazio dell’allestimento e lo spazio-corpo del pubblico, dove l’opera scultorea si offriva all’esperienza sensoriale dello spettatore. Non a caso, le sculture che riempirono la Tate Gallery erano accompagnate da una serie di pannelli esplicativi per i quali aveva posato il personale del museo, con l’intento di corredare con un “how to use” visivo l’esposizione delle sculture.
Per Robert Morris l’obiettivo primario era depotenziare l’oggetto artistico per modificarne la centralità estetica e poterlo porre in continuità spazio-temporale con il soggetto e l’ambiente. Ed è quel che avvenne durante la mostra del 1971, dove il pubblico divenne concretamente protagonista. Proprio in questa specifica connessione, tra scultura e corpo, Robert Morris offrì ai visitatori la possibilità “to become aware of their own bodies, gravity, effort, fatigue”.
Un’interazione corpo a corpo, diretta e coinvolgente, non veicolata da strumentazione o da media, è quanto più oggi, nuovamente, ci manca. Così, l’urgenza che muove questo numero è quella di creare letteralmente un ingombro, che rimetta al centro l'arte in tutte le sue forme, attraverso un dialogo polifonico. Nei vari contributi che compongono questo numero si intrecciano le voci di autori con diverse esperienze e formazioni che convergono a indagare i molteplici modi espressivi dell’arte contemporanea.
In apertura, I Patti Lateranensi: sconfessare il Corpus Mysticum e il corpo del Capo. Un affondo sull’Episodio romano della Tragedia Endogonidia di Piersandra Di Matteo che, per mezzo di un’indagine puntuale, illustra l’Episodio R. #07 ROMA (2003), parte del ciclo La Tragedia Endogonidia, realizzato dalla Socìetas Raffaello Sanzio (tra il 2002 e il 2004) in dieci città europee e diretto da Romeo Castellucci. L’autrice si concentra sul legame che intercorre tra tragedia e storia, riflettendo analiticamente sul tema del potere giocato nel rapporto fra Stato e Chiesa: il Trattato Lateranense, la celebrazione dell’Eucarestia, il Corpus Mysticum e il “corpo-ovunque” di Mussolini.
Il saggio di Vito Ancona, Alberto Burri e la danza della materia. Lo spazio scenico di Spirituals per orchestra (1963) e November Steps (1973), indaga il terreno, ancora poco esplorato, degli allestimenti teatrali dell’artista, e in particolare quelli per il teatro danza, ripercorrendo i tratti di una poetica che si qualifica come forte e chiara: evidente risulta l’inscindibilità dell’atto artistico di Burri, sia esso relativo al teatro o alle arti visive.
Con In Your Face. Anagoor, un esercizio, Silvia De Min registra, presenta e sottopone a uno sguardo critico l’azione realizzata dalla compagnia teatrale Anagoor, in collaborazione con gli studenti del corso di Teatro e Arti performative Iuav durante il workshop 2020-2021. La pratica dell’auto-osservazione, così come quella dell’auto-esposizione, hanno condotto i partecipanti alla realizzazione di ventidue autoritratti in movimento, proiettati su uno schermo – “un altare sospeso” – nello Spazio Cosmo alla Giudecca di Venezia, rimasto attivo dal 5 al 7 febbraio 2021. Reso vivo da un’intervista curata dalla stessa De Min agli studenti, questo testo medita sulle interazioni digitali che necessariamente investono (e investiranno) l’espressione artistica contemporanea.
Il numero propone inoltre le presentazioni di tre volumi freschi di stampa. Il primo, La Tetralogia del Lemming (2021) di Massimo Munaro per i tipi “Il Ponte del Sale”, raccoglie copioni e materiali di quattro spettacoli del Teatro del Lemming. In una ricca Nota di presentazione del volume, Piermario Vescovo ricorda allo spettatore la necessità della sua presenza nell’esperienza teatrale. Segue La camera meravigliosa. Per un atlante della fotografia di danza (2020), a cura di Samantha Marenzi, Simona Silvestri e Francesca Pietrisanti, pubblicato nella collana “La scena dei saperi” della Fondazione Roma Tre Teatro Palladium (Editoriale Idea, 2020). Un volume/catalogo, la cui doppia natura si esprime in una proposta di metodo e nella forma di una mostra-atlante sulla danza di inizio Novecento: al centro dell’indagine e del progetto il presupposto che questa disciplina segua sia “l’azione reale del corpo”, sia “la visione della sua energia in forma di immagine”. La sezione si chiude con la nuova biografia su Aby Warburg Resartus: Viaggi, scoperte e visioni di Aby M. Warburg (Rubettino, 2020) di Miriam Gualtieri, accompagnata da una importante Postfazione di Salvatore Inglese. Il carattere del volume è già nel titolo, dove Resartus rievoca il Sartor Resartus di Thomas Carlyle, molto amato da Warburg: il ‘rattoppo’ e ‘ricucitura’ sono sia la cifra, composita, dolorosa e avventurosa, della stessa vita di Warburg, sia del metodo adottato da Gualtieri, che intreccia, racconta e letteralmente ricuce le plurime fonti e istanze culturali trattate da e su Warburg, per offrire al lettore un inconsueto profilo dell’intellettuale come “psicostorico”.
Il numero ospita anche due recensioni. Emily Verla Bovino presenta la mostra Non-history, tenutasi tra il 24 agosto e il 10 ottobre 2020 presso il Fringe Club di Hong Kong. Da qui l’autrice rintraccia il motivo per indagare i concetti di Zwischenraum (spazio intermedio), Denkraum (spazio del pensiero) e 思考工作室 (‘Thinking studio’), una locuzione, quest’ultima, ripresa dalla lingua cantonese da parte dell’artista Ha Bik Chuen per descrivere quel nugolo di materiali che, dopo cinquant’anni, si sono aggregati nella sua dimora di To Kwa Wan, Kowloon. Alcuni di questi oggetti, esposti nel corso di Non-history, permettono all’autrice di individuare inedite connessioni. E, tra le maglie di questa indagine, gli artisti Morgan Wong e Lee Kai Chung rivelano curiose sensibilità per le minuzie – per altre temporalità, narrazioni, tecnologie e altri fantasmi – raccolte nel loro vorace e inclusivo archivio. Vittoria Magnoler tratta dell’ultimo libro di Pepe Karmel, L’arte astratta. Una storia globale (Einaudi, 2021). La recensione presenta il volume come un “catalogo-senza-mostra” e guida il lettore attraverso i cinque capitoli-sala della ‘esposizione’ nei quali lo studioso e critico americano si propone di analizzare i soggetti dell’arte astratta ri-connettendoli al mondo reale, seguendo una linea di metodo che prende le distanze dai concetti di ‘derivazione’ o ‘influenza’.
Un coro, in chiusura del numero, orchestrato da Monica Centanni e Giuseppe Pucci raccoglie le voci di archeologi, antropologi, storici dell’arte, filologi e filosofi che ragionano intorno all’ultima pubblicazione di Salvatore Settis, Incursioni. Arte contemporanea e tradizione (Feltrinelli, 2020). Attraverso questa lettura corale di Incursioni. Arte contemporanea e tradizione si genera una riflessione sull’arte tutta intesa come “perpetua tensione”. Ma non solo. Le libere ‘incursioni’ che i vari studiosi sono stati provocati a fare, e poi a comporre insieme, hanno messo in gioco nuove suggestioni: la prima lezione è che, come già Michael Baxandall insegna, l’opera d’arte va avvicinata con la strumentazione adeguata, per mantenere la giusta distanza, con la consapevolezza che l’opera del passato non può essere totalmente appiattita su di noi, né, mai, compresa nella sua ‘vera’ essenza. Ma può essere rivitalizzata se è considerata come è nei fatti: un’opera che è stata, a suo tempo, contemporanea, ma che è anche nostra contemporanea. Come si legge dall’installazione al neon di Maurizio Nannucci (1998), che sormonta la GAM di Torino
English abstract
Engramma issue No. 180, all art has been contemporary, curated by Vittoria Magnoler and Lucrezia Not, is dedicated to different artistic expressions of contemporary art. The essay by Piersandra Di Matteo focuses on the relationship between tragedy and history in Romeo Castellucci’s Episodio R. #07 ROMA (2003), part of Tragedia Endogonidia (2002-2004). Vito Ancona’s essay investigates the largely unexplored area of research of Alberto Burri's theatre productions, focusing specifically on “teatro danza”. Silvia De Min proposes a reflection on In Your Face, a theatrical exploration of identity, which is the outcome of the stage workshop organized by IUAV and coordinated by the theatre company Anagoor. An interview with the workshop participants, curated by Daniela Sacco, accompanies the text. A section of this issue is dedicated to the presentation of recent publications, providing some extracts of the following volumes: La Tetralogia del Lemming. Il mito e lo spettatore (2021) by Massimo Munaro, La camera meravigliosa. Per un atlante della fotografia di danza (2020) curated by Samantha Marenzi, Simona Silvestri and Francesca Pietrisanti, and Miriam Gualtieri’s biography on Aby Warburg, Resartus. Viaggi, scoperte e visioni di Aby M. Warburg (2020). The issue also features two reviews. The first one by Emily Verla Bovino reflects on Aby Warburg’s notions of Zwischenraum and Denkraum, linking them to the concept of ‘thinking studio’ used by Hong Kong artist Ha Bik Chuen. The second by Vittoria Magnoler presents L' arte astratta. Una storia globale (2021) by Pepe Karmel. This review deals with the origin of Abstract Art and its significance, emphasizing the crucial role of the subject, even if it is not so recognizable in this specific visual language. An anthology of interventions on Salvatore Settis’s Incursioni. Contemporary Art and Tradition (2020), conceived and curated by Monica Centanni and Giuseppe Pucci, closes the issue. The contributions collected here are written by: Anna Anguissola, Maurizio Bettini, Marilena Caciorgna, Maria Luisa Catoni, Monica Centanni, Maria Grazia Ciani, Claudia Cieri Via, Gabriella De Marco, Giuseppe Di Giacomo, Elisabetta Di Stefano, Eva Di Stefano, Roberto Diodato, Dario Evola, Claudio Franzoni, Maurizio Harari, Franco La Cecla and Anna Castelli, Alessandro Poggio, Valentina Porcheddu, Daniela Sacco, Antonella Sbrilli, and Salvatore Tedesco.
keywords | contemporary art; theater; dance; Aby Warburg; archive; tradition.
Per citare questo articolo / To cite this article: V. Magnoler, L. Not (a cura di), all art has been contemporary, “La Rivista di Engramma” n. 180, marzo/aprile 2021, pp. 7-11 | PDF