Aby Warburg e Mnemosyne Atlas. Letture e percorsi attraverso il Bilderatlas
Presentazione dell’aggiornamento della sezione Warburg e Mnemosyne Atlas di Engramma
a cura di Sara Agnoletto
English abstract | English full version
Materiali per lo studio delle Tavole: il metodo
La sezione di Engramma dedicata all’Atlante Mnemosyne presenta le 63 tavole dell’ultima versione dell’opera di Aby Warburg (lasciata incompiuta per la morte improvvisa dello studioso nell’ottobre del 1929), riprodotte dalle edizioni disponibili conservate al Warburg Institute di Londra. Nel piano complessivo di questa edizione commentata del Bilderatlas ogni Tavola è corredata da: Titolo e presentazione; Fonti primarie. Note e appunti; Letture di approfondimento e Altre letture; Tavola; Didascalie; Dettagli.
Titolo e presentazione
Ogni Tavola è introdotta da un titolo editoriale accompagnato da una breve sinossi, a cura del Seminario Mnemosyne. In estrema sintesi, ma senza tradire la complessità di ciascun pannello, questi testi offrono le coordinate tematiche dei contenuti presentati nel montaggio.
Fonti primarie. Note e appunti
Si propone per ogni Tavola, nell’originale tedesco e in traduzione italiana e inglese, una serie di appunti di Aby Warburg e dei suoi collaboratori, gli unici materiali ‘autografi’ relativi ai singoli pannelli dell’Atlante:
• Appunti di Aby Warburg (1929). Si tratta di una serie di note conservate presso l’Archivio del Warburg Institute con il titolo Flüchtige Notizien [WIA III.102.6, edizione a cura di Giulia Zanon], che, nonostante siano datate 19 novembre 1929 (data della morte di Warburg), furono in realtà scritte il 19 ottobre 1929, come si evince dal confronto dei vari stadi evolutivi dell’Atlante. Per tutto il mese di ottobre 1929, infatti, Warburg segnava il mese ‘XI’ nel suo diario anziché ‘X’. In questi appunti, a ogni tavola viene assegnato un breve titolo.
• Appunti di Aby Warburg e collaboratori (1929). Trascrizione, edizione critica e traduzione a cura del Seminario Mnemosyne dagli originali conservati all’Archivio del Warburg Institute di Londra [edizione manoscritta WIA 108.1.1.1; edizioni dattiloscritte WIA III 108.1.1.2; WIA III 108.1.1.3]. Gli appunti, denominati Überschriften sono veri e propri titoli editoriali estesi per ogni Tavola dell’Atlante. Pubblicati per la prima volta nell’edizione critica dell’Atlante Mnemosyne curata da Martin Warnke (Berlin 2000).
• Appunti di Gertrud Bing (1940 ca). Si tratta di note manoscritte a opera di Gertrud Bing dopo il trasferimento della Kulturwissenschaftliche Bibliothek Warburg a Londra, molto probabilmente intorno al 1940. Le note, conservate presso l’Archivio del Warburg Institute [WIA III 108.1.2], forniscono una sinossi di ogni pannello di Mnemosyne e includono indicazioni per il completamento, l’edizione e la pubblicazione del Bilderatlas. Gli appunti di Gertrud Bing sono stati pubblicati in prima edizione critica in Engramma 211, a cura di Giulia Zanon.
Letture di approfondimento
Saggi interpretativi, letture grafiche, sviluppi di spunti tematici sui singoli pannelli del Bilderatlas, o su temi trasversali a diversi pannelli. Gli approfondimenti raccolgono i lavori di studio e di analisi sull’opera di Warburg pubblicati in “Engramma” (nella sezione ‘Letture di approfondimento’) e altrove (nella sezione ‘Altre letture’).
Tavola
Riproduzione fotografica di ogni tavola ad alta definizione (courtesy of Warburg Institute Archive, London).
Didascalie
Didascalie delle immagini presenti in ogni pannello, in una nuova edizione critica; la numerazione delle opere presenti in ogni Tavola dell’Atlante segue quella dell’edizione di Mnemosyne a cura di Martin Warnke et al. (Hamburg 1994), con alcune modifiche. Un indice completo delle Didascalie delle Tavole 1-79 è accessibile dalla barra laterale sinistra della pagina Mnemosyne Atlas, che consente di avere in un’unica pagina i titoli di tutte le 1135 immagini che compongono l’Atlante, rese così ricercabili anche per autore e soggetto.
Dettagli
Riproduzione alla migliore definizione possibile delle singole opere presenti in Tavola. Si è scelto di visualizzare le immagini a colori e alla più alta qualità oggi disponibile, in funzione di una migliore leggibilità, in continuità con il metodo che Warburg intendeva proporre nel suo Atlante, per cui ricercava, come documentato, le migliori riproduzioni disponibili al tempo per rendere l’immagine analizzabile e leggibile fin nel dettaglio.
Percorsi attraverso l’Atlante Mnemosyne
Negli Appunti di Aby Warburg (1929) si trova l’ultima e più precisa indicazione in merito alla struttura di Mnemosyne:
• Le Tavole sono numerate progressivamente da 1 a 79 ma ammontano in tutto a 63 in quanto nella numerazione si registrano a tratti lacune, accorpamenti, duplicazioni;
• I 63 pannelli del Bilderatlas sono raggruppati in 12 sezioni tematiche.
In questa nuova edizione digitale di Mnemosyne riproponiamo le tavole nei raggruppamenti previsti da Warburg, apportando due minime variazioni:
• Le prime 8 Tavole che Warburg raccoglie in un’unica sezione sono divise in due percorsi tematici distinti – il Percorso I (Tavole 1, 2, 3) e il Percorso 2 (Tavole 4, 5, 6, 7, 8) – in forza della definizione di “Antike Vorprägungen” che Warburg assegna al blocco di Tavole 4-8.
• Warburg assegna Tavola 77, che riunisce immagini contemporanee, alla penultima dedicata al barocco nordico (XI: Tavole 70-77), laddove pare più coerente assegnarla all’ultimo Percorso (XII: Tavole 77-79).
Si ottengono così 13 (α + 12) percorsi di lettura critica, a ognuno dei quali è stato assegnato un colore distintivo*. Di seguito si propone una sintesi del contenuto tematico di ciascun percorso.
L’apertura di Mnemosyne è affidata a un gruppo di Tavole segnate con lettere anziché con numeri, che segnano le coordinate culturali, geografiche e storiche dell’intero Atlante: l’oscillazione tra polo magico e matematico nella tradizione culturale dell’Occidente, dal bacino del Mediterraneo al Nord Europa. Nei suoi appunti Warburg intitola il blocco “Per una teoria della conoscenza e una prassi della simbolizzazione” (Zur Erkenntnistheorie und Praxis der Symbolsetzung). Le Tavole A, B, C costituiscono una introduzione tematica e metodologica e presentano la tesi che sta alla base del progetto Atlante. Tavola A introduce alla questione dell’Orientamento in una dimensione a tre livelli: cosmico, storico e geografico, genealogico; Tavola B espone la rappresentazione del corpo umano in relazione con il cosmo; Tavola C traccia uno schema delle fasi di misurazione e controllo del cosmo, nella polarità delle sue energie, mediante la scienza e la tecnica.
Tavole dedicate al rapporto tra uomo e cosmo nell’antichità, in cui si riuniscono le prime testimonianze della tradizione demonico-astrologica nei diversi modi di traduzione e disegno del cosmo: dalle pratiche divinatorie, alle figure dell’armonia delle sfere, alla catasterizzazione, alle rappresentazioni della volta celeste. Un viaggio che dall’antica Babilonia conduce in Grecia e, attraverso Alessandria, giunge alla Roma ellenistica, prefigurando le tappe di ulteriori peregrinazioni.
Le cinque Tavole definite da Warburg come “Antike Vorprägungen” (preconiazioni dell’Antico) costituiscono un repertorio di immagini archeologiche note al Rinascimento, pur con alcune incongruenze. Questo gruppo si presenta come un corpus compatto di modelli antichi in cui sono riconoscibili varie formulazioni di diversi gradi di pathos legate a esperienze primigenie – estasi, delirio, riti sacrificali cruenti (Dioniso, Orfeo, Mitra) – impresse nella memoria collettiva. Si tratta dell’“inventario delle preconiazioni anticheggianti” (così Warburg in un appunto dell’Einleitung a Mnemosyne) che riemergono, in forma di impronte diversamente semantizzate a seconda dell’urgenza del tempo, e nel loro insieme forniscono indizi per la ricostruzione del ‘codice genetico’ della tradizione culturale occidentale.
Alcune tappe della trasmissione dell’Antico tra Medioevo e Rinascimento nelle immagini astrologiche, in particolare tra il XIII e il XV secolo. Le divinità della Sphaera graeca si travestono e sopravvivono nei manoscritti della tradizione magico-astrologica araba, per poi riemergere, più o meno riconoscibili o ‘sotto mentite spoglie’, nei cicli astrologici italiani. Spiccano in questo percorso – fra preziose miniature, calendari e compendi astrologici – i tre monumentali cicli decorativi di Padova, Rimini e Ferrara che testimoniano i tentativi di recupero delle antiche forme degli dèi.
Un ulteriore tipo di mascheramento che ha consentito alle immagini pagane dell’Antico di sopravvivere: il costume alla franzese, ovvero quel “realismo nordico” caratteristico dell’epica e del romanzo cavalleresco. Veicoli di questa trasmissione sono le fabulae mitologiche, i testi classici volgarizzati e moralizzati, ma anche i manufatti artistici minori, gli oggetti d’uso come cassoni e arazzi o, ancora, le testimonianze delle feste e del folklore popolare. Nell’intreccio fra riemersione dei soggetti antichi e rappresentazione della vita contemporanea, due casi paradigmatici: gli scambi artistici – ma anche economici, sociali, culturali – tra la Firenze medicea e le Fiandre, e la composta monumentalità dell’Antico nello stile di Piero della Francesca.
L’irruzione dello stile anticheggiante nell’arte del primo Rinascimento italiano attraverso i disegni archeologici, la pratica del finto rilievo (grisaille), le forme ibride dello stile mediceo, insieme cortese e anticheggiante. I demoni pagani non devono più nascondersi per sopravvivere: scoperte archeologiche, collezioni antiquarie, fonti letterarie plasmano (e vengono a loro volta plasmate da) l’immagine di una nuova cultura che irrompe nel Quattrocento italiano. La vita in movimento, agitata dal soffio dell’Antico, trova nuove forme nelle preconiazioni che il repertorio dell’arte greco-romana offre. Gli artisti cercano nuove espressioni per i superlativi del pathos fino al punto di inventare il modello antico, prefigurandolo prima della sua effettiva scoperta (è il caso del Laocoonte).
Il punto culminante del Rinascimento secondo la parabola di riemersione dell’Antico. Nelle opere (fra i nomi degli artisti Donatello, Bellini, Lippi, Peruzzi, Reni, Lippi) si registra l’urgenza espressiva del pathos dionisiaco – letteralmente re-inventato nel primo Rinascimento – nelle sue diverse gradazioni energetiche. Ninfe, angeli, cacciatrici di teste: le Pathosformeln si incarnano nel mundus imaginalis abitato da figure pagane che l’uomo del Rinascimento costruisce per sé (Salomè e Giuditta, Tobia e l’Arcangelo Raffaele, Fortuna e la Ninfa gradiva). L’Antico irrompe anche nell’arte di soggetto religioso e devozionale: figure esemplari di questa espressività patetica sono le ‘madri furiose’ nella scena della Strage degli innocenti e le figure dolorose nelle lamentazioni funebri (la Menade sotto la Croce, le dolenti pagane in contesto cristiano).
L’atto di resistenza rispetto a una resa incondizionata all’enfasi retorica del modello classico. Mantegna imbriglia il pathos mettendo in atto un distanziamento che infonde ai corpi la fisicità della materia bronzea e marmorea: per mezzo della prospettiva e della luce nei suoi dipinti qualsiasi elemento appare pietrificato. Anche la grisaille, affrancata e isolata, da motivo sullo sfondo conquista il primo piano. L’inversione stilistica che si registra in Mantegna ha un suo contrappunto nell’inversione energetica del pathos violento e feroce del trionfatore romano che viene rovesciato in una declinazione etica positiva (l’invenzione del tema della Giustizia di Traiano).
In un processo storico a tappe è tracciata la “tragedia dell’eliotropismo” (così Warburg), ovvero del movimento di ascesa e caduta nella traiettoria della tradizione classica. Nell’arte dei grandi maestri del pieno Rinascimento romano (Michelangelo, Raffaello, Peruzzi) le divinità riacquistano il proprio aspetto olimpico: un caso paradigmatico è il programma iconografico della cappella Chigi. Ma già gli dèi sono sul punto di precipitare sulla terra, incarnandosi in diverse declinazioni del sentimento della Natura: concerti campestri, dèi en promenade e, infine, la Ninfa moderna di Manet.
PERCORSO IX (Tavole 57, 58, 59) | Dürer e l’Antico. Migrazioni al Nord
Introduzione all’arte e allo stile ideale anticheggiante di Albrecht Dürer, uno stile acquisito attraverso il filtro italiano, nella mediazione di Mantegna, in cui i superlativi del linguaggio gestuale dell’Antico trovano una compostezza tutta nordica. In un viaggio che passando dall’Italia giunge alla Germania, l’Antico e in particolare le immagini delle divinità planetarie (in primis Saturno e la Malinconia) si diffondono nell’Europa della Riforma.
Il progressivo dominio sul mare dell’uomo rinascimentale, divenuto governante della propria Fortuna nell’età delle scoperte geografiche. All’epoca delle grandi conquiste via mare, nei cerimoniali di corte e nelle celebrazioni e nelle auto-celebrazioni dei potenti risuona l’eco del virgiliano Quos ego tandem in cui si esprime il desiderio di avventura e superamento delle colonne d’Ercole. L’antico monito, ribaltato di senso, diventa PLUS ULTRA. Trionfa, accanto alla quadriga solare, il cocchio di Nettuno.
Questo blocco di Tavole, che negli appunti di Warburg intitolato “Olanda”, segue le riemersioni e le sopravvivenze dell’Antico dopo il Rinascimento nell’Europa del Nord, tra la pompa patetica dell’arte ufficiale e lo stile antiretorico di Rembrandt. Il mito antico (il ratto di Proserpina) e i gesti rituali arcaici (apoteosi, elevazione, divinazione, compianto) nell’età barocca mettono in scena un linguaggio gestuale patetico. Allo stile magniloquente dell’art officiel e della carnalità esasperata di Rubens, si contrappone il linguaggio antiretorico di Rembrandt. L’artista presenta le scene antiche di rito sacrificale circonfuse da una luce interiore, che illumina la sospensione tragica che precede l’azione. Le tonalità dell’eccesso proprie del teatro barocco olandese sono rovesciate nella luce fredda e obituaria del teatro anatomico di Rembrandt.
Esempi di persistenza e forza rigenerativa delle preformazioni antiche come engrammi della memoria: in francobolli e ritagli di giornale contemporanei trovano spazio figure della Madre e della Ninfa, desemantizzate o comunque chiamate a prestare il loro profilo alla propaganda politica (il cocchio trionfale di Nettuno) o alla pubblicità (la Nike). Un altro tema è il passaggio dalla ferocia ancestrale dell’istinto alla trasfigurazione rituale: il sacrificio umano sublimato nel sacramento dell’Eucarestia o, in altro modo, nella “catarsi motoria” della Giocatrice di golf, incarnazione moderna della Cacciatrice di teste. Le più diverse immagini – foto di attualità, stampe propagandistiche e pubblicitarie mescolate a opere d’arte – sembrano indicare la polarizzazione tra l’emancipazione della civiltà in senso logico-razionale e la persistente potenza di un nucleo magico-demonico. Ma Mnemosyne si chiude lanciando un tracciante: il tragitto non è a senso unico, né è stato percorso una volta per tutte.
*In occasione della mostra alla Fondazione Levi di Venezia nel 2004, il Seminario Mnemosyne ha proposto un’analisi critica della struttura dell’Atlante Mnemosyne articolata in 14 sezioni tematiche (α + 12 + ω): si veda Engramma n. 35, in particolare “Una partitura dell’opera-Atlante” in Studiare Mnemosyne progettando una mostra sull’Atlante. Quella partizione in sezioni si discosta solo marginalmente dalla struttura abbozzata da Warburg nei suoi appunti del 1929 che di recente è stata riscoperta. I Percorsi della versione precedente restano accessibili nell’Archivio della Rivista come storico del lavoro del Seminario Mnemosyne.
English abstract
In this issue of “Engramma”, entirely dedicated to the new edition of the bibliography on Aby Warburg, the Warburg circle and the Atlas Mnemosyne, we present the updated section ‘Aby Warburg’ and ‘Mnemosyne’ of “La Rivista di Engramma”, which contains the first and only critical edition of the Atlas of Images, fully accessible online. This work, an in fieri project in itself, is the result of more than twenty years of dedication by the Seminario Mnemosyne to the study of Warburg and the refinement of a methodology suited to the complexity of his magnum opus, Mnemosyne.
keywords | Atlante Mnemosyne; Aby Warburg; Tavole; Percorsi.
Per citare questo articolo / To cite this article: Sara Agnoletto (a cura di), Aby Warburg e Mnemosyne Atlas. Letture e percorsi attraverso il Bilderatlas. Presentazione dell’aggiornamento della sezione Warburg e Mnemosyne Atlas di Engramma, “La Rivista di Engramma” n. 219, dicembre 2024